martedì 28 febbraio 2017

LEI MI HA CHIESTO DI TE



Ed io ho faticato a riportare nella mente l'immagine del tuo viso.
Lei mi ha chiesto di te, ed io ho dovuto recuperare, sepolto nella memoria, il tuo nome.
Mi ha chiesto di te, che non esisti più nei miei giorni, nei miei pensieri, nelle mie ipotesi remote, nei miei futuri anteriori.

E non c'è tristezza, e nemmeno nostalgia, nella voce che risponde alla domanda.
Non sembra quasi la mia.

Di quell'amore magnifico è rimasta cenere d'argento.


LA TESTA CHE RIEMPIE I GIORNI E I GIORNI CHE RIEMPIONO LA TESTA



Cos'altro c'è?
Tocca scoprirlo.
E se non ci fosse nulla da scoprire?
Tocca inventarlo.

E nel frattempo?

Brucio a pelo d'acqua.


UNA FOTO CHE E' UN DIPINTO



Gli occhi hanno tratteggiato i contorni dell'immagine e i suoi colori attraverso la lente.
Ed è comparso un corpo longilineo, girato di spalle, nella cornice naturale e ideale della mente.

L'azzurro liquido del mare si è fatto uomo.
Occhi profondi, come pozzi dove galleggia, lucente, la luna.


domenica 26 febbraio 2017

DOVE CRESCERE UNA FIGLIA



La bimba della mia amica d'infanzia cresce.
Cresce bella, piena di vita e di gioia, energica e socievole, allegra, circondata da familiari che le vogliono bene e la coccolano.
Cresce in città per buona parte del tempo.

"Sto valutando di tornare al paesello, ma sono molto combattuta", mi confida oggi.
Lei ed il marito lavorano in città, come dipendenti in realtà aziendali solide.
Se si trasferissero qui, farebbero i pendolari.
L'equivalente del tempo che impiegano con i mezzi per spostarsi da un capo all'altro della città equivale al tempo che impiegherebbero ad arrivarci da qui con il treno.
Circa.
Il problema non è tanto il lavoro, che a distanza è sostenibile.

"Non so se voglio privare mia figlia delle maggiori opportunità che avrebbe crescendo in città", ha continuato, intraprendendo discorsi che nella testa ogni madre o aspirante tale ha percorso nella propria mente almeno una volta nella vita.

Cosa si intende per opportunità?
Cosa per qualità della vita?

Sono questi i perni attorno ai quali ruota la scelta finale.
E in che modo tornare al paesello pregiudicherebbe le une a vantaggio dell'altra?
E davvero può parlarsi di un pregiudizio innegabile che discenderebbe dalle due opposte scelte?

Mi ha raccontato di tornare sempre più di frequente al paesello, nei week end.
L'aria è pulita, e poi il mare...
Il mare è la misura più imponente della qualità della vita, per quelli come noi.

"Ho portato mia figlia da un apicoltore della zona, che ha anche un agriturismo. Le ha regalato un pezzo di favo, e lei l'ha schiacciato, e ha intinto il dito nel miele, e l'ha messo in bocca... Tutto questo in città è impensabile. Qui cose come queste sono sempre alla portata", piena di emozione.

Il suo rammarico più grande è che i nostri figli non crescano insieme come noi, perchè... beh, io non ho (ancora... punto interrogativo?) prolificato.

Chissà se mai accadrà.

Abbiamo parlato di quanto siano ancora un argomento tabù la donna che si pente di avere fatto figli, e quella che decide coscientemente di non averne.

Di quanto sia complicato essere madri.

Io, al momento, non rientro in nessuna di queste categorie.

Non rientro in alcuna categoria in generale.

Un difettaccio brutto che non riesco a togliermi.


LA FORMULA ESATTA


Sono colpita da questa fisicità.
E quindi ho recuperato su youtube buona parte dei suoi pezzi, ed è saltato fuori anche questo corto.

Si è sciolto un nodo.
Ce ne sono altri che vanno pettinati senza strappare i capelli.
Come?
Con tanto, tantissimo balsamo per l'anima.
E' questo che scioglie tutti i nodi, assieme all'olio di gomito.


SALTI NEL VUOTO CON I PIEDI DI CARTA



Il salto, di suo, è già lungo.
Così alto.
E se poi si atterra su piedi di carta?
Se il suolo è bagnato?
Se brucia?
Tutta questa carta intrisa di sogni e di inchiostro può sciogliersi o bruciare.

Oppure, può essere piegata secondo l'arte dell'origami per rendere i piedi più resistenti, e sfidare le intemperie, ed il peso del corpo e la gravità che accompagna la sua discesa verso il basso.

