mercoledì 29 marzo 2017

DI CHIUSI A CHIAVE E SPALLATE



Qualcuno, a casa dei miei, è rimasto chiuso dentro.

Ho svitato la serratura, invano.

Ho infilato cose tra la porta e il telaio, nulla da fare.

Mi sono arrampicata dall'esterno per recuperare la chiave, rimasta all'interno, dalla finestra.

E indovinate?

Niente.

Alla fine la vecchia "spallata" resta l'unico rimedio risolutorio, con danni minimi e riparabili.

E quindi, con l'arto dolorante, mi sono appena rimessa a lavoro sul pc, per completare qualcosa che suo malgrado è stato interrotto cento volte.

Tra poco un santo cugino, di rientro da una cena fuori, mi da uno strappo per rientrare a casa.


martedì 28 marzo 2017

LE SERE CHE ARRIVO SFINITA



I problemi e le responsabilità attaccati al collo sono zavorre che non tollero più.

Sono stanca di essere la risolutrice, quella che va in guerra a spicciare i casini degli altri, quella che fa i salti mortali, quella che deve capire, che deve tollerare, e sopportare.

Quella costantemente fuori luogo nel regno della follia.

Il freno s'è spezzato, a forza di morderlo.

Non ce la faccio più.

Dimentico dove sono e soprattutto perchè.

Dimentico perchè lo sto facendo, tutto questo.

Ho perso di nuovo il senso.

E non lo trovo.

Guardo a terra, in alto, di fronte e non lo trovo.


lunedì 27 marzo 2017

DI INTELLETTUALOIDI A CASO L'ONESTA' E DI BECERITUDINI SCONFORTANTI


L’onestà intellettuale è quella cosa che ti consente di riconoscere il talento o la bravura di qualcuno, anche se non ti è amico o non ti sta nemmeno simpatico. 
E’, nel contempo, quella predisposizione ad affermare, nell’atto della emulazione o riproduzione con strumenti palesemente più limitati dell’opera dell’altrui ingegno in senso lato, di essersi quanto meno “ispirati” (se proprio non si riesce ad ammettere che si è copiato) al lavoro d’altri. 
Dirsi bravi da soli, o farsi acclamare dalla ristretta cerchia di amici, quando si è copiato (e pure male) quello che qualcun'altro ha in modo originale creato, fa sempre tanta tristezza.
Per non dire pena.
E diciamolo pure, che fa pena, perchè tant'è!

E a queste scene tristi - non c'è nulla da fare - assisto quotidianamente, in questo parassitario e clientelare medioevo nel quale, mio malgrado, sopravvivo, cercando di non farmi trascinare a fondo.

Perchè non c'è nulla, davvero, che mi terrorizza, quanto diventare come certi.
Vivere dello stesso squallore.
Razzolare nella stessa merda.
Autoproclamarmi scienziata o artista nel mio lavoro e in mille altri, e sentirmi in diritto di mortificare chi è bravo per davvero per guadagnare una luce che non mi appartiene.



LA MEDIOCRITA' PALLEGGIATA E SPALLEGGIATA



Nel piccolo contesto provinciale in cui sono inserita, ogni cagata (passatemi il termine poco elegante) posta in essere da quattro sfigati locali che si danno il tono, viene sponsorizzata ad oltranza sui social e sulle pagine settoriali che riguardano il paesello.

E' diventato a dir poco stomachevole il modo in cui tale mediocrità viene spudoratamente spalleggiata dalla cricca di gente che pensa di essere artista o letterata e non rientra nemmeno lontanamente nell'una e nell'altra categoria.

L'imitazione sbiadita dell'originalità altrui, l'esaltazione estatica di se stessi, che non ammette nemmeno lontanamente margini di critica, è l'insegna al neon che lampeggia sul nulla, esattamente come sui motel in the middle of nowhere dei territori desolati americani, a ridosso delle pompe di benzina e del tratto di strada che li collega, da lontano, al resto del mondo.

venerdì 24 marzo 2017

ADOLESCENZE


Deve essere stato fantastico trascorrere gli anni dell'adolescenza negli anni '60.
Vuoi mettere con i mitici '70?
Gli anni '80, beh, fanno storia a sè: non sono i miei preferiti.

