domenica 29 aprile 2012

LA META' GIUSTA?

Il fine settimana è andato in porto solo per metà.
La metà migliore, mi verrebbe da dire.
L'altra metà è, più o meno (diciamo... poi boh!), solo rimandata.
E' arrivato un sms a sorpresa che credo significhi questo.
Ma potrei anche sbagliarmi.
I messaggi contraddittori li leggo per quelli che sono, ovvero messaggi contraddittori.

Che poi, rientri da un giornata fantastica e ti ritrovi anche la sorpresa del sabato sera.
Di quelle che sai di poterti aspettare un giorno di questi, ma non ti aspetti così.
O peggio.
Preghi che non accadano perchè ti scombussolano dentro per giorni.
Ed allo stesso tempo desideri che accadano perchè le aspetti con trepidazione.
Perchè è come ricevere il "la" per intonare un'intero concerto.
Perchè alla domanda diretta, arriva la risposta diretta.
Quella che spiazza.
Ed è la risposta giusta, senza falsi moralismi, perbenismi, giri di parole e cazzate varie.
Una risposta che è una promessa.
Una condizione da accettare.
Ed un'accettazione che non si traduce in rassegnazione, ma in resa.
Una resa magnifica.

Una mia amica applica regole ben precise ai "rapporti uomo-donna".
L'uomo intraprende la conoscenza, la donna si lascia corteggiare opponendo una sorta di pseudo-resistenza, è lui che ti chiede il numero di cellulare, lui che ti chiama per primo, che ti manda il primo sms, che fissa il primo appuntamento, che ti passa a prendere e ti riaccompagna.
E' lui che si deve sbilanciare per primo e lei quello che lo deve lasciare sulle spine per il tempo giusto.
E devono sempre, dice, ma davvero sempre e fin da principio, esserci prospettive di vita futura insieme, altrimenti è una perdita di tempo.

Ecco, io sovverto clamorosamente tutte queste regole.
Mi basta un'occhiata e ci siamo già capiti.
Il che conciliato con i miei tempi biblici appare sul serio un'assurdità.

Il mio tempo si srotola e riavvolge in un attimo, si consuma e si riassume, ma dura e persiste.
Vince, come nulla fosse.
I miei tempi hanno sempre la loro innegabile ragione.

Se l'infinito rapportato ad una singola vita esiste, potrebbe essere forse questo.
L'infinito e prodigioso dipanarsi di una vita.



Tra due punti A e B qualsiasi di una retta vi sono infiniti altri punti.
A___________________________________B
Ovvero l'infinito può benissimo essere racchiuso in uno spazio delimitato.


Si, ho esagerato con l'alcool, pardonnez moi!

venerdì 27 aprile 2012

SCOMBINO PARTY


Comincia domani a Roma.
E finisce dopodomani in Irpinia se tutto va bene.
Giusto in tempo per rientrare in condizioni prossime alla decenza al lavoro, lunedì mattina.
Perchè non faccio ponte.
Quindi mi tocca concentrare tutto nel fine settimana...


giovedì 26 aprile 2012

SCORTE

Sono uscita da lavoro e mi sono precipitata all'ipermercato 10 minuti prima che chiudesse per fare un po' di rifornimenti.
In termini di alcool.
Mi è arrivato un colpo in pieno petto mentre chiudevo tutto per andare via.
Solo per dirti ciao.
Ciao un corno.

E' l'ormone che parla e stasera non riesco a metterlo a tacere.

NON E' PER SEMPRE

Stamattina ho saltato un impegno di lavoro.
Volutamente.
Non mi andava di sbattermi inutilmente.
Mi sono alzata dal letto scandalosamente tardi.
Mi sembrava di avere i postumi di una sbornia, ma non tocco alcool da giorni.
Sarà proprio quello.
Questo week end conto di recuperare.

Ieri ho passeggiato a lungo con i piedi nell'acqua, in spiaggia.
Ho preso anche una mezza insolazione, i capelli si sono vagamente schiariti, metà fronte ieri sera virava al rosso, ma stamattina è quasi del tutto ritornata al solito pallore lunare.

Ho un pizzico di curiosità, di quelle che ti sfiorano per tangente, ma che non sai quanto ti tangono e che a voler dare ascolto al mio infallibile istinto sarebbe meglio lasciar perdere.

martedì 24 aprile 2012

LA LIBERAZIONE

Nonno e tu dov'eri quando hanno liberato l'Italia?
Stavo sopra la montagna, con gli altri. 
C'erano gli americani che sparavano a vista,
 ed io scendevo di nascosto, quando potevo, 
a prendere da mangiare. Per strada, poi, 
era pieno di roba, perchè la gente si era avviata 
sopra le montagne con tutto quello che aveva, 
ma non ce la faceva a portare le borse 
e quindi le abbandonava dove capitava.
E che ricordi di quel periodo?
Una volta ero andato a prendere rifornimenti di roba da mangiare, 
a valle, e ho incontrato due tedeschi e una zoccola 
(o una prostituta, che dir si voglia). 
Una del posto?
Eh... (ovvero, si, una del posto, 
che ancora è viva o presumibilmente ha parenti vivi 
per cui non ha voluto perdersi in pettegolezzi e dirmi il nome)
 Avevo lo zaino pieno di ceci, 
e quella zoccola si mise a insistere che glieli dovevo dare tutti. 
E il tedesco, invece, cercava di convincerla a lasciarmene un po'! 
Non avevamo niente, niente...
 La fame, la conosci la fame? Io l'ho conosciuta.
E come avete fatto il periodo che siete saliti sulla montagna?
Quando potevo scendevo di nascosto 
a fare provviste. 
Papà si era portato il mulo, sulla montagna. 
Ci erano rimaste due vacche. 
Prima di andare una l'abbiamo ammazzata 
per mangiarla, l'altra ce l'hanno fregata.
Se rimanevamo a valle ci mandavano via... 
E quando l'Italia è stata liberata cosa avete fatto?
Siamo tornati a casa. 
Neanche tornammo che a papà scappo
 la cavalla dalla stalla.
 La vide correre in mezzo alla terra e saltare in aria su una mina.
Così abbiamo scoperto, per caso e per fortuna, 
che tutta la nostra terra 
era stata minata.
E come avete fatto per bonificarla?
Papà e mamma hanno tolto, una ad una, 
tutte le mine dalla terra.
E le mine, che ne avete fatto? Le avete fatte esplodere?
Ma no, quelle erano fatte con delle "saponette" 
(il tritolo), una decina di saponette per ognuna, 
così le chiamavamo. 
Le smontavamo e le rivendevamo ai pescatori.


