domenica 30 dicembre 2012

NUOVI PERCORSI


Si esce un pomeriggio presto per prendere una boccata d'ossigeno sul mare.
Il sole è così caldo che non serve neanche la giacca.
Si rientra che è ancora presto, e si opta per una passeggiata al centro commerciale.
Quando comincia ad affollarsi, ed il giro di rito è finito, è ancora troppo presto.
Ci si butta a fare un po' di spesa, qualcosa da sgranocchiare in strada e per brindare, domani sera.
Il mio capodanno, quest'anno, sarà come l'avevo a grandi linee immaginato.
In strada, naturalmente.
Bivaccando, nuove leggi permettendo (chè bisogna vedere se possano trovare applicazione pure la notte di capodanno).
Finita la spesa, che si fa?
L'aperitivo è d'obbligo.
Ma è ancora abbastanza presto per rientrare a casa.
Si potrebbe andare al cinema.
C'è "Lo Hobbit" 3D.
Precipitiamoci!
Si, ma non abbiamo mangiato nulla...
Scegliamo qualche cosa di dolce e di salato dalla spesa e infiliamo tutto in borsa.
Così, in tenuta molto casual, senza trucco e parrucco, ci siamo infilate al cinema.
Immagino che lo sgranocchiamento della cioccolata con i cereali croccanti e dei crostini di riso abbia infastidito più d'uno.
Abbiamo realizzato che l'uomo ideale deve avere nel proprio CV che è un tipo avventuroso e combatte contro gli orchi.
E, pure, che se dovesse scoppiare la guerra, uno stato italiano che desiderasse vincere dovrebbe arruolare le donne.

Ed ecco... beh, mi è appena arrivata una mail che aspettavo da un po'.
Ho deciso di cimentarmi in qualche percorso nella natura un po' più impegnativo del solito.
Era troppo tempo che desideravo tuffarmi in una cosa del genere.
Il prossimo evento dovrebbe cadere in coincidenza di un giorno particolare.
Un giorno che voglio trascorrere come mi piace.
Se riesco, lì.


sabato 29 dicembre 2012

UN CESTO PIENO DI CONCHIGLIE


Il bottino di mezza giornata di mare.
La mareggiata di qualche giorno fa ha portato a riva quanto depositatosi sui fondali.
Ho raccolto delle conchiglie meravigliose, piccoli capolavori di perfezione e grazia consumati dalla furia del mare.
Ancora sto decidendo che farne.
La loro sorte è nelle mie mani, come del resto la mia stessa.
Ho milioni di domande nuove cui non so dare risposta, oggi.
E vecchi dubbi che risorgono, anche se li avevo spinti giù, in fondo, da dove io sola avrei potuto cavarli coscientemente fuori di nuovo.
Non mi importa.
Mi piacerebbe sprofondare nel mare ogni incertezza, ma è al di fuori della mia portata.
Ho solo voglia di continuare a vivere e lasciarmi vivere da quel che accade.

mercoledì 26 dicembre 2012

DI GIORNI CHE SCORRONO RAPIDI...


E di uscite, alcool, e crostini troppo salati.
E di cose nuove e vecchie che si incrociano, si confondono, tendono insieme ad un equilibrio tutto loro.
E ancora di persone, tantissime.
E di nuove esperienze, nelle quali mi sto tuffando con tutte le scarpe.
La prossima, grandissima, a breve.
Gennaio è alle porte.
Mi vengono i contati di vomito, a pensarci.
Sarà l'emozione.
Somatizzo così, non sono ancora tanto brava a gestire le emozioni forti.
O le aspettative, che cerco di contenere al massimo per evitare la fregatura di delusioni megagalattiche.

Il mio anno sabbatico ha prodotto un seme che ho riposto in questa terra arida, che reclama acqua da un bel po'.
Non c'è due senza tre.
E questa opportunità è un trampolino, che raggiungo al termine di una scala infinita.
Speriamo che mi lancio bene, che non casco di testa.

Io, speriamo che me la cavo!

domenica 23 dicembre 2012

LEGGENDA E STORIA



"Indovina chi mi faranno conoscere a breve?"

La mia faccia non assumeva le sembianze dell'urlo di Munch da parecchio tempo.
E no, non è neanche sufficiente e idoneo a spiegare la mia meraviglia.
O la mia emozione per la persona che mi ha confidato questa cosa.
Il cuore mi è svenuto in petto.

A me, che davvero per impressionarmi ce ne vuole.
Che se ce l'avessi davanti pure la mia faccia tosta rischierebbe di collassare miseramente per l'emozione!


giovedì 20 dicembre 2012

L'ULTIMO SORSO PER BAGNARE LE LABBRA...


Sto per chiudere l'anno lavorativo, le ultime scadenze.
Sto per chiudere un anno di viaggi, di esperimenti, di innumerevoli nuove conoscenze, di messaggi destabilizzanti, di dubbi esistenziali, di svolte clamorose, di scelte.
Un anno così intenso che è volato.
Mi sono lasciata precipitare.
E mi sono risollevata, perchè è così che va.

Mi aspetta un capodanno da randagia.
Non so ancora esattamente dove e con chi.
A far cosa, anche approssimativamente, chi lo sa.
Qualcosa ne verrà.


mercoledì 19 dicembre 2012

VITA DI C.


Torno a casa, dovrei lavorare, ma fanculo, stasera mi astengo.
Apro il pc per contattare gli amici, chi c'è c'è, stasera ho bisogno di staccare, di uscire, di bere.
Sento friccicare skype.
Una richiesta d'amicizia.
Un diciassettenne belga.
UN DICIASSETTENNE BELGA???
E vuoi fare amicizia proprio con me?
Su skype?
Cosa debbo risponderti se non: "decisamente no, figlio mio, m'arrestano!"

Un mesetto fa, invece, è stato fb a comunicarmi la richiesta d'amicizia di un tale in foto a mezzo busto, palestrato, unto e nudo.
Di mestiere "accompagnatore" e "selezionatore di femmine per noto locale notturno".
Delle due l'una.
M'hai contattato chè ti sembro abbastanza disperata da avere necessita di pagare un uomo per una scopata, o perchè avevo temporaneamente messo una foto da baldracca su fb?
No, perchè a me pareva una foto carina, sorridente, vestita tanto, caruccia.
Se ha dato adito a certi pensieri ora la brucio!

Ok, ora vado e spengo la vita virtuale chè la reale bussa alla porta e prima di aprire dovrei farmi quanto meno una doccia.
Anche se il corpo dice: "vai a dormire, matta!"
Domani mi aspetta una giornata folle di lavoro.
Se non finisco tutto il lavoro che ho da fare entro Natale, col cavolo che sarà Natale!
Ma stasera pure il lavoro può aspettare.
La vita, cazzo, viene prima.

QUELLE PICCOLE GRATIFICAZIONI CHE IN TERMINI ECONOMICI VALGONO ZERO



Stanno arrivando a pioggia.
Chi se l'aspettava, dopo avere aspettato tanto?
La giustizia terrena non esiste, ma un po' di quella divina, ecco, devo ricredermi.
Pare ce ne sia.
A quale divinità ascriverla, poi, è fatto sul quale non posso pronunciarmi.
Certo, è anche vero che sto raccogliendo il frutto di una dedizione estrema.
Resistere, nonostante tutto, perseverare cocciutamente, sfondare i muri a craniate... tutto questo è servito a qualcosa.




martedì 18 dicembre 2012

MY COMFORT ZONE



Mi domando se ne sono davvero capace.
Non di addentrami al di fuori della mia "comfort zone", quanto di avere il coraggio e la costanza di rimanerci.
L'altra notte ho sognato che mi cascavano i denti.
Probabilmente, a livello inconscio, sto risentendo della mole mediatica di informazioni a raffica sulla fantomatica profezia della fine del mondo.
Tanto è vero che sto mangiando come se dovessi fare scorte per far fronte a chissà quale calamità.
E magari la verità è che mi sogno che mi cascano i denti perchè sto decisamente abusando di cioccolata.
Però, in fondo, venisse la fine del mondo, non rimpiangerei nulla.
Ho fatto tutto quello che volevo fare.
Ho vissuto.
Ho amato.
Ho viaggiato.
E ho anche studiato e lavorato tanto.
Mi sono pure incazzata tanto, e questa cosa potevo decisamente risparmiarmela, nella prospettiva di una prematura fine del mondo.
Potrei morire domani, o questo fine settimana, ma a saperlo con certezza mi eviterei l'abbuffata di lavoro pre-natalizia se proprio proprio non ci dovesse essere un domani.
Non perderei nemmeno tempo a dire certi vaffanculo, tanto i destinatari ideali di certe parole me le hanno già lette in bocca o negli occhi.
Non lascio conti in sospeso.
Ma gli ultimi scampoli di vita me li concederei sicuro, ecco.

lunedì 17 dicembre 2012

AUTOSTIMA ALLE STELLE



Sto provando a scendere alla nuvoletta...
Che belle le nuvolette...
Così soffici...
Leggere...
Volatili...
Troppo belle!
E' lì che sta galleggiando la mia autostima ora.
I complimenti, quelli che non so ricevere, quelli che mi imbarazzano inutilmente, quelli che mi danno fastidio, quelli no, non mi piacciono, non li so gestire.
Questi altri, invece...
Che belli...
Belli tanto, che nemmeno me li merito.
Ma me li prendo uguale, perchè sono splendidi.






domenica 16 dicembre 2012

TRE VOLTE



In due giorni.
Il mondo è piccolo.
E quel sorridersi per strada, in mezzo alla gente, quasi fossimo complici di chissà cosa, ha forse un che di straordinario.

Vorrei che questa domenica "ni" svoltasse in domenica "si" nel giro di un attimo.
E disgraziatamente ho da lavorare, nel pomeriggio.
Mi sono concessa di rimanere nel letto fino a tardi, ed ora... ora non ho voglia di fare un tubo.
Credo mi butterò a mare per un po', subito dopo pranzo.
Il tempo, oggi, consente.
Ed io ho bisogno di fare, come al solito, un po'di ordine dentro prima di tuffarmi nella lunga settimana prima di Natale.


venerdì 14 dicembre 2012

SPREGEVOLE E ADRENALINICA


Così sono stata, oggi.
Uno squalo.
Un branco di  pesciolini famelici è venuto a pizzicarmi più volte vicino la pinna con cui nuoto per sopravvivere al mare.
Per divertimento becero, non solo per fame.
Ed io l'ho sbranato.

Lo so, la reazione non è stata proporzionata.
Purtroppo per loro sono della religione che il mozzico, anche quello piccolo, ma dato con cattiveria, vada retribuito all'ennesima potenza.
Tanto si meritavano.

Si, lo so, sono davvero spregevole, una caina, una stronza matricolata senza ritegno.
E quanto altro avranno potuto dire alle mie spalle e continueranno a fare per un bel po', o sempre, che il passo è breve.
In fondo, hanno avuto da ridire comunque, sinora, e da fare le più grasse illazioni, senza che avessi fatto loro alcunchè, per il semplice fatto di coesistere sul medesimo fazzoletto di terra.

Manca un'ora circa per mettere punto.
E forse anche qualcosa di meno.
Manca mezzora, ora, per potermi dire che ce l'ho fatta, a testa alta, che non sono caduta.
Tutto quello che doveva essere fatto è stato fatto.
E adesso, sotto al cielo, aspetto che arrivi qualche risposta.



giovedì 13 dicembre 2012

ASSORTA IN UNA TENSIONE IDEALE


L'avevo dimenticato quanto mi assorbisse leggere.
Era da un po' che non portavo un libro con me in treno.

Alla penultima fermata mi alzo per indossare la giacca, riponendo il libro in borsa.
Ho voglia di continuare, però, solo un altro po', nella manciata di minuti che mi separano dall'arrivo.
E quindi lo riprendo, appassionante e intenso...