La mia adolescenza ha il sapore degli anni '90.
Il sapore che riportano alla mente queste note, tra tante altre.
E mi fa tenerezza pensare a come ero e a come sono.
Vorrei stendere una mano, da lontano, risparmiarmi sofferenze inutili, perdite di tempo evitabili, darmi quella fiducia che mi mancava, dissotterrare tutte le qualità sepolte o calpestate.

Il cuore sente sempre allo stesso modo, non è cambiato, questo lo riconosco.
E che in parte, quello che arriva al cuore, passa anche per le orecchie, è un fatto certo con cui convivo.
La musica che mi piaceva mi piace ancora.
Le parole, anche loro sgorgano allo stesso modo.

Non ho mai imparato a disegnare, ma fino a 86 anni c'è tempo.

UNA SPINACINA E MEZZO



Si è fermato a pranzo, naturalmente.
Avevo preso delle spinacine artigianali (le fa il macellaio di fiducia, non di quelle industriali che si comprano al supermercato, che comunque compro e mangio con gusto), e me ne erano rimaste solo tre.
Le ho messe in forno, insieme ad una teglia di zucchine tagliate a rondelle, condite con un filo d'olio e una spolverata di pan grattato.

- "Quante spinacine stai preparando?"
- "Ne avevo solo tre..."
- "Ah, ok, allora facciamo una spinacina e mezzo ciascuno?"
- "Va bene", ho risposto con spontaneità.
-"Non c'è mai una volta che ti tiri indietro sul cibo!", scoppiando a ridere.

Ci ho riflettuto, su questa cosa.
E' vera.
Non dico mai di no.
E' rarissimo.
Non dico mai "basta" quando qualcuno mi mette qualcosa nel piatto.
Ed il piatto lo lascio pulito.
Sempre.
Nemmeno le briciole.

- "Preferivi che ti rispondessi che sono a dieta? Oppure di mangiarti anche la mia, già che c'eri, di spinacina, che tanto posso campare di pane e amore?"

Alla fine gli ho ceduto la mia mezza spinacina.
L'aveva già messa nel mio piatto.
L'ho presa e l'ho rimessa nel suo.
Mi ha guardato con sorpresa.
Sono cose che soprendono anche me.
Non che sia una che non condivide il cibo, ma questa cosa non implica mai il privarmene, anzi: preparo di più, magari, quando ho ospiti.
Non sapevo si sarebbe trattenuto.
Non me la sono sentita di dirgli che se non ci fosse stato lui, a pranzo, avrei mangiato da sola tutte e tre le spinacine.
Che poi in forno diventano niente.
Come anche le zucchine.
E' il forno, in realtà, a creare disagi esistenziali con il cibo.


Ieri sera ho cenato dai miei.
Sono arrivata tardi, loro avevano già cenato.
E da quello che, al solito, avanza/mettono da parte per me, esce fuori con estrema precisione la ripartizione delle porzioni.
Un pesce intero al forno, in crosta di patate, solo per me (qualcuno ne mangia in genere solo metà), e mezza insalatiera di zucchine fritte.
Dunque, il calcolo sulla ripartizione dei contorni in generale è presto fatto: metà del totale viene mangiato da quattro persone, l'altra metà da me sola.

Mangio l'equivalente di quattro porzioni, in termini di contorno.

C'è da dire però che le cose in scatola quasi non le tocco, e di carne, se ne mangio, ne mangio davvero poca.

Da qui la compensazione con le verdure.

Ne sto scrivendo, ultimamente, di quanto mangio, perchè mi stanno rimarcando la stessa cosa da più parti, nella speranza di farmi venire un problema con il cibo, un senso di colpa blando perchè non ingrasso a dismisura.
Non so esattamente perchè.
Lo trovo un sistema poco ortodosso di colpirmi, celando altri malesseri che evidentemente nutrono nei miei confronti o nei confronti della vita.

"Guarda come sorridi mentre mangi quella crostatina al cioccolato! Non ho mai visto nessuno sorridere così mentre mangia", stamattina, a colazione.

Fingerò di contare le calorie e di affliggermi, dalla prossima volta in poi.
Non so.
Ostenterò afflizione, simulerò autoflagellazione.

A me piace mangiare.
Il cibo è fonte di gioia e soddisfazione.
E mi fa specie che altri si cruccino in questo modo per se stessi e per gli altri.


