mercoledì 31 agosto 2016

FERMATI



La voce è partita da un punto imperscrutabile del corpo ed è esplosa nella mente.

"Fermati", il che non significa abbandonare quel che faccio, il lavoro o i miei mille passatempi, ma continuarlo a fare rallentando di poco il ritmo, e ridistribuendo gli spazi, e me stessa nello spazio, pure.
Portandolo questo ritmo ad una dimensione più accettabile.

Per consentire alle cose di raggiungermi, senza seminarle per strada.
Per consentire loro di trattenersi un po' nella mia vita.

"Fermati" è un alt imposto al multitasking esasperato ed all'immediatezza estrema di ogni mia reazione.

- "I tempi ed i modi che il viaggio ti sta imponendo, sfuggendo ai tuoi disegni, sotto certi punti di vista, sono una sorta di messaggio che ti viene recapitato, per riflettere su te stessa"
- "Che tipo di messaggio pensi non riesca a carpire?"
- "Mentre fai una cosa, contemporaneamente ne fai un'altra, e un'altra ancora, mentre vivi, e pensi anche ad altro da fare... E lei fai tutte, e le fai per bene, nulla da dire. Sei sempre, però, così indaffarata a far tutto, che rischi di perdere qualcosa di fondamentale, nel contempo, o di non darle il giusto peso..."
- "Questo mio non fermarmi mai, non consente a nessuno di stare al passo, in effetti. Talvolta lascio indietro, paradossalmente, anche me stessa. Ho questa assurda pretesa di fare cento cose insieme, e ficcarci pure la centounesima, se riesco. Non sopporto di sprecare il mio tempo, o la mia vita. E questo stacanovismo esistenziale, hai ragione, mi fa lasciare, saltuariamente, qualcosa per strada. E integra gli estremi di uno spreco di tipo diverso"

La troppa fame e l'ingiusto spreco, insomma, gravitano sui piatti di una bilancia scandita dal tempo e non dal peso.

E metterli in equilibrio tra loro, che è un po' come trovare un equilibrio approssimativo e più stabile io stessa, è l'impresa nella quale intendo cimentarmi.

Rallento un attimo il ritmo, cercando di non andarci stretta.










PROBLEM SOLVING AL FEMMINILE



I soliti casini sul lavoro.
Comunicazioni estive di quelle che ti fanno schizzare la pressione sanguigna alle stelle.

Mi sono incazzata come una biscia, e ho atteso un giorno per alzare il telefono.
Ho scritto, nel contempo, rappresentando il mio disappunto.

Ho composto la questione in modo civile, alla fine.
E ho detto alla stronza - chè davvero una stronza! - che se dovessi scegliere qualcuno con cui avviare una collaborazione parallela, oggi, sceglierei lei.
Perchè è stronza, ma brava.
Brava come poche persone che fanno questo mestiere.
E quindi era giusto che lo sapesse, che la detesto, per certi modi che ha, e che con me deve mettere da parte, ma che allo stesso tempo la stimo.

In un mondo, di suo, chiaramente improntato al maschilismo più becero, che riflette con prepotenza questa impronta nel mondo del lavoro, le donne dovrebbero essere compatte, non farsi la guerra.

Stronze, se occorre, se necessario, ma disponibili a far squadra tra loro.

Perchè da sole siamo una forza, ma unite saremmo una potenza.

E non prendete, questa mia, per una esternazione di femminismo, non lo è.

Non mi serve essere femminista, o maschilista, o piegarmi di volta in volta alle logiche della convenienza, o dividere la vita in compartimenti stagni nei quali assumere un ruolo o l'altro per convenzione.

Sono un essere umano con l'apparato riproduttivo femminile.

E un bel faccino, pure.

Che diventa faccia tosta all'occorrenza.

E questo non ha mai avuto a che fare con il genere di appartenenza.


FOSCOLO E SUA SORELLA



L'anomalia del sistema consiste nel rinvenire, all'interno delle collaudate dinamiche relazionali, in ambienti insospettabili, l'eccezione alla regola.
Quella che potenzialmente reca in sè una forza talmente dirompente, da poter capovolgere l'ordine delle cose di un piccolo angolo di mondo.

Ha resistito con tenacia alla mia ironia.
Chapeau.
Mi ha tenuto testa su parecchi argomenti, senza mettersi in competizione.
Si è dichiarato un timido, e mi ha rivelato di essere arrossito, sotto l'abbronzatura, nel parlare con me, quando ci siamo conosciuti.
Il che potrebbe essere un copione collaudato ed efficace, a guardare certe foto che ha su fb, nelle quali orde di turiste di ogni nazionalità se lo abbracciano per una foto ricordo, e lo guardano adoranti.
Mi ha confidato di adorare la poesia, e di comporre versi.
Mi ha suggerito di approfondire la conoscenza di un paio di poeti del suo paese, quasi del tutto sconosciuti nel resto del mondo.
E poi ha cominciato a parlarmi di Foscolo, per il quale ha una piccola venerazione.
Per me Foscolo è un "wild one", e sono sempre rimasta colpita dalla sua personalità, piú di quanto lo fossi per le sue opere.
Non è, tra i poeti, il mio preferito.
Abbiamo ripercorso brevemente la sua storia, e l'infanzia a Zacinto.
"Aveva una sorella, sai?", ma io no, non lo sapevo, o non lo ricordo, il che è sembrato essere equivalente ed indifferente, ai miei occhi, che si stavano chiudendo per il sonno.
"Domani devo lavorare, è tardissimo... buonanotte", e si é rimproverato di avermi parlato troppo.

Non lo so se ha parlato troppo, non ho pesato in termini di quantità le sue parole.

Mi ha chiesto di vederci, quando verrà in Italia, ma io ho risposto che non lo so.

Se questa è la mia sensazione, non ho voglia di impegnarmi per cambiarla.

Nel contempo, non voglio privarmi di conversazioni piacevoli, che con altri, qui, sembra possibile instaurare.
Non mi riferisco alla poesia, ma all'atteggiamento di fondo.

Mi piace, a prescindere dal genere di interesse che possa muovermi, avere a che fare con un uomo.

Non capita esattamente tutti i giorni.



martedì 30 agosto 2016

INEVITABILMENTE INCOERENTE



Solo per lavoro, mi sono detta.
E mi è partito il messaggio.
Con una naturalezza che non dovrei concedermi, ma mi viene spontanea.