Consentendogli di risalire verso l'alto con il primo colpo di vento propizio.



QUANTO MI SEI MANCATA, SESTA!



La mia macchina ha letteralmente fuso il motore.
Capita, dopo tanti chilometri.
Volevo rottamarla e prenderne un'altra usata per due soldi.

Mio padre ha voluto resuscitarla rifacendole il motore.
Ho sopportato oltre un mese di agonia, con le prestazioni limitate e limitanti dello scassone di servizio che mi è stato dato in uso durante le riparazioni.

"E' rimasto solo un difettuccio, ma stiamo cercando di risolverlo. Puoi usarla nel frattempo", mi ha detto quando mi ha dato le chiavi.

Il banale difettuccio consisteva nel fatto che l'auto si spegneva all'improvviso.
Anche mentre era in marcia.
Al semaforo.
Mentre giravo a destra o a sinistra.
Cento girate di chiave per rimetterla in moto, ogni volta.
E mille suonate di claxon di imbecilli noncuranti delle quattro frecce accese e del disagio.

Se la mia auto fosse stata una panda costituita di solo eternit, ruggine e meccanica spiccia, avrei potuto tranquillamente accostare sul ciglio della strada e farla ripartire a spinta.

Il mio macinino, invece, è diverso.

Pesa un quintale e, quando si spegne, si inserisce il freno a mano elettronico anche se sta marciando.
A 30 km all'ora un arresto del genere significa inchiodare.
Sopra i 50 km all'ora si comincia a rischiare il testacoda.

Ho risolto autonomamente il problema cambiando meccanico, con una spesa irrisoria.

Ho ripreso l'auto, l'altra stamattina, per andare al lavoro.

Sul rettilineo, la mano ha accompagnato il cambio verso la sesta.

E ho sorriso.

Infilare la sesta e volare, quando, fino all'altro giorno, in quinta sarei voluta scendere per dare una spinta all'auto in corsa che non ce la faceva, mi ha dato una soddisfazione immensa.


Questa qui sotto è Sevdaliza.
Un po' tracagnotta, un po' kitch, ma che splendore, in questo video.
La ascolto questi giorni.


UNE FEMME COQUETTE



Ho letto di un "Godard perduto" riportato alla luce su Youtube.
E dunque eccolo, nella sua soave gravità e persistenza.


mercoledì 22 febbraio 2017

UN'ATTRICE PER SEGRETARIA



Ad una cena a casa di amici, di recente, mi è capitato questo fatto che reputo assolutamente soprendente, ma è solamente sintomatico delle anomalie che affliggono buona parte della fauna maschile locale.

Mentre servono l'antipasto, compare sulla porta d'ingresso della sala una ragazza.
La copia sputata di una famossissima e - neanche a dirlo - bellissima attrice di fama internazionale.
Resto a bocca aperta.

Sono l'unica a notare questa somiglianza disarmante.
L'unica a sentirsi interdetta da tanta bellezza.
L'unica sorpresa.

Lei si muove quasi invisibile nella stanza, nella quale nessuno si accorge realmente della sua presenza.

Chiedo agli amici chi sia.
Mi rispondono "la segretaria", come se la sua vita si riducesse al mestiere che svolge e quest'ultimo avesse un'accezione chiaramente insignificante.

"Possibile che nessuno abbia notato la somiglianza con Marion Cotillard?"
"Chi?", mi risponde più d'uno.
"L'attrice francese!", esclamo seria.
"Ah si, vero. Le somiglia molto", come se fosse un dettaglio trascurabile.

Il compagno, un ragazzo mediamente simpatico, ma con una fisicità decisamente meno significativa ed interessante della sua, le ha stazionato a fasi alterne, accanto, buona parte della serata, prendendo il sopravvento nella coppia, e relegando lei a silenziosa presenza.

E' vero che la medesima bellezza, sorretta da personalità diverse, può acquistare o perdere d'intensità.

Nel paesello in cui vivo, però, una bellezza tale, naturale, senza costruzioni, che riporta alla mente una famosa attrice per la somiglianza evidente dei tratti, non viene quasi vista.

Non viene riconosciuta.

E, laddove riconosciuta, troppo spesso qualcuno si sente in obbligo di mortificarla.

Ed è questo che avviene: buona parte della fauna maschile, troppo presa da se stessa, e afflitta da complessi di ogni sorta, ritiene che anche la più bella, la più interessante, la più in gamba abbia però quel difettuccio insignificante che la rende inadeguata ai propri altissimi standard da principe.