UN VASO VUOTO


Che era vuoto, in realtà.
E non lo è più.

E' arrivato con la colazione in tarda mattinata.
Ed una rosa.
Con tanto di bigliettino.

Un gesto di altri tempi, cui non sono davvero più abituata.

Nemmeno la fioraia, che gli ha detto esplicitamente che la specialità del gesto richiedeva una composizione adeguata e più laboriosa.

Aveva notato un piccolo vaso per i fiori in cucina, vuoto, sul mobile, e ha pensato bene di riempirlo, perchè "non va bene che tu tenga un vaso per i fiori vuoto, in casa".

Mi ha chiesto di non leggere il biglietto prima che fosse andato via.

Non sono riuscita a non contravvenire alla richiesta.

E mi ha chiesto perchè piangessi, e l'ho abbracciato senza rispondergli.

Perchè a queste attenzioni è sul serio da tanto tempo che non sono abituatata, e non ho saputo trattenere la commozione.

"Non stai piangendo, vero?"
La scusa dell'allergia non l'ha bevuta.

Nessuno può avere certezza della durata delle relazioni nè stabilirla da principio.
L'unica cosa di cui ho cerctezza è che quando ho smesso di accontentarmi della compagnia di cialtroni camuffati da uomini, ho saputo riconoscere la differenza tra lui e gli altri.



mercoledì 22 marzo 2017

RICONCILIAZIONI DOLCI



Abbiamo litigato per questioni ridicole.
A distanza, perchè da vicino non siamo capaci.
Siamo due teste calde, soprattutto io.
Sono l'antitesi della donna remissiva e sottomessa, e lungi dallo scriverne con orgoglio, considero seriamente questo uno dei miei più grandi difetti di fabbrica.
La mia natura estremamente combattiva discende dall'educazione dura e improponibile che mi è stata impartita sin da ragazzina e, per quanto mi sforzi, sento sempre una specie di molla scattare di fronte a certe situazioni.

Ieri mia madre mi ha portata in un negozio - "mi chiedi sempre dov'è la cioccolata, quando vieni a casa: compratela!" - che vende solo dolcini e alcolici, e non ha aperto da moltissimo tempo.
Tra questi, una pala di fico d'india in marzapane, a dimensione naturale.
Ero lì lì per prenderla - volevo fare un regalino a lui che è goloso di dolci - ma mi sono ricordata per tempo che non gli piace la pasta di mandorle (era sotto la corteccia colorata di marzapane).
Ho visto anche una marmellata di mela e cannella che però prenderò la prossima volta, e mi sono ricordata di avere aperto quella ai frutti di bosco da spalmare sulle ciambelline al cioccolato la mattina, e che se non mi spiccio a usarla per una piccola crostata, rischia di andare a male (non riesco a finire, da sola, un vasetto di marmellata in pochi giorni, mi piacciono strati sottili).

Ho finito di lavorare, stasera, ho visto gli operai cui ho affidato una piccola mansione (sto facendo dei lavoretti necessari), e poi sono passata in pasticceria.
Oh, c'è una carenza d'affetto, ragazzi, in giro, che fa paura!
Non avete idea della gente che bazzica quotidianamente vicino il bancone degli zuccheri raffinati travestiti di tutte le creme e di tutti i colori.
A metà mattinata già finisce tutta la roba per la colazione.
Soprattutto il pasticcino magnifico che piace a me (una sorta di soufflè ma in pasta frolla).
Comunque, ho preso due dolcini al volo e l'ho chiamato per mettere su una macchinetta del caffè.

E tutta l'incazzatura, tutte le stronzate, tutto il malessere scivolano via appena ci guardiamo negli occhi.
Come due scemi, non riusciamo a non sorriderci.
Ed io lo prenderei davvero a sberle, certe volte, giuro.
Eppure quando ce l'ho davanti mi sciolgo come cioccolata in un tegamino.
Divento morbida come il ripieno del mio pasticcino preferito.
Proprio io, sempre e da sempre ostinatamente così dura.
Ed è quanto di più prossimo all'essere remissiva che abbia mai conosciuto.


martedì 21 marzo 2017

LA FAME E LA LARVA



Gira questa vignetta, della larva che mangia e mangia e poi si sveglia farfalla e niente, pare che non si possa essere come lei.