Avverto il contraccolpo della fermata.
Resto seduta, continuo a leggere.
Sento il soffio delle portiere che si aprono.
Cazzo!
Racimolo la roba e corro verso l'uscita.

Domani il bollettino meteo del lavoro porta guerra.
Non vedo l'ora, si.
Come no.
Sono stanca di tutto questo.
Sono stanca della contropartita in termini di acidità di stomaco e fegato che esplode.
Delle spese, tante, e dei guadagni miserrimi.
Di non poter chiedere, di non potermi lamentare, di dovere assorbire come una spugna, salvo ogni tanto darmi una doverosa strizzata.
Ma rispetto ad altre volte sono più serena.
Stavolta mi frega meno.
Vado a buttarmi a letto.
Ho un libro da assaltare, tra le lenzuola gelide, e forse un film soporifero per conciliare il sonno che tarda sempre troppo ad arrivare.

Un anno nuovo di zecca mi aspetta, proprio lì, dietro l'angolo del 31 dicembre di questo meraviglioso, dannatissimo e doloroso 2012.

mercoledì 12 dicembre 2012

GLI ACCIACCHI DELLA SOLITUDINE


Questa settimana eterna ancora non volge al termine.
Questa settimana eterna è appena giunta alla metà.
Domani mi aspetta pure una trasferta nella capitale.
Non ce la posso fare.
Dire che sono stanca è un eufemismo da ridergli in faccia, ecco.
Da ridermi in faccia.

Dannatissimo tempo che voli, chissà dove!

Oggi, mentre guidavo, con la radio a palla nelle orecchie, ho beccato un pezzo vagamente funky, ma tanto rock, con venature blues e contaminazioni varie.
Credo fosse di Jack White, ma non sono riuscita a trovarlo su youtube.
E quando mi capita così mi incazzo, come una stupida, contro l'entità telematica meschina che mi preclude l'ascolto cui anelo.

Sto degenerando, decisamente.
Sono quasi al collasso.
Manca una settimana e mezzo di fuoco a Natale.
Dieci giorni in cui devo concentrare tanto di quel lavoro che non ce la faccio a pensarci.
Mi sento sopraffatta.
Tutte cose che devo chiudere entro la fine dell'anno, conti da regolare, altre decisioni e iniziative da prendere.
Come se quelle già intraprese fossero poche.
Perchè quello che faccio non basta mai?
E questa domanda, in realtà, la pongo da un po' di tempo a me stessa: c. perchè diamine non basta mai tutto quel che fai?


UN GIORNO


Cinque anni di gestazione.
E trenta giorni per il parto.
A decorrere da oggi.
Una creatura, insomma.
Il mio sangue le scorre tra le vene.

Oggi è stato un giorno cruciale per la mia carriera.
Se tutto va come dovrebbe andare, avrò creato un precedente. 




martedì 11 dicembre 2012

IL DANNATISSIMO PASSO PIU' LUNGO DELLA GAMBA


La mia vita, tutto quello che ho fatto finora in termini professionali e di studio, e non solo, tutto quello che ho voluto, cercato, conquistato, per cui ho combattuto, cui ho aspirato, e tutto quello che ancora voglio raggiungere e provare è racchiuso in questo dannatissimo passo più lungo della gamba.
L'ho fatto!
L'HO FATTO!
Ed ora mi tocca canalizzare tutte le energie e le risorse in questa direzione.
Tutto quello che ho, tutto ciò che posseggo e che abbia un qualche valore è in me.
Di questo voglio occuparmi, ora, e ancora per un po'.
E so che questo passo non placherà la mia irrequietezza, ma darà semplicemente adito a fughe e viaggi più articolati.
Mi sono lanciata, anche stavolta, alla scellerata.
E nella scellerataggine mi sento leggera come una piuma, adrenalinica.
Nel mio.
Al bivio, stavolta, non ho scelto neanche tra la strada asfaltata e la pista bianca.
Non esiste alcuna pista in alternativa alla strada battuta, nel caso di specie.
Ed è proprio lì che mi sto dirigendo, dove non si vede ad un passo ed il suolo è sconnesso.
Un passo che potrebbe portarmi in mille direzioni o riportarmi di nuovo qui, dopo avermi fatto girare inutilmente in tondo.
Ma per lo meno al termine di un altro viaggio.
Mi gusterò, di certo, il panorama.
A modo mio.
Cosa sarebbe la vita senza stronzate?
Cosa sarebbe la vita se fosse tutto qui?
E se anche fosse tutto qui, fanculo, voglio goderne pienamente.
Al massimo delle possibilità e dei mezzi che mi ritrovo.
Come va va.
Oggi ho preso la mia cazzutissima decisione.
Il mio anno sabbatico, iniziato più o meno un anno fa, volge ormai al termine.
E anche se non ho risposte, e le certezze vacillano più che mai, e le incognite sono sempre ferme lì, dove sempre saranno, mi butto un poco oltre.
Per la curiosità di sapere cosa ne sarà di me.

"Ma sei uscita, prima?"
"Si"
"Sei andata a fare benzina?"
"No, sono stata alle Poste"
"Ma come, invece di andare a fare benzina che c'è lo sciopero dei benzinai!"

Che ci vuoi fa', no', la vita è fatta di priorità.
Per la benzina m'arrangio.
Per il resto non avrei potuto.

sabato 8 dicembre 2012

IL SAPORE DELLE ATTESE


Di quelle attese inutili.
A cuore scalzo.
Come al solito non occorre parlare, specificare.
Quello che non ho detto l'abbiamo pensato entrambi.
Questa connessione mi emoziona, e mi fa paura.
Mi riempie eppure non mi sazia.
Mi tiene sospesa, mi stiracchia come un elastico teso tra due punti estremi di fissaggio.
Come una fionda nell'attesa di lanciare il sasso.

Sorrido come una cretina ad uno schermo colorato in movimento, che mi rimanda il riflesso di un sorriso composto di pixel sgranati.
Il solito appuntamento al quale non riesco a mancare.

E di nuovo, sarà questo quello che la vita ha in serbo per me?
Una vita che mette a repentaglio l'integrità del cuore nel petto e l'integrità della mia persona in generale?
Le decisioni che ho da prendere coinvolgono tante persone, oltre me stessa.
E il peso di questa responsabilità lo accuso tutto.

giovedì 6 dicembre 2012

NON MI SONO PETTINATA CON LE BOMBE A MANO...


Volevo fare un esperimento, stamattina.
Prendere treno+autobus per andare a lavoro.
Non mi è riuscito.
Mi sarei dovuta alzare alle 6.50, quando Dave (Grohl) mi ha svegliato con "Best of you".
E invece lui ha ribadito il concetto per circa mezzora, ed io ho sfruttato il lasso di tempo utile per alzarmi, lavarmi, truccarmi e vestirmi in modo accettabile, nel modo più utile e soddisfacente.
Ovvero, continuando a ronfare nel letto.
Il piumone, di questi tempi, di prima mattina, con il cielo che scintilla gelido e blu fuori dalla finestra, fa discreta concorrenza all'ansia di buttarsi nella frenesia della vita.
Ho asciugato i capelli senza pettinarli, infilato una camicia scomoda e a maniche corte, sotto la maglia, e un pantalone troppo largo senza passanti per la cintura, esponendomi al rischio (scongiurato) di rimanere in mutande per strada.
Mi sono precipitata all'ultimo minuto, come una delinquente, fuori da ogni regola, a lavoro.
Mentre ero in galleria mi ha chiamato un'amica con cui discuto sempre di questioni profondamente esistenziali.
Sono stata incollata al telefono per circa mezzora.
E poi, il profilarsi della fine dell'orizzonte stra-conosciuto in corrispondenza del palazzo dove dovevo arrivare ha messo fine alla conversazione.
Mi sono infilata come una sardina in scatola nel parcheggio di fortuna trovato molto più in là.
Se avessi tempo di scattare una foto ai miei parcheggi, ogni volta, ci potrei scrivere un manuale.
Di corsa, su e giù per le scale, mi sono concessa un caffè al distributore automatico.
Una schifezza immane.
Ho atteso impaziente i miei turni, crogiolandomi nei miei pensieri sotto il sole caldo filtrato da una finestra.

Ho notato qualcuno soffermarsi a guardarmi.
No, nessun approccio galante.
Su questo, ormai, non nutro più dubbi, neanche sospetti vaghi.
O ero particolarmente trafelata, oppure i miei capelli selvatici hanno dato nell'occhio.
La messa in piega è decisamente un miraggio da un po'di tempo a questa parte...
E non era neanche il trucco sbavato, stamattina non ho avuto tempo di uniformare l'incarnato e bistrare gli occhi.

Sarei curiosa di sapere come appaio, dall'esterno.
Se si percepisce tutto questo movimento che mi regge in piedi.
Se sono buffa, fuori luogo, strana, o mi perdo nell'anonimato e nel qualunquismo.


martedì 4 dicembre 2012

LA STORIA DI UNA CUCINA...



Anche questo.
Come raccontarsi un romanzo, rispetto al quale però non si è lettori, ma protagonisti.
Un'Alice nel Paese delle Meraviglie che racconta i propri dilemmi esistenziali e le avventure mistiche a una sorta di Mr. Darcy, silenzioso e assorto, suo malgrado audace.

Da immaginarsi il divertimento nel condividere la cronistoria della nascita di una cucina, neanche fosse quella di un figlio.
Io non so dare risposta a certi perchè, so solo che è dannatamente così.
La vita mi ha riservato cose cui non avrei mai deciso coscientemente di prendere parte.



INCIPIT?



I migliori inizi nascono nelle giornate piovose, con i capelli arruffati dal vento, le mani strette in tasca nel vano tentativo di preservarle dal freddo invernale ormai alle porte, vestendo lo stesso maglione comodo del giorno prima.
E così le migliori conversazioni.
Rimangono sepolte in fondo ai pensieri, in attesa di essere cavate fuori da uno sconosciuto.
O quasi.
E' quel quasi che rimane sospeso sulla soglia di un incipit che è già accaduto, tanto tempo fa, senza avere tempo e modo di evolversi.
Un'incognita che si ripropone.

E perchè non lasciare che mi avvolga un po' nelle sue spire e perdermi, se possibile?
E perdere un po' di lucidità?


giovedì 29 novembre 2012

IL PREZZO DELLA FACCIA


Ci sono quelli che se la rifanno, a pezzi o per intero.
E ci spendono un mucchio di soldi.
Ci sono poi quelli che danno un prezzo alla faccia che portano in giro.
Per qualcuno si tratta di cifre altissime.
Per qualcuno la dignità della propria persona, che si riflette anche sul volto, non ha prezzo.
Per qualcun'altro, invece, la somma è alquanto abbordabile.
Papabile oggetto di contrattazione.

La faccia si perde in tanti modi.
Anche semplicemente dandole un valore in termini economici.
Soprattutto quando il valore è basso, rispetto alla contropartita.

Sono solo soldi.
Una sporca manciata di denaro.
Non ci si compra la felicità.
Non riscatta in alcun modo averli o spenderli.

martedì 27 novembre 2012

UNO


Non ci credo all'Unico.
Sono stata, finora, per il molteplice.
Il che non ha coinciso con l'essere avvezza al promiscuo.
Sono una monogama seriale anche con i trombamici.
Una tragggedia.
Ed in tutto questo, non ho mai seguito un piano, mai stereotipi.
Ho sperimentato, e ho trovato tanti "uno", ma nessun "unico".

Ed ora, benchè sola da un bel po', non ci riesco a puntare nel mucchio e sparare.
Non mi frega.
Se sto ancora da sola è perchè non mi sono innamorata, nemmeno di un'idea.

"Sei così intelligente, e poi ti perdi in piccole cose", mi ha detto qualcuno.
E' perchè vedo le cose sotto il profilo edonistico e non sotto quello dell'utilità.
I miei motivi sfuggono ai più, sono noti solo alla sottoscritta.
E vabbè, ho questo assurdo problema, sono affetta da una stupida follia, dalla smania di vivere, di sperimentare, di dare corso alla mia curiosità, esponendomi a 360 gradi.
Il tutto sotto il faro del vigile raziocinio che ogni tanto cede il passo al puro istinto.

