venerdì 19 marzo 2021

QUEL CHE ARRIVERÀ

 

Nell'ultimo anno sono cambiate molte cose.

Sto viaggiando abbastanza, per lavoro, e mettermi in auto, senza le sollecitazioni di prima, é tutta un'altra cosa.

Anche il tragitto mi sembra più fattibile.

L'autostrada diventa, alla lunga, un luogo di alienazione, dove il paesaggio - oltre l'asfalto ed il cemento ed i lavori perenni - corre veloce, e non si sofferma abbastanza negli occhi per goderne.

E' poi il non luogo dove ripercorro mentalmente gli stati d'animo che mi hanno condotto su quel percorso per lungo tempo.

Per tutto il tempo.


E quindi ho cambiato strada.

Per caso, in realtà,un giorno che la solita strada era stata chiusa ed avrei dovuto imboccarla più avanti.

Ho preferito continuare sulle strade secondarie e sulle piste bianche, in mezzo al verde.

In mezzo al nulla.

Si, da sola.

Si, che poteva capitarmi qualcosa e rimanevo in balia degli eventi.

Si, che era meglio la strada più trafficata.

Sulla quale però troppe volte sono andata in apnea, rischiando troppo.

Quanto é profondo il mare?

Quanto la cattiveria.

E dalle apnee del mare si riemerge sempre meglio che dalle apnee dal male.


Viaggiare per lavoro mi consente margini di vita che per altri sono proibitivi, al momento.

Il fatto di dovermi muovere su lunghe distanze, significa potermi fermare quando voglio. Dove voglio.

Significa vedere qualcosa di diverso dai muri di casa.

Una casa di cui non mi sto occupando più.

E di cui non mi occuperò più per un po'.

Non come prima.

C'è qualcosa in me che é morto ammazzato, e non riesco a resuscitarlo.

In compenso, c'è qualcosa che rifiorisce e cui ricomincio a dare spazio.


Sono arrivata a lavoro, l'altro giorno, e ho incrociato un uomo, vicino la macchinetta del caffè.

Avevamo già avuto uno scambio, qualche settimana prima, per ragioni di lavoro.

Non so nemmeno come si chiama.

É venuto ad attaccare bottone, vedendomi forse dalla finestra del suo ufficio, e facendo finta di uscire per caso a prendere una boccata d'aria.

Gli occhi brillavano sopra la mascherina.

Mi sono piegata per prendere il caffè, mentre parlavamo, e alzando lo sguardo, l'ho colto in flagranza mentre si sistemava i capelli.

Comincio a notare di nuovo ciò che avevo smesso persino di vedere.


Ricomincio a guardarmi intorno.

Non avrei mai dovuto smettere.

Non ne valeva la pena.

Qualcosa di meglio arriverà.

Di peggio é davvero difficile.











3 commenti:

Io! ha detto...

Mi fa tenerezza questo post.

Mi fa un po' sognare, che un giorno troverò qualcuno anche per me.

Per ora è tutto sospeso, tutto incerto.

Certo, potrebbe andare peggio e non voglio lamentarmi.

Un abbraccio,
Bulut

.come.fossi.acqua. ha detto...


Io invece penso che tutto possa davvero andare meglio.
E farò davvero di tutto affinché sia così.

Un abbraccio a te :-*

sara-sky ha detto...

<3