giovedì 30 aprile 2015

DOMANI LA SPIAGGIA



L'unica certezza di domani è questa.
Anche perché dopodomani il programma prevede montagna al tramonto.
E quindi resta domenica per le terme.
Vorrei infilarci in mezzo un po' di bicicletta e un po' di fai da te.
Ho pensato un sistema diverso per rinforzare il tavolo della cucina, mantenendo una linea slanciata delle gambe.
Devo tinteggiare gli infissi.
Misurare degli spazi e tentare il recupero di un mobile che apparteneva a nonna inserendolo nella cornice vintage cui appartiene.


Tra un'ora devo essere pronta per uscire, ma sono stanca e abbastanza svogliata.
E se non avessi già preso impegni che non posso disdire, mi butterei nel letto a dormire.
C'è musica dal vivo, stasera.
Ovvero caciara a bizzeffe.
Sono già abbastanza stordita di stanchezza, non so quanto resisto.
E meno male che ho ricominciato a prendere gli integratori!







I SANDALI COMODI



Domani è il primo maggio ed io non ho ragione di non usare le scarpe aperte per andare al lavoro.
Bye Bye stivali!
Ho indossato un paio di sandali comodi, un tacco medio-alto robusto e l'esperimento sociale del giorno ha avuto inizio.


Il tipo che ho ripreso qualche settimana fa, da allora è sempre cortese e galante.
Stamattina mi ha evitato di spostare un peso e l'ho ringraziato per questo.
Direi che abbiamo raggiunto un ottimo compromesso su come comportarsi vicendevolmente.


"Vedi la gente che viene dal mare!!! Già con le scarpe aperte!", mi dice una collega mentre passo.
"Ah bella, domani è il primo di maggio! È estate da me!", le dico sorridendo.
Il bel tipo accanto a lei mi squadra per la decima volta da che sono arrivata e azzarda un sorriso gigantesco.
Non si capiva dove finissero tutti quei denti...
Gli ho risposto con altrettanto sorriso.
E sono volata via.


Entro in un ufficio a chiedere delle cose, e il quarantenne circa seduto svogliatamente alla scrivania mi chiede da dove vengo.
Me lo chiede ogni sacrosanta volta.
"Dal mare!" gli rispondo dandogli corda.
"Eh, si vede dalle scarpe aperte!", interviene il suo anziano collega.
Chiedo quel che ho da chiedere e prendo una cosa un po' pesante che il collega anziano mi aiuta a riporre al suo posto.
"L'aiuto io!", neanche il tempo di affaticarmi, tanto è stato solerte.
"Si, solo perché è una bella ragazza! Sennó altro che aiuto!", dice l'altro.
"Ammazza, 'sti sandali li devo mettere più spesso se mi consentono di ricevere aiuto senza nemmeno chiederlo", scherzando con loro.


Ci sono donne davvero belle al lavoro, ed io di tanta bellezza non dispongo.
Sono allegra e socievole, e questo mi rende forse più simpatica e fa sì che le persone si trattengano volentieri a scambiare in saluto e una chiacchiera.
La natura, mi piace pensare, è stata più generosa in materia grigia che in materia altezza e tette.
E va bene così, che con i tacchi e un push up risolvi ampiamente certi difetti, mentre la stampella per il cervello claudicante non l'hanno inventata ancora.
In ogni caso, basta scoprire qualche centimetro di pelle per ricevere attenzioni inusuali.
A me ricevere cortesie non dispiace.













mercoledì 29 aprile 2015

MAMME DI TUTTO IL MONDO UNITEVI





Che il vostro bimbo non abbracci un ideale che potrebbe portarlo alla morte.


O anche portarlo ad una relazione con una donna che non siate voi, il che corrisponderebbe ugualmente alla morte.


Che non raggiunga l'autosufficienza affettiva ed economica.
Che non si sporchi le mani per un lavoro che non è alla sua altezza per pochi spicci.


Che non si permetta di recidere il cordone ombelicale.


Che non si permetta di cacciar fuori un accenno di palle per dire: "in questa cosa non devi intrometterti mamma".


Che ubbidisca, sempre, a mamma.


Che prima di prendere una decisione importante - ma anche no - chieda il parere vincolante del genitore-padrone.




Se c'è carenza di uomini, sono le madri a doversi porre le domande più profonde.


A me il video della madre che rincorre il figlio con il cappuccio nero e lo costringe a desistere dai propri propositi, ha fatto infinita tristezza.
Direi che il tema davvero alla ribalta non sia quanto le donne si siano emancipate rispetto all'uomo, ma quanto gli uomini non riescano ad emanciparsi dalla gonnella di mamma, cui restano saldamente ancorati.


A me certi rapporti fanno venire in mente la sindrome di Stoccolma, quella che i prigionieri sviluppano nei confronti dei propri carcerieri.








Scusate, tutti.
Stasera sono vagamente polemica nei confronti del genere femminile cui pure appartengo, ma rispetto al quale troppe volte mi sento assurdamente aliena.












QUELLE CHE CONDIVIDONO IMMAGINI DI SPOSE SU FACEBOOK



Apro un capitolo a parte, su questo blog dove di bianco c'è solo la spuma del mare, su quelle che l'unico obiettivo della vita è sposarsi.


C'è questa tipa che sta insieme ad un mio amico, che ha appena condiviso una foto a tema.


Le pressioni che puntualmente esercita - direttamente o indirettamente - su di lui, da che stanno insieme, sono aberranti.