(Mio nonno è  quello sulla sinistra. La foto è stata scattata in un parco giochi)

lunedì 23 aprile 2012

E POI HO SENTITO QUESTA...

...e poi ho letto come si chiamava.
E ci ho pensato di nuovo.
A quanto non so saprò mai dare una risposta a certe domande.
A quanto vorrei, ma non sono capace.
A quanto in certi momenti sto lì a dannarmi l'anima.

E' come giocare in un contesto estemporaneo lasciandosi guidare dalla teoria della conditio sine qua non.
Roba superata, per dire.
Ma io ci gioco, come una stupida.

PARANOID

Questo week end ho provato a chiamare un paio di volte un amico, senza ricevere alcuna risposta.
La sequenza mentale è stata la seguente:
- Sarà impegnato;
- Sta facendo il vip;
- Gli avrò fatto qualcosa;
- Mi odia;
- :-(
Stamattina mi chiama dal numero aziendale e mi dice: "Ho trovato solo ora le tue telefonate sull'altro numero, ma quello lo uso solo come sveglia la mattina, lo sai che non me lo porto dietro... E' successo qualcosa che mi hai chiamato tutte queste volte?"
Lo sai che mi succede, mi serviva un caffè in compagnia, scambiare due chiacchiere, affliggere un po' te e la tua fidanzata tanto carina e ottimista con i miei piccoli problemi esistenziali, in modo blando, roba di poco...
- "Adesso sto in giro per lavoro, ci sentiamo in settimana, non sbagliare numero la prossima volta, segnati questo".
I miei amici non si limitano ad essermi amici.
Mi adottano.
Sono il loro gatto randagio, di quelli che si raccolgono per strada, vicino i bidoni dell'immondizia, fradici di pioggia e affamati e sudici.

Si, vabbè, magari sto esagerando, non gironzolo vicino i bidoni io...

domenica 22 aprile 2012

CE LA DEVO FARE

... mi basta avere un po' di musica a portata di orecchie per ritrovarmi.
La giornata è passata, finita, quasi dimenticata.
Nel gioco al massacro della dimenticanza rischio di dimenticarmi un po' anche di me stessa.
E non è che sia poi tanto un male, questo.
Anzi, va proprio bene così.
Mi piacerebbe poter dire che non esisto, che non sono qui.
E invece ci sono e ne sono dolorosamente cosciente.
Ed il dolore non sempre è catartico, a volte annebbia la mente.
Ma ce la posso fare.
Certo.
Con i miei tempi ed i miei modi.
Opinabili, mica no.

MALEDETTA TRENITALIA

Che delizia organizzarsi una domenica fuori, prepararsi di tutto punto, fissare appuntamenti con la gente, precipitarsi alla stazione per prendere il treno e sentirsi dire, mentre compri il biglietto: "oggi è sciopero, il treno non passa".
Grazie Trenitalia.
Grazie davvero per questa bella giornata mancata.

Che parlare di treni e mezzi pubblici come alternativa alla macchina ha senso in un paese dove le cose funzionano, non in un'Italia in cui lo sciopero dei treni e dei mezzi pubblici è cosa quotidiana.

sabato 21 aprile 2012

SENSAZIONI

Questa sensazione, la conosco.
E la riconosco.
Ed è mia intenzione debellarla.

Io non ci riesco.
Io non lo so.
E non lo voglio neanche sapere.
Voglio starmene ancora un po' per fatti miei.
Fa ancora male.

ALLA GIORNATA


Non faccio più programmi, da un po'.
Di quelli a lungo respiro, con una qualche attinenza al vivere da qui a cento anni o risvolti in termini esistenziali.
Forse l'unica eccezione è costituita dal lavoro.
Lì i programmi di marcia li devo fare per forza.
E programmare coincide con aspettative la maggior parte delle volte tradite, ed ansie fortissime e incontrollabili.
Sarà per questo che mi evito una sofferenza del genere per tutto il resto.
Viaggiare, cambiare, incontrarsi, dividersi e ricongiungersi sono le linee guida di ogni blando progetto che mi viene in mente.
Senza altri limiti e senza impegni.
Vivo alla giornata.
Non guardo oltre.
E se mi capita di guardare oltre, mi pare di vedere una serie di giorni che si inseguono, ciascuno nella propria autonomia, eppure ognuno slegato dall'altro.
E tutti belli, anche nel dolore che c'è stato e che ci sarà.

Ho spento poco fa l'ultima sigaretta della giornata.
Non mi va più di fumare.
Lo sapevo che mi sarei annoiata, prima o poi, di nuovo.
Sono ciclica.
Come le fasi lunari.

Forse domani raggiungo un'amica a Roma.
Una boccata d'ossigeno lunga quanto una giornata, per portare i miei occhi da turista pronta a meravigliarsi a lucidarsi con un po' di antica bellezza.




"Mi hanno detto dei tuoi viaggi, mi hanno detto che stai male
che sei diventata pazza ma io so che sei normale
e chiedi di partire adesso
perchè i numeri e il futuro non ti fanno preoccupare..."

giovedì 19 aprile 2012

Are YOU still INTO it ?