"Come diamine fai a mangiare così e ad avere questo corpo?"

E nulla, sono una larva.
E ho una fame che me te magno.

Ho trovato finalmente una categoria di riferimento nel mondo animale che rispecchia esattamente la mia natura.



lunedì 20 marzo 2017

TRA IL CIRCO E IL PARADISO



E' tutto lì, tra le tempie che premono.
Quel cordoncino di dolore che attraversa la testa da parte a parte, e incoraggia il dolore a palesarsi in modo deciso.
La magia inespressa delle parole che penso, che pesano quanto quelle che dico, che spingono i timpani dall'interno.

Oscillo tra un circo variopinto ed il pastello acquerellato del paradiso.

Come una fiamma, al centro, che accarezza i colori scaldandoli.

IL TATUATORE COATTO E LA SUA DONNA


Sono splendidi davvero, in queste coloratissime e sgargianti foto su istagram che condividono fb.
Lui con il pearcing che gli esce dal naso a mo' di caccola, e lei con i capelli stinti male e la bocca protesa a culo di gallina.

Non è da me commentare la mancanza di sobrietà o le cadute di stile altrui, salvo quando siano elette a stile di vita, come in questo caso.

Fossi in loro, sfrutterei sul serio commercialmente questo gusto così infallibilmente kitch.

Con i tempi che corrono rischiano sul serio di fare fortuna.

Io stessa non ci penso minimamente a cancellare l'amicizia dal social, che tanti sorrisi, in mezzo a tanta mediocrità, mi strappa.

A differenza della stereotipazione diffusa dei mediocri, spiccano perché peccano di originalità.

E non è già questo indice che individua una possibilità di emancipazione?

giovedì 16 marzo 2017

NATURALE



Quando ci siamo conosciuti ero mezza bionda.
Avanzi di colpi di sole su metà della testa.

"Mi piacerebbe vederti con i tuoi capelli naturali", che poi sono anche i suoi.
Abbiamo gli stessi capelli.
Stessa consistenza.
Stesso colore, pure: ci facciamo più biondi al sole.
In realtà lui ha pure le sopracciglia bionde, soprattutto da che prende il sole al mare.
E sono belle, ben delineate e non troppo marcate, come quelle di un bambino.

Sono tornata al mio colore naturale, dunque.
La libertà dalla ricrescita e dal parrucchiere profumano di infanzia e libertà.

Avevo in mente di tornare alle origini da un po', ma mi piace fargli pensare che l'abbia fatto per esaudire una sua richiesta.

Mi domando se certe scintille derivino dallo scontro tra le nostre personalità vagamente fuori dal comune, o se vi sia un'incompatibilità di fondo.

La compatibilità, poi, cos'è?
Può esistere, e in assoluto, un'aderenza perfetta ad altra identità diversa dalla propria?




martedì 14 marzo 2017

IL TATUATORE COATTO



Mi ha chiesto l'amicizia su fb un tatuatore locale, per sponsorizzare la sua attività.
Io non ho tatuaggi e non ho nemmeno voglia di farne, a dire il vero.

Ognuno è libero di fare del proprio corpo ciò che vuole.

Se mai venisse voglia di farmi un tatuaggio, di certo non mi farei mettere le mani addosso da lui.

All'inizio, quando pubblicava certi disegnini grossolani e colorati, pensavo facesse ironia.

Invece no.

C'è gente che si è fatta tatuare dei personaggi dei cartoni animati (roba che penzola tra l'osceno ed il kitch), con questo tratto grossolano che nemmeno un bambino, e poi si è fatta fotografare con fierezza.

E' una roba talmente sconcia che una persona con un minimo di gusto eviterebbe, a posteriori, di usarla per farsi pubblicità.

E' decisamente controproducente.

Penso che persino le mie mani incapaci saprebbero disegnare e colorare meglio.