Senza considerare che, se c'è qualcuno che è ben lontano dall'essere principe e allineato a standard di decenza fisica, intellettuale e morale, è proprio lui, l'uomo medio, completamente privo di qualità da spendere in una conoscenza amichevole quanto in una relazione.



martedì 21 febbraio 2017

INFLUENZA, BRAIN STORMING E SCONTI PER DUE



Dopo lo sconto per il treno, mi arriva lo sconto per l'aereo.
A patto che prenoti un viaggio per due persone.
Il punto è proprio questo: sarà capitato solo un paio di volte di viaggiare in compagnia, negli ultimi anni.
I miei biglietti aerei sono per me.
Talvolta anche di sola andata o di solo ritorno, perché mi piace usare altri mezzi, per spostarmi, ed è raro che dopo una settimana rimanga nello stesso posto, per cui in genere riparto da un'altra località.
A meno di non poter organizzare un viaggio "circolare" che mi consenta di tornare al punto di partenza.
Detto ciò, ho un bello sconto di cui potrei usufruire solo se decidessi di partire in compagnia.
Considerato l'importo base dei biglietti, ho in mente di realizzare un pensiero che ho da tempo.
Di portare una persona in un posto in cui sarebbe sempre voluta andare.

Ho deciso di cambiare l'assetto della mia scrivania.
Per passare dal brain storming alla sintesi, non posso più prendere appunti mentali o su foglietti.
Mi occorre un bel pezzo di carta su cui scrivere e fantasticare.
Sarà pure estro artistico, ma considerato come lo applico al lavoro, e l'utilità manifesta delle sue esplicazioni, merita più spazio possibile.

Ho l'influenza.
E non solo quella.
Ho misurato la febbre a casa dei miei.
Non ho termometri a casa.
E già che c'ero, ho preso anche una tachipirina.
Perché non ho nemmeno medicine a casa, salvo residui di cose specifiche che mi sono servite nel corso degli anni.
Ho preso un antinfiammatorio perché qualcuno ha insistito che lo prendessi.
Sto decisamente male, ma lascio che sfoghi naturalmente.
Tra un paio di giorni, magari già domani, sarà passato.

Mi domando cosa sia accaduto realmente.
Se sia stata suggestione.
Le sensazioni che ho avvertito, però, sono state abbastanza penetranti, autonome ed indipendenti da qualunque suggestione.
Io lo so cos'è, ma non posso spiegarne.
Perché esiste nella sua inconsistenza e non ha un nome.
Non ha una categoria scientifica in cui inserirsi.
Esiste dentro di me, sono io, questa cosa che non ha un nome.
Brucia.
E brucia tutto.
E brilla.
Ed anche se di suo non ha scopi, io ho i miei.
Scopi che per me sono legittimi e che intendo perseguire.





venerdì 17 febbraio 2017

L'APPUNTAMENTO INTERIORE


Non è stato un appuntamento mancato.

Contrariamente ad ogni prospettiva, ad ogni razionalità, ad ogni imposizione dall'alto (mi sottraggo da sempre ad ogni forma di controllo gerarchico delle mie azioni e del mio volere), ad ogni previo accordo o promessa, in spregio alla comunicazione verbale che si è rivelata essere davvero del tutto superflua, e contro ogni assurdo divieto, sono arrivata dove mi ero prefissa.

"Volli, e volli sempre, fortissimamente volli", diceva l'Alfieri.

Ed io sono stata sospinta, ad ogni passo, da questo sentimento.

Finché non sono, finalmente, arrivata.

domenica 12 febbraio 2017

Is This Desire?



Is this desire
Enough enough
To lift us higher
To lift above?



LA LUCE DELLE CANDELE



Il viaggio è già cominciato, anche se informalmente.

Continuo a rimanere salda all'assenza di fede e alle mie risalenti e opinabili convinzioni.
Continuo a non credere a Dio, agli Dei e alle Dee, ai demoni, anche se percepisco una realtà metafisica la cui indagine completa mi è del tutto preclusa, e che impone di essere accettata per essere creduta, e viceversa.

Mi manca questo passaggio interiore di accettazione.
Mi domando se imboccherò mai una strada che mi porti ad abbracciare questa posizione.

Siamo entrati nella Chiesa, ed io non ho bagnato le dita nell'acquasantiera per farmi il segno della croce, rivolta verso l'altare.
Ho tirato dritta sulla destra, alzando gli occhi verso il cielo stellato incrostato sul soffitto, la coda degli occhi distratta dalla luce delle candele.

E poi sono arrivata dove dovevo arrivare, ma non ho potuto trattenere quanto avrei voluto il mio corpo e il mio spirito.
Ho acceso una candela, però.