La lontananza ci agevola.
Come pure questo folle parallelismo che durerà, nostro malgrado, vita natural durante.
Ho letto questo articolo, oggi, sull'anoressia sentimentale.
L'amoressia.
Mi sono chiesta se ne sono vittima, se quel disagio occulto, ultimamente, quella reticenza ostinata nell'avvicinarmi in modo più intimo ad un uomo possa tradursi così.
Se questo mio non dar seguito a certe attenzioni, che pure arrivano, non sia sintomo di un malessere del quale non sono perfettamente cosciente e nel quale forse mi sto crogiolando amaramente con un sorriso ebete sulle labbra.
Ma sembrano più essere i postumi di una sana abbuffata.
Sembrerebbe più essere sazietà.
Una sazietà a digiuno che sa di ridicolo e di inverosimile.
Una sazietà immaginaria, perchè la fame mi punge, quando mi capita di pensarci.
Ed accade sempre meno spesso.
Non più ogni maledettissimo giorno.
E tu questo non lo sai, ma lo immagini.
Ed è come saperlo.

L'AMMMORE è...

"Se incontrandosi viene voglia di incontrarsi di nuovo, se dopo aver fatto l'amore viene voglia di farlo di nuovo e poi ancora, due tre, quattro volte, io lo considero amore." 
Amrita, di Banana Yoshimoto
Io non lo so quante volte mi sono innamorata.
Tutte le volte.
Ogni volta.
Tante volte.
E non so neanche come riesco a coniugare questo mio innamorarmi con il pessimismo quasi cinico che mi affligge inesorabile.
Non ci credo ai discorsi sull'eternità.
Non credo che esista un unico amore per ciascuno di noi.
O almeno per me.
Ogni mio amore, a suo modo, è stato perfetto, con tutti i suoi sbagli ed i suoi difetti.
Con tutte le terribili e splendide conseguenze che ha comportato.
Ed i ricordi che ha lasciato, che certe volte mi fanno venire un nodo alla gola, mentre altre mi prendono a cazzotti nello stomaco.
Poi chissà, magari mi sbaglio.
Magari sono state solo infatuazioni passeggere e non è stato amore, ma una mera parvenza.
La verità è che non lo so.
E non sapendolo evito di spendere parole il cui significato mi sfugge.
La parola "amore" non la uso mai in modo serio, mai per me stessa.

mercoledì 18 aprile 2012

ESAUSTA

... prima di approssimarmi pericolosamente all'esaurimento nervoso è meglio che esco.
Un panino al volo e un salto al mare per pranzo è l'unica cura immediata che mi viene in mente.
Mi occorre mezzora per schiarire le idee in silenzio.
Spero di non incrociare nessuno, sennò me lo mangio a mozzichi per niente.

Che diamine vogliono tutti da me, oggi?



E non lo so, potrebbe essere la stanchezza, la notte insonne, le preoccupazioni che mi hanno tenuta sveglia, la fase premestruale, tutti i cavoli di problemi più grandi di me cui ormai da parecchio tempo metto una pezza.
La verità è che una pezza ci vorrebbe a me.
Una bella pezza cucita sulla bocca.

martedì 17 aprile 2012

CONTA FINO A TRE

Anche fino a cinque.
Dieci pure va bene.
Pensa a qualcosa di distensivo, alla palla di pelo che ti dorme saporitamente sulle gambe mentre ti guardi "the walking dead".
Considera che stasera, se tutto va bene, ti aspetta un aperitivo in compagnia.
Contato?
Passate le idee omicide?
Bene.
Si torna a lavoro.

lunedì 16 aprile 2012

RICETTE STRAPAZZATE PER SINGLE

Ovvero, una possibile risposta a cosa mangiare quando si è single e si torna affamati e sfiancati a casa, la sera.
A casetta propria mai farsi mancare riso/pasta/pane, o uno dei tre.
E mai, assolutamente mai, farsi mancare verdura fresca o circa (anche congelata, basta poco, che ce vo').
Ortaggi, in particolare (senza doppi sensi! O per chi gradisce, nella singletudine, anche con il doppio senso!)
Credo sia un'ottima regola di base per le emergenze, che capitano, eccome, soprattutto quando non si ha sempre tempo di fare la spesa quotidiana.
Le zucchine in particolare sono la mia salvezza.
Come stasera.
Sono tornata a casa poco fa, ed ero indecisa tra il farmi un risottino al vino o con le zucchine.
Alla fine l'unica bottiglia di vino ho deciso di tenermela cara e bermela piuttosto che utilizzarla per cucinare.
E le zucchine ho deciso di cucinarle così, in modo facile facile, veloce veloce, e saporito saporito.

Ed ecco la ricetta, ovviamente x 1:
- due zucchine piccoline, o una grandicella;
- 1 uovo
- una fetta di pane/2/o pure 3 per chi c'ha proprio tanta fame;
- o insomma, per chi c'ha proprio tanta, ma tanta fame, questa ricetta può andar bene come antipasto, o secondo, che so, invece che come piatto unico!
- sale q.b. (ma serve scriverle 'ste cose?)

Il tempo di mettere una padella con un po' d'olio d'oliva sul fuoco (un cucchiaio abbondante circa/2 a seconda dei gusti), con le zucchine affettate sottili dentro, a fiamma alta, che cuociono subito, e ci si mette un uovo, a cottura ultimata, da strapazzarci dentro per due/3 minuti.
L'essenziale (che è invisibile agli occhi, ma non al palato, talvolta) è sorseggiare il vino durante la preparazione. E quest'ultima è una ricetta per l'anima, oltre che per i single.
Quanto alle fette di pane, arrostitele al camino o nel tostapane, all'occorrenza, e tagliatele a cubetti, tipo minuscoli crostini, da aggiungere a strapazzamento finito direttamente in padella con le zucchine.
O nel piatto, in cima o a pioggia o al centro, disponendo le zucchine strapazzate in cerchio, per dare un effetto coreografico alla portata.
Per chi avesse una fogliolina di menta/prezzemolo/basilico, ci sta bene pure quella.
Che mangiare da soli non significa essere cecati e non poter godere della bellezza di quello che si mette nel piatto!
Insomma, io ho appena finito di cenare in tutto ciò, e credo che un altro mezzo bicchiere di vino non può far altro che conciliarmi un buon sonno...

