martedì 29 novembre 2016

IN UNA FOTO



Di quelle a tradimento.
Di quelle che non vorresti, ed al cui scatto ti ritrai.
Di quelle che assumi una posizione per principio, che è ridicola, come ogni principio che attende solo di essere sconfessato.
Di quelle che poi le vedi e sei proprio tu, sotto i capelli spettinati, dietro gli occhi chiusi, in principio a un giorno di sole.



lunedì 28 novembre 2016

PROFONDO SUD E MALATO



"Suo figlio dovrebbe stare lontano da quella"
"Prego?"
"Eh, quella ha più di quarant'anni. Sposata, ripudiata dal marito, sta dietro a ogni uomo della zona, è a caccia di marito e bla bla bla..."
"..."
"Glielo dovreste dire di lasciarla perdere... Ma poi, con tante ragazze che abbiamo qui!
C'è la figlia del notaio ad esempio (segue elenco di proprietà terriere e conti in banca). Dovrebbe frequentare lei."


A parte l'età, a parte che non mi sono mai sposata e non sono mai stata "ripudiata" (e la scena del ripudio, nella mia testa, non lo nego, mi fa pure sghignazzare), non sono mai stata a caccia di marito e nemmeno ho frequentato che una manciata di persone del mio Comune, non riesco ad avere comprensione di questi parassiti che cercano di accasare i casi umani gettando merda sul prossimo, la sottoscritta nel caso di specie.

Io manco li conosco, 'sti poveracci.

So dove abitano, però.

Il che, per come l'ho scritto, ha un vago tono minatorio, per loro ovviamente.

Ecco, io la violenza ritengo sia l'extrema ratio.
In casi come questo, in cui gente malata avvicina l'uomo che frequento, o la sua famiglia, che non è di qui, riferendo fatti fantomatici sul mio conto, penso di poter revisionare certe mie scelte.
E magari non arrivo alla violenza fisica, che è una cosa spregevole quanto le fandonie che questi poveracci hanno distribuito sul mio conto, ma farmi scivolare addosso certe cose significherebbe avallare questi comportamenti da profondo sud (e malato) che non mi appartengono.

Devo solo accuratamente vagliare come e dove colpirli.

Mica oggi.

Non mancherò di cogliere qualunque occasione mi si presenterà.

Sono lungimirante, io.

E parecchio infastidita.







LA RIVISTA



"E' qui che scriverai", mi dice, porgendomi una copia sottratta alla sua libreria.

La mia scrittura, come le mie foto, parlano la loro lingua.

E la parleranno, prossimamente, su una rivista (di settore, naturalmente: il mio).




giovedì 24 novembre 2016

A MINUTE TO BREATHE




Intervallo per occhi e orecchie.




UNISCO PUNTINI, DISEGNANO UNA STRADA


E questa strada non esiste, ma si materializza nella mente, all'interno di una geografia imperscrutabile.
Non so dove mi porta, ma in qualche modo conduce il passo, solo calpestandola.
Ogni impulso viene raccolto da mille occhi vigili, e rielaborato.
Trasformato.
Ogni azione diventa reazione.
Ogni reazione esplode in un punto nuovo da unire ai precedenti.

L'immagine che è affiorata nella mente è quella di pezzi di un puzzle più grandi di me, che si aggregano, attraendosi l'un l'altro come magneti, e a radunarsi su un piano virtuale dinanzi ai miei occhi.

Tutto ha un senso, pur non avendone alcuno.
Tutto significa, eppure non significa nulla.

Mi domando se io potrò pur significare qualcosa, in questo marasma, ma poi mi dico che non importa.

Il vivere prescinde dal senso, e si fa senso di se stesso.

Tra i miei sensi, comincio ad annoverarne altri, sopiti, resuscitati, allineati in nuove assonanze.






martedì 22 novembre 2016

TRE VOLTE UN MAZZO DI CHIAVI


Sono andata a far fare una copia di un mazzo di chiavi in ferramenta.
Ho pagato, me ne sono andata, ho provato le chiavi, una non andava, sono tornata al negozio.
"Questa chiave non apre..."
"Ah, ha ragione, abbiamo sbagliato tipo di chiave! La rifacciamo!"
Presa la chiave, sono tornata a casa, ma, di nuovo, non girava nella toppa.
Sono tornata in ferramenta.
"Speriamo sia l'ultima volta che ci vediamo per questa chiave!" mi dice il tipo, avvolto nei vapori alcolici di litri di birra bevuti in pieno pomeriggio, dentro il negozio.
Naturalmente la chiave non ha aperto un c..... di niente.
"Guarda, la chiave non va...", gli ho detto stasera che sono tornata.
Me l'ha rifatta, sono tornata a casa e... Sorpresa!
Non gira nella toppa.

