lunedì 22 ottobre 2012

SCOVA L'INTRUSA


Potrebbe essere il gioco dell'anno.
Il mio.
Mi sono affacciata su due mondi che non mi appartengono, per forza di cose.
Ma cui, in parte, sento di appartenere per indole.

Mi sono letteralmente infiltrata, con tanto di pass, nell'uno e nell'altro caso.
L'amicizia al femminile resta un'altra costante del gioco.
E me ne sento grata.

Il rientro alle sudate carte, come al solito, è duro.
Come un diamante grezzo da lavorare a mani nude.
Nella precarietà nella quale spesso galleggio, ma sovente annego, queste occasioni sono boccate d'ossigeno insperate.

E quando sento sprecare fiato - generalizzando a vanvera - su quanto certi giovani non abbiano la capacità di adattarsi a lavori che non sono all'altezza dei sogni lasciati a marcire nei cassetti, un'unica considerazione arriva da sola in punta di lingua ad esprimersi.
Vorrei poter offrire l'occasione a chi pronuncia con tanta sicumera certe cose, di portare avanti almeno un mese la propria vita misurando costantemente la propria dignità e il proprio sacrosanto diritto alla sopravvivenza con l'adattamento delle proprie aspirazioni e capacità a lavori schiavizzanti e per nulla gratificanti.
Mi piacerebbe confrontarmi poi, in modo spicciolo, e non in soldoni, su quanto sia difficile schiacciare se stessi in una vita del genere, vivendo alla giornata, e calcolando prospettive su un periodo talmente lungo che tende all'infinito.
Ed a meno che io non sia un'immortale e non me ne sia debitamente accorta, ho seri dubbi sul fatto di riuscire a concretizzare, in questo paese, i miei sogni, in qualche modo, e da giovane soprattutto.
Confido in un colpo di fortuna, certo.
Sono pur sempre un'italiana, in cuor mio.
"Non è vero, ma ci credo", diceva Benedetto Croce, pare.

Se esistesse il merito, se esistesse giustizia terrena, certa gente dovrebbe camminare a testa bassa e con la bocca cucita.
E sicuramente non avrebbe alcun titolo per rivestire ruoli che non le competono.
E certamente, quella manciata di minuti che seggo a tavola per mangiare e guardo un telegiornale, non dovrei costringere le orecchie e lo stomaco ad inghiottire chiacchiere inutili.

La mia digestione ne risente, dannazione!


2 commenti:

Silvia Pareschi ha detto...

Parole sacrosante! (Ma non guardare la Tv mentre mangi!)

.come.fossi.acqua. ha detto...

silvia, è l'unico momento di contatto con la tv.
già non sto al passo con i tormentoni, e la satira, e gli spot pubblicitari e tutti i programmi e i telefilm, se mi privo pure del tg posso ritirarmi in un eremo!

(e non sarebbe poi così male, certo...)