domenica 15 aprile 2012

CHI SONO

Oggi ho passato una magnifica giornata, fatto nuove amicizie, osservato il mare in silenzio ma immersa nel rumore.
Ho scattato foto sotto la pioggia.
Ho preso tanta acqua e tanto vento.
Mi sono lasciata spettinare dalla salsedine, con noncuranza.
Sono tornata in un luogo del quale sono figlia adottiva, un luogo dal quale manco da tempo ed al quale inevitabilmente ritorno con la gioia che mi splende negli occhi.
La testimonianza diretta di questo piccolo miracolo è racchiusa in quelle foto scattate di sfuggita, in quei sorrisi identici a quelli di allora.
La mia faccia si trasforma quando ritorno lì.
Il mio corpo ed i miei passi riprendono la vecchia cadenza.
E tornarci mi serve per ricordare chi ero, la strada che ho fatto e chi sono ora.
Che non sono nessuno, sia chiaro, ora.
Sono solo io.
E domani potrei essere ancora meno.
E mi va bene così.
In certi momenti non si deve per forza scegliere in che direzione andare.
Ed io ora, non voglio decidere nulla.
Voglio stare così, sotto la pioggia, con i capelli in balia del vento, a guardare in silenzio il mare .

sabato 14 aprile 2012

L'ISTIGAZIONE AL SUICIDIO IN ITALIA?

I giornali riportano di 23 suicidi di imprenditori dall'inizio dell'anno.
E siamo solo ad inizio aprile.
Facendo un piccolo calcolo matematico, 23 imprenditori corrispondono a 23 famiglie devastate, composte dai 3 ai 5 superstiti tra mogli e figli.
Oltre eventuali genitori anziani a carico.
Orientativamente, un centinaio di persone hanno subito un lutto assurdo e si trovano oggi ancora di più nella merda, a causa di questi suicidi.
Sempre di queste 23 aziende, bisognerebbe calcolare una media di 5/10/20 dipendenti, quanti?
Mettiamo una media di 10.
Sono 230 persone che si ritrovano senza un lavoro.
Un lutto anche questo.
A queste 230 persone corrispondono delle famiglie, alcune saranno monoreddito.
Di quante persone stiamo parlando?
Circa 600?
Di più?
Se queste persone non hanno di che vivere, da qualche parte dovranno pur approvvigionarsi, no?
E alla porta di chi andranno a bussare, se non a quella di chi sta meglio di loro?
E la fame, la maggior parte delle volte, non rende le persone educate.
La fame scatena la violenza, anche per pochi spiccioli.

La disperazione dilaga a macchia d'olio.
E la disperazione ti assale quando Equitalia e Banche sono diventate padrone della tua vita, di tutte le tue proprietà, e di tutto quello che guadagni.
Quando lo Stato ti tassa l'equivalente dell'aria che respiri.
La disperazione è quando ti staccano l'acqua, la luce, il gas perchè non hai i soldi per pagare le bollette.
La disperazione è vergognarsi di tutto questo e non riuscire a risolvere questo stato di cose in modo dignitoso.
La disperazione è andare in giro con le scarpe ed i vestiti usurati, perchè non hai soldi per comprarteli neanche dai cinesi.
La disperazione è quando come imprenditore, in Italia, guadagni meno di uno sguattero e ci rimetti pure le spese, e sei costretto ad indebitarti per sopravvivere.
La disperazione è lavorare dalla mattina alla sera e anche il week end per pagare i debiti, senza che ti avanzi nulla per vivere, o talvolta anche per sopravvivere.
La disperazione è non sapere a chi rivolgersi, non avere più nulla cui attingere, vedersi senza prospettive, non sapere come campare la propria famiglia, come mandare i figli a scuola, come fare la spesa, temere che la casa in cui vivi ti venga tolta da un momento all'altro e pensarlo ogni sera prima di chiudere gli occhi nel letto e dormire.
La disperazione è come sentirsi legati mani e piedi a prendere calci in faccia, a bocca chiusa.
La disperazione è vedere i propri genitori piangere per queste cose.
La disperazione è vedere i propri figli piangere per queste cose.
La disperazione è ammalarcisi di disperazione.
Questa cosa la capisce bene solo chi ci passa.
E siamo in tanti, imprenditori o familiari di imprenditori o dipendenti di imprenditori.

Quanto tempo occorrerà perchè la disperazione venga rivolta non contro se stessi ma contro il prossimo appena più benestante, o contro chi non ha saputo gestire che a proprio vantaggio il lavoro e la fame altrui ed i soldi versati in tasse?
Mantenersi al sicuro e con la pancia piena nei limiti del proprio orticello non impedirà allo sconforto ed alla disperazione che imperversano al di là del recinto di entrare, prima o poi.
E' una falsa salvezza, un'illusione pensare di essere al sicuro perchè si ha ancora un lavoro e perchè si hanno ancora soldi da spendere.

Quanti passi mancano alla rivoluzione?
***
Questi gli articoli del giorno che ho selezionato, per chi fosse interessato:



venerdì 13 aprile 2012

CONTROMANO



Ovunque stia andando, ci sto andando contromano, questo è certo.
Speriamo che non mi schianto.


Where is my mind?

giovedì 12 aprile 2012

PIOGGIA E SABBIA

Vorrei farti vedere quanto è bello il mare quando piove.
A questo pensavo, ieri, al volante dell'auto, con il mondo in bianco e nero a scorrimento rapido al di là del parabrezza.
Avrei voluto averti accanto, sul sedile del passeggero, solo per stringerti la mano.
Sentire il calore di quella protezione che mi manca.
Camminare sotto la pioggia, insieme.
E abbracciarci come se il resto del mondo non esistesse, non incidesse, non importasse.