Se sta cercando una scusa per rivedermi, giocando sul filo del rasoio con il mio isterismo latente, domani la chiave gliela chiavo in fronte.

Domani farà quattro volte un mazzo di chiavi.

QUANTO E' SCRITTO E QUANTO NON LO E'



Io non ci credo nell'ineluttabile, ed è un limite, valicato e invalicabile, personale.

E se dovrò imparare a contrastarlo, e a farlo al meglio, a tramutare questa materia cha fa parte di me ma non mi appartiene, a piegarla alla mia volontà, mi ci concentrerò.

Darò fondo a tutta la mia intelligenza.

Pur di evitarlo.

C'è qualcosa che conosco, dentro di me, e non so prestarvi ascolto.

Non so darvi seguito.

E non posso che imparare.


lunedì 21 novembre 2016

ACIDAMENTE LATTICA E ESASPERATAMENTE IPERATTIVA



L'iperattività esasperata, mescolata agli impegni quotidiani, conduce all'acido lattico fin nelle dita delle mani e dei piedi.
Ho un principio di crampo in tutte le estremità del corpo.

La mia concentrazione, l'attenzione che presto ad ogni stimolo, sembra essersi amplificata in modo abnorme, ma, nonostante l'originaria preoccupazione che questa ultrattività prosciughi ogni energia, mi sento piena di vita anche quando crollo dalla stanchezza, al termine di giornate intense.

Mi sono dedicata, nelle ultime settimane, al lavoro intellettuale e a quello manuale, congiuntamente, senza esclusione di colpi ed imprevisti.
Sono entrambi parti e arti essenziali della mia vita.
L'uno non esclude l'altro.

Perchè io non escludo nulla, per me stessa, in questa vita, salvo quello cui scelgo di non dare accesso.

E ho deciso di dare accesso, di nuovo, alla mia vita, a qualcuno che conosco da sempre, sebbene ci siamo incontrati - formalmente - solo ora.
Sembra incredibile, ma la sensazione è di esserci cresciuta insieme.

Ognuno di noi ha sviluppato in modo diverso delle abilità particolari.
Ognuno ha plasmato, a suo modo, la reazione ai medesimi stimoli, tenuto conto delle peculiarità di fondo.

Siamo un uomo ed una donna, insieme.
Due bambini.
Due adulti.
Due menti.
Due corpi distinti, diversi, ma così simili.
La stessa pelle.
Lo stesso odore.
Gli stessi capelli.
Le stesse mani.

Siamo un uomo e una donna, soprattutto.
Distinzione che non è possibile ridurre ad unità, in un termine che le racchiuda in modo tale che smettano di distinguersi tra loro.


Un mese ed un giorno oggi.
Salvo che non abbia sbagliato a contare.
L'ho appuntato nel blog, quel giorno, ma mi annoia di andarlo a cercare per verificare.
Mi piace guardare ai giorni che verranno, non a quelli che sono stati.
Oggi più che mai.


sabato 19 novembre 2016

USCITE IN PUBBLICO E GENTE CHE NON SI REGOLA


La prima uscita nei luoghi affollati che frequento nel week end.
Mi sono inibita.
Non ho mai portato nessuno dove esco con gli amici.
Perchè, fondamentalmente, non ho frequentato nessuno, negli ultimi anni, che valesse la pena introdurre nella mia vita.
Salvo chi si è trovato di passaggio, dov'ero anche io, ma questi episodi non contano.

Sono entrata, ho salutato, e gli occhi erano diversi, il fare meno espansivo, il punto interrogativo gigantesco: "lui chi è?".

Ho incrociato un tipo di quelli che nemmeno le palle di portarmi a prendere un caffè, salvo tergiversare sui social, e ha scrutato me e lui fino al midollo, con un'occhiata che non so spiegare.

Si è reso conto del fatto che ero a disagio.
Non ci sono abituata, non lo sono più, mi fa strano.

Nel contempo, abbiamo assistito ad una scenetta, al tavolo di fianco a noi.

Delle ragazze poco più che ventenni, molto truccate e vestite in modo provocante, che si sono rimorchiate due ragazzi ad un tavolo più in là, con un fare molto spavaldo.

Siamo andati a prendere un caffè in un bar, prima di rientrare, e la barista se lo è mangiato letteralmente con gli occhi.
"Ma... Hai visto che occhiate mi sta lanciando la barista? Davanti a te?"
"Si, ho notato"
"Ma le donne, qui in zona, sono tutte così arrapate?"
"Non ho parole, come te..."
"C'è questa penuria di uomini? Non ho mai visto una roba del genere"

Ecco, di fronte a certi episodi, io mi domando se è il caso di uscire in mezzo alla marmaglia.
Se è il caso di portarlo in posti dove si verificano cose abbastanza squallide.
Questo è il paese.
Ed io, come al solito, non trovo ragioni per dover tollerare che se sto con un uomo, devo scacciare le donnine che cercano di farsi notare anche in modo abbastanza spiacevole.