Con altrettanta naturalezza mi è arrivata la telefonata.

Mezzora di chiacchiere.

Che viaggio che ho fatto, dunque, che brava che sono stata a portare proficuamente a termine un lavoro che nessuno l'avrebbe mai detto, nemmeno lui, e altre amenità.
E poi il lavoro, ed io cosa ne penso di questa cosa, e tu come affronteresti quest'altra, e quando ci vediamo.

Per lavoro, beninteso.

Solo per lavoro.



Io e le tabule rase facciamo a cazzotti.
Anche io e la coerenza.
Sul ring prendo mazzate da ogni angolo, insomma, ma non ci vado al tappeto.

Devo quindi eleggere un giorno per riversarvi questa incoerenza, fissare l'appuntamento altrove, se non viene fissato qui, e devo lavorare, nel contempo.

Perchè anche se mi presenteró figherrima, sarà anche un appuntamento di lavoro.
Ed io adoro questo maledetto lavoro, e mi prenderà tempo farlo come si deve per tempo.
Il che mi pesa un po', in questi giorni in cui avrei voluto concedermi un po' di mare.




SU COSA SIGNIFICHI ESSERE ONNIVORI



Mettiamo che io sia onnivora.
Mangio tutto, e di tutto.
Per curiosità assaggio pure cose improponibili.

Mettiamo che abbia fame.
Una fame atavica quotidiana, salvo quando il cibo mi viene a noia.

Mettiamo che da onnivora, e mentre sono affamata, mi venga messo davanti un piatto di qualcosa che proprio non mi piace.

Che faccio, lo mangio o osservo un digiuno catartico, rischiando di morire di fame?


Con il cibo, mi rendo conto, sono molto più accondiscendente che con le persone...

Il cibo, quanto meno, si digerisce, certe persone, invece, sono del tutto indigeste.


sabato 27 agosto 2016

ITALIANI BRAVA GENTE


Su fb, questi giorni, ho letto questa roba:

- "qualcuno sa dove posso donare il mio sangue per i terremotati?";
- "qualcuno mi sa dire come fare per fare una donazione per i terremotati?";
- "stiamo organizzando un gruppo per andare sui luoghi colpiti dal terremoto, per dare il nostro contributo. Chiunque sia interessato ci contatti";
- "Tizio/a si trova presso l'ospedale Y a donare il sangue per i terremotati";
- "sono andata a donare il mio sangue - proprio il mio, proprio io - ma mi hanno detto che ne hanno raccolto troppo, di tornare tra 40 giorni";
- "non è per fare polemica, ma voglio fare polemica sottolineando gli errori in cui sono incappati alcuni giornalisti nel riportare la notizia del terremoto (in sintesi)";
- "cacciamo gli immigrati dagli alberghi e mettiamoci i terremotati";
- "gli immigrati brava gente stanno aiutando a scavare tra le macerie e voialtri siete razzisti";
- "chissà chi riderà, stavolta, stronzi maledetti";
- "adesso chissà come mangeranno con i soldi per la ricostruzione!".


Le tragedie, si sa, vengono sempre sfruttate dai poracci per darsi un tono.
Che poi, da un certo punto di vista, se questa smania di protagonismo aiuta la raccolta di sangue e soldi, ben venga.

Le considerazioni profondissime che accompagnano ogni evento similare, poi, nevogliamo parlare?
La fiera del cattivo gusto si rinnova scontatamente sempre negli stessi termini.
Ogni occasione è buona, in tal senso.

E il silenzio, che è d'oro, rimane la scelta di chi proprio non ce la fa a mischiarsi con chi è fatto di tutta un'altra pasta.


PICCOLE FUGHE D'AGOSTO



Con gli amici single si organizzano sempre cose.
Tipo un viaggio lí, una gita fuori porta là.
Come avere una relazione, ma senza sesso nè attriti.
E con una massiccia dose di leggerezza e divertimento in più.

Il lato positivo dell'essere single e avere uno sproposito di amici.

E quindi sparisco per qualche giorno.
Non abbiamo prenotato nulla, ce la viviamo alla giornata.
Per modo di dire, perchè conosco come le mie tasche la città, e ho il compito di improvvisare un itinerario con i controcoglioni per dare un assaggio di tutto a chi invece non ci é mai stato.
E solo a pensarci, mi vengono in mente almeno dieci posti dove incrociare arte, cibo e shopping a prezzi stracciati.
Devo comprare un po' di libri usati, ad esempio, e verificare se c'è ancora quel negozietto adiacente il mercato, o se malauguratamente l'hanno chiuso.
C'è il negozietto di biancheria intima, dove lascio sempre piú soldi di quelli che dovrei, ma molti meno di quelli che spenderei altrove.
E le scarpe.
Fatte artigianalmente e talmente bene che la loro durata aspira all'eternità.

Certo, se fosse stata una fuga romantica lo shopping ne avrebbe sensibilmente risentito.

E mi rendo conto che non sono i luoghi o l'iniziativa a mancarmi.
Non la voglia.
È la persona giusta, a mancarmi.
Non l'amico cui fare da cicerone e divertirmi.
E no, nemmeno l'amante passeggero.
Se tutto scorre, mi rendo conto che tutto persiste, a suo modo.
E nessuno rimane.
Nessuno che valga la pena, almeno.
In questo contesto, la solitudine e le amicizie si contendono il terreno da gioco.
E che manchi l'amore, ma non fino a che punto mi manchi, è l'unica certezza.




















venerdì 26 agosto 2016

HOW TO IMPROVE YOUR LANGUAGE


Gli ho scritto che scrive troppo bene in italiano per essere uno straniero.
Mi ha risposto che lo ha imparato da solo studiando un libro di 30 lezioni.
Fermandosi alla settima.
Mi dice che lui mi aveva scambiato per una sua connazionale, che anche io me la cavo con la sua lingua.
Che potremmo lui insegnarmi meglio la sua lingua, ed io a lui la mia.

Gli ho risposto che se voleva potevo insegnargli meglio la sua lingua, pure.

"Non ci credo... Perchè gli hai risposto cosí?"
"Per testare la sua percezione della mia ironia, e vedere quanto riesce a stare al gioco"

Mi ha risposto in modo simpatico, cogliendo l'ironia.