Se me lo avessero detto in che cosa sarei incappata non ci avrei creduto.
A volte è vero che è solo una questione di prospettiva a dare un senso diverso alle cose.

martedì 10 aprile 2012

LA COLLEZIONISTA

Direi che dopo questa manciata di giorni di risicate feste pasquali posso chiudere in bellezza la mia personalissima collezione di gaffe, sperando di non doverla aggiornare a breve.
New entry dell'ultima ora: la gaffe con il vicino di casa.
Ci mancava pure lui.

E' la vita di provincia a farmi male, ne sono convinta.

IL SILENZIO E IL GELO

Già poco prima di Pasqua ho intrapreso questa nuova strada, a lavoro.
Non potendo, mio malgrado, mantenere un ambiente confortevole e rilassato, rimango in silenzio, con la faccia calata sullo schermo del computer.
Sarei solo un po' stufa degli sbuffamenti ad oltranza che mi sto sorbendo da un paio d'ore da parte di chi, d'ora in avanti, ha di fronte a sè solo il muro nel caso volesse parlare.
Si, lo so che il mio interlocutore abituato bene ora si ritrova in silenzio come me, ad angustiarsi su cose che non capisce e senza potersi neanche sfogare, e che sta vivendo una piccola e superabile tragedia personale.
Solo che d'ora innanzi gli risparmio la fatica di darmi ragione per ogni cosa, semmai l'avessi cercata o la cercassi, così ha più tempo per dedicarsi al proprio lavoro.
Tutti i tentativi di intavolare conversazioni blande su banalità, oltre le cioccolate che mi ha portato per Pasqua, sono caduti nel vuoto anche oggi.
La cioccolata, in particolare, rimarrà a svernare sulla mia scrivania fino all'estate, finchè il collega igienista di nascosto non me la farà sparire per combattere l'avanzata dei germi.

Chi semina vento raccoglie tempesta.
E in questo momento sta grandinando.

lunedì 9 aprile 2012

... stupida e piccola ...

(me lo potrò pur permettere, ogni tanto, o no?)
... e ubriaca.
Quest'ultima cosa l'avevo specificata, almeno.
Il resto è sottinteso, si legge chiaramente tra le righe.
La cazzata che ho fatto l'altra sera è andata in porto.
Nell'autosabotaggio senza vie d'uscita rasento la genialità.
Mi vergogno da morire, ma la vergogna si supera.
Dura poco, ecco (solo che è cominciata da appena cinque minuti, e ancora mi sta tenendo allegramente compagnia).
Invece a mangiarsi le mani o farsi divorare dentro dalle cose no.
Non si supera mai.
Ed io con i "mai" no ci vado d'accordo.
Più o meno come con i "sempre".

Con questa testa che mi ritrovo abbatto i muri.
E i muri dopo che li hai abbattuti ti crollano in testa, talvolta, mica cascano ordinati.
Ed io finchè dò craniate va tutto bene, non accuso neanche il dolore.
La questione è se sono disposta a prendermi i calcinacci in testa, alla fine di tutto...
Perchè davvero non lo so.

----------The truth is that I'm falling but I don't care-------

WHEN WE FALL IN

C'è chi arriva in capo al mondo.
Chi invece si aspetta di essere raggiunto in capo al mondo (o al suo piccolo mondo), senza essere disposto a muoversi di un passo.
Io sono quella che arriva in capo al mondo.
Niente di meno.
Quella che non chiede nulla per sè, la selvatica, l'allergica a matrimonio e figli.
Quella che ti darebbe un braccio, per amore, ma che se le fai del male gratuito quel braccio se lo riprende e "te ce mena" pure.

Si, lo so, sto scrivendo troppo.
E un sacco di stronzate che dovrei risparmiarmi.
Non so neanche da dove mi viene tutta questa agilità nel riversare parole in questo volatile spazio virtuale.
So solo che è così, e che è inutile scervellarsi su domande che non necessitano di risposte.
Non stasera.





"Go on
Come on
Go on
Let's fall in..."

domenica 8 aprile 2012

SO BAD

Il bilancio della giornata non è tanto positivo.
Ho fatto cose, visto gente, distribuito auguri, ricevuto un regalo inaspettato, riposato, visto macabri telefilm in lingua, ascoltato musica, ricevuto la telefonata che non ero certa arrivasse, litigato ferocemente con mio padre, come ogni diamine di festa comandata che si rispetti.

Non ho imparato nulla, finora.
Sono ancora terra vergine.
Getti un seme e cresce una pianta con erbacce annesse.
E' spaventoso.
E continuo a farmi dominare dai peggiori sentimenti.
Almeno oggi è girata così.
Fino a quando continuerò a farmi travolgere e logorare da questa rabbia inutile?

DI CERCHI ALLA TESTA

Il voto di mantenermi più o meno sobria, ieri sera non l'ho del tutto rispettato.
E' stata una serata a cuore aperto, come solo si può fare con anime affini (leggi: con chi ha la stessa testa folle!)
La mia amica ripartirà a breve.
Non si sa quanto a breve, e mi dispiace troppo, ma ha un'opportunità meravigliosa davanti a sè e posso solo incoraggiarla in questo senso.
Finita la serata, l'ho accompagnata, ma sono rientrata a casa ancora un po' brilla, e ho fatto una cosa vagamente compromettente.
Non mi frega.
Tanto a farsi male ci si fa male uguale.
E poi ci eravamo promesse che l'avremmo fatto entrambe, ognuna per se stessa, sicchè...