Certo, lui non passa inosservato.

Ed io non voglio assistere a queste scene.

mercoledì 16 novembre 2016

DI QUEL CONCETTO INDIVIDUATO DALLA PAROLA "RASSEGNAZIONE"



Qualcuno aveva deciso che dovevo inghiottire un boccone amaro, allestendo un gioco crudele e ignobile.

Il boccone è stato rispedito al mittente, ed ingoiato, dopo avere pregustato nella bocca una vittoria che non verrà conseguita.

Scrivere che è pieno di matti, in giro, è scontato, ma corrisponde alla realtà delle cose.
C'è qualcuno che passerebbe sopra il mio cadavere per mero capriccio.
Qualcuno che pensa le persone siano giocattoli da giocare.
Pupazzi senz'anima, perchè chi non ce l'ha non la riconosce negli altri.

Come se potesse trattenersi una persona, nella propria esistenza, contro la sua volontà, con la violenza o con la minaccia.

O come se fosse possibile, o indifferente, sostituirsi.


Non lo è.
Non siamo intercambiabili, noi.




lunedì 14 novembre 2016

MAL DI TESTA CHE NON CURO



Ma me ne curo.


Fin troppo.


Non ho fame, ma mi sbragherei con un buon rosso.

Però due patatine fritte (pure stasera) le mangio volentieri.

Senza le salse schifose che ci ho messo ieri.

Che io, poi, le salse non le chiedo mai, con le patatine: le mangio assolute.


Ho freddo, ma lascio che le dita caschino e pezzi per il gelo.

Non mi oppongo al congelamento, mi assopisco nelle sue spire, sino all'assideramento.

Ho quasi la nausea.

Mi ricordo che è solo il mal di testa.

E che non è nemmeno il mio.



mercoledì 9 novembre 2016

ARANCIA PICCANTE E FORMAGGIO ALLE NOCI


La mia cena stasera, dentro mezza baguette ai cereali.
Una fame mortale trascinata addosso da ore di lavoro ininterrotto.
Sono rientrata poco fa, la giornata consumata da parole scritte e ben assaporate è volata.


"Ho conosciuto qualcuno..."
"Ah..."
"Mi piace molto"
"Sono contento per te"
"Grazie..."
"Sono contento per te, ma mi dispiace, anche"

Mi ha toccato il braccio, mentre guidavo.
E il braccio è rimasto fermo sul volante, assorto nella guida.

Forse è questo il punto.
Che la correttezza non è dovuta, ma io non so privarmene.
Non so privarne chi ha a che fare con me in modo più intimo.

Non sentivo il bisogno di fingere, di approfittare.
Volevo solo dire.
E dire quel che è, senza girarci intorno.
Senza equivoci.
Senza drammi.

lunedì 7 novembre 2016

That's Alright With Me

COME FOSSI UNA BAMBINA



Di tanto si sono alleggeriti i tratti del viso.
Mi ritrovo a prestare fiducia ad uno sconosciuto, con uno slancio quasi infantile.
Depongo le armi, abbatto muri invalicabili, e tendo la mano mentre lo invito ad entrare ancora meglio nella mia vita.
Dentro di me.
Non sono su un campo di battaglia, ma in un rifugio fatto di carne che si avvinghia a pensieri e parole, sino a fondersi, come una lega di metalli preziosi, altrettanto solido.

Attingo ai ricordi per cercare termini di paragone, ma non mi sovviene nulla.
Davvero, nulla.
E la mia memoria non è infallibile, ma nemmeno così fallace.

Se anche si trattasse di incoscienza, questa mia, non mi intimorisce la possibilità di concedermi il tuffo sfidando la vertigine.
E nemmeno le sue conseguenze.
Sarebbe come preoccuparsi di vivere per le incognite che vi sono immancabilmente legate.
Significherebbe snaturare il senso stesso di una ipotesi che si è miracolosamente avverata.

Ed eccole volate, tre settimane e un giorno, come fossimo bambini.

Di nuovo.


venerdì 4 novembre 2016

E VOGLIO STARE QUI, ORA



Perchè stare qui, in questo esatto momento, mi consente di capire.
Anche se non me ne faccio niente, in termini di utilità, così come universalmente intesa.

La conoscenza non è tutto, ma è inebriante.
Quanto ignorare le ragioni imperscrutabili del mondo ed i meccanismi che ci muovono non sarà mai.
Quanto lo è, per taluno, l'esercizio del potere.
E per me non è esattamente questo il punto della questione, perchè ho sempre - sempre - rifuggito i ruoli del comando.