In proporzione alla stupidità che mi affligge, l'intelligenza che ho in dotazione sarà sufficiente?
Non me la sarò già abbondantemente bruciata, insieme ai neuroni buttati invano nello studio e nel lavoro?
E nelle storie buttate a mare?
E nella visione in lingua madre di "morti ammazzati resuscitati" alias "the walking dead"?

GIORNATE PROFICUE


La giornata di oggi non sarebbe proprio venuta alla luce se avessi incontrato la cortesia di qualcuno, nei giorni precedenti (e parlo dal pulpito di quella che le cortesie le concede continuamente, sul lavoro, e raramente le chiede).
Non avendola incontrata, mi sono messa in marcia all'alba.
Ho quindi condensato, dalle 9.00 di questa mattina alle 13.00, la bellezza di 5 attività, rendendo opportunità un'opportunità di vita negata da spendere altrove che a lavoro.
Hanno avuto tutte esito positivo, l'ultima in particolare.
E pensare che volevo anche disdire, non andare, rinviare, se possibile, altrimenti amen, prenderla come veniva.
Ci ho guadagnato, in sostanza, bellamente.
Piuttosto, la manica larga con la quale elargisco cortesia e cortesie, per quanto abbia cominciato a cucirla, è certamente ancora troppo ampia.


lunedì 26 novembre 2012

COME UN SACCO DELLA SPAZZATURA


Da buttar via.
Come quelli che ho riempito oggi pomeriggio e trascinato giù in cantina.
Domani potrei progredire e passare dal saccone nero della spazzatura al cestino che lo contiene.
Ma intanto ora sono a pezzi, un calcinaccio sbriciolato e volatile.
E sono bianca.
Di pittura.
Un servizio in b/n ci stava da dio, oggi.
Con tutte quelle macchie bianche, quella polvere, quella carta straccia, ed io vestita di stracci comodi.
Nella mia forma migliore, insomma.

Tutto quello che sto facendo, che sto elaborando, certi oggetti che mi seguiranno perchè così ho deciso, raccontano una storia che è la mia.
Per quanto faccia male, tengo premuto.
Non è il dolore a farmi paura.
Fa solo male, e non ho modo di sconfiggerlo, questo dolore, se non smaltendolo.



domenica 25 novembre 2012

L'APPUNTAMENTO DEL FINE SETTIMANA


Non sono ancora riuscita a togliermi il pigiama di dosso.
E non è solo perchè sono rientrata alle 3.00, stanotte.

Ho anche dormito in macchina, al rientro.
Per una volta che non guidavo mi sono concessa di bere quanto mi andava e dormire spudoratamente, senza sentirmi obbligata a fare conversazione ad ogni costo.

Ieri ho comprato una maglia hippie al mercato.
Ho pensato "la metto al prossimo festival di musica", se non fosse che per un annetto o poco meno me lo scordo di investire i frutti del mio lavoro in viaggi.
Ho altre spese da sostenere, altri progetti, che implicano doverose rinunce.


Ci sto provando a far tutto.
A portare avanti il lavoro, a gestire tutte le problematiche che sorgono, gli imprevisti, la famiglia, i rapporti sociali, i colleghi, casa nuova, le spese, i progetti, la smania di cambiare.
E non ci sto riuscendo alla perfezione, qualcosa ogni tanto mi sfugge, qualcosa la sbaglio.
Non tutte le opportunità che offro, comprese quelle a me stessa, vanno a buon fine.
E il tenermi in costante attività e movimento mi stanca fisicamente.

Quest'anno sono cambiate tante cose.
Me la sono anche cercata.
Non su tutto.
Certe cose sono capitate e basta.
E per quanto coscientemente sappia di non esserne stata la causa, me ne sento dolorosamente responsabile.

E forse tutto questo movimento non è altro che il blando tentativo di espiare colpe che non ho.

In ogni caso, come ogni week end, le mie mani hanno appuntamento con stucco, pittura & co.
Lo smalto "fango industriale" (in realtà è grigio scuro acquerellato), che ho messo ieri, ha i minuti contati.


giovedì 22 novembre 2012

I PERCHE'


Non c'è sempre bisogno di specificare i perchè di certe scelte ed azioni.
Ognuno serba in cuor suo le proprie ragioni.
Come io serbo le mie.

Qualche giorno fa ho risposto in modo un po' brusco qualcuno che insisteva nel chiedermi "perchè, per come, come mai, non me lo spiego, ma perchè".
Perchè è così.
Perchè non devo dare giustificazioni a nessuno.
Perchè la vita è la mia, nonostante il numero consistente di continue ingerenze esterne, e le vittorie e i fallimenti che festeggio e soffro nel mio intimo.
La vita è abbastanza molteplice e lunga da poter annoverare tra le sue maglie ogni genere di situazione, possibile o improbabile che sia.

E mi spiace anche di avere risposto così, ma quell'insistenza nel voler capire e classificare a tutti i costi una mia scelta, la mia vita, di discuterne, di doversi spiegare a tutti i costi le ragioni, mi urta.
Non lo ammetto, a meno che non sia io ad introdurre l'argomento e a cercare un confronto.

Certi limiti si sono alzati, li ha rinforzati il tempo e l'esperienza.
Lo avverto dal mio atteggiamento, che è completamente mutato rispetto a certe cose.
Non mi sento di sciorinare i miei problemi, quelli seri, non bagatellari, al primo che passa, e tante volte neanche ad un amico fidato o ad una zia particolarmente cara.

Ci sono cose che non si dovrebbero neanche pensare, figuriamoci dirle ad alta voce.
Non ho interesse a dar loro consistenza, occupano già abbastanza spazio così, anche se dall'esterno non si intravvede nulla.
E se delle mie azioni non conto di dare giustificazioni, men che meno ritengo di dover fare con pensieri e sentimenti.

lunedì 19 novembre 2012

DORMIRE, FORSE SOGNARE...



E' che io non ho più parole.
Gli uomini che dormono li becco tutti io.
Oggi uno ha cacciato di mezzo SANTA PROFESSIONALITA'!
Che ho strabuzzato tanto d'occhi tanto che non ci credevo.
E non ci credo neanche adesso.
Cioè, pure la professionalità ora mi si ritorce contro?
Forse era un onesto giovane padre di famiglia.
Forse era semplicemente disinteressato.
Forse voleva spararsi la posa e invece ha fatto un disastro.
Forse ha altre priorità.
Forse ha frainteso il mio sorriso per cortesia.
Forse ha visto mio padre poco più in là che spostava le montagne a mani nude e ha pensato che poteva spostare pure lui con un dito.

Mbah.


domenica 18 novembre 2012

ANCORA POLVERE


Non voglio credere che la polvere si accumuli ad oltranza.
Ad un certo punto comincerà pure a volare via, o a posarsi in strati più sottili che appesantiscano in modo irrisorio gli strati ormai fossili.

Eppure sono nel pieno della polvere ora.
Persa tra ciò che si è fossilizzato nello strato sottostante e quello che si sta accumulando in superficie, che per quanto leggero ha comunque un peso significativo.
E non vola via.
Mi seppellisce.
E mi lascio seppellire.
Sotto il peso della polvere dei calcinacci, e degli scatoli nei quali li rinchiudo per portarli via.
La polvere non si esaurisce mai, sembra riprodursi a oltranza.
Mica come i miei geni, che sono destinati all'estinzione.

Sono stanca, e ho voglia di una sigaretta che non ho.
Ammalata di una tosse che non passa.
E di una tristezza che non passerà.
La nostalgia ed ogni tipo di sentimento che richieda di trovare la propria ragion d'essere nella corrispondenza si sono esauriti da tempo.
La polvere no.
Continuerà a farmi compagnia per le prossime settimane.
Continuerà a riprodursi ed io a darle una mano a posarsi, senza scacciarla via.





BOOOMMMMMMMM


"La macchina parcheggiala pure sul marciapiede davanti al portone di casa... O nella traversa, c'è spazio"
"Ma no, dai..."
"Ma si, piove, è casa mia, non preoccuparti! Ce la puoi mettere tranquillamente!"
"Ma io pago l'abbonamento! La parcheggio sulle strisce blu!"

Dopo un'ora: "iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiboooooooooooooooooom"
Affacciandoci al balcone, abbiamo visto una macchina incidentata che fumava in mezzo alla strada.
"Si, ma non riesco a capire contro cosa si è scontrata"
"Fammi scendere per scrupolo a controllare la mia macchina"
"Ma si, non sarà successo nulla, dai, la tua macchina è parcheggiata tre metri più in là, sulle strisce blu, ancora!"

Ecco, quei tre metri più in là erano la conseguenza dell'urto dell'altra macchina.
Cioè, io non vorrei dire nulla, però l'avevo detto di parcheggiarla sul marciapiede...


giovedì 15 novembre 2012

C. HA STRETTO UNA RELAZIONE CON L'INFLUENZA



Fermati, mi sta dicendo il mio corpo.
E l'ho capito.
Mi sono fermata oggi.
L'adrenalina va bene, ma ha superato da un pezzo la soglia del sonno e della paura.
Sovrasta persino l'ansia, la fame, la sete, lo stimolo della pipì.
Mi sento prosciugata delle energie fisiche (ormai prossima agli anni di Cristo ci sta pure che non ho più il fisico che avevo a sedici anni) e strabordo in termini di attività psichica.
Sto lavorando a rotta di collo e non è ancora sufficiente.
Sono diventata un'insolita stacanovista.
E questa diamine di influenza non ci voleva.
Devo lavorare, cazzo!
Devo vivere, cazzo!
Le rogne non mi danno tregua, cazzo!
E non ho neanche ancora parlato di quello che è stato degnamente ribattezzato "giallucadaicazzo"!
Ovvero un collega che avrei voglia di conoscere, se solo me ne desse l'opportunità e non fosse così dannatamente schivo e impegnato.
L'unico inconveniente serio è che frequenta davvero brutta gente.
E' uno di quelli che sotto il profilo lavorativo si è venduto l'anima al diavolo.
Il che ha anche notevoli ripercussioni nella vita privata...
Io sto dall'altra parte della barricata, non propriamente con un paio d'ali bianche piantate nella schiena, ma più che in mezzo ai diavoli, in supporto ai cosiddetti "poveri diavoli".
Che è tutta un'altra storia.

Insomma, è la seconda volta che cado malata nel giro di un attimo.
Con una notte insonne sulle spalle, il petto bombardato costantemente dall'interno dalla tosse (mi ci sto facendo anche gli addominali), i conati di vomito, sono rotolata a lavoro per finire una cosetta che avevo lasciato in sospeso.
E poi niente.
Ho chiuso e sono tornata a tossire a casa prima di schiantarmi a terra.

Quindi, visto che mi sono fermata, oggi, concedendo un po' di sana nullafacenza al mio corpo malaticcio, e ho anche diligentemente preso nell'ordine:

  • cucchiaio di sciroppo omeopatico non scaduto;
  • the caldo con miele;
  • e non so quante gocce per la tosse sciolte in acqua

domattina sarò fresca e tosca per precipitarmi a lavoro nella speranza di incontrare "giallucadaicazzo" e scambiarci un sorriso.
Chè di più, disgraziatamente, con l'unico collega decente capitato finora, non posso scambiare.

mercoledì 14 novembre 2012

IO ADORO...


... stare in canottiera a prendere il sole sul terrazzo a metà novembre, come fosse ancora estate.
Sembra un desiderio esaudito.
Di quelli espressi ad alta voce cui non si dà peso, con la convinzione che una tale banalità non possa trovare accoglimento presso alcuna divinità celeste.