Anni fa, ad un festival di musica, conobbi dei ragazzi che si fecero tatuare dallo stesso personaggio.
Un artista.
Si riconosceva la mano.
La pelle si era fatta tela per la sua arte.
E forse così ha un senso.
O forse, ancora, no.
Chi sono io per giudicare.
Io ho solo fotografato, inserendo tutto nel piccolo reportage di viaggio che ancora oggi custodisco gelosamente.





lunedì 13 marzo 2017

INVESTITO



"Sono sulle strisce"

"E' scappato"

"Qualcuno mi sta riaccompagnando a casa"

"Ho solo battuto il ginocchio a terra"


Ed io mi sento una merda, perchè ho avuto un problema sul lavoro da spicciare, e mi sono liberata tardissimo.
Troppo tardi per mettermi in viaggio e raggiungerlo.
La videochiamata non compensa gli abbracci mancati.
Non compensa il fatto di non potersi stringere, e accarezzarsi i capelli, e rassicurarsi che va tutto bene, che siamo vivi, che siamo interi, che possiamo guardarci negli occhi e affondarci dentro.


IL GUADAGNO CHE STRAPPO



E' passato un anno da che ho subito una ritorsione ignobile, sul lavoro, per avere esercitato un mio legittimo e insopprimibile diritto.

E' passato un anno, in cui ho aperto le ali che tenevo accucciate, che davano fastidio nella loro ampiezza.

Lo spostamento d'aria delle ali, si sa, da fastidio a chi emette altri tipi di aria quando apre bocca.

E non importa quanto tempo ancora dovrò impiegare per arrivare ancora più in alto.

Perchè i risultati che mi sono guadagnata li ho già toccati con mano.

Li ho strappati con le unghie e con i denti.

Come sempre.

E' questo che impara a fare chi non ha santi in paradiso.

domenica 12 marzo 2017

LA CREATURA E' PRONTA



Messa su carta, definita nella sua idea trasversale, che travalica la specificità della materia, la mia creatura è pronta per affacciarsi al mondo.
Correggo le ultime piccole imperfezioni e pianto l'ennesimo seme nel solco che sto tracciando in questa vita, che mi sembra sempre così diversa da quello che mi prospetto, ma poi non tanto da quelle che erano le idee che avevo già in mente da bambina.

Nulla esclude più nulla da un po'.
Fermi alcuni punti di riferimento innegabili, per il resto mi affido agli elementi naturali.
Incrocio le dita e attendo.
Qualcosa di buono ne verrà comunque fuori, comunque vada.

SEMPRE DI PIU'



Tu lo sapevi che questa cosa sarebbe cresciuta nel tempo.
Per te non è la prima volta.
Il che non rende questa, di volta, meno bella.
O meno unica.


giovedì 9 marzo 2017

IO POI SONO COSI', MI FISSO



Con colori, forme, suoni.
Separati, miscelati, accostati tra loro.

Consumo, ad esempio, quel colore che si mischia ad una data consistenza, o a una forma precisa, che rinvia nella mente un'immagine precisa.
O meglio,una sensazione.
E' così con certi suoni.

Stasera ho visto la foto di un'installazione magnifica, su internet, e ho riconosciuto la mano dell'artista, la cui opera dal vivo - un'opera mozzafiato - vidi a Berlino, anni fa.

Questi giorni ascolto lei.
A manetta, mentre lavoro, o mentre cazzeggio al pc.



FATTACCI SCONCERTANTI ED EX


Quanto si può cadere in basso, con certi gesti che si commettono nei confronti dei propri ex?
Tanto più ci si impegna per incentivare un ritorno, tanto più, a volte, si assumono comportamenti controproducenti.
C'è chi, autolesionista, diventa ancora più autodistruttivo.
Chi invece finge di essere autolesionista, ma in realtà cagiona lesioni ad altri, e senza alcuno scrupolo.
Chi minaccia addirittura di suicidarsi.
C'è chi è distruttivo e basta.
E quindi riga lo schermo della tv, taglia i vestiti nell'armadio uno ad uno con la forbice, brucia la collezione di libri dell'altro.
C'è chi se la prende con gli animali domestici, portandoli in fin di vita per allarmare l'ex, e convincerlo a prendersene cura, di nuovo, insieme.
E chi, infine, si fotte i soldi dell'altro ("Ma se torni da me te li rendo").

Quanto meschini si può arrivare ad essere?
Ci si trasforma o ci si rivela?


mercoledì 8 marzo 2017

COI CAPELLI MEZZI VERDI



Così si è presentato.
"Scusa, rimasugli del carnevale", mi dice.