Scelto in quanto buon partito, per via del lavoro, della casa e di amenità varie, lei, rimpiazzo di serie b della ex figherrima, è riuscita a tenerselo stretto facendogli terra bruciata intorno.


E approfittando del suo dolore, della sua pigrizia, della sua riservatezza/timidezza, e facendo leva su certi sensi di colpa ("mi è stata vicina in un periodo difficile, non posso mollarla così", come se ci fosse un modo non così per mollare la persona sbagliata), si è installata nella sua vita.


Lei vuole sposarsi.


Costi quel che costi (tanto mica paga lei!).


Ha il supporto di tutta la sua corte di amici del paese, con i quali si sprecano risatine e sghignazzamenti sul suo essere prossima ad essere sposa (da che ha cominciato questa frequentazione).


Lui di sposarsi lo esclude in modo fermo.


E anche se non glielo dico spudoratamente, non sono contenta di come si sta trascinando, che nemmeno un ceffone di quelli seri lo scuoterebbe, tanto è profondo il torpore della depressione in cui è piombato da che la sua precedente storia è terminata.


"Oh, dimmelo prima quando ti sposi, che mi devo organizzare!"
"Lei vuole sposarsi... Non se ne parla!"
"E quando avresti intenzione di risolvere questa situazione? Quando ti ritroverai a convivere a tempo pieno con lei che nel frattempo sarà diventata tua moglie e ti avrà dato pure dei figli?"


Ora sono tentata di mandargli lo screen shot di lei che su fb si è condivisa la foto di una sposa, e gli amici debosciati che la sostengono nel piano di matrimonio-incastro con dei like a sproposito, e chiedergli se stia arrivando la partecipazione, ma preferisco farmi i cavoli miei.


Ognuno è padrone della propria vita.


Se uno decide di fermarsi alla persona sbagliata perchè ha una paura fottuta di viversela per davvero la vita, chi sono io per infilare il dito nella piaga?


Mi fa rabbia, certo, perché gli voglio bene.


Come mi fa davvero pena chi è cosciente di essere la seconda scelta di un buon partito che sentiva l'urgenza di accaparrarsi per garantirsi una vita da signora.


O semplicemente per una stretta questione di sopravvivenza.


E quante ce ne sono di tipe del genere.


E di tipi, pure.


Che almeno non pubblicano foto di matrimoni e vestiti da sposi ridicoli e pacchiani.













LUOGHI ELETTIVI



È lì che voglio tornare.
Dove il cuore si è fermato per la meraviglia.
E dove pure ha cominciato a battere forte.
Dove ho capito cosa volevo nella vita, quello che contava realmente per me.


È lì che voglio tornare, perché quel blu appartiene ai miei occhi, che desiderano immensamente sprofondarvi, di nuovo.


E aggrapparmi al cielo con le braccia spalancate sul vuoto.


Sentire l'eco dei passi leggeri e dei baci e dei respiri srotolarsi lungo le scale ripide e silenziose, a ridosso del mare.


Accarezzare la vegetazione spontanea nel pieno della sua fioritura, che tanto ha ispirato chi prima di me vi è passato e ha deciso di stabilirvisi, in quello che è un eremo di pietra, immerso nella magia di una natura straordinaria.




È lì che sto per tornare.

SE NON VIENI TU, NON SE NE FA NULLA





"Non sono indispensabile...", ho risposto.
Voglio stare sciolta da impegni per un po'.
Stare con chi mi pare, dove mi pare.
Senza orari.
Non voglio appuntamenti.
Non voglio pianificare pranzi, cene, uscite.
Mi rimetto a quel che viene nel tempo che mi avanza dalle cose che ho da fare.
Prendermi cura di casa.
Il che comprende fare ordine, pulizie, spostare mobili, dedicarmi al fai da te.
Prendermi cura di me, anche.
Il che implica scartavetrare il grigiore invernale dal corpo per tuffarmi nell'estate.
Il mio bagno, questo week end, si trasformerà in un'insolita spa.
Magari faccio un salto alle terme, visto che l'acqua di mare è ancora freschina, e non voglio ammalarmi.
Ho deciso di concedermi un po' di trekking, la compagnia è silenziosa, organizzata e piacevole: amanti della natura e avvezzi alle scarpinate.
Da domani, invece, torno in bici al lavoro, e in bici conto di spostarmi per buona parte di quel che resta di questa settimana corta.
Il tempo, pare, migliorerà sensibilmente a breve.
E anche tutto il resto.

martedì 28 aprile 2015

PASTA FROLLA



"Sei venuta da sola?"
"Si"
"Puoi entrare, non c'è nessuno"


"Dovrei stendermi... Ho qualche problema... Possiamo usare l'ago per i bimbi?"
"Va bene..."


Laccio emostatico allacciato, ho cominciato a piangere.
Un pianto spontaneo, senza singhiozzi, solo lacrimoni giganteschi dagli occhi, mentre continuavo a parlare.


"Si vede che ce la stai mettendo tutta...", guardando il braccio teso, il pugno serrato.
"Aspetta... Non ce la faccio. Dammi un attimo..."
Ha cominciato a farmi parlare, mi ha chiesto perché fossi andata da sola se ho questo disagio.
Perchè ce la devo fare da sola a superarlo.
Mi pare chiaro.
"Devo chiamare qualcuno per reggerti?"
"No. Sto ferma"


"Abbiamo fatto?"
"Quasi... Conta fino a cinque"
Mi ha fatto contare pure i mezzi secondi.
"Voglio togliere il braccio e scappare da qui, dimmi che hai fatto!"


"Fatto"


Il morso di un vampiro sul collo mi fa