Io adoro raccogliere sorrisi quando vado a lavoro, e la cortesia senza prezzo e la gentilezza e la disponibilità, anche fuori orario, di quelli che prendono uno stipendio dallo stato senza rubarlo.
E' questa l'Italia che funziona, quella che mi fa sentire fiera di far parte di questa nazione, che è bella da farmi venire le lacrime, e ha potenzialità espresse e non espresse da far invidia al resto del mondo.
Non si può essere sempre disfattisti e pessimisti, non si possono sempre scagliare pietre per il gusto di occupare in qualche attività la mano.
Siamo tutti fallibili nello stesso identico modo.
Qui come altrove.

Io adoro passare le serate in compagnia, mangiare e bere bene, chiacchierare e ridere e far battute senza che nessuno se la prenda a male, senza doppi sensi mal celati, e ritrovarmi alla fine della serata vicino al sacco della spazzatura, in procinto di chiedere alla padrona di casa se vuole darla a me "che sto andando via, così la butto", con qualcuno che mi anticipa e chiede la stessa identica cosa.
Star qui è un castigo, una galera, ma ci si può organizzare per godere di qualche comfort.
Le persone sgradevoli, abitudinarie al secondo ed al millimetro rispetto ai tempi, ai luoghi e alle compagnie, quelle che ad un certo punto della serata inevitabilmente ci provano, o esauriscono gli scarsi argomenti, quelle che si perdono in ridicoli pettegolezzi sul prossimo, o che non hanno mai una parola buona per nessuno, tutta questa gente qui la voglio completamente fuori dalla mia vita.
Non voglio più sprecarci neanche il tempo di un caffè preso per sbaglio o per noia.
E neanche per educazione, o perchè mi lascio scappare un si.
D'ora in poi la risposta intima che darò a me stessa si tradurrà in un "non posso, ho da fare" (d'altro e di meglio).

Io adoro svegliarmi la mattina con dolori atroci perchè ho messo in movimento muscoli che non adoperavo da un po'.
Nel caso specifico le spalle e l'addome.
Ieri, mentre aspettavo che mi venissero a spiombare l'ultimo contatore, ho riempito altre buste e scatoli di detriti e li ho portati in cantina, e ho dato una stuccata all'ultima traccia riempita di cemento, ed alle fessurine che flagellavano i muri del balcone.
Se entro sabato riesco a dare un altra sistemata come si deve a casa, potrei quasi quasi organizzare un altro pranzo al sacco.
E la cosa buffa è che, per quanto stia disastrata, per quanto non abbia ancora neanche le sedie nè una cucina e un materasso per me (ne ho, in compenso due per gli ospiti), le persone che vedo e con cui mi intrattengo ultimamente mi dicono tutte che vengono volentieri a darmi una mano, e  reagiscono con entusiasmo all'idea del pranzo al sacco.
Di tutto questo sorrido, sono contenta e mi sento grata.

Io adoro quando dei colleghi con cui sono umanamente in sintonia mi coinvolgono a far qualcosa con loro.
Sento di non essere l'unica mosca bianca, e che si può tentare di far gruppo, cominciando dalle piccole cose, con chi vuol mantenersi pulito andando controtendenza, controcorrente.
Contromano, come me.

Io adoro quando mi sveglio positiva, quando sono consapevole della mia forza, che non attinge ad altro o altri che a me.

                                                        

lunedì 12 novembre 2012

INTRATTENERSI



Vivo in un paesello di "pochimila" abitanti.
Tutto quello che succede, che viene detto, anche sul mio conto, impicci e intrallazzi altrui, pettegolezzi o verità, mi arriva tale e quale alle orecchie.
Ho "millemila" canali diretti, e occhi e orecchie che mi tengono aggiornata.
Anche se la discrezione mi impone di mantenere il massimo riserbo su ogni cosa e su ogni persona.

Sono sempre stata una che si è fatta i cazzi suoi, e continuo a mantenere dignitosamente la stessa linea anche oggi.

Mi è arrivata la cosa alle orecchie, insomma.
E non me ne frega nulla, perchè fortunatamente vivo d'altro che di questo.

Mi si dà decisamente un'importanza che probabilmente non merito.
Ma intendo bene che "per chi ha paura, tutto scricchiola", come diceva Sofocle.

E quindi niente.
Ho riso di questa cafoneria con gli amici.
La gloria meritata per certe figure miserelle resta di esclusiva pertinenza di chi si atteggia a gran signore senza esserlo.
Per fortuna ho la facoltà di scegliere con chi intrattenermi a pranzo, a cena, o per un caffè e con chi eventualmente organizzarmi una giornata fuori o un viaggio.
Chè sono pochi, ma buoni e soprattutto disinteressati.





giovedì 8 novembre 2012

AL DI QUA DELLA FINESTRA


"Ho mancamenti quanto bastano ma non sono, spererei mancamenti dell'intelletto. Quanto al mio carattere, non lo garantisco. Credo che sia troppo poco arrendevole, certo troppo poco per il comodo del mondo. Non so dimenticare presto, come dovrei, le sciocchezze e i mancamenti degli altri nè le offese fatte a me. I miei sentimenti non si esaltano al minimo sforzo che si faccia per metterli in moto. Il mio carattere potrebbe esser detto un carattere risentito. Persa una volta, la mia stima è persa per sempre"

Rileggendo Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio, con la stessa intensità di allora.
Nella traduzione di Giulio Caprin.
La stessa ristampa del 1992 degli Oscar Mondadori, malconcia e ruvida al tatto, che lessi da ragazzina.



BACIATA DAL SOLE E DALLA FORTUNA


Se hanno piazzato qualche nuovo autovelox a mia insaputa, sulla strada percorsa stamattina, sono letteralmente fottuta.
Se mi hanno ripresa da vicino o da lontano, oppure di sbieco, sono ugualmente fottuta.
Se mi hanno multata perchè ho abbandonato la macchina sul ciglio della strada per carenza di strisce bianche, blu, gialle, a pois, e per l'urgenza di precipitarmi a lavoro, neanche a dirlo.
Sono fottuta.

E della macchina che si è fermata, per l'ennesima volta stamattina, proprio all'imbocco della galleria più lunga,  ma che per fortuna si è rimessa in moto subito, ne vogliamo parlare?
E del cielo e del mare, immutabili eppure in costante movimento, che oggi sono di un blu intenso, e della terraferma e dei golfi e delle isole e delle penisole che si possono scrutare al dettaglio perchè l'aria è così tersa che gli occhi si aprono su un orizzonte limpido come non mai?
E di me, che con il vestito a giromanica mi godevo i raggi del sole quasi estivo filtrati dai vetri dei finestrini mezzi aperti, nel meritato rientro a casa, guidando lungo le curve della strada adagiata sul mare?

mercoledì 7 novembre 2012

MALEDETTI BRIVIDI


Ho circa 10 minuti di pseudo-autonomia prima di andare a lavoro, e questi brividi non passano.
I minuti si sono appena ridotti a 5, mentre cazzeggiavo su fb, e sono prossima allo stato comatoso.
A - 1, ora.
Sono tre giorni che ho iniziato la cura di integratori, ma immagino che prima di una settimana non sortiranno alcun effetto.
Ho voglia di vivere e invece devo farmi venire voglia di lavorare a rotta di collo.
Vorrei sentire i brividi, ma non di febbre, non per l'adrenalina, non per la rabbia.
Vorrei non voler cercare rifugio sotto una coperta al caldo, ma immergermi nella pioggia e nel sole ed in tutto quello che viene.
Adesso.
Mentre invece ho i brividi, e devo precipitarmi al lavoro.

In questo momento non riesco a sincronizzarmi nemmeno sui miei tempi.




lunedì 5 novembre 2012

SANGUE DEL MIO SANGUE


"Corri a casa, nonno si è tagliato, sta morendo dissanguato in cucina!"
Ma un'ambulanza no, eh?
Mi domando che le paghiamo a fare le tasse...

"Nonno, ma ccche hai fatto?"
"Stavo sbucciando una mela, mi sono tagliato, il sangue usciva a fontanella... mi sono infasciato la mano! Ci potevo andare anche da solo al pronto soccorso!"
Ambè, se lo sapevo me la prendevo comoda allora...
Facevo pure uno spuntino.

"Nonno, ma non ti vuoi sedere?"
"No, sta bene"
"No', per piacere, siediti, che se svieni mentre stai in piedi fai il botto"
"Ah, vabbene, sta là 'na seggia..."
Ho dovuto recuperarlo mentre andava a fregarsi l'unica sedia libera, quella del tipo dell'accettazione che si era allontanato un attimo nell'altra stanza.


"Stiamo facendo una corsa al pronto soccorso anche noi, ci vediamo lì"
"Ma che venite a fare? Sta bene, sragiona come al solito, non si è fatto toccare, non mi fa vedere il taglio..."
Mio padre sviene alla vista del sangue, e anche a sentirne parlare.
Perchè aspettare come una disperata fuori la porta per uno quando puoi aspettare per due?
Two is megl' che one.
E' quello che deve aver pensato mia madre, che è passata all'ospedale solo per sbolognarmi mio padre che stava troppo preoccupato per tornare a casa e aspettare lì il nostro rientro.


"Come sta? Dove sta? Che gli hanno fatto?"
"Gli hanno fasciato la mano, che grondava sangue, era diventata blu e si era gonfiata come un palloncino.  Gli ho chiesto se voleva le cioccolate al distributore, mi ha mandata affanculo... Sta bene, forse gli mettono due punti"
Si è rasserenato, e ha cominciato ad intessere, tutto sorridente ed euforico, relazioni sociali con la gente malandata nella sala d'attesa del pronto soccorso.

Nel frattempo un ragazzo, reduce da un sinistro stradale, in attesa di passare ai raggi X, seduto dolorante con la gamba stesa sulla sedia a rotelle, proprio sul percorso obbligato tra la sala d'attesa e l'ingresso del pronto soccorso, ha continuato ad essere calciato da tutti quelli che passavano e a dire "Ahi! Aglia! Ahiii!". 
Il padre, con i calzini bianchi e le ciabatte da mare ai piedi, lo guardava appoggiato con le spalle al muro, in piedi, sghignazzando.
Mica l'ha spostato!
Gli avremmo detto in dieci: "Ma perchè non lo porta dentro?"
"No, sta bene qui, a momenti lo chiamano..."
Lui lo spuntino, secondo me, lo aveva fatto eccome, prima di precipitarsi al pronto soccorso.
E lo aveva anche adeguatamente annaffiato.

Dopo una ventina di minuti dimettono nonno, li infilo in macchina tutti e due e imbocco la strada di casa.
"Ma lo sai che mentre guidavo per venire al pronto soccorso vedevo dei lampi nell'occhio destro? Anche adesso..."
"Scusa, ma perchè non l'hai detto mentre stavamo al pronto soccorso, che ti facevi vedere pure tu?"
"No vabbè, ma non è niente, è passato"
"Ma mi hai appena detto che ce li hai anche adesso! Ci vedi? Torno indietro, che sto ancora sulla rotonda?"
"No, sto bene adesso..."
In silenzio, continuo a guidare verso casa.

"Ecco, perchè ci vedo eh, però vedo anche questi lampi nell'occhio..."
Perchè disturbarsi ad ora di cena a rimanere al pronto soccorso quando si può correre nel cuore della notte, scaraventando la gente (IO) in pigiama fuori dal letto per farsi accompagnare?

Tornata a casa, trovo mia madre con gli occhi fuori dalle orbite e i guanti in lattice trasparenti imbrattati di sangue tipo serial killer.
"Ho dovuto lavare la cucina! C'era sangue ovunque, a terra, sul tavolo, sulle sedie, nel lavandino, sulle pentole, sullo strofinaccio, sulle posate!!!"
"E vabbè, è sangue del nostro sangue, sta meglio di tutti noi messi insieme, perchè ti scandalizzi tanto?  E poi mica s'è tagliato apposta! L'aveva detto che il sangue gli usciva a fontanella..."

"Ma a me fa schifo!"
Dovesse venire la fine del mondo, qualche possibilità di non estinguermi ce l'ho o sarei la prima a soccombere nel marasma generale?