"Sarei onorato di avere un'insegnante come te. Io con te imparerei anche il cinese"

Insomma, mi ha preso contropiede.

"E tu sei proprio sicura che vuoi scartarlo? È un bel ragazzo, ha un fisico scolpito, parla e scrive bene la tua lingua pur essendo straniero, e ha colto l'ironia senza offendersi!"
"Non mi interessa... e ci ho scambiato davvero.due battute. Non so chi sia!"
"Ti scrive cose carine... lui è carino... è rimasto colpito e vuole conoscerti... io ci penserei"

Ed io, che ho qualcosa che non va, invece, non gli ho più nemmeno risposto.
Nemmeno per cortesia.




giovedì 25 agosto 2016

MARCELLO


Il mio correttore non ti conosce più, dopo giorni di vacanza io da una parte, tu da un'altra.
Che vuoi, si diventa sconosciuti quando non ci si vede per un po'.

Domani scendo al mare.

E ripristino qualche rapporto sociale che si é allentato causa vacanze separate.

Non è mica facile scegliere con chi viaggiare.

Al primo posto ci sono io, la compagna di viaggio ideale, l'unica che sta sempre al passo.
Al secondo ci sono gli amici che sono buoni compagni di viaggio.
Dal terzo in poi non c'è nessuno: se devo viaggiare con chi mi intossica la vacanza, parto da sola o non parto affatto.

La mia valigia è ancora lí che aspetta di essere riempita.

E ho comprato ieri un sacco a pelo nuovo, che si apre con la cerniera e si trasforma in coperta.
Ho pensato fosse abbastanza versatile per il prossimo viaggio che ancora non ho deciso dove fare.

Quanto sono grandiosi i sacchi a pelo?

Ti avvolgono che è una meraviglia, e ti risolvono qualsiasi problema, in viaggio, sui ponti delle navi, in tenda, nella natura, in stanze assurde per clima o pulizia...

"Tu sei una che viaggia comoda, vero?"
"Certo. Solo 5 stelle"

mercoledì 24 agosto 2016

LA PIANTAGIONE DI MARIA



È successo questo fattaccio, recentemente, e ne ho avuto notizia a mezzo social: hanno posto sotto sequestro un'area nella quale veniva coltivata canapa.
Vicino casa di mio cugino.
"Ho pensato fossi stato tu, quando ho letto la notizia, ma poi non ho ricevuto alcuna telefonata e mi sono tranquillizzata!", gli ho detto quando ci siano visti, al rientro dal viaggio.
Mi ha ringraziato della considerazione e mi ha assicurato che un fatto del genere è ben al di lá anche della sua idiozia.
È stato alla portata, peró, di uno scellerato del posto che avrà gettato nello sconforto più atroce la madre anziana e la famiglia tutta.
Li conosco, e mi dispiace da morire.
Perchè dei gesti personali piú sconsiderati, risponde sempre il nucleo familiare di appartenenza, solido o meno solido che sia.
Ed ogni atto scellerato porta con sé un egoismo e una strafottenza allarmanti.

Detto ciò, adesso vado a dirlo ai miei, chè una figlia che mette su una piantagione di maria, invece di pensare ad altro, come la sottoscritta, se la meriterebbero per davvero.

BELLA COME TE



Quel che provo é tutto ciò che conosco.
Con una certezza che probabilmente mi manca anche nell'esatta percezione della realtá, piena di sfumature che posso non cogliere.

È quel che provo che mi convince.
Nel modo in cui il corpo reagisce scopro la decisione da prendere.
Anche se è sbagliata.

E quindi ho lasciato un po' di spago ad un tipo, e l'ego si è rinfrancato.
Mi ha mandato una foto mozzafiato.
C'è il mare, ed una spiaggia incantevole.
Non una spiaggia a caso.
Una foto scattata da un posto inaccessibile.
"È bella, non credi? Bella come te..."
E anche se questa "poesia" tradisce intenti vagamente più subdoli, e sconta una certa banalità, ho raccolto il complimento e ho sorriso, dall'altra parte dello schermo.
Lo sa che non mi frega nulla, e che certe smancerie non mi muoveranno di un millimetro, ma a suo modo mi ha alleggerita.
In un punto in cui qualcuno, invece, ha portato, al solito, dubbio, incertezza e zone grigie.

La razionalità non è tutto nella vita.
Un buon lavoro fa decisamente di più.
Più di quanto faccia, talvolta, una relazione sbagliata.
E questa è l'affermazione cinica che mi sono lasciata sfuggire ieri, con una persona che conosco come le mie tasche.


Alla fine non andró ad Ibiza nemmeno per sbaglio.
In compenso sto valutando un'isola più vicina con un amico che passa a trovarmi.
Che è solo un amico, ma qualcuno non lo sa.

E si, sono infantile, sono in cerca di una ritorsione morale che non mi fa onore.




martedì 23 agosto 2016

DI IO COSA VOGLIO E DI COSA SECONDO TE DOVREI FARE



Perché al solito non c'é certezza alcuna, nemmeno su ciò che voglio.
Che é tutta lí la questione: ma io, che diamine voglio?
Sono acqua che scorre torrenziale sino al mare.
E debbo farmi cascata?
Debbo esondare e sommergere gli argini, scardinare le dighe, incluse quelle mentali?

Aggrapparmi ai dubbi e farmene fagocitare o giocarmeli?

E se come fossi acqua, in quanto acqua, attraversassi il fuoco, evaporerei?
O lo spegnerei?
Il paradosso è alimentarlo, neanche fossi legna.
E allora ardo, mentre scorro, e medito di farmi cascata prima di precipitare in mare, sfinita dello sforzo.
È sempre lí il punto d'arrivo, ed il nuovo punto di dispersione.
Perchè il mare é noto, ma sconosciuto.
E burrascoso.
Ed io, nel mare, mi faccio goccia.
E ho paura di perdermi.
Di disperdermi.
Di sconfinare troppo negli abissi, o di trasformarmi in onda, e trascinarmi in spuma a riva, ripetendo il processo da capo.

Sono contorta.
E soprattutto sono incoerente.