Ci sono cose che so, di cui sono certa.
Convinzioni, se vogliamo.
Condizionamenti ai quali mi sono coscientemente o incoscientemente sottoposta, o ai quali mi sono ostinatamente sottratta.

L'ostinazione e la tenacia, come nessuno, ancora una volta, mi aiuteranno a forgiare la chiave di accesso al livello successivo.

Punti cardinali di un percorso su cui non so quanta luce brillerà, e quanta riuscirò a portarvi, ma sulla cui percorrenza è escluso che non riesca.




giovedì 3 novembre 2016

ALLA SCOPERTA DEL FUOCO



Ho sempre scritto di acqua.
E' un blog acquatico.
Lo è sempre stato.
Pensavo di essere anche io fatta in via esclusiva di questo elemento.

E invece no.
Non è acqua.
Non sono acqua.
Non lo sono affatto.


mercoledì 2 novembre 2016

TIRCHIERIA



Avevo già inteso che la nuova compagna di un mio caro amico fosse un po' particolare.
A distanza di una manciata di mesi, durante i quali ha in tutti i modi e sfacciatamente tentato di interferire in rapporti ultradecennali d'amicizia, si è pure svelata per quella che è: una parassita.
Forse contava sulla bontà di quest'uomo, forse pensava fosse un cretino.
Risparmiare facendo in modo che qualcuno paghi per te, o si accolli costantemente le tue spese, significa lucrare sulla vicinanza ad un'altra persona.
Qualcosa che con i sentimenti non ha nulla a che vedere.
E se dunque la spesa la fa lui, la macchina la mette sempre lui, e quando prende la tua la trova in riserva e ci mette benzina, se la casa per due è casa di lui nella quale ti accoglie, se il parcheggio lo paga lui, se ogni spostamento, pranzo, cena, caffè lo paga lui, e se la vita in due deve piegarsi ai ritmi di uno solo, beh, quanto sarebbe potuta durare?
È durata pure troppo.

L'ha accompagnata, da ultimo, in un posto dove doveva andare lei, con la propria macchina, che ha messo nell'unico parcheggio disponibile, quello a pagamento.
Ha infilato la moneta da due euro nel parcometro, ma gliel'ha resa almeno tre o quattro volte senza accettarla.
Lei ha infilato la sua moneta nel parcometro, e si è messa nel portafogli quella da due, di lui.
Lui è rimasto senza parole.
Io avrei chiuso già lì.

Gli ha anche recriminato che sono stata a casa sua a prendermi un caffè di dieci minuti, un giorno che sono tornata prima da lavoro.
Secondo la sua testa, io non devo permettermi di avvicinarmi, se non è presente anche lei.
Non avrei diritto di vedere un mio amico per un caffè e due chiacchiere, dunque, perché lei ha deciso così per tutti.

Lui le ha parlato, lei ha fatto finta di non capire.

Io ho recuperato di nuovo i caffè con il mio amico.

Lei è rimasta con un pugno di mosche, quelle che merita.

CHOUX



Davanti al bancone della mia pasticceria artigianale preferita da sempre, nel mio paese, ero imbarazzata nella scelta del dolcino che avrebbe accompagnato il mio caffè.
È un imbarazzo particolarmente gustoso che mi concedo, con calma, nei giorni di festa.
La pesca rosa e grondante di zucchero, la cassatina versione Halloween di colore arancione, la sacherina, il cannolo siciliano...
Un delirio di colori e di sapori.
Poi ho visto il vassoio con i bignè.
Sembravano freschissimi, al di là del vetro, come fossero appena fatti.
"Cosa c'è dentro?", ho chiesto indecisa se volerlo sapere per davvero.
Alla fine ne ho preso uno con la crema chantilly, che quella pasticcera non è che la gradisca molto.
Sono stata un po' perplessa sulla scelta, finché non sono arrivata a casa e l'ho messo in bocca.
Fragrante e magnifico come nulla che abbia assaggiato di recente.
Credo di avere cambiato faccia, mentre lo mangiavo.
"Che faccia fai, mentre mangi i dolci?"
La stessa faccia che ha fatto chi me l'ha chiesto, dopo che gli offerto un assaggio.

Io non l'avevo mai preso lo choux con crema chantilly.
Pensavo fosse stucchevole.
Scontato.
Non lo è affatto.

Non l'avrei mai detto.

Il fatto che i miei gusti siano in continua evoluzione, mi consente di valutare come sconfinato il panorama dei dolci cui posso attingere.
Non importa se ad oggi li ho snobbati.
Domani potrebbero diventare i miei dolci preferiti.

Immagino questa cosa non sembri avere molto senso, ma mi dà fiducia nel futuro.

Nel fatto che possa ancora sorprendermi, e in positivo.

E si, per davvero sto parlando solo dei dolci.
O forse anche un po' no, chi lo sa.