Walking home in the rain


In cielo, frammenti di azzurro vengono cancellati dall'addensarsi delle nuvole cariche di pioggia.
Per strada ho guadagnato un ritardo sul lavoro di circa mezzora perchè un manipolo di gente manifestava in strada contro la crisi economica che polverizza gli ultimi posti di lavoro, nella splendida zona in cui vivo.
A lavoro, una confusione e una folla inauditi ovunque, ho dovuto parcheggiare la macchina ben oltre la distanza consentitami dai tacchi vertiginosi che proprio stamattina ho deciso di indossare.
Novembre è un mese rognoso e fino a dicembre sarà una vana corsa contro il tempo e le avversità e le scadenze.
Il trasferimento è agli sgoccioli, ma i lavori che debbo fare ancora no.
Sostanzialmente, mi ridurrò a vivere in un cantiere aperto.
Un cantiere dove ho già bivaccato con le amiche con pranzo al sacco e musica.
E dove conto di bivaccare con tutti gli amici cui farà piacere venirmi a trovare.

Il piccolo passo che sto facendo è ad un soffio, e tremo, ma non mi ritraggo.
Più che un granchietto con la casupola dietro le spalle, mi sento una stella marina con una punta spezzata: anche volendo ritrarmi non saprei dove farlo.
La scelta obbligata e che pur mi impongo, le difficoltà che soffro, voglio convincermene, sono solo uno stato mentale.
Al contrario di una impossibilità fisica irreversibile, con un po' di dedizione e cura conto di superarlo.
Magari se mi va bene, riesco a pescare abbastanza a fondo, dentro me stessa, da recuperare anche il cadavere fossile dell'ottimismo che non ho mai avuto se non per brevissimi attimi di follia.

sabato 3 novembre 2012

BAGNO DI SOLE



Mi sono concessa una lunga giornata di nullafacenza.
Terminerà non si sa esattamente quando, ancora, dove e con chi.

Il mio corpo non riesce ad assorbire questa tristezza nè ad espellerla.
Le radici sono sottili, profonde, intricate; avvolgono organi vitali.

Stasera indosserò il vestito migliore e stenderò come un velo un sorriso sulla bocca, che accartoccerò su qualche sigaretta tra una chiacchiera e l'altra.

Al momento non ho cure cui ricorrere, solo palliativi.





mercoledì 31 ottobre 2012

COSì TANTI TITOLI CHE SCEGLIER NON SAPREI


Potrebbe essere: E guerra fu 
(Qualcuno doveva cominciarla e naturalmente è toccato a me. Sono accorsi vigili su vigili, avvocati, parenti, vicini di casa, passanti vari. Si poteva quasi organizzare una festa a tema: ma si, è meglio che non lo scrivo il titolo di questo tema...)

O anche: Sprogrammazioni 
(Nella testa avevo già organizzato la piccola gita fuori porta al parco nazionale, a fotografare animali meravigliosi nel verde del bosco, e invece piove e molto probabilmente non si riesce nemmeno di fare un'escursione e tocca rimandare a data da destinarsi)

E ancora: Ponteponentepontepì 
(Che per la miseria piove e quindi essendo saltato il piano del ponte, adesso, che faccio?)

Quello sputtanato: Halloween 
(Vorrei capire perchè ogni volta che apro "effebbi" trovo dita puntate e pietre scagliate contro qualcosa/qualcuno. Oggi è la volta di Halloween. Che diamine vi ha fatto la festa con le zucche? Vi toglie qualcosa che qualcuno abbia voglia di festeggiarla pur non essendo di origine anglosassone e bla bla bla?)

Quello retorico, ma mai abbastanza: Così stanca che sono due giorni che mi sveglio nel cuore della notte sul divano con la tv a tutto volume mentre tutto tace
(Che poi, almeno, me li riuscissi a guardare un film/telefilm/show/cartone animato/pubblicità per intero! Dopo 10 minuti scarsi di occhi finto spalancati e attenti crollo!)

L'ultimo: In macchina si fanno un sacco di cose (Si viaggia, si chiacchiera, ci si confida, si mangia, si fa l'amore, si parla al cellulare, si ride, si canta, si cambia stazione radio, ci si trucca, e qualche volta si scoppia a piangere per nessun motivo e per tanti motivi, di getto, pensando che tanto fuori piove, e la strada è deserta e buia, e nessuno se ne accorge se son lacrime o è solo la pioggia che riga i vetri di acqua)


sabato 27 ottobre 2012

L'IMBIANCHINA DEL FINE SETTIMANA


Considerato che oggi è giorno di riposo, e di riposarmi ne avrei decisamente bisogno, dovrei dedicarmi al letto ed al divano.
Avendo però una casa da sistemare, perchè sennò ci vado a vivere l'anno prossimo, forse, recupero un secchio per miscelare la pittura e vado ad imbiancare almeno qualche muro, oggi.
Dovrei anche passar l'impregnante al tavolo e all'armadio che ho recuperato tra i vecchi mobili di nonna.
E decidere cosa fare di quel mobile per la cucina, se pitturarlo di bianco, e dove e come posizionarlo.
Trovare questi mobili mi ha risolto economicamente una piccola parte del problema.
Ho passato buona parte dei miei ritagli di tempo, questa settimana, a ripulirli e collocarli ciascuno nella propria stanza.

Solo che vanno sistemati, è materiale grezzo.

Al tavolo debbo sistemare lo strato di legno superficiale, chè da un lato si alza.
L'armadio lo devo zavorrare, che sennò quando lo apro, con quell'anta unica con lo specchio, mi casca addosso.
Si era sollevata la guida di legno del cassetto, e temevo di doverla sostituire alla meno peggio, ma ieri sono riuscita a sistemarla con il martello e l'ho ripristinata.
Al mobile per la cucina debbo invece rifare un ripiano, il tempo e l'incuria se lo sono letteralmente mangiato. E devo anche decidere se dargli una mano di bianco, o lasciarlo mezzo consumato com'è, che fa vintage.


Mi sta già venendo l'ansia da prestazione, che sto ancora qui, in pigiama, a scrivere al pc, piuttosto che star lì a lavorare.
Domattina ho appuntamento con muratore ed elettricista per sistemare la cucina (foto).
Quella che, per come l'ho in testa, speriamo non esca fuori un disastro!






Vabbè, vado a prepararmi la borsa con il cambio e le cose da portarmi, compreso lo stereo, e con l'ottima compagnia di Jeff e Ben vado a far danni all'appartamento.
Qualcosa ne uscirà fuori, anche oggi!



venerdì 26 ottobre 2012

LA SURREALTA' DI ANZIANA STIRPE


"Eeeeh no', che vino apriamo stasera?"
"Eh, io lo conosco il vino... tu che ne sai..."
"Te lo bevi o no?"
"Il dottore ha detto che un bicchiere di vino mi fa bene... secondo te non me lo posso bere? Stai dicendo che te lo puoi bere tu e io no?"
"Quello che fa bene al mio dente, fa male al mio parente"
Mi guarda con furia omicida negli occhi.

"E, quindi, di questi tre, quale apriamo? Il merlot, il Sangiovese o lo Syrah?"
Mi guarda come a dire "non capisce gnente tu (ebbene si, terza persona singolare con il tu)"
"No', quale apro?" 
"Il siciliano!"

Apro la bottiglia, e mentre prende un attimo ossigeno, preparo un paio di crostini con il gorgonzola.
"Io vorrei sapere chi ti ha insegnato, a te, a bere e a fumare..."
"E so anche fischiare! Vuoi sentire?"

Mi guarda di nuovo, con uno sguardo impenetrabile.
Che ho detto di male?

Una domanda, sopra tutte le altre, si affaccia costantemente alla mia mente quando parlo con mio nonno.
Se è arrivato in salute e lucido alla quasi veneranda età di 100 anni, con il regime alimentare folle che segue, ho forse forse qualche speranza genetica di divenire un'ultracentenaria?

giovedì 25 ottobre 2012

AROMATUTTATTACCATO


Oggi sono stata in The City.
Dove in relazione a ciò che faccio io, per una questione di grandi numeri, le cose dovrebbero funzionare meglio che altrove, ed in modo più spedito.
E invece funzionano peggio e con un'insopportabile ed ingiustificabile ritardo.
E con innumerevoli complicazioni, comprese quelle umane.
Queste:
"Mevadoafanapausa"
(tradotto: ho deciso che ogni mezzora mi tocca una pausa pagata con i soldi che lo stato mi versa a titolo di stipendio utilizzando quelli che voi poveri stolti pagate di tasse. Non fa niente se siete 10.000 in fila, qualcuno di voi desisterà!)

"Manovvenepoteteannà?"
(tradotto: non c'ho propria voglia di lavorare, andate via! Voglio godermi lo stipendio in santa pace e senza faticare come ho sempre fatto negli ultimi 30 anni e passa - ma probabilmente di meno - a spese della collettività)

"Manoppotetetornàn'antrogggiorno?"
(tradotto: chemmefrega se c'avete la robba che scade, che vi sbattete dalla mattina alla sera, mercenari mal pagati al soldo di vecchi sfruttatori, giovani disgraziati che si arrabattano e si accontentano di lavorare pure pe' du' lire, annate a casa a fà i bamboccioni piuttosto!)

"Mofaccioercontrappello: chinuncestaooocancello"
(tradotto: chemmefrega se sono le 11.30 e state in fila da stamattina e vi siete schiodati solo un attimo per andarvi a prendere un cazzo di caffè, certi di esservi segnati tempestivamente a penna sulla lista fatta all'alba, n. 42 su appena n. 6 serviti. Io vi scancello a tradimento, così lavoro di meno e voi giovani che fate questo mestiere ingrato e malpagato la prendete a quel servizio e magari perdete anche lo straccio di impiego che avete)



Ooo posso dì?
Ce vorrei fa' sta' aaa Fornero pe' nggiorno, ndo' sto io.





E vorrei scusarmi, per chi legge, per le parole che ho usato.
Non sono molto avvezza a parlare romanaccio, men che meno a scriverlo.


martedì 23 ottobre 2012

COME SE L'AVESSI SCRITTA IO


Con la voce non ancora a pieno regime, e a corto di fiato, ho ricominciato a cantare a squarciagola mentre guido.
E la canzone che sto ascoltando più spesso in radio, e sulla quale sempre mi fermo è questa qui sotto.
Ancora e ancora, fino allo sfinimento, acuti compresi.
Se non l'avesse scritta lui l'avrei scritta io, ogni singola riga.
Se non l'avesse cantata lui, in cuor mio l'avrei cantata io.
O forse la cantavo già, con altre parole.

E quindi niente.
Dovrei ringraziarlo, e lo faccio, in questo minuscolo angolo acquatico e blu, per aver dato le parole, quelle giuste, semplici, dirette e oneste, che si intonano perfettamente con lo stato d'animo di adesso.
O di sempre.

Io un posto per me so che non lo troverò, perchè non c'è.
E non c'è nulla di disperato in questo, nulla di male, o per cui angosciarsi.
Ci convivo, fa parte di me.

Oggi ho incontrato un'arzilla sessantenne che si ricorda di quando da bambina andavo presso la sua bottega, e nel giardino della sorella (quello con la fontana con i pesci rossi!), in piena autonomia.
Come un gatto di casa, che appena ne esce si inselvatichisce.
"Ti ricordi?"
Si, mi ricordo.
E non sono cambiata per nulla.



(L'avevo già pubblicata, con il secondo video, quello girato per strada, che il primo non mi piaceva granchè. E' dalla prima volta che l'ho sentita che mi ha convinta. E continuo ad ascoltarla ad oltranza da un bel po'. Ancora non mi ha stancata, ancora non ho esaurito il fiato che ho in gola...)

lunedì 22 ottobre 2012

SCOVA L'INTRUSA


Potrebbe essere il gioco dell'anno.
Il mio.
Mi sono affacciata su due mondi che non mi appartengono, per forza di cose.
Ma cui, in parte, sento di appartenere per indole.