"Ci andiamo insieme?"
"Si..."
"Anche se la mia domanda mi rende incoerente?"
"Si"

Eccolo il primo argine che è saltato.
Per mettermi alla prova, per essere meno dura con me stessa.
Anche se significa essere meno dura anche con gli altri.
Con qualcuno in particolare, nello specifico.

lunedì 22 agosto 2016

LA VACANZA DA SBALLO




- "Sei rientrata?"
- "Si"
- "Ti va di andare un week end ad Ibiza insieme?"
- "... perchè proprio Ibiza?"
- "Devo compiere gli anni, mi va di andare a festeggiare lì!"
- "E' un troiaio"
- "Eh, vabbè, è così pure a Mikonos, e altrove..."
- "Lo sai che non adoro stare in giro per discoteche nè sorbirmi gente sballata e disperata che mi molesta per strada o nei locali"

Non ho voglia di una vacanza da sballo.
E poi sto valutando di ripartire da sola.
Devo ancora decidere per dove.
Sempre se il lavoro consente.
Ibiza no, non fa per me.


GLI AUGURI DA UNO SCONOSCIUTO


Ammetto di essere distratta, con i contatti in generale.
Ammetto che quando cambio scheda o telefono, non migro tutti i numeri.
Ammetto pure che tanti numeri li cancello.

Peró un tipo mi ha fatto gli auguri per l'onomastico e non ho idea di chi sia.
Cioè, ero convinta fosse un tale, ma stasera ho verificato che non è lui.
Dalla foto a mezzo viso non lo riconosco.

Mi sono limitata a ringraziarlo, senza aggiungere altro.

Domani gli scrivo per chiedergli chi è.
Pazienza se faró brutta figura.


Sono stata una giornata intera a metabolizzare tutto quanto è accaduto ieri.
Ho guardato persino la tv, a casa dei miei, dal divano sul quale sono crollata dal sonno.
Ho dormito tre ore scarse, stanotte, e ancora mi sento un po' stralunata.

Sono uscita per vedere un amico ("sto con il mio amico al locale, ci vediamo lí..."), volevo aggiornarlo su quello che è successo.

Quando mi ha detto con chi era mi ha fatto piacere.

Lo conosco da un po', fisicamente ha qualcosa che mi attrae, ma non del tutto, ed è un'ottima persona.
Di quelle un po' fuori dal comune.

Il mio amico me lo sponsorizza da sempre.

E stasera non ha fatto eccezione.

Mi fa ridere questa cosa, perchè lui, oggetto di attenzioni da parte di un'amica, che peró ha ampiamente snobbato, non mi ha mai mai chiesto nemmeno il numero.
Ha accennato al fatto di andare in barca assieme, e l'amico in comune si è tirato fuori, invitandoci ad organizzarci per andare in settimana.

La compagnia mi piace molto, ma non so davvero dire che speranze questa cosa abbia di svilupparsi.
Questo non mi impedisce di vederlo e conoscerlo meglio.

E no, decisamente non intendo privarmi dell'occasione, in questo senso, se ci sará.



domenica 21 agosto 2016

BAILA CON ME



Ci ho ballato perchè mi stavo rompendo le palle.
Di stare lí.
Di stare in piedi.
Spintonata da bipedi invasati.

Sopracciglia ad ali di uccello con apertura alare nettamente inferiore a quella del gabbiano.
Del piccione, tipo.
Abbronzatura impeccabile.
Capelli lustri di gel, tirati indietro, nel taglio identico di buona parte dei bipedi maschi presenti.
Muscolatura coltivata in palestra con cadenza quotidiana a vista, sotto la maglia con lo scollo a V.
'Na V che gridava vendetta, per quanto era profonda e per come lasciava esporre i pettorali.

Mi ha chiesto che lavoro facessi, mi ha detto che lavoro fa lui, voleva lasciarmi il numero per portarmi in barca.

Gli ho detto che non avevo il cellulare dietro.
Che sono in ferie.
Da tutto.

Per fortunanon ha avuto la prontezza di chiedere il mio.
O forse è stato perspicace e ha mollato la presa.

Io sono solo esausta di incontrare gente di cui non mi interessa.
O che degenera in comportamenti folli all'improvviso.

DI COSE PER CUI VALE LA PENA GIORIRE QUESTA DOMENICA



Il pranzo, a momenti.
I capelli che profumano di fresco, nonostante la nottata pessima trascorsa.
I Pearl Jam che sto ascoltando.
Il ciclo che mi sta passando.
Le lacrime trattenute.

DI IRRIPETIBILI DISASTRI DEL FINE SETTIMANA



Potrei aggiungere altro, ma non ho voglia di lasciare altra traccia.
Solo un memo.
Per ricordarmi che così no.
Proprio non fa per me.


venerdì 19 agosto 2016

CRONOLOGIA DI UNA DECISIONE


C'è una cosa, stasera, altrove.
Musica.
Gente.
Di cui non mi frega un accidenti di niente.
Svaghi altri ed eventuali.

"Ti passo a prendere?", e ho risposto si.

Devo trovare qualcosa di carino e di pulito da mettere.
Qualcosa di semplice.

"Non esci con il tipo, quindi?"

La risposta al momento è no.






Gold Panda è tra quelli che ci ha accompagnato in viaggio.

A FUTURA MEMORIA


Ciondolavo sul divano.
Caricavo foto random su instagram.
Stavo per chiudere gli occhi, mentre ascoltavo la musica che youtube mi seleziona automaticamente.
Ed efficacemente, spesso, lo ammetto.
Sulla falsariga di Pandora.

Mi è arrivato il messaggio.
E come una stronza, al di là di ogni proposito e di ogni tattica opportuna in questi casi, ho risposto.
Si ci sono.
Non so se ci sono stasera, però.
Mi sono riservata una via di fuga, ancora, fino alla fine.

Non lo so che cosa debbo fare.
E questa confusione non mi piace.
Occupa spazi liberi che non è giusto che occupi.

Mi detesto.
Detesto questa determinazione di burro, e detesto questa manipolazione a mio danno.
Mi detesto mentre la tollero come una stronza.

Cosa dovrei vederlo a fare, poi?
Per chiarire cosa?
E' già tutto chiaro così com'è.
La solita storia.
Il solito uomo come ce ne sono millemila in giro.
Il tipo di uomo che scelgo quotidianamente di non avere accanto a costo di rimanere sola fino alla fine dei miei giorni.