Ho preso la palla al balzo per chiarire la mia posizione, messa in dubbio ieri.
"Hai ragione, anzi, scusami... A trovarne di persone scrupolose come te", guardandomi dritto negli occhi.

"Mi affido a te", la soluzione.
Come si affidano tutti.

Mi sembro l'arca di Noè, certe volte.
Imbarco animali di ogni sorta per salvarli dal Diluvio Universale.

martedì 7 marzo 2017

VORREI INCAZZARMI, MA POI...



Vorrei incazzarmi per tutta l'immondizia sotto forma di chiacchiere becere, per le ritorsioni schifose di chi nella vita va avanti a calci in culo e si fa rodere il culo quando, con risorse materiali nettamente inferiori (ma intellettuali di gran lunga superiori) li scavalchi, ma poi arrivano certi risultati sul lavoro che mi fanno sorridere.

E mi fanno ricordare di quanto la mia piccola esistenza e la mia etica, in un mondo lurido, facciano la differenza.

Per me, soprattutto.

E per altri che mi si affidano.

lunedì 6 marzo 2017

DI LEGNO, PLASTICA E MATERIALI EGUALMENTE PERFORMANTI



In sede di aggiornamenti tra amiche, mi dice, riguardo sua la nuova frequentazione tanto carina che è successa una cosa che l'ha un po' turbata.

Mentre erano in intimità, il tipo ha cacciato fuori dall'armadio un aggeggio di legno attaccato a una cintura con dei ganci, e le ha chiesto di indossarlo.
Lei, che non giudica nessuno, ma è una tradizionalista, è rimasta perplessa.
Lui ci ha tenuto a precisare che il formato, ultra performante, era anche per gente navigata.
Extra qualcosa.
In termini di formato.

Lei si è tirata indietro, con molto garbo.



Un 'altra amica mi ha raccontato di avere conosciuto un tipo apparentemente interessante, che è letteralmente sparito, subito dopo averla conosciuta, salvo poi ricontattarla all'improvviso, chiedendole come avesse passato il fine settimana.

Lei ha risposto di essere stata impegnata in attività culturali.
Ha fatto un salto presso un'area espositiva multimediale, e poi è andata ad una mostra molto interessante con un'amica.

"Si, certo, un fine settimana culturale... (emoticon sghignazzante)"

E a lei sono cascate le braccia, perchè tolta l'allusione, il tipo non è riuscito a reggere uno straccio di conversazione.



L'amico di un'amica, di quelli che lamentano sempre che il mondo è un troiaio e non trova una donna come si deve, le ha confidato di avere conosciuto una, di essere andato da lei e che lei gli ha proposto di fare una cosa in diretta sulla web cam.
E lui, ragazzo serio, in cerca dell'amore della sua vita, estremamente critico nei confronti del genere femminile, si è prestato alla cosa, però solo con il corpo, nascondendo il viso, che sennò poi lo riconoscevano.



Esco, per bere una cosa con degli amici, in un locale del posto, di quelli nuovi e tirati a lucido, infiocchettati in mura bianco latte e lampadari di cristallo.
Ragazzi e ragazze giovanissimi, bellissimi, stesse acconciature, stessi vestiti, stesso rossetto rosso fuoco.
Tutti indistinguibili l'uno dall'altro.
Il barista, un ragazzo nè bello nè brutto, e alquanto insignificante, approssima smorfiette
ad ogni cocktail, ciucciando cannucce nere usa e getta, dopo avere girato l'alcol colorato nel bicchiere.
Una ragazza di circa ventanni passa strusciandosi vicino al bancone, sbranandolo letteralmente con gli occhi.
Non so spiegare il misto di pena e tenerezza che ho provato.
Chi sono io per giudicare queste dinamiche?
In fondo, non ne ho mai fatto parte.
Non le capisco granchè.

Ho incontrato uno che conosco, una decina d'anni più di me, fuori posto più di quanto non lo fossi già io, nel locale nuovo di zecca frequentato da bimbi in tiro, fradicio d'alcol.
Gli ho sorriso, l'ho salutato, scambiandoci una parola.
Un bell'uomo, se non fosse per il consumo abnorme e costante di alcol, e le rughe profonde che gli segnano - identificando ormai un invecchiamento precoce - gli occhi e le guance.
Ho provato abbastanza pena per lui.
E dopo lo scambio di chiacchiere di circostanza sono tornata dai miei amici.
E dopo poco sono andata via.
Mi annoio.
Non mi forzo a rimanere.
Mi piace la mia compagnia, evito di toglierle tempo quando non ne vale la pena.











