giovedì 23 novembre 2017

STASERA ESCO DA SOLA



Perchè gli spazi personali sono importanti, e noi, che siamo immersi in questa dimensione corale di vita da un bel po', ormai, questi spazi li abbiamo quasi annullati.

Ho chiamato i miei amici, quasi tutti, perchè adesso che tiro una piccola boccata d'ossigeno vorrei vederli.

E sapere che stanno bene e la loro vita procede per il meglio.

Sto finendo di lavorare ad una piccola cosa impegnativa che però non mi soddisfa pienamente, ma che debbo concludere nell'immediato.

Sono stanca, e sono appena le nove di sera, ma devo chiudere nel giro di mezzora il pc, e prepararmi per uscire.

Sono così stanca che sono ad un passo dall'alzare il telefono e chiamare per disdire l'appuntamento.

Ma sarebbe davvero indecente.

Stasera non posso non uscire.

Anche solo per mezzora d'aria.


mercoledì 15 novembre 2017

IL TEMPO DI RICARICARE IL CELLULARE



Sono stata in giro, mi sono guardata un po' attorno, ho individuato un paio di posticini dove magari fermarsi a mangiare stasera.
Nel negozio all'angolo, sviluppato su una piccola terrazza in pietra, chiusa da pannelli di vetro incastonati in cornici di metallo, mi sono messa a chiacchierare con la signora dietro il bancone e mi sono fatta indicare un paio di prodotti locali da comprare.
Tra i vini, ne ho scelto uno rosso barricato.
Ho lasciato perdere il miele, preferendo una confettura agrodolce ai pomodori verdi.
Tra le ceramiche, mi è cascato l'occhio su delle belle brocche colorate.
Sollevandole per controllare il prezzo - costeranno un fottio, ho pensato - ho letto con sorpresa 10 e 11 euro.
Le ho prese entrambe.

Sono entrata in un altro negozio, e ho comprato delle spezie a buon prezzo e una marmellata bio di more selvatiche.

Nella panetteria, un signore mi ha chiesto se poteva essere indiscreto e chiedere la mia nazionalità.
Gli ho detto di indovinare, chè tanto nessuno indovina mai.
"Russa? No, aspetti, rumena!", mi ha detto convinto.
Quando gli ho detto che ero italiana, mi ha raccontato che la figlia studia a Roma all'università e mi ha afferrato la mano con commozione.
Deve mancargli molto.

Ci siamo salutati come vecchi amici e sono rientrata in albergo per ricaricare il cellulare, posare le borse e attendere che lui rientri, per il pranzo, tra poco.

Sono incredibilmente stanca, fisicamente e mentalmente, ma l'adrenalina del viaggio, anche in queste condizioni, mi giova invece di stancarmi maggiormente.

Stavo valutando di prendere l'auto per andare a visitare un paio di posticini nei dintorni, domani.

E se guidare mi stanca, prendo un bus di questi a un euro: collegano questo posto dimenticato da Dio ad altre città, nazioni, paradisi fiscali.

Ce n'è uno a due passi e suppongo ben valga una visita.

Il sole, nonostante il vento freddo, è caldissimo, ed i contrasti architettonici del paesaggio, che risentono dell'influenza del mare e delle catene montuose, e di culture diametralmente opposte, sono di una naturalezza tale da sembrare la regola, invece che una colorata eccezione.

Il ristorante dell'albergo è in pieno fermento e attività.
Si sente il profumo della cucina, e delle spezie, sin qui.
Arrivano sospinti da voci straniere e insolitamente allegre, e spezzano questo silenzio pur necessario, nel quale sono immersa.

E PIASTRELLE COLORATE



Scrivo da questa piccola tana, piastrellata con ceramiche colorate, con la finestra di legno blu che affaccia su un cortile vagamente gitano.
Probabilmente la cultura locale risente anche di questa componente, in questo mondo ai confini del mondo, dove sono arrivata stanotte, senza avere il tempo di guardarmi intorno.
Abbiamo viaggiato per giorni, senza tregua, e adesso lui lavora, ed io, che mi sono svegliata all'alba per fare colazione insieme, controllo le mail, scrivo per lavoro, indirizzo questioni distanti da qui, e, come mai, da me.
Sono in attesa di sapere se quel che ho fatto è servito a qualcosa o no.
Al di là di stupidi complotti, e al netto di incertezze e insicurezze, mi sono imbarcata in qualcosa per cui ho pensato valesse la pena cimentarsi.
Come viene la prendo, penso.
Tra i semi gettati attraverso tanto studio, c'è tutto quel che ho scritto (una mole enorme di parole, e di collegamenti, e di percorsi ancora inesplorati), che, riadattato, e previo inserimento di nutrita bibliografia, diverrà a stretto giro materiale per pubblicazioni di settore.
Non avrei mai immaginato di poter scrivere in questi termini.
O meglio, non ci ho mai sperato.
Come se la mediocrità della gente, a un certo punto, mi avesse convinta che non ci fosse spazio per me.
Ed invece, dove non c'era spazio, l'ho creato a mia misura.

Mentre scrivo, cerco informazioni sul paesino nel quale mi trovo.
Il fatto che lui dovesse lavorare e che io abbia deciso per una volta di accompagnarlo (anche per ragioni non esattamente piacevoli: sta poco bene), ci ha fornito l'occasione per staccare qualche giorno dalla fatica e dai nervosismi e dalle stanchezze reciproche, e di ritagliarci un momento tutto per noi.
Fa un freddo terribile, fuori, ed il vento è gelido.
Non avevo considerato la catena montuosa alle nostre spalle, sebbene siamo non troppo distanti dalla costa e dal mare.
Sono passata dall'estate all'inverno senza nemmeno accorgermene.
Oggi, invece, mercoledì 15 novembre, mi concedo una giornata in solitaria da turista, come non accade da interi mesi trascorsi tra l'affanno dello studio e del lavoro.