500MG



Dovrebbe passare, nel giro di una mezzora, il mal di testa.
E tornare un po' di equilibrio, e di ragione.
Non voglio vanificare la leggerezza che mi sono portata dietro dalla vacanza.
Voglio portare a termine la tabula rasa radicale intrapresa, perchè è giusto così.
Anche se tentenno.
Tentennano carne e ossa.
Vacilla il controllo della rabbia.

Vacillo io, e non devo.



DI BUONI PROPOSITI E INCONGRUENZE SOLITE



Aspetto che mi contatti lui?
Lo contatto io?
Non lo contatto e non gli rispondo se mi contatta?
Gli rispondo e mi ci faccio la serata assieme?
Una serata d'addio?
Oppure lo incontro e gli parlo chiaramente di ció che voglio e di ció che non mi interessa?
Glielo devo dire a muso duro o con il sorriso che non voglio mi contatti piú, che questa non amicizia mi va stretta, e la confidenza che abbiamo termina qui?
Oppure devo segare i rapporti senza nemmeno dire una parola?

Ho mal di testa.

Anyway, ho fatto la ceretta.

Sono contraddittoria, lo so.

Non dovrei nemmeno uscirci.

Non dovrei vederlo più, ma mi va di vederlo.

L'istinto sta facendo a cazzotti con la ragione.

E al momento stanno zero a zero.

Da qui a stasera è lunga.

E devo pure passare in poste.
E andare a comprare la crema per il viso, che è quasi finita.
Dovrei anche chiamare il parrucchiere, i miei capelli gridano vendetta e non sopporto la ricrescita.
In realtà sembrano fatti apposta cosí, ma mi hanno stancato.
Non so se tornare al mio colore naturale.
Peró mi annoia dopo un po'.
Peró quando lo rivedo in foto mi mette nostalgia.

Devo togliere lo smalto, oggi.

Non so decidere cosa fare con il tipo, se vederlo oppure sfancularlo senza altre parole.
Il mal di testa non passa.
Ho dimenticato il libro che sto leggendo a casa dei miei.
Ho sonno.

Chissà a che ora chiudono le poste.

DECOMPRESSA



Ho chiamato un paio d'amici e ho detto loro che sono rientrata, ieri.
Prima non ho avuto genio.

"Stasera vieni a cena da noi!"
Ho detto di si e me ne sono immediatamente pentita.
Ho messo una canotta molto easy sui jeans da uomo, infradito in tinta con lo smalto, una borsina mezza scucita e scolorita giusto per metterci dentro il portafogli e via.
Alle 20.00, senza riuscire a prendere nè una bottiglia di vino nè un dolcino - chè ho avuto dei clienti nel pomeriggio - sono arrivata sotto casa del mio amico.
Mezzora per trovare parcheggio.
Cena a base di pesce.
Deliziosa.
Mi hanno chiesto del viaggio, che ho documentato fotograficamente e per tragitti percorsi on the road, su un paio di social.
Sono rimasti tutti molto colpiti dall'itinerario, e dalle foto, e parecchi amici ci hanno seguito a distanza, e ci hanno chiesto informazioni.
Si sono appassionati al nostro viaggio.
È stato davvero carino.


Tanto io che un'amica eravamo impegnate a cena con diversi amici.
Siamo rimaste d'accordo per sentirci dopo le rispettive cene e fare un salto in un locale.
Il solito, diciamo.

Mi ha mandato un messaggio l'amico fidanzato con cui c'è stata una mezzacosa un paio di mesi fa, o giù di lí, e che poi è sparito.
E che si è fatto le vacanze con la fidanzata, questa estate.
Impegnato anche lui per cena, mi ha scritto che peró dopo era libero.

Con il cuore in mano, ammetto onestamente che lui mi piace molto, e che avevo voglia di vederlo, ma che non intendo prestarmi a fare da ripiego ad un coetaneo che come molti si tiene la fidanzata ventenne perchè comoda e gestibile, mentre sperimenta altro fuori dalla coppia per noia, curiositá, o chissà cosa.

Gli ho detto che ero impegnata, e non ho raccolto l'invito per la seconda serata.

Mi ha chiesto di vederci l'indomani.

E lí gli ho risposto che forse non c'ero, che andavo via qualche giorno.
Siamo rimasti che ci saremo aggiornati oggi.
O fino a domenica che resta qui.


Verso le 23,00, al termine della cena, ho mandato un messaggio alla mia amica per dirle che stavo rientrando a casa.
Giusto per non commettere sciocchezze dell'ultim'ora.
"Mi ha mandato un messaggio un amico, sta scendendo anche lui al mare, dice che ci raggiunge", riferendosi ad un tipo che peraltro le piaciucchia ed è molto interessante, e che ha piacere conosca meglio (l'amicizia quella seria non contempla competizione nè antagonismo).
È uno di quelli che ha seguito il nostro viaggio passo passo.
Ed è un artista a tutto tondo.
"Dai, andiamo, che vai a fare a casa? Io a cena non sono più andata, stavo per mettermi a dormire...", e ho ceduto.

Il tipo molto interessante è venuto con l'amico molto interessante.

Ci hanno offerto da bere ("cara, come si vede che non sono del paesello!"), ma soprattutto, quando siamo scese nel locale con loro, che si presentano parecchio fighi, qualcuno si è mozzicato i gomiti.
Oh, e qualcuna delle ventenni che si ripassano i trenta/quarantenni locali si è fatta sotto a salutarli con gioia, ma ha ricevuto reazioni molto contenute e misurate.
Se le sono sganciate di dosso immediatamente.
Siamo stati insieme tutta la serata, a bere roba analcolica, ipersobri, a chiacchierare fantasticamente di tutto.
L'amico interessante del tipo interessante guida macchine veloci, peraltro.
Non debbo aggiungere altro.
Mi sono brillati gli occhi.

C'è un evento molto carino, cui con la mia amica vorremmo partecipare tra qualche giorno.
"Perchè non venite anche voi?", ha proposto loro.

