mercoledì 15 novembre 2017

IL TEMPO DI RICARICARE IL CELLULARE



Sono stata in giro, mi sono guardata un po' attorno, ho individuato un paio di posticini dove magari fermarsi a mangiare stasera.
Nel negozio all'angolo, sviluppato su una piccola terrazza in pietra, chiusa da pannelli di vetro incastonati in cornici di metallo, mi sono messa a chiacchierare con la signora dietro il bancone e mi sono fatta indicare un paio di prodotti locali da comprare.
Tra i vini, ne ho scelto uno rosso barricato.
Ho lasciato perdere il miele, preferendo una confettura agrodolce ai pomodori verdi.
Tra le ceramiche, mi è cascato l'occhio su delle belle brocche colorate.
Sollevandole per controllare il prezzo - costeranno un fottio, ho pensato - ho letto con sorpresa 10 e 11 euro.
Le ho prese entrambe.

Sono entrata in un altro negozio, e ho comprato delle spezie a buon prezzo e una marmellata bio di more selvatiche.

Nella panetteria, un signore mi ha chiesto se poteva essere indiscreto e chiedere la mia nazionalità.
Gli ho detto di indovinare, chè tanto nessuno indovina mai.
"Russa? No, aspetti, rumena!", mi ha detto convinto.
Quando gli ho detto che ero italiana, mi ha raccontato che la figlia studia a Roma all'università e mi ha afferrato la mano con commozione.
Deve mancargli molto.

Ci siamo salutati come vecchi amici e sono rientrata in albergo per ricaricare il cellulare, posare le borse e attendere che lui rientri, per il pranzo, tra poco.

Sono incredibilmente stanca, fisicamente e mentalmente, ma l'adrenalina del viaggio, anche in queste condizioni, mi giova invece di stancarmi maggiormente.

Stavo valutando di prendere l'auto per andare a visitare un paio di posticini nei dintorni, domani.

E se guidare mi stanca, prendo un bus di questi a un euro: collegano questo posto dimenticato da Dio ad altre città, nazioni, paradisi fiscali.

Ce n'è uno a due passi e suppongo ben valga una visita.

Il sole, nonostante il vento freddo, è caldissimo, ed i contrasti architettonici del paesaggio, che risentono dell'influenza del mare e delle catene montuose, e di culture diametralmente opposte, sono di una naturalezza tale da sembrare la regola, invece che una colorata eccezione.

Il ristorante dell'albergo è in pieno fermento e attività.
Si sente il profumo della cucina, e delle spezie, sin qui.
Arrivano sospinti da voci straniere e insolitamente allegre, e spezzano questo silenzio pur necessario, nel quale sono immersa.

2 commenti:

sara-sky ha detto...

godi appieno di questi giorni! ve lo meritate

.come.fossi.acqua. ha detto...



Sara, i giorni sono passati veloci...
Troppo!