Mi sono astratta completamente osservando la fiamma illuminare il piccolo contenitore di vetro, sul binario solitario del vecchio supporto di metallo colato di cera.

Se una preghiera non ha lo scopo di esaudire un desiderio, ma semplicemente quello di comunicarlo, rimanendo sottoposto, il suo accoglimento, ad una discrezionalità divina, io ho mancato di esprimerlo.

Eccomi, è stato il messaggio.

Sono qui.



venerdì 10 febbraio 2017

IL SIGNOR ZYGMUNT



Un'amica mi parlò, in tempi non sospetti, di questo film intitolato "La teoria svedese dell'amore", e mi suggerì di andarlo a vedere.

Poco tempo dopo, mi capitò di guardare un'intervista a Zygmunt Bauman, che nel film concede una piccola apparizione.

Ancora dopo, lui è morto, e sui giornali è proliferata la clip sulla sua concezione di felicità.

Ha questo pregio, lui, di far apparire semplici dei meccanismi decisamente più complessi.

Mi è stata inviata una sua riflessione sui rapporti interpersonali, segnatamente quelli amorosi, e sul loro inevitabile destino nel tempo.

Ho cercato di scardinare questa sua posizione, ricercando posizioni in scritti successivi o precedenti che lo ponessero in contraddizione sul punto.

Sono andata in libreria in cerca di "Amore liquido".

E l'ho preso.

Solo che poi mi sono saltati in mano anche altri due libri dei suoi, e invece di posarli, li ho presi tutti.

E' di una leggerezza tale, nell'approcciare argomenti così terribili.

Tra tutti quello della felicità.

L'amore pure non scherza, per carità!

Non ho ancora visto la Teoria svedese dell'amore, l'ho mancata per un soffio di recente, e non so se mai la vedrò.

Leggo la costruzione di alcuni suoi pensieri, e si affacciano alla mente altre connessioni.

Nel tempo della riflessione e dell'elaborazione non mi privo di vivere.

Come potrei altrimenti fare esperienza di certe sensazioni?

La felicità si prova, non si pensa.

Non si progetta.

Non si impone.

Nemmeno a se stessi.

Non corrisponde a categorie prestampate ed uguali per tutti.

C'è ancora questa indubbiae recondita resistenza al "non conformismo", sotto questo punto di vista.



... A PRIMA VISTA



Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da molto tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno « scusi » nella ressa?
un « ha sbagliato numero » nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso giocava con loro.

Non ancora pronto del tutto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando una risata
con un salto si scansava.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.




Wisława Szymborska


giovedì 9 febbraio 2017

FICCATA IN UN CASINO



L'impressione che ho di me stessa in questo momento è di essermi ben ficcata in un casino.
Ho perso il controllo dei miei capelli, completamente, dall'ultimo taglio.
La nuova parrucchiera di mia madre - "vai da lei che è tanto brava", che lo sapevo che era una fregatura preannunciata - mi ha tagliato i capelli talmente tanto alla cazzo che da sola, nemmeno da ragazzina, ho mai fatto di peggio.
Ho queste punte dalle quali doveva togliere il biondo cui è rimasto comunque appiccicato il biondo, diventato nel frattempo ancora più biondo.
Sparano in ogni direzione, indomabili.
Sono esattamente come quelli di Dave Grohl.
Se fossi uomo, sarei identica a lui.
Giuro.
Gli stessi capelli identici.
Le stesse pieghe odiose negli stessi identici punti.
Solo che a lui fa figo, a me fa molto spettinata e basta.

Sono settimane che aspetto che ricrescano, sono seriamente disturbata dall'immagine che mi rinvia lo specchio, non so come acconciarli.
Non perdo nemmeno più tempo a pettinarli.
Non vedo una piega dal taglio.
Vorrei crescessero in fretta, così tornano ad appendersi nella forma archetipa, e finisce la storia.

Nel frattempo, di spalle e da lontano, possono scambiarmi tranquillamente per Dave Grohl senza barba.
Soprattutto quando sono incazzata e mi agito come lui quando suona, con i capelli davanti la faccia, alla stessa maniera.

Vorrei che questi capelli ricrescessero in un attimo.
E vorrei non incazzarmi più.



lunedì 6 febbraio 2017

SULLE SCALINATE DELLA CHIESA



E' una Chiesa sulla quale aleggia un mistero.
Nella quale è celato un segreto.

E' lì che ho appuntamento.

Ci sarà una messa.
Ci andrò.
Mi guarderò attorno.
Aspetterò il calore di una voce.
E se così non sarà, tornerò alla messa successiva, e a quella dopo.

Finchè il mio tempo lì non scadrà, ed io sarò obbligata ad andare, e a mettermi in saccoccia la delusione.