E dunque ci riflettono, e invece di andare da sole potremmo andare in compagnia.
E che compagnia, ragazzi...
Sono stati piacevolissimi, in un modo che sorprende.
"E noi che non volevamo nemmeno uscire...", mi dice la mia amica.



















mercoledì 17 agosto 2016

L'INSISTENTE STRANIERO


L'ho conosciuto uno dei primi giorni, in vacanza.
Lavorava nel porticciolo dove ho fatto un'escursione in barca, e gli ho dato il numero per avere notizie per l'indomani, su un'altra escursione, in bilico a causa delle condizioni metereologiche.
Mi aveva scambiata per una sua connazionale, gli ho precisato che conosco solo qualche parola nella sua lingua, e che sono italiana.
Mi ha scritto per vederci la sera, ed ero indecisa se vederlo per un drink e due chiacchiere, ma alla fine non mi andava, e gli ho detto di no.
Ha continuato a scrivermi ogni giorno, tutti i giorni.
Ad un certo punto non gli ho risposto piú.
Poco fa mi ha scritto un altro messaggio.

Il labile confine tra il corteggiamento e lo stalking è stato superato.

La cosa buffa è che sto guardando un film (sono ancora in fase decompressione, anche se pure oggi ho lavorato, mio malgrado) nel quale la tipa si porta a letto un tipo che conosce appena, e lui l'indomani la chiama e lei "Sono X, forse ti è partita per sbaglio la telefonata...", e lui "No, volevo chiamare proprio te. Sono stato bene ieri, ho voglia di rivederti...".
"Scusa, vuoi ripetere?", dice lei mettendo il vivavoce per far sentire all'amica incredula quanto lei.
"Ho detto che voglio rivederti!"
"È uno stalker! Vado a chiamare a polizia...", dice sottovoce l'amica.

Ecco, io con questo non ho avuto che un breve incontro, privo di intimità.
E quando mi è venuto incontro nel parcheggio e mi ha sorpresa ad infilarmi il copricostume, l'ho anche guardato un po' storto.
Insomma, non credo di avere travisato.
É irragionevolmente insistente.
Non lo conosco e non ho nemmeno voglia di conoscerlo.

"S'è innamorato!", sfotte la mia amica.
"È uno stalker, lo blocco", ho risposto io.

In realtà ancora non l'ho bloccato.
Sarei curiosa di chiedergli perchè continua a scrivermi nonostante gli opponga silenzio, ma l'idea di mettermi a ragionare con un matto mi fa desistere.

LAVORO STAGIONALE versus LAVORO ANNUALE



In vacanza - ma anche qui al paesello - è capitato che qualcuno, in locali, o bar, o negozi, si sia rivolto in malo modo, o con arroganza ingiustificabile.

"Poverini, avere a che fare con i turisti tutto il tempo non deve essere semplice..." e "saranno stanchi" sono state alcune delle frasi che ho sentito.

Ebbene, sto per scrivere qualcosa di odioso, per cui, se preferite, saltate in toto la lettura:
- perchè chi fa un lavoro stagionale dovrebbe stancarsi di più di me che lavoro tutto l'anno?
- se io lavoro tutto l'anno e mi permetto di andare una settimana in vacanza (una vacanza che mi pago con i frutti dei sacrifici fatti a lavoro), perchè devo tollerare un atteggiamento colmo di strafottenza ed arroganza da parte di chi il resto dell'anno non fa un cazzo?

E così sono successi tre episodi eclatanti, tutti con donne protagoniste, i primi due all'estero e l'ultimo in Italia.

Siamo arrivate ad un chioschetto sulla spiaggia e leggendo il menú sulla lavagnetta, ho chiesto alla mia amica "quindi che facciamo, ci fermiamo?".
Alle mie spalle una cameriera mi ha letteralmente aggredita chiedendomi minacciosa cosa avessi detto.
Le ho risposto che stavo parlando con la mia amica, e si è allontanata tutta incazzata.
Nel prenderci l'ordinazione, con un tono sostenuto e pieno di disprezzo, la stessa cameriera ha cominciato a far finta di non capire una parola e me l'ha ripetuta a pappagallo cinque o sei volte.
"Yes, the ..., the one that you use for your traditional dishes. Do you know what it is?", le ho detto.
"Of course I know what it is!", mi ha ha risposto.
"Sorry if I explained it to you, but you were looking at me from a while like <what (the fuck) is she saying>, so...", ho detto con molta calma e guardandola dritta negli occhi.
Ha abbassato lo sguardo e si è scusata per i suoi toni, giustificandosi con il fatto che era stanca per aver lavorato troppo.


In albergo, avevamo chiesto di accedere all'area spa, sulla base della quale avevamo scelto la struttura, ad un prezzo vantaggioso, l'ultima notte prima di partire.
"I'll call you in ten minutes"', con aria sostenuta, la tipa alla reception.
Naturalmente non è mai arrivata alcuna chiamata.
Ci siamo preparate e siamo uscite, dopo un'oretta, a fare un giro in città.
Al check out abbiamo trovato un'altra tipa.
"Everything was so good, but there's a thing... We wanted to go to the spa side, we asked for it, but the call we were waiting for, never arrived", le ho detto con estrema cortesia.
"Well, if the call never arrived, you had to ask again, it's not our fault".
La tizia accanto a lei, addetta all'ingresso della spa, che doveva farci la telefonata, prima tronfia, ha abbassato lo sguardo e si è defilata.


All'autogrill, la tipa che serviva pizza dietro il bancone, non ha risposto ad una serie di richieste e domande, mie e di altri.
Con aria profondamente scocciata e indolente apriva e chiudeva i forni, infilandoci un pezzo per volta.
Dopo dieci minuti di inutile attesa, mi sono girata verso la mia amica, dicendole che se l'andazzo era quello di stare con il muso dietro un bancone, senza rispondere alle domande delle persone, l'educazione doveva essere evidentemente un optional.
Mi ha sentita, ha cambiato faccia e si é scusata.


Se io non lavoro dietro il bancone di un autogrill o di una rosticceria, o su un baretto sulla spiaggia controvoglia, è perchè mentre gli altri cazzeggiavano, si drogavano e facevano un cazzo della loro vita, trovando le più miserevoli e patetiche giustificazioni per mancare ai più banali o importanti impegni assunti, io mi privavo di uscire, comprare bei vestiti, viaggiare, e studiavo.
Ho studiato buona parte della mia vita, e non sono mai venuta meno agli impegni.
E nel corso dell'anno, tutto l'anno, che lavoro, non mi permetto di rispondere male a nessuno, perchè per quanto sia stanca, esausta, nervosa, sono una professionista.