E meno male che non ero abbastanza ubriaca da assecondarmi e deviare verso il mare con la macchina, a 100 metri da casa, per andarmi a fare un bagno notturno, che oggi il raffreddore non me lo levava nessuno.
E allora si addio sigarette!

sabato 7 aprile 2012

COMPAGNE D'ALCOOL versus ETILOMETRO


"Allora, dove vogliamo andare?"
- "Possiamo farci un aperitivo da qualche parte e poi spostarci sul mare..."
- "Andiamo all'enoteca, ci facciamo un paio di bicchieri e se ci gira ci tratteniamo per cena!"
- "Eh, però se andiamo sul mare, poi ci andiamo a fare un giro a piedi e smaltiamo l'alcool, mentre all'uscita dall'enoteca dove andiamo a smaltire? Dobbiamo per forza prendere la macchina !"

Indovina a chi tocca guidare stasera? :-(
Chè se non abitassi in culonia prenderei un taxi ma pure un bus notturno per uscire e tornare a casa!
Vabbè, per stasera mi tocca fare questo sacrificio di rimanere abbastanza sobria e di non esagerare con l'alcool...


venerdì 6 aprile 2012

LA MIA CHITARRA...

... sta chiusa nel fodero da un po'.
L'ultima volta l'ho portata da mio cugino per strimpellare insieme.
Suona anche lui, ma a destra, che è mancino.
E professional, mentre io sono autodidatta.
Direi che stasera potrei quasi quasi dedicarmici un po'...
Se mi ricordo qualche accordo...

Dovrei ingegnarmi a provare qualche nuovo pezzo, ma ho perso un po' la mano.
E soprattutto, ho perso i calli sui polpastrelli.
Ho fatto le mani gentili, da signorina.

Prima di incartapecorirmi in modo irrimediabile è il caso di scrostare un po' di ruggine.

Dovrei mandare una mail.
Una dannatissima mail di tanti cari auguri di buona Pasqua.
"A te e alla tua famiglia tutta".
Credo ci penserò domani.
Per oggi ho pensato già abbastanza, direi che sarebbe anche ora di staccare la spina a qualche pensiero affetto da morte cerebrale.

CANTICCHIAMENTI

- "Respiri piano per non far rumore..."
- "Come te ne sei ricordato?"
- "Mi desti un cd, prima di partire, tanti anni fa..."
- "Davvero?"
- "Ma si!"

La mia memoria fa acqua da tutte le parti, ma rimuove certe cose per preservarmi dal dolore.
Certe sorprese però, sono belle.
Hanno un effetto dirompente.

E questa versione di "Albachiara" è magnifica.


giovedì 5 aprile 2012

AMICI

Io di amici nel vero senso della parola ne ho pochissimi.
Diciamo pure che sono solo due di numero a conoscermi come praticamente nessun altro, sotto profili che ai più sfuggono e/o sono sempre sfuggiti.
Stasera ho rivisto uno di questi due amici.
Non ci vedevamo da mesi.
Dall'estate scorsa?
O da Natale di due anni fa?
Chi se lo ricorda...
Dopo circa mezzora passata a parlare di tette, passiamo al mio splendido periodo di magra e mi fa:
- "Ho ben cinque maschi da proporti"
- "Si, li conosco bene i maschi che mi proponi tu...."
- "C'è X, un tuo esimio collega, e poi quello alto e musicista come piace a te, e poi c'è quello che veniva al liceo, e Y che è diventato imprenditore... E poi c'è l'ex fidanzato storico di mia sorella!"
- "Vuoi propinarmi tuo cognato? Ti sei impazzito?"
- "E' un bravo ragazzo! E' un amico! E poi è da tanto che si sono lasciati!"
- "... direi proprio che non è il caso!"
- "Vabbè, facciamo così, domani sera gioco a calcetto, se vieni alle ore xxxx ti faccio entrare di nascosto nello spogliatoio e ti faccio sbirciare i ragazzi sotto le docce, così te lo scegli come dici tu!"
- "Ma ti pare che vengo a fare la pervertita negli spogliatoi?"
- "Guarda, c'è quello che è superdotato! Non ti sta bene? Come lo vuoi? Basta che me lo dici e ti indirizzo!"

Ecco, io apprezzo l'interessamento, ma credo di dover declinare l'invito...

SCIVOLO VIA

Questa Pasqua avrò da lavorare.
E da dormire e riposare, pure, sennò crollo.
Vorrei cominciare da ora, ma a meno di non darmi malata devo andare a lavoro oggi e forse pure domani.
Non mi sento le gambe per la stanchezza, e meno male che sto seduta.
L'ho già scritto che sono stanca?
Sono riuscita a portare a termine una cosa grande con le unghie e con i denti questi giorni.
Ci sono riuscita e quasi non ci credo.
E la prossima settimana avrò un sacco di cose da fare...
Le carte reclamano attenzioni peggio di fantomatici amanti.
In questa vita che si sta annullando nel lavoro e talvolta si confonde con il lavoro stesso non riesco a farmi bastare il tempo per vivere.
Vorrei solo scivolare via...


JUST LEARN HOW TO PLAY

Sono piena di cicatrici, piena.
Sono anche questo, un groviglio di ferite che si rimarginano e si riaprono e cicatrizzano.
Da sole, mica per grazia divina.
Si, in effetti quel "da sole" sa' un po' di evento quasi miracoloso, ma non lo è.
E' un evento fisico in tutto e per tutto, tangibile, reale.
Ancora non ho pianto.
Quanto tempo è passato?
Mesi?
Mi sono incazzata da morire, mi sono commossa per certe cose, sono stata da cani, sono stata felicissima e tristissima, mi sono abbandonata ad una solitudine atroce e confortante, mi sono tuffata in avventure pazzesche, ma non ho pianto.
E adesso ho gli occhi gonfi e la testa che mi esplode, probabilmente allergia.
O le sigarette che mi sono fumata alla scellerata.
O l'alcool.
O un accumulo di liquidi che avrei dovuto espellere sotto forma di lacrime.
Non lo so. La scusa dell'allergia regge meglio delle altre.
Quella delle lacrime non versate in effetti è un po pietosa.
E sigarette ed alcool sono in fondo sotto la soglia limite.
Ma è anche vero che io i miei limiti li sposto in continuazione.
In avanti, tante volte, me lo riconosco, almeno questo.
Ma quante volte arretrano?
Altrettante volte, a voler rispondere con onestà.
Come stare su un'altalena.
E a me l'altalena non è che sia mai piaciuta più di tanto.
Come immagine è bella, l'altalena, tra le migliori dell'immaginario collettivo.
Ma a me ha sempre preso allo stomaco quel dondolio.
Come ora.
Di tutti questi sbalzi che non si intravvedono sotto la superficie della faccia pulita e dei sorrisi regalati sono vittima e artefice e ne sono cosciente.
E mi sembra un gioco perverso dal quale non riesco più a venire fuori.
Non riesco a scendere dall'altalena.
Sarà l'adrenalina a tenermici incollata.
La stessa adrenalina che rende le mie notti insonni.

