domenica 13 gennaio 2013
TANTO MALE QUI
Stamattina, piegata in due dal dolore mi sono trascinata in cucina, poi in bagno, infine sul divano.
"E' appendicite", sentenzia madre.
Io non so nemmeno da che lato sta, l'appendice.
E no, non credo fosse quello, comunque.
Il dolore è pian piano regredito.
I pensieri, dai quali presumibilmente ha preso origine, no.
Quelli sono ancora lì.
Io sono ancora qui.
Nel posto sbagliato.
O nel posto giusto, ma con la testa sbagliata.
Vorrei dileguarmi, e invece devo rimanere concentrata.
Sono distratta, svogliata, non seguo i ragionamenti, non ascolto, volgo gli occhi altrove, non mi impegno su nulla.
Insofferente come mai.
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7 commenti:
il dolore, ogni dolore, suscita rispetto. da parte di chi lo prova innanzitutto, ma anche da parte di chi assiste senza poter veramente fare qualcosa.
da dove parte il tuo dolore? dov'è l'epicentro? lo racconti come molto più profondo del centro del corpo, lo racconti come innestato sul fondo dell'anima.
io sto imparando un doppio intro, se può aiutare.
a smussare ansie e a respirare.
forza.
forza.
servono corde nuove.
red, non lo so dov'è l'epicentro.
forse nel punto in cui una rotellina è saltata, suppongo.
appena trovo la radice del male la estirpo, ma finchè non riesco è lì che succhia energie utili...
le corde nuove servono eccome, chè le vecchie sono irrimediabilmente arrugginite.
ma l'operazione di sostituzione è quanto mai ardua!
una per volta.
che mai permettere al manico di rilassarsi più di un po'.
quando togli tutte le corde il legno soffre, nudo, esposto, si inarca e geme, non è per lui.
e così tu, che imbianchi le pareti con una mano di nuovo e di futuro, non disfarti di ogni tensione nel farlo, oppure patirai, forse il dolore era questo. forse hai tolto tutte le corde. di colpo.
si, di colpo.
le cose progressive, gli "aspetta un attimo", l'inutile attardarsi, sono tutte cose che da un bel po' non sostengo più...
è quello, allora.
hai voglia darmi un nome col quale poterti chiamare?
ho i colori.
ho il vento.
ho il mare.
manca un nome.
il nome è quello che leggi.
significa tutto e non significa nulla.
è mia agrodolce copertura.
la c. che pochissimi conoscono, e la maggior parte degli altri neanche immaginano, in parte è qui.
in parte è altrove.
e ancora, in parte, è morta.
in parte è sopravvissuta.
in parte deve ancora venire ad esistere.
sto scavando da un po', e l'unica cosa che non sale a galla è il mio nome.
un po' come (anche se il paragone è azzardato, perchè sono davvero tanto più insignificante di certe personalità) terzani nel suo ultimo viaggio.
un anam, senza nome.
è così che mi sento ora.
va bene, allora. sarà c. soltanto c.
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