Leggo anche sui social commenti feroci nei confronti di chi posta una foto di viaggio, o si è concesso una vacanza all'estero.

I commenti peggiori provengono da chi fa lavori stagionali qui in zona, e non fa un cazzo il resto dell'anno, e da casalinghe campate dai compagni.

Cicci belli, non é meglio darsi da fare, nella vita, e guadagnarsi le cose, invece di cacciare gli occhi da fuori con invidia gretta, e rosicare per quello che fanno gli altri?









martedì 16 agosto 2016

IL LAVORO A FERRAGOSTO E DEL PROSSIMO VIAGGIO



E contrariamente ad ogni previsione rosea che mi ero imposta, ho continuato a lavorare.
Anche oggi.
Mail, principalmente.
Qualche telefonata, un paio di messaggi.

Per domani ho fissato un appuntamento di lavoro.
L'avrei fissato per la prossima settimana, ma pare fosse urgente.

Le foto di viaggio, che sto finendo di scaricare, sono magnifiche.

Il blu del mare mi mette nostalgia.

Ho conosciuto parecchia gente, in vacanza.

Qualcuno davvero carino.
Qualche stalker pure, che continua a scrivermi, nonostante non gli risponda più da un pezzo.
In parecchi ci hanno chiesto di fare una foto con loro.
Adolescenti, ragazzi, uomini, anziani, per strada, nei locali, al ristorante.

Ci siamo augurate vivamente di non essere state scambiate per due attrici del circuito del porno nazionale.

Anyway, è stato davvero divertente.

Ho già la testa al prossimo viaggio, che spero di riuscire a programmare per il Natale.
Questo implica lavoro matto e disperato fino alla vigilia, e significa pure incastrare ogni eventualità ad ogni scadenza.

Non mi dispiacerebbe andare verso nord, anche se farà tanto freddo e mi si geleranno le mani e mi cascheranno a pezzi, ogni volta che caccerò la reflex dal suo fodero.


Non voglio arrivare come la centenaria che non ha mai visto il mare ad affacciarmi sul blu.
Voglio esplorare tutta la gamma dei blu e degli azzurri.
E i gialli e i verdi e gli arancioni.
E tutti i colori.
Finchè ho un corpo e una mente che mi accompagnano, e la libertà di viaggiare.


IN CAMERA DI DECOMPRESSIONE



Ho lavorato, mentre ero in vacanza.
Non potevo fare diversamente.
Sono riuscita solo in parte a staccare la mente dai problemi.
Mi hanno accompagnato buona parte del tempo.

La mia amica mi ha suggerito un po' di meditazione, ma è una cosa che credo non faccia per me.
A volte mi domando se il movimento e l'adrenalinana che mi determinano il lavoro ed i problemi non siano un carburante del quale non riesco, in fondo, a fare a meno.

Non ho voglia di vedere e parlare con nessuno, da che sono rientrata.
Non ho voglia di uscire.
Mi pesa stare qui come se non me ne fossi mai allontanata.

Sono irrequieta e incontentabile, questa la sintesi del mio grosso difetto.

"Hai presente il mare magnifico che abbiamo visto?"
"Beh?"
"Adesso snobbiamo bellamente quello che, pur essendo azzurro e limpido, non è paragonabile a quello visto in precedenza.
Eppure non ha nulla che non va.
È bello, ma di meno.
Questo significa avere aspettative troppo alte, ed essere, di fondo, incontentabili"

E quindi, anche se ho il mare a due passi, oggi preferisco ancora i muri di casa.

Non mi sento ancora pronta a tornare ufficialmente qui.

lunedì 15 agosto 2016

THE ITALIAN GIRL TALKING OTHER LANGUAGES


"Where are you from" è stata la domanda che tutti ci hanno posto.
Tutti si sono meravigliati del fatto che fossimo italiane.
Mi hanno scambiato piú volte per autoctona.
Mi hanno presa anche per portoghese.
Inglese, pure.
Ah, e franscese, mon dieu!, aussi.

Ho chiesto precisazioni linguistiche in ogni dove, ho appreso qualche nuova parola, capito meglio la pronuncia.

Mi hanno chiesto che lavoro facessi.
"Non conosco italiani che parlano l'inglese come te", mi ha detto l'autorità con cui ho conferito per spicciare un mezzo problema.
"Nessuno che faccia il tuo lavoro in generale, in ogni caso!", ha continuato.

È solo curiositá.

Attraverso la lingua si da espressione immediata alle proprie esigenze ed al proprio pensiero, e i modi in cui questo processo avviene, il modo in cui viene supportato dal linguaggio del corpo, è talmente interessante da non stancarmi mai, quando viaggio.

E quindi ho preso i complimenti con il sorriso, e li conservo accanto agli altri collezionati nel corso della vacanza.

Perchè è quando ti allontani dal piccolo mondo nel quale ti inserisci, e quando ti metti alla prova in un contesto che non conosci, e dove nessuno sa chi sei, che confermi quanto vali.

E talvolta, te lo ricordi.

venerdì 12 agosto 2016

DI COME GLI ITALIANI SI DISTINGUONO RISPETTO AGLI STRANIERI ANCHE IN TERRA STRANIERA


Per tutto il viaggio abbiamo incontrato uomini molto belli, dai piú giovani ai piú maturi.
Belli e di una cortesia e di una gentilezza cui non siano abituate.
Ci hanno aggregate, ci hanno coinvolto con facilitá nelle loro conversazioni, ci hanno offerto da bere, ci hanno conosciute senza pregiudizi.
Con curiositá e in modo spontaneo.

Ci hanno agganciato due italiani, con la scusa della targa italiana.
Ci siano messe a chiacchierare, abbiamo scambiato qualche informazione di viaggio, sulla strada.
Era ora di pranzo, avevamo deciso di fermarci in una taverna dove avevamo mangiato meravigliosamente la sera prima.
Ho proposto loro di pranzare insieme, se volevano, prima che ripartissimo.
Uno dei due si è rivolto all'altro, dicendogli che in effetti potevamo pranzare insieme.
"Non ho fame, ora", gli ha risposto l'altro, con il solito tono tutto italiano di troppi uomini sfigati che cercano di darsi un tono.
O che forse vogliono essere pregati.
"Bene, noi andiamo allora. Buon viaggio".