mercoledì 4 aprile 2012

OPINIONI E CRITICHE GRATUITE

Generalmente sono una che chiacchiera tanto, ma che è anche disponibile all'ascolto.
Credo di essere abbastanza aperta al confronto, e a discorrere anche con persone che pensano in modo del tutto diverso da me.
Non mi pare di assalire mai nessuno solo perchè esprime un'opinione diversa dalla mia.
Nè di insultarlo.
Eppure mi ritrovo spesso assalita per certe opinioni che esprimo, o peggio, insultata.
Mi è capitato anche poco fa, con enorme disappunto mio e della terza persona presente nella stanza con me, insieme alla persona che ha alzato la voce.
Peraltro, per un'opinione espressa su una banalità, su un "io facevo così, poi fai come credi".
Neanche avessi detto "si deve fare così" o "tua mamma è una stronza!".
La reazione spropositata a questa mia affermazione è stato un rabbioso innalzamento del tono della voce, oltre uno sciorinamento inutile e tecnico sulla correttezza di altra soluzione, e una critica feroce e fuori luogo nei miei confronti.
La seguente: "Se poi vuoi che ti dò ragione ti dò ragione, che tanto te la dò sempre, perchè tu vuoi sempre avere ragione...".
Il tutto davanti alla terza persona rimasta in silenzio ed allibita da questa bella scenetta.
Un'amica, per fortuna, che fosse stata un'estranea che avrebbe pensato?
Che sono una cretina che pretende di avere sempre ragione?
Ora, per come sono fatta, io accetto le critiche, anche quelle che mi fanno incazzare ed anche quelle che non merito, tanto è vero che sia famiglia che amici che amanti non hanno mai avuto remore a dirmi le cose in modo più che diretto.
Non sono mai stata una che si nasconde dalla verità, a costo di prendersela sbattuta dritta in faccia.
Non sono di quelle persone a cui devi chiedere "non ti offendere se ti dico che...", o peggio, cui non si possono proprio dire le cose perchè si potrebbe offendere.
E se anche ci fosse un fondo di verità nel fatto che assumo di avere spesso ragione (e non perchè ho manie di onnipotenza, sia chiaro, o perchè accampo assurde ed irragionevoli pretese in tal senso), non ho capito il perchè di tanta rabbia e tanto rancore nei miei confronti.
E con il pretesto di una banalità poi.
La causa, però, ad essere sinceri, l'ho bene individuata e da tempo: si tratta della frustrazione del mio interlocutore.
Che però non ha alcun diritto ogni volta, di riversare tutto questo veleno nei miei confronti per i suoi problemi personali.
E sinceramente sono stufa.
La prossima volta la sbatto faccia a muro e poi discutiamo su chi pretende di avere ragione e su chi ha torto.

DI PRESE IN GIRO E DI BASTA COSI'

Vorrei alzarmi una mattina ed avere la consapevolezza di non dovermi incazzare con nessuno in giornata.
Che è meglio la giungla vera che questa giungla qua.
Ebbene, ho pregato questo tizio affinchè non aggravasse la mia posizione con la richiesta di inutili e costose formalità e conseguenti perdite di tempo. Mi sono anche messa a disposizione riguardo i tempi e le modalità di pagamento ("se non potete oggi, va bene anche tra due/tre giorni").
Ma la presa per il culo mi ha fatto iniettare gli occhi di sangue, e così, di fronte al muro del silenzio ed alla scorrettezza, stamattina in tempi record ho fatto quello che questo deficiente si aspettava facessi in due settimane.
Sono stata una scheggia, mi sono meravigliata anche io di esserci riuscita.
E a costo zero.
Me la sono rischiata, ed è andata bene.
Adesso, espletate tutte le gravose formalità inutilmente richieste, gli ho chiesto di provvedere "IMMEDIATAMENTE".
Cioè oggi.

La cosa che mi infastidisce oltremodo è la presunzione e l'ignoranza di chi invoca la legalità senza sapere di che diamine sta parlando, salvo poi chiedere conferma agli scemi del villaggio per cose che hanno un'autorità tale che non necessita peraltro di alcun riscontro.
E poi la presa in giro, il fatto di voler sempre segare le gambe al prossimo per far passare avanti i figli debosciati e garantire loro un lavoro che non sanno fare, togliendolo a chi si fa il culo e se lo merita.
E ancora il fatto di non rispondere al telefono, e staccare il fax e non rispondere alle mail... ma insomma, ma che è serietà questa?
E' professionale?
Possibile che ogni volta mi devo confrontare con esemplari del genere?
E soprattutto, chi me la dà la tolleranza e la pazienza e i mezzi economici per sopportare tutto questo?
Quando è troppo è troppo.

Ed in tutto questo io vorrei fare un lavoro che non metta a dura prova e quotidianamente il mio fegato.


martedì 3 aprile 2012

TI HO PORTATO UNA COSA...