Se nessuno si presenterà a questo appuntamento che non ho potuto concordare se non nella mia mente, con precisione millimetrica, anticipando quello da altri e per me fissato, io avrò fallito, ma ci avrò provato.

La distanza - qualunque tipo di distanza - non mi scoraggia.
Porterò la tenacia all'estremità di questo spazio, nel punto più distante, e aspetterò un segno.
Mi domando se saprò coglierlo.


E' questo uno dei punti cardinali che ho fissato e che voglio mi indichi la via.

Seguendo un percorso in avanti, ma a ritroso, ed introspettivo.

Non sono più acqua.
Non potrò esserlo mai più.

Incrocio le dita, virtualmente, perchè non riesco ad imparare a tenere le mani giunte in una preghiera credibile.
Non trovo rifugio nella superstizione come nella fede.
Ma incrocio queste fottute dita, nella mia testa, pregando che tutto vada come deve andare.


BATTITI E BATTUTE D'ARRESTO



Una necessaria (necessaria?) battuta di arresto.
Non si sa esattamente quanto durerà, sebbene ci sia una data di scadenza.
Come si trattasse di un alimento deperibile.
E forse l'associazione al campo dei sentimenti non è del tutto poco pertinente.
Vorrei solo mangiare con gusto questo cibo delizioso, invece di tormentarmi perchè potrebbe arrivare a precoce scadenza prima di portarlo alla bocca.

Nel contempo esisto io.
Le mie esigenze di vita.
I battiti di un cuore in travagliata attività, cui non è stata risparmiata alcuna coltellata, soprattutto di quelle debitamente intinte nella crudeltà e nella cattiveria di altri che ingeriscono impunemente nella mia esistenza.

Nel frattempo cade un viaggio che sto ancora elaborando mentalmente.
I punti cardinali che sto disegnando sulla bussola che mi guiderà - lo ammetto - sono singolari.
Certamente non li avrei considerati, sino a qualche mese fa, ma oggi è tutto diverso.
Ho consapevolezze diverse rispetto a me stessa.
E altre da acquisire, ancora, finchè la morte non mi separi da questa vita magnifica che mi è stata donata.
Nonostante tutti i turbamenti.

sabato 4 febbraio 2017

Ho scritto un quaderno per te


E' in carta riciclata.
Colorato.
Ha il mio profumo.

Ci ho appuntato sopra, con inchiostro intinto nel sentimento, il primo post.
Quello dove ho riportato il primo incontro.
Mesi fa, ormai.
E ci ho scritto, poi, a seguire, tutti i post che riguardano te.

Le perplessità iniziali, la sorpresa.

Il cuore continua a battere forte.

Non è più solo un organo che pompa sangue da un po'.

Te li ho letti a voce alta, mentre sfogliavi con gusto sottile le pagine ampie ed accarezzavi le parole, perchè ho una scrittura bellissima quanto terribile.

Incomprensibile, come tutto quello che è accaduto.

Stanotte dormo da sola, come accade tante notti.

Oggi ci siamo abbracciati al mare, la vista velata dalla salsedine, le onde alte, il cielo coperto.

Mi chiedi come nemmeno una semplice passeggiata sia mai insignificante.

Come non sia mai insignificante il tempo trascorso insieme a far nulla di più di ciò che piace ad entrambi.

Ed io non lo so, ma vorrei che non finisse.

E invece sconto la spada di Damocle di una scadenza che è prossima e che non sappiamo se ci dividerà per il tempo a venire.



giovedì 2 febbraio 2017

You are the only thing I've ever truly known



Intimamente legati come si può esserlo solo a se stessi.
Avvinghiati in questa scissione congenita, opposti radicali e radicalizzati, con muri perimetrali alti che combaciano alla perfezione.
Sin nella più piccola fessura, ivi incluse quelle dove non arriva luce.

Acqua che bagna fuoco.
E fuoco che asciuga acqua.


Nel caldo umido potremmo trovare un ambiente ottimale e crescere come funghi.
Che ne so.
E' un'ipotesi plausibile.


QUANDO PENSI DI SCRIVERE A SORETA, E TI RISPONDE UNA LADY



Il tenore dello scritto ha da subito evidenziato il livello discutibile dell'interlocutore.
L'ho redarguito in modo deciso, su quanto scritto, sviluppando però l'appunto tra le righe.
Non mi interessava crocifiggerlo, ma solo dargli ad intendere che avrei potuto facilmente appenderlo a una croce, ma mi risparmiavo lo spettacolo.

Oggi sono arrivate le scuse formali.

E il livello della comunicazione si è decisamente alzato.