What About Us



Ci penso, mentre lavoro, alle possibili possibilità.
Bisogna essere bravi, così bravi, nei rapporti umani.
E ancora di più nelle relazioni.

E' distante nel tempo la donna che ero.
Sarà che ci si corregge, che ci si pente, che si riconoscono certi errori invisibili nell'attualità, ma evidenti con il senno di poi, e si cerca di non commetterne più.

Sono un quadro composito di frammenti a se stanti che si uniscono in un universo colorato, componendo stelle e pianeti abitati.
Talvolta da demoni, ma poco importa.

E tu sei una sonda spaziale, che esplora da lontano le stelle, prima di posare definitivamente i piedi a terra, esponendosi al peso della gravità.


domenica 5 marzo 2017

DI MENSOLE NUOVE E SPUNTINI AL CAMINO


Ho comprato delle mensole per un prezzo irrisorio da ikea.
Del colore che mi serviva, quello che cercavo.
E quindi le ho sostituite a quelle arrangiate con legno di recupero, che avevo montato nell'ottica di sostituirle nel giro di poco, e che invece sono state bistrattate dall'uso quotidiano.
Quello che si dilata in un lasso di tempo incontrollabile.

Il seghetto elettrico che mi sono regalata qualche mese fa, al solito, garantisce delle prestazioni impeccabili.
Ho tagliato le mensole a misura, segnandole con precisione con metro e matita.

Mi sono regalata un vassoio da letto.
È una svolta pazzesca.
Ci si può fare colazione, mangiare comodamente, poggiare il pc, leggere... Insomma, una meraviglia.
Ed esteticamente, sebbene sia di plastica bianca, fa un gran bell'effetto.
È gradevole all'occhio, ecco.

C'è da dire che il supporto di legno di recupero sul quale posavo il pc per tenerlo sul letto, è esattamente a misura dello spazio superiore del vassoio, per cui ce l'ho infilato dentro, con immensa soddisfazione.

Il pc mi guarda orgoglioso dal suo nuovo supporto, ora, mentre suona la musica che mi piace, e nel contempo il mensolame di legno di recupero brucia al camino scoppiettando allegramente.

Ha esaurito egregiamente il suo scopo, resuscitando a nuove vite e nuove funzioni.

Mi godo il calore del camino, ora, mentre intingo i taralli piccanti nel formaggio cremoso al tartufo, e sorseggio un profumatissimo Nero di Troia.

Questi sono gli aggiornamenti di casa.

Quanto agli aggiornamenti del cuore, accadono tante cose.

Non ne scrivo anche per scaramanzia.

Tutto ancora può accadere, in un senso o nell'altro, e navigo a vista.

Non ho certezze di alcun genere.






venerdì 3 marzo 2017

SCRITTURA E TRAVAGLIO



La mia creatura è a metà dell'opera.

Sono in pieno travaglio.

Potrebbe vedere la luce domani all'alba, se faccio la nottata.

Che poi lo so che mi serve farla decantare per un giorno prima di accordarle la possibilità di esistere, in luogo dell'essere irrimediabilmente accartocciata e cestinata.

E poi non si sa se verrà effettivamente pubblicata.

E' lavoro, ma non è soltanto questo, nel contempo.

Indossa il colore della passione che muove i miei ragionamenti e le mie riflessioni.

E comunque vada, dovevo scriverne.




AGGIUNGO PEZZI


L'opera costruttiva si scontra con quella distruttiva quotidianamente.
Io continuo ad aggiungere pezzi, con naturalezza, che altri provano a rimuovere.
Mi dico che poi si vede, che nel frattempo vivo.
Nulla di troppo distante da quello che ho sempre fatto.

Non esistono regole certe e universali, in questo momento.
C'è una linea che seguo al di là di ogni smarrimento.

Non capisco se questa linea corre dritta o si chiude a cerchio.
Se corro lungo il perimetro, o sono chiusa all'interno del lato o della circonferenza.
Se giro in tondo.