... mi dice un'amica appena rientrata da un lungo viaggio.
"L'ho visto in un negozietto di roba vintage e ti ho pensata!"
E non sa neanche che ho ripreso a scrivere un blog.
La cosa buffa è che è un quaderno, ed è il secondo regalino inaspettato che ricevo nel giro di una manciata di giorni che ha attinenza con la scrittura.
Che debba leggere qualcosa tra le righe che mi sfugge?

Stasera è arrivata una nuova proposta, inerente le prossime elezioni.
Non so se mi va.
E ho già fatto qualche rimostranza.
Non so se voglio coinvolgermi così.
Ho ancora un po' di tempo per decidere, nell'eventualità.

Sono ancora stanca, svogliata, in singletudine, ed il posacenere che ho accanto al computer comincia ad essere spaventosamente pieno di cicche al temine della giornata.
E' anche vero che è un piccolo posacenere, dalla capienza limitata, ma direi che è ora di dare un taglio al fumo e di distrarmi con altro.
Del resto le mie dipendenze sono sempre a termine, prima o poi mi stancano e le abbandono, salvo riprenderle quando ho voglia.
Sono delle dipendenze ad intermittenza, ecco.
E si avvicina la fase dell'interruzione, forse.
Forse no, forse boh.
Devo decidere per forza ora?

NELLE CARTE

Sto letteralmente affogando nelle carte.
Dovrei mettere ordine, ma giuro, non riesco.
Continuano ad arrivare lettere, fax e quanto altro.
E mi viene l'ansia quando cerco qualcosa e non la trovo e penso "ommioddio l'ho persa e ora come facciooo!".
Stamattina ho sistemato un po' la mail, cancellando un sacco di roba.
Dall'80% sono scesa al 70% di occupazione.
Quindi il problema sostanzialmente è solo rimandato.
La verità è che non ho voglia di fare più un cavolo.
Pensare ad una vacanza a/r Italia-Mondo è l'unica cosa che mi dà sollievo.
Certo, c'è quella "r" che sta per ritorno che mi disturba un po', ma è un problema ineliminabile.
Tutto quello che vorrei, ora, è avere un po' di sano divertimento.
Dopo avere dormito di fila per qualche giorno.

VIAGGIO NEL PASSATO

Non occorre attraversare varchi spazio-temporali per effettuare un viaggio nel passato.
Basta ricevere una mail con la quale ti comunicano che hai raggiunto l'80% dello spazio disponibile, inducendoti ad intraprendere un'opera immane di cancellazione.
Stamattina, tra una cosa e l'altra, quindi, mi sto dedicando un po' alla rilettura delle vecchie mail, per vedere quali tenere e quali no.
Comprese quelle scambiate con il mio ex.
O meglio, quelle a senso unico, o quasi, che gli mandavo io.
Quelle con proposte di viaggi, foto, conforto, baci, abbracci e pensieri cui raramente si degnava di rispondere.
Nella maggior parte dei casi, risposte estremamente brevi ed insignificanti.
Di fronte alle prove scritte non regge nulla, quel che leggo è di un'evidenza disarmante, che fa male.
E non riesco a rimproverarmi nulla.
Nulla.
Magari pecco di presunzione.
Brucerò all'inferno, se esiste, anche per questo.
Ma avrò sempre modo di usufruire, nel caso, di una dilazione nella esecuzione della pena perchè avranno l'imbarazzo della scelta del girone nel quale mandarmi.

lunedì 2 aprile 2012

VOCE DEL VERBO POGARE

Sarà che me lo ricordo ancora bene quando avevo la combriccola di amici ai tempi dell'università e andavamo a pogare ai concerti. Non con quelli che frequentavano la mia facoltà, certo.
Sarà che erano altri tempi, che si cresce, che si cambia, e si cambiano prospettive, anche quelle del quotidiano.
Non posso più permettermi di fare l'alba - in un giorno lavorativo - a giocare a Risiko per conquistare i continenti, a suonare la chitarra e cantare e fumare fino a perdere la voce per una settimana, e fare colazione con uno spaghettino aglio ed olio.
Il tutto condito da vino rosso della cantina sociale di amici ormai ampiamente persi di vista.
Le compagnie sono cambiate, e diventate estremamente seriose.
Sicuramente più serie della compagnia che probabilmente offro io.

Si, è stata una scelta.
Una scelta obbligata, certo.
L'obbligo me lo sono dovuto imporre da sola.
Eppure, nonostante l'abito, non mi son fatta monaca.
Ho ancora stimoli e istinti.
E mettici una pezza a certe cose!
La verità è che io qui mi sento costretta.
Faccio quel che devo perchè lo devo fare e perchè ho un rigido imperativo morale che me lo impone.
Avessi avuto meno scrupoli a quest'ora starei a fare la barbona in giro per il mondo.
E davvero, non è per dire.
Eccola la verità.

Che il colmo è essere notata da chi praticamente non ha nulla a che vedere con il mio mondo.
E che probabilmente mi sono così apparentemente uniformata all'ambiente nel quale attualmente bazzico da sembrarne parte integrante.
Parte integrante una cippa, mi viene da dire.
Magari è proprio quell'attrito a generare l'attenzione, non lo so.
E la cosa mi fa ridere e incazzare allo stesso tempo.

Perchè in fondo sono cosciente del fatto di appartenere alla schiera non di quelli che sono andati via e basta, ma di quelli che sono andati via, hanno girato e vissuto e fatto esperienza altrove e poi sono tornati.

Una disadattata, insomma.

A FIOR DI PELLE

Sto evitando di guardare gli oggetti che ho intorno perchè potrei fargli fare un volo a scelta:
- sul pavimento;
- contro le pareti;
- fuori dal balcone.
Sto evitando di rivolgere la parola alla mia collega perchè sono un attimo un po' troppo aggressiva per sostenere una conversazione civile con chiunque, e stavolta lei non c'entra nulla.
La mia famiglia mi manda in bestia come difficilmente rarissime persone riescono a fare.

Vado a stemperare un po' di incazzatura con una sigaretta, che è meglio, come direbbe Quattrocchi.