Lo straniero medio non aspetta una proposta, di qualunque genere, la anticipa.
Sta sul pezzo.
Non se la tira.
Nemmeno quando é davvero un gran bel ragazzo.
E non necessariamente ti offre da bere per provarci.
Ti aggrega anche solo per compagnia.

E nel gioco "trova le differenze", davvero, vincono alla grande.






mercoledì 10 agosto 2016

NELLA MACCHINA DELLA POLIZIA



Siamo uscite tardi a mangiare una cosa nella metropoli cui siano giunte da un paio di giorni.
E quindi ci siamo spostate da un quartiere all'altro, finché non abbiamo raggiunto l'ultimo.
È arrivato il momento di rientrare in albergo.
Strada deserta, a tratti buia, tossici barcollanti per strada, barboni sotto i portici.
Il silenzio.
Non mi sembrava una situazione particolarmente allarmante, avevo urgenza di andare in albergo per far pipí.
La mia amica ha paragonato la situazione a una scena di "the walking dead".
Questo dopo aver visto emergere dal buio un'ombra da terra, che ha afferrato uno zainetto e ha cominciato ad avanzare zigzagando sul marciapiede verso di noi.

Un'auto della polizia è sopraggiunta alle nostre spalle, si è accostata, ci ha superate, ha accostato dall'altro lato della strada.
Ho intravisto i due poliziotti fare i vaghi in macchina, attendere il nostro passaggio.
La mia amica ha insistito per chiedere loro se fosse "safe" tornare in albergo.

"Salite in macchina, vi diamo un passaggio noi".

Il tempo di dirlo, io ero già in auto.
La mia amica si è allarmata ulteriormente.
Il poliziotto al volante ha fatto un'inversione ad U e ha preso una stradina interna.

"Nooooooo, the square is on the other side! Where are you going!!!", ha detto la mia amica nel panico.
I due hanno cominciato a preoccuparsi di avere rimorchiato in auto due matte.
"Don't worry, she's just scared..." ha risposto la mia vescica al limite.

"I poliziotti non sono gente raccomandabile, dalle vostre parti?"

Abbiamo ridacchiato, lei si è calmata, siamo arrivate in albergo sane e salve.


E stavolta per le cose incredibili che mi capitano in viaggio c'ho pure la testimone.


domenica 7 agosto 2016

DI VOLPI E STELLE CADENTI



Sulla strada, lungo il percorso selvaggio intrapreso, abbiamo incontrato sei volpi.
Sul ciglio della strada, in fase di attraversamento.
L'ultima un paio d'ore fa, di rientro da un'escursione in un posto fuori dal mondo.
Era seduta sotto un pino, a ridosso del mare, in una piazzola di sosta spartana e piena di sterpaglia.

Abbiamo fatto quindi una piccola ricerca, indagando nelle discipline orientali sul significato di questi incontri divenuti frequenti, questi giorni.
Tutto è nato da "gli animali rari o quelli piú selvatici si mostrano solo alle anime nobili", frase mutuata da qualcuno che.non ricordiamo.
Tra i significati prescelti ne abbiamo adottato uno.

È quello legato alla rinascita, al rinnovamento.

Sono arrivata nel mio luogo incantato e ho alzato gli occhi al cielo.
Dalla rupe di roccia rossa, uno scroscio di stelle si estende sino al mare, componendo la vita lattea.
Non c'è inquinamento luminoso, ma le mie ottiche non sino potenti e costose da potermi consentire di scattare una foto a questo spettacolo, riservato solo agli occhi ed alla percezione immediata offerta dal passeggio notturno sul mare.

Ho visto tre stelle cadenti.

E non ho espresso desideri.

Vorrei non pormi.incondizione di desiderare ciò che non posso avere o non mi spetta, in questa vita, ma solo essere in grado di accogliere ció che arriverà.

Il che forse ha il sapore di un desiderio, ma nella mia mente assume i contorni di un proposito.

Ho ancora dei giorni davanti, nei quali mi auguro di riuscire a raggiungere me stessa e capire quali.ulteriori percorsi intraprendere.

Di nuovo e in modo diverso.

venerdì 5 agosto 2016

LA TRAVERSATA


Nel percorso vacanziero l'improvvisazione ci ha fatto decidere per un tragitto di quelli non battuti dai turisti, in una zona, di per sé, già non frequentata dal turismo di massa.
Siamo passate per montagne verdi e valli incantate, fiumi e chiese sui loro argini.
Città incastonate nella roccia o sepolte nella storia di quel che è stato e non è piú altrettanto magnificente.
Il gps si è perso, il navigatore ha dato forfait, abbiamo proseguito a braccio per diversi tratti, leggendo segnali in una lingua dimenticata altrove, ma non qui.
Non nella mia testa.
Abbiamo incontrato quattro volpi, sulla strada.

Dopo ore di guida, e due brevi tappe per foto, cibo e bisogni fisiologici, siamo arrivate sul mare, in questo posto che è un piccolo mondo a sè, ed il turismo è prevalentemente quello dei locali.

Dopo giorni di marcia, a me chiedono se sono di qui, perchè li capisco quando parlano, e la mia pronuncia è corretta, ed i miei tratti cosí versatili da contenere cosí tante genti e razze cui appartengo, ma non sono.

Nessuno ci ha ancora mai rivolto direttamente una parola in italiano.

Ci chiedono di dove siamo, e restano perplessi quando rispondiamo che siamo italiane.

Il che, da turiste un po' anomale, ci inorgoglisce.

E non per il fatto di non passare per italiane, ma perché non veniamo associate a comportamenti beceri che gli italiani sfoggiano in genere all'estero.

Ora ho appuntamento con il tramonto.

Scappo!

giovedì 4 agosto 2016

DI BAGNI DI NOTTE CHE...



Quando ti dicono in questo esatto istante che puoi fare un bagno notturno in mezzo al plancton che si illumina, ma sei distrutta da una giornata che stai in giro...

Mi morderei le mani, se avessi la forza.

Mi perdo il plancton luminescente.

Buonanotte ai suonatori.