Non so nulla, ancora oggi, a parte che vivo, come vivo, per quella che sono e non riesco a fingere di non essere.

Leggo esattamente negli occhi degli altri come viene recepita la mia persona.
Quanto non ci sia nulla che apparentemente mi scalfisca.

In realtà vengo scalfita da cose banali, ma mi armo contro la banalità, agguerrita.

Non riesco, ancora oggi, a stabilire tregue da me stessa.



giovedì 2 marzo 2017

DIFFICILE E ALLERGICA



Di questo prendo atto, oggi.
Ci sono spigoli che ho smussato, ed altri che invece ho appuntito.
Che se ci sbatti vicino ti infilzo, mio malgrado.

Rifletto sull'opportunità di spuntarli.
In qualche modo mi ci impegno.
Ognuno ha i suoi metodi.

Ho toccato una cosa piena di polvere.
Credo che dopo di ciò ho passato la mano sul viso.
Perchè il mio viso prude da oggi, e sono comparse delle cose e avendo da lavorare non ho trovato il tempo nemmeno di sciacquarmi la faccia.
Ecco.
Ho problemi stramaledetti con il tempo, ultimamente.
E con l'allergia.
Alla polvere.
Ma pure alla gente.
Che, lo posso dire francamente?
Non mi sento più tenuta a tollerare con il garbo e la pazienza di prima.

mercoledì 1 marzo 2017

IL VIAGGIO PER IL MATRIMONIO



Telefonata da numero sconosciuto.

"Pronto?"
"Pronto c.f.a.! Come stai? Da quanto tempo!"
"Ehm... Scusa, ma non ho il tuo numero... Chi sei?"
"Sono (nome)"
"Chi?"

Ho pensato, nell'ordine, che potesse essere l'elettricista, ma che motiva aveva di chiamarmi?
Forse il meccanico, che però mi pare si chiami diversamente.
Un compagno di scuola?
Qualcuno che mi chiama per lavoro?

"Sono (nome e cognome)"
"Scusami, ma in questo momento non riesco a ricordarmi di te"
"L'amico di X!"

Ho due cari amici, che hanno lo stesso nome, uno al paesello, l'altro in città.

"Sono (nome e soprannome)"

Lì ho realizzato chi fosse.
Se l'ho visto dieci volte in totale è oro che cola, e l'ultima volta risale a un anno fa.

"X mi ha detto di sentirti per organizzarci per il matrimonio, magari potremmo andare insieme, conosco solo te..."

X - l'amico in comune - si sposa e ci ha invitati al matrimonio, in una regione un po' lontanuccia.

"Guarda, non so ancora se vado da sola o in compagnia...", il che è vero, ma anche se dovessi andare da sola non mi dispiacerebbe farmi il viaggio in solitaria.

"Ah, ok, allora magari posso aggregarmi, così andiamo comunque insieme", come fosse naturale e superabile il concetto di terzo incomodo.

In realtà la forma di terzo incomodo la assumerebbe anche in relazione al viaggio che intraprenderei da sola con me stessa.

"Va bene, dai, poi ci organizziamo, c'è tempo", ho risposto.

Mi domando sempre se tutto questo garbo incentiva gente come lui a pensare di potersi aprire un varco dove sorge una montagna di puro e impenetrabile diamante.


IL TICCHETTIO DEI TASTI E LA MUSICA DI SOTTOFONDO



Scribacchio i concetti elaborati fissandoli su carta.
Ascolto Mura Masa, che mi piace, e mi piace molto, ci sta poco da fare.
Mi fa muovere sulla sedia, mentre scrivo.

E nulla, ho alzato il volume, mi sono messa in pausa.
E in un secondo è già finito il pezzo.

Ho poco tempo.

Troppo poco tempo per le cose.

Troppo poco per le persone.

Soprattutto per tutte le cose che vorrei fare con alcune persone.

L'identificazione di queste persone è davvero molto meno scontata di quel che si possa immaginare.

Devo progettare un viaggio, e ne provo già nostalgia.

Lo stato d'animo non è dei migliori.

Lessi questo libro, di Guillame Musso.

Sapevo che parlava di me, ma non sapevo quanto.

Perchè non era ancora accaduto.

Come tante cose che ancora devono accadere.