Mi sono letteralmente infiltrata, con tanto di pass, nell'uno e nell'altro caso.
L'amicizia al femminile resta un'altra costante del gioco.
E me ne sento grata.

Il rientro alle sudate carte, come al solito, è duro.
Come un diamante grezzo da lavorare a mani nude.
Nella precarietà nella quale spesso galleggio, ma sovente annego, queste occasioni sono boccate d'ossigeno insperate.

E quando sento sprecare fiato - generalizzando a vanvera - su quanto certi giovani non abbiano la capacità di adattarsi a lavori che non sono all'altezza dei sogni lasciati a marcire nei cassetti, un'unica considerazione arriva da sola in punta di lingua ad esprimersi.
Vorrei poter offrire l'occasione a chi pronuncia con tanta sicumera certe cose, di portare avanti almeno un mese la propria vita misurando costantemente la propria dignità e il proprio sacrosanto diritto alla sopravvivenza con l'adattamento delle proprie aspirazioni e capacità a lavori schiavizzanti e per nulla gratificanti.
Mi piacerebbe confrontarmi poi, in modo spicciolo, e non in soldoni, su quanto sia difficile schiacciare se stessi in una vita del genere, vivendo alla giornata, e calcolando prospettive su un periodo talmente lungo che tende all'infinito.
Ed a meno che io non sia un'immortale e non me ne sia debitamente accorta, ho seri dubbi sul fatto di riuscire a concretizzare, in questo paese, i miei sogni, in qualche modo, e da giovane soprattutto.
Confido in un colpo di fortuna, certo.
Sono pur sempre un'italiana, in cuor mio.
"Non è vero, ma ci credo", diceva Benedetto Croce, pare.

Se esistesse il merito, se esistesse giustizia terrena, certa gente dovrebbe camminare a testa bassa e con la bocca cucita.
E sicuramente non avrebbe alcun titolo per rivestire ruoli che non le competono.
E certamente, quella manciata di minuti che seggo a tavola per mangiare e guardo un telegiornale, non dovrei costringere le orecchie e lo stomaco ad inghiottire chiacchiere inutili.

La mia digestione ne risente, dannazione!


venerdì 19 ottobre 2012

YOU MET ME THE WAY I AM


Volevo dirtelo, o alla peggio scrivertelo.
Mi basta averlo pensato.
Mi basta sapere che lo sai.
Che mi hai conosciuta come nessuno mai.
Che mi conosci come nessuno osa lontanamente immaginare.

Preparo stentatamente una borsa per star via due giorni.
Nulla sarà più leggero della reflex, domani.
O, forse, solo la testa che porto attaccata al collo.
Piena di un malsano temperamento che posso avere ereditato solo da una persona che ora non c'è più.
E che aveva intuito, nonostante la cecità, questa follia.

Certe cose prima incomprensibili, cominciano a diventare chiare e nitide solo sotto la lente del tempo.

QUANDO NON CE N'E' PER NESSUNO


I colleghi "sghignazzanti sotto i baffi" e all'unisono, coalizzati nel tentativo di fare ironia da quattro soldi, hanno cominciato a parlare ad alta voce per pungolarmi, così, a passatempo.
Ho fatto finta di non sentire, che non mi fregava niente di partecipare al gioco da bambini.
Hanno insistito, dicendo: "eh, ma tanto lei non ci sente, è occupata a fare le sue cose".
Ho alzato gli occhi verso di loro
Sguardo finto-remissivo, spallucce e atteggiamento del "cosa volete ne sappia io! Scusate, ma ora ho da fare..."
Non contenti, avendo probabilmente occupazioni blande tra le quali districarsi, hanno perseverato.
"Chi, il mio collega? Ma no, è già vecchio!", ho rilanciato distrattamente per porre termine allo sghignazzamento.
"Ma che dici, ha un paio d'anni meno di me, è ancora giovane!"
"Ah, davvero?", e ho sorriso guardandolo con comprensione.
Finalmente hanno smesso di ridere e si sono girati dall'altra parte.
Sul retrogusto amaro della mia battuta continueranno a rimuginare a casa.

Altro giro, altri uomini un po' meno sghignazzanti, ma altrettanto saputi e convinti.
"Mannòchenonciriesci!!! Io non ci sono riuscito!", mi risponde uno, a cui non avevo posto alcuna domanda.
L'altro ribatte: "Eh infatti, non credo, lasciamo stare".
Gli ho detto che provarci è meglio che desistere in partenza, e che io, in ogni caso, ci avrei provato.
L'esito mi è stato favorevole.
Facciamo mestieri differenti, e come si vede, questa differenza.

Il meno sghignazzante di tutti, al quale ho scroccato una sigaretta, mi ha chiesto da quanto tempo sono X.
Gli ho detto che non sono X, ma Zeta, e da qualche anno ormai.
Si è scusato, mi ha detto che non lo sapeva.
S'è scusato più volte.

Io non vorrei colpire ed affondare, non vorrei davvero, giuro, ma certi giorni esce fuori il peggio di me.
E non ci trovo nulla di brutto nell'invecchiare, nel fallire, nel perdere qualche colpo, nel fare ironia, e ogni tanto mettere a giro qualcuno anche quando è il mio turno, ma quando colgo un che di denigrante nei miei confronti, quando cercano di colpirmi su presunti nervi scoperti per darsi un tono che non hanno, quando la mettono sul rigo del "io valgo più di te perchè ho anche chi mi spalleggia e sponsorizza" non li reggo.
Non resisto.
Reagisco.
E nel confronto alla pari perdono.
E così pure quando mi superano per numero.
Pazienza se mi faccio un po' di terra bruciata intorno, ne faccio a meno di un certo tipo di compagnia, e quanto alle chiacchiere da quattro soldi me ne sento già dire di tutti i colori alle spalle, quindi tanto vale mettere qualche puntino sulle i e mettere certa gente al posto che le compete.

Anche perchè quando qualcuno ci gioca ad equivocare sulla mia posizione ed il mio ruolo non è che non me ne accorgo.
Me ne sono accorta eccome.
Le illazioni, tutte, mi sono arrivate alle orecchie galoppando.
E così gli ignorantissimi fraintendimenti lasciati correre per sminuirmi.

Così come la conseguente rabbia è salita più volte furiosa a fior di pelle, salvo farla retrocedere a forza per non fare stragi di massa.

Per il resto... il mio corpo ha proclamato l'autogestione.
Mi arrendo.

E poi, mentre stavo qui, rancorosa e incazzata a scrivere, mi arriva un sms: "scendi un attimo".
Ho delle amiche che definirle fantastiche è davvero poco.
Mi è arrivato un regalo tra capo e collo da mettere sulla scrivania.
E invece me lo porto a casa, perchè è troppo bello.
E' un ulivo bonsai.
E non vedo l'ora che cresca e mi metta le olive!

giovedì 18 ottobre 2012

UN PICCOLO BONUS SULLA FIDUCIA


Ho ricevuto, inaspettatamente, un piccolo bonus.
Un po' di accondiscendenza e comprensione per una mezza grana da risolvere.
Novembre, lavorativamente parlando, sarà un mese tremendissimo.

Continuo a camminare sul filo del rasoio, e mi domando che persona potei essere senza avere la testa occupata da certe preoccupazioni...

mercoledì 17 ottobre 2012

I MIEI SLANCI E LA MIA SCELLERATA INTRAPRENDENZA


Che poi io sono una timida, in fondo.
Difatti, lì per lì, quando mi ha chiesto se dovesse avere a che fare con me per una cosa, stamattina, sono arrossita.
Credo, perchè ho sentito il sangue salire al viso.
Spero solo che quel velo di fondotinta in polvere (che anche a questo serve) abbia camuffato bene le gote.
Non l'ho neanche guardato, all'inizio, se non distrattamente, per dissimulare l'imbarazzo.

Con questo tipo, quando l'ho conosciuto (cioè, tecnicamente, non è che proprio l'ho conosciuto, non ci siamo neanche presentati, neanche ci salutiamo), è stato nel contesto di una figura tremenda... un equivoco, chiarito immediatamente, ma estremamente imbarazzante.
Probabilmente ha pensato che fossi un'idiota.
L'avrei pensato anche io.
O meglio, penso che ho fatto la figura dell'idiota, mio malgrado.

Non contenta ho aggiunto la seconda figura da idiota.
Gli ho fatto dei sorrisi inequivocabili per tutto il tempo, che per gentilezza ha ricambiato.
Ho preso coraggio e confidenza e l'ho guardato dritto negli occhi, più e più volte.
Alla fine, ci siamo salutati, e ognuno ha preso a fare altre cose.
Dopo un po' sono uscita fuori per andare via, e l'ho trovato al sole, in piedi vicino le scale, che armeggiava pensieroso con il cellulare in mano.
Gli ho sorriso, mi ha sorriso, ho attaccato bottone con una scusa banale.
Alla fine gli ho chiesto se gli andasse di prendersi un caffè con me.
Mi andava di farlo e l'ho fatto, diamine.
Mi ha risposto che non poteva, che non aveva ancora finito.
Va bene.
L'ennesima figura da idiota matricolata.

L'ho raccontato ad un'amica, ridendone, perchè immaginavo conoscesse questo tipo per interposta persona.
Mi ha detto che si informa e mi fa sapere se è fidanzato e tutte queste cose qui.
Le ho detto che non mi importa sapere nulla, che se gli va di parlarmi e conoscermi un caffè me lo offre lui la prossima volta, sennò amen.

In tutto questo, la lezione del giorno non è "smettila di fare queste cose alla scellerata", ma "e vabbè, ridiamoci su, che fa".

martedì 16 ottobre 2012

lunedì 15 ottobre 2012

METABOLISMO BRUCIANTE


Questa sensazione la conosco bene.
Quel pensiero che spinge sugli altri e arriva primo, ogni mattina che mi sveglio.
Senza segni evidenti, come una frattura composta appena dopo la caduta.
Il dolore fa svenire, ma non si vede nulla.
"Guarda, non si è mica rotto", mi disse una volta un'amica.
Si era rotto da parte a parte, invece.
Oltre 40 giorni di gesso, il mare e la doccia per intero un miraggio.
La vacanza no, quella l'ho fatta uguale, un paio di giorni dopo la caduta, temeraria.
Esattamente come ora.
Ossa rotte, e nessuna intenzione di stare ferma a rimuginare.
Se non qui, ogni tanto.
Ma me lo concedo.
Sto come sto, metabolizzo mio malgrado, ed assorbo come una spugna i mali ed il male altrui.
Arriverà il momento di strizzare la spugna, mi dico.
Non ora.
Non ora, si, ma quando?

domenica 14 ottobre 2012

CONSULENZE NOTTURNE


Ieri sono stata fuori praticamente tutto il giorno.
Ho saltato pranzo e cena, come non mi capitava da un bel po'.
Ho smangiucchiato un po' di finger food in orario di aperitivo serale, e poi sono rientrata a casa, il tempo di mangiare due spicchi di pizza al volo e sono uscita di nuovo.
Trascinata in una situazione di cui conoscevo già più o meno a priori l'andamento e l'esito.
Buttata per strada, fuori ad un locale trafficato, a chiacchierare e bere con sconosciuti, amici, conoscenti, e amici di amici e conoscenti, quando all'una di notte circa un tipo mi ha chiesto un consiglio su come gestire una situazione che sta vivendo.
Aveva bisogno di sfogarsi, era arrabbiato, mentre parlava non sono mancate invettive contro le donne che hanno usurpato illegittimamente il ruolo che spetta agli uomini.
E' davvero così?
La parità è stata decisamente surclassata dal ribaltamento dei ruoli?

La mia amica gli ha fatto notare che stava andando sopra le righe, e che ero uscita a bere una cosa, e che era  notte fonda e non ero lì per lavoro.
Gli ho detto che non faceva niente, di spiegarmi, che gli avrei dato un consiglio spassionato.
Sviluppare un po' di abitudine all'ascolto è una contropartita necessaria per me che parlo così tanto.
E' una legge del contrappasso cui non mi sottraggo.
E poi trovo sempre stimolante parlare con le persone, non posso farci nulla, anche se implica stare sempre con il cervello attivo e sintonizzata sul lavoro ad ogni ora del giorno e della notte.

Le conclusioni della serata, quindi, sono le seguenti:
- credo di reggere l'alcool un po' meglio di buona parte di quelli che mi circondano;
- credo di reggere l'alcool a meraviglia soprattutto quando attacco a parlare di lavoro, che di colpo mi ritorna la lucidità, anche se sto un po' brilla;
- ma se mi iscrivevo a psicologia non era meglio?

E come dice qualcuno, "Buongiorno Mondo!".
Farò in tempo e avrò abbastanza forze per guidare fino da Ikea e sorbirmi la folla domenicale?

sabato 13 ottobre 2012

IL POSTO PER LA CULLA


Siamo usciti a cena insieme.
Non come si usciva a cena insieme da ragazzi, ormai siamo adulti, passiamo per una coppia.
Noi due, che ci vogliamo bene, ma non ci siamo mai amati.
Viviamo in un posto dove non si concepisce l'uscire a cena con qualcuno con cui non si ha una storia.
Stessa cosa capita con le amiche, mica no.
Comunque, siamo stati in questo posto che la sua ex snobbava, tanto grazioso, in una delle parti vecchie del suo paese, lungo la passeggiata solitaria e tanto bella sui sanpietrini che corrono sul mare a ridosso dei vecchi palazzi e della torre illuminata di colori sgargianti che si stagliano nel buio del cielo notturno.
Abbiamo concordato il da farsi sul mangiare, sul bere non proprio.
Lui è uno abituato a bere coca cola, io sono quella che arriva a scolarsi quasi una bottiglia di vino anche da sola.
E mezzo litro scarso a capoccia mi pareva onesto, per una cena di un paio d'ore.
Neanche a dirlo che sono passata per l'alcolizzata della serata.

Prima di tornare a casa siamo passati a casa sua, nell'appartamento che ha quasi finito di arredare con la ex, prima che si lasciassero. Sono rimasta pietrificata da tutto quel bianco, dall'ambiente ultra moderno e asettico, dall'assenza voluta, testarda e irragionevole di colori.
Gliel'ho detto, mi ha dato ragione.
Non riesce a guardarsi intorno.
Gli ho letto una tristezza negli occhi indescrivibile.
Puoi prendere un lampadario colorato, appendere delle tele ai muri, qualcosa che dia movimento e calore, che renda un po' più accogliente i muri bianchi che hai eretto in quello che è diventato il sacro tempio dell'abbandono, ma resta comunque dura sciogliere lo strato di ghiaccio che ha cristallizzato il preludio di un momento che non è mai accaduto.
Siamo andati in camera da letto...
Stessa storia.
Finchè non mi ha detto "quello doveva essere il posto della culla".
Mi si è stretto il cuore.
Mi dispiace per quello che sta passando, di un dispiacere infinito.
Quello che penso lo sa.
Quello che pensa, come si sente, è come mi sono sentita io quando tutto è rotolato via senza speranza.
E non avevo fatto neanche in tempo a prenderlo un appartamento in cui vivere.
Per fortuna, probabilmente.
Mi ha riaccompagnato a casa, non abbiamo parlato poi granchè.
Forse domani andiamo insieme all'Ikea a comprare qualcosa che possa riempire e riscaldare un'assenza che in questo momento nessuno dei due può riempire, ma solo affollare inutilmente di cose.
Sarà per questo che il consumismo, certe volte, appare come l'unico rifugio possibile, un mezzo che alleggerisce la testa oltre che il portafogli.
Ciò che si compra resta pur sempre un palliativo di ciò che non si riesce ad ottenere al prezzo giusto o gratuitamente nella realtà delle cose.
Ed in questo momento sto dando anche io il mio esiguo contributo a muovere l'economia del paese con i miei piccoli acquisti.

giovedì 11 ottobre 2012

NELLA PENOMBRA DOVE SBOCCIANO I FIORI


Oggi sono stata nel bosco.
Era un po' che non andavo.
La fioritura costante dei ciclamini, che spruzza rosa in ogni dove, nel sottobosco, ha un che di incredibile, riesce sempre a stupirmi.
Vivo in un posto dove, ad eccezione di un breve periodo di profondo inverno, quando arriva, è primavera/estate per buona parte dell'anno.
Non riesco a percepire l'autunno, neanche nelle foglie che si sono già posate al suolo, sotto gli alberi ancora verdi ed infestati di edera.
Il mare risplende caldo sotto i raggi di un sole ancora estivo ed io ho voglia di tuffarmici e sparire.

"Andiamo", le ho detto.
Sembrava entusiasta, e mi ha trascinata in spiaggia, sul sentiero sterrato e conosciuto.
Ha fatto il bagno, si è rotolata nella sabbia asciutta con gioia.
E poi siamo risalite, arrivando al bivio.
Ha puntato la testa a terra, voleva tornare indietro prendendo la strada senza dislivelli.
Io ho puntato il percorso su roccia, quello più complicato e lungo.
"Andiamo!"
L'ho canzonata facendole fare il giro su se stessa e inducendola ad imboccare il sentiero più duro.
Mi ha seguita controvoglia, cercando riparo all'ombra di ogni cespuglio, e facendomi pesare con lo sguardo lo sperpero di energie a cui l'ho sottoposta.
Ad un certo punto ho perso il conto del tempo cercando di fotografare un insetto bluastro prima che si dileguasse nella boscaglia, intrattenendolo con un bastoncino di legno.
Poi mi sono soffermata oltremodo su un gruppo di margherite scomposte dalla brezza marina e smangiucchiate dagli insetti.
Il solito salto spazio temporale nel quale incorro, quando son lì.
La mia pausa pranzo si è consumata, senza che neanche me ne accorgessi, tra fiori e insetti.
A chi mi avesse osservata da lontano avrei offerto uno spettacolo eccezionale.
Da pubblicarmi sui giornali.
O da ricoverarmi in mezzo ai matti.

Sono rientrata a casa troppo tardi per pensare di cucinare qualcosa, sfamandomi con un panino con la mortadella e un bicchiere di vino al volo, e precipitandomi poco dopo, così com'ero, con le scarpe nuove da trekking e i pantaloni coi tasconi, a lavoro.

"Ti trovo dimagrita", mi dice.
"Son sempre uguale, e poi non mi peso, non saprei".
"Ti trovo più... selvatica".
Ho sorriso.
Con quel sorriso sgembo che mi appartiene geneticamente.
Dannatamente.
L'ho guardato, e l'ho trafitto e attraversato senza volerlo.
Ho ceduto alla sua compagnia per un caffè.

E poi, rientrando a casa, la sorpresa.

L'assenza inevitabile che diventa presenza tangibile, ma sospesa nell'etere di una vita che non esiste.
Vorrei dileguarmi silenziosamente, come sarebbe giusto che fosse.
Solo che non riesco.
Non mi va.
Brucerò all'inferno, per questo, più di quanto non stia bruciando già.

mercoledì 10 ottobre 2012

MBAH!


Nella sporca manovalanza che mi ritrovo a svolgere, mi capitano sotto gli occhi cose che non dovrebbero capitare.
Ovvero, un livello altissimo (o asseritamente tale) sulla carta, per prestigio e numero, che rasenta a malapena la mediocrità.
La ragione della mediocrità trova fondamento nel sistema corrotto e clientelare di questo paese che non va da nessuna parte, ma continua a portare ricchezza nelle tasche di chi non se la guadagna nel modo in cui dovrebbe essere.
Non esiste fair play.

La contraddizione in termini che affligge i miei avversari è tangibile.
Come uno schiaffone.
Un mucchio di professionisti mediocri, che occupano posti che non gli competono, al soldo consistente dei vertici di questo pianeta.
Io, la povera tapina che fa manovalanza mal pagata e controbatte secondo la logica delle cose, quella inconfutabile ed oggettiva.
La gratificazione che consegue il mio notare la gigantesca trave nell'occhio altrui non è controbilanciata sotto il profilo economico.
Non lo è.
Non lo sarà mai.
A meno che non mi scopi qualcuno di quelli che contano in cambio di un qualche ritorno in termini professionali.
E questo è ben al di fuori della portata della mia dignità, se ha ancora senso parlare di una cosa del genere in un posto dove ad essere in saldo sono le persone più che i vestiti nei negozi.

Continuo a domandarmi che ci faccio qui.
Che diamine ci faccio qui, in un mondo dove le cose funzionano al contrario.
In un posto in cui mi sento straniera in terra straniera.

martedì 9 ottobre 2012

Blue in Green


Cinque giorni lavorativi e poi sarà la luce.
Quella artificiale, che getterà ad ogni modo una luce diversa sui giorni che arriveranno.

Un'intransigenza strana e malevola che si è impadronita dei miei pensieri e dei miei atteggiamenti.
In certi momenti sembra che tutto sia diverso, in altri che l'essenza delle cose rimanga identica a se stessa nonostante apparenti mutamenti.
Io stessa non mi sposto di un millimetro, certe volte, e questa cosa mi ghiaccia il sangue nelle vene.

Non me lo spiego, poi, perchè sempre in questi momenti di profondo blu la gente si avvicini in questo modo e mi offra e mi chieda attenzione.
E' stata una giornata così, di avvicinamenti e incontri di ogni sorta.
Di intraprendenze varie, mentre io volevo solo essere lasciata alle mie occupazioni banali, o andare via.

Ci sono cose per cui non c'è luogo, ora, dentro di me, e altre cose per cui è tardi.
Di quel tardi irrimediabile che consente solo di percorrere strade parallele per il resto della vita, e niente di più, riservandosi in modo estemporaneo pensieri sparsi e bene da morirne.
O peggio, da sopravviverne.

Tutto il resto mi appare fuori tempo, fuori contesto, completamente fuori da me.
E non ho voglia di prendervi parte.
Non c'è nulla che mi tocchi fino in fondo, ora.
Nulla che mi faccia sragionare a dovere.
Solo una lucida consapevolezza, sempre la stessa.

lunedì 8 ottobre 2012

COESIONE


Eccoli lì, di nuovo.
Che si preoccupano.
Detesto vederli così, mi si stringe il cuore, non lo sopporto.
Come quando mi sono laureata, stessa faccia.

Ma sul filo del rasoio sono io che ci cammino.
E' me che taglia, nessun altro.

LA DECISIONE


Quella che dovevo prendere da un po'.
Costi e rischi da mettere a conto.
Altre strade, altre situazioni.
Ma è la vita, mi dico, la vita che è così.
Una strada sterrata percorsa su una bicicletta instabile, quando va bene.
Con la consapevolezza di essere riuscita anche quando ho fatto tutto da sola, con le mie uniche capacità, senza chiedere nulla a nessuno.
E se ci sono riuscita così, in questi termini, qualcosa vale.
Anzi, più di qualcosa.
E significa che non devo chiedere nulla a nessuno per arrivare a certi risultati.

La decisione che dovevo prendere è ad un soffio.

domenica 7 ottobre 2012

ASPETTANDO IL SOLE


Stamattina dovevo andare al mare.
Dovevo, non c'è sole.

Oggi dovrei fare una telefonata.
Dovrei, ma non ho voglia a dirla tutta.

Un certo tipo di correttezza avrebbe dovuto essere ripagata in modo diverso.
Avrebbe dovuto, ma invece non è così.

Ho una giornata davanti da programmare e non ho suggerimenti da cogliere, a parte un "aspettiamo che esce un po' di sole e ci buttiamo a mare".

Fosse per me prenderei la macchina e me ne andrei a fare una passeggiata in montagna, anche se dovesse piovere.
Fosse per me, ma per il mio piede è un'altra storia, visto che non posso sollecitarlo ancora come vorrei.

Una giornata di vorrei ma non posso, insomma.
E anche di vorrei ma non voglio.
O non me la sento.
O di "ho bisogno del mio tempo per valutare diverse cose".
E non riesco ad impormi il lunedì come termine di scadenza di ultimatum.


sabato 6 ottobre 2012

TURBOLENZE


Mal di testa atroce.
Sono una piaga, in questo periodo.
E non so ancora esattamente come muovermi.
Non ho deciso che fare.
Ma in realtà so cosa dovrei fare.

Intanto prendere un'aspirina.

ROBA CHE SI MUOVE NEL CIELO...



O stelle cadenti.
O Aereoplani.
O fuochi d'artificio.
O ancora il riflesso dei fari delle autovetture in corsa nella notte.
Non lo so cosa fosse...
Una roba si è mossa nel cielo, al di là del parabrezza, e non so cosa fosse.
E neanche mi è importato capirlo.
E neanche mi è importato di esprimere desideri, nel dubbio.

Ho guidato fino a casa in condizioni non... come dire... non propriamente idonee.
Forse prossime alla sobrietà, ma non esattamente, ecco.

Su virgin radio passava "Smack my bitch up" dei Prodigy, mentre guidavo sulle curve del mio circuito personale, ovvero una delle strade che percorro di frequente ad alta velocità per andare a lavoro, di quelle che faccio ad occhi chiusi perchè le conosco a memoria.

Oggi sono decisamente esplosa.
Non lo so come va a finire.
Non lo so.
La diplomazia se n'è andata a fanculo.
Ed io, io non lo so.
Non lo so esattamente cosa devo fare, ma qualcosa farò.
Sono ancora incazzata.
Questa cosa non riesco bene a gestirla, ora.

Tutto quanto accade nella mia quotidianità stride fortemente con quello che sono.
Troppo da non poter chiudere gli occhi e far finta di nulla.
E sarò troppo diretta, pane al pane e vino al vino, ma non tollero più.
Le chiacchiere, in particolare, non le tollero più.
Le illazioni, pure quelle.
Le ciliegine su torte sfigurate e immangiabili.
Non sono disposta a tollerarle più.
La cecità, voluta, indotta o inflitta, non fa per me.
L'opportunismo dichiarato o trasfigurato in chissà cosa lo lascio ai cultori del genere.
Quando basta è perchè basta.


venerdì 5 ottobre 2012

COME UNA BISCIA...


Incazzata nera.
Tanto che oggi non so davvero che fare, se chiudermi in casa o uscire come dovrei e sbranare qualcuno.
Sto incazzata, e non sto bene, ancora, e decisamente esausta.
Ho chiamato un'amica per sfogarmi, ma non mi passa.
E' qui, localizzata nel petto, l'incazzatura feroce che mi divora fisicamente.
E non riesco a domarla.
Altro che controllo della rabbia.
Altro che diplomazia e minchiate varie.
Sto talmente incazzata che le mani non riescono a scrivere sulla tastiera, che le cose che ho in mano finiscono sbattute invece che posate.
E sono pure stanca di incazzarmi così.
Solo che la misura è piena.
Cazzo, è strabordata.
E sono stanca di stare sempre con le unghie e con i denti a difendere le mie posizioni.
Ma poi da cosa?
Mi pare di stare in guerra.
Una civile in guerra, tipo.
E poi è una guerra del cazzo, a dirla tutta.
Come del resto tutte le guerre.
Sinceramente, arrivata a questo punto, non so più neanche se ne valga la pena e se sia il caso di tirarmi fuori.
E di sopportazione ne ho avuta tanta, ma tanta che me ne stupisco io stessa.

Le mie incazzature sono sempre drastiche.
Mi mettono ad un bivio.
Non ci sono scorciatoie.
Non ci sono mezzi, altri, se non quello di affrontare di petto la cosa.
Sarà per questo che mi fa male proprio lì.
Magari sarà pure perchè sono ormai due settimane che tossisco e mi ci sono fatta quasi gli addominali.

Remissiva non lo sono mai stata, e sicuramente non lo sono ora.
Gli occhi non riesco a girarli dall'altra parte.
La lingua la uso per articolare le parole e non per leccare il culo a qualcuno.
E me ne frego di quanto sia controproducente questa cosa.
Me ne frego perchè la libertà e la dignità sono anche questo, non elemosinare le briciole (come se le briciole facessero la differenza!), non dare il culo per avere una illusoria e vana luce, non aspettare come una cretina che le chiacchiere altrui diventino realtà assistendo a quanto ridicolmente vengano smentite ogni sacrosanto giorno.

Ne ho le palle decisamente piene.

giovedì 4 ottobre 2012

QUASI VENERDI'


... E ancora mille cose da fare e organizzare.
E questa influenza che mi si trascina addosso e non va via.
E questa voce che mi serve e non torna a dovere.
Sarà che stasera, leggendo per caso sulla confezione di pastiglie miracolose per la gola che mi ha propinato mia madre, mentre ne scioglievo una in bocca, ho notato che sono scadute l'anno scorso?
E' chiaro, dunque.
Stanno proprio tentando di farmi fuori... :)))

Questi giorni sto srotolando i pensieri all'infinito.
E non trovo più il bandolo della matassa.
Sono completamente persa.
Fottuta.

Ho voglia di andare in spiaggia una giornata intera senza pensare a nulla se non alle onde del mare...

mercoledì 3 ottobre 2012

L'EX PIANO "A" CHE TORNA ALLA RIBALTA


Il piano A è sempre stato uno, nella mia vita.
E' un piano che riguarda la carriera, e ha chiari risvolti esistenziali.
E' un piano A parallelo al piano A ufficiale.
Parallelo perchè non lo esclude, e intraprenderlo significherebbe ampliare l'ambito dell'attuale piano A, quello realizzato.
Forse, o poi chissà.

Per diversi anni, dopo avere tanto atteso di poterlo realizzare, o almeno di provarci, ho dovuto accantonarlo.
Ma ci ho pensato sempre, dio quanto ci ho pensato...
Provarci ora significa tantissime cose.
Tantissime.
E quell'ora o mai più che mi ronza in testa mi scuote e mi stimola a provarci.

Tra miliardi di corsi più o meno qualificanti o presunti tali, interessanti o circa, ne ho alla fine individuato uno che pare essere esattamente nelle mie corde, e che potrei eventualmente spendere nella mia attuale professione se tutto va male.
Costa una cifra.
E' un master, tenuto da un'autorità del settore, che a breve verrà bandito da un'università dove ho già conseguito un titolo post lauream.
Il dubbio è quello di buttarci soldi che a stento riuscirei a mettere da parte, evitando spese di ogni genere e rasentando la sopravvivenza per circa un anno.
Altro dubbio è se valga la pena accollarmi quest'onere a fronte di prospettive che non sono certe e potrebbero risolversi in un nulla di fatto, in aspettative tradite, in rabbia e frustrazione.

Se non provo non saprò mai, anche se è un sacrificio notevole, ora.
Perchè se non provo continuerò a crocifiggermi e a sentirmi in colpa con me stessa per non aver fatto di più, per non avere giocato nel modo ottimale tutte le carte che ho in dotazione.
Non che questa sia l'unica strada, in quel senso, ma una delle tante possibili.

Comunque, aspetto la pubblicazione del bando.
Conto di spendere almeno quei 50 euri previsti per sostenere le prove di accesso.
E poi deciderò se dare effettivamente questa chance al redivivo piano A.



martedì 2 ottobre 2012

GRANI DI INCENSO


E' incredibile come certe cose rimangano impresse nella memoria.
E come altre vengano irrimediabilmente rimosse, belle o brutte che siano.
Nulla resiste allo scorrere del tempo, ed io non ho neanche mai opposto resistenza all'incedere dell'oblio.
Solo che, nonostante tutto, certi ricordi continuano ad affiorare.
E certi impulsi anche.
Ed è difficile tenerli a freno.
E' difficile razionalizzare a tal punto da immobilizzare le mani, o gli occhi.
O il cuore nel petto.
Come si fa?
Imparo e disimparo.
Avanzo e regredisco.
Ragiono e sragiono.
E tutto contemporaneamente.

Ho fatto un'altra revisione della mail.
L'ultima.
Un'altra massiccia cancellata.
Massiccia tanto.
Ho cancellato davvero tutto in modo certosino.
Ho fatto tabula rasa di  incazzature, rancori, amori, pensieri stupendi, organizzazione di viaggi, lavoro prestato gratuitamente.
Potessi cancellare tutto quello che è stato in questi ultimi anni anche dalla realtà delle cose starei forse meglio.
Ma il passato rimane lì immobile, come i fossili dei dinosauri estinti.
Erano grandi, enormi, giganteschi, voraci, invincibili.
Eppure il tempo li ha spazzati via.
Ed io non sono un dinosauro, sono ben più piccola e molto meno rilevante.
Un filo d'erba, a confronto, che ininterrottamente si piega al vento e alle intemperie.

Qualche giorno fa ho comprato dei grani di incenso arabo.
Ed anche un pacchetto di bastoncini del mio incenso preferito.
Non ho ancora avuto modo di bruciarli.
Ma conto di rimediare presto... a modo mio.

Non vedo l'ora che mi torni definitivamente la voce per cantare a squarciagola in macchina, chè tornare da lavoro la sera in completo silenzio mi pare davvero un castigo ingiusto, ora.






Si, lo so... sono stata sconclusionata, forse peggio di altre volte.
Ora non riesco a mettere ordine.
Sono nel caos.
E temo ci resterò per un bel po' ancora...


lunedì 1 ottobre 2012

CIOCCOLATA AMARA CALDA LIQUIDA


Dopo avere constatato amaramente che il barattolo della nutella è stato riposizionato vuoto nel mobile (e avere subito il crollo della certezza matematica della sua presenza salvifica sotto il peso della crudele e deludente realtà), ho ravanato nei mobili alla ricerca di un surrogato qualsiasi della cioccolata.
Niente.
All'improvviso un pacchettino blu è apparso schiacciato in un angolo buio: il Ciobar!
Fa niente che non mi piace, per stasera andava bene pure quello.
Solo che era scaduto.

"Dite che si sarà guastato?"
"Mannnnoooooooo, è buono ancora!!!"
"Ma è scaduto a gennaio..."
"Masssssiiiiii, sarà ancora buono".
I criminali che mi hanno risposto così sono i miei genitori.
Staranno meditato di farmi fuori?

Comunque, ho messo il pentolino sul fuoco, ho assaggiato, ma il sapore fin troppo dolciastro mi ha indotta a desistere a metà cottura.
Ho ravanato di nuovo nei mobili.
Dannato periodo pre-mestruo!
Ho trovato una confezione di cacao amaro, prossimo alla scadenza, ma ancora non scaduto, e quindi ho sciacquato il pentolino, rimesso il latte, e l'ho versato.
Il sapore era decisamente amaro, così ho aggiunto un pochettino di zucchero di canna.

Mentre giravo il cucchiaio nel pentolino, nella lunghissimissima attesa che si addensasse un pochettino il tutto, ho cominciato a fare strani pensieri.
Del tipo che potevo aggiungere un tuorlo d'uovo.
Magari anche un po' di farina.
("Spe', ma c'è pure la panna da montare in frigo, potrei...").

Ecco, no, non l'ho fatto.
Ho continuato a girare il cucchiaio.
Ho pensato che chi s'accontenta gode, in fondo, certe volte.
E sono già stata fortunata a trovare un po' di cacao amaro per rischiare di buttare via il tutto per fare esperimenti un po' troppo ambiziosi, stasera.
Dopo avere atteso un altro po', ma invano, che si addensasse, ho tirato la cioccolata calda via dal fuoco e l'ho versata in tazza.
Decisamente meglio del ciobar, anche se un po' liquida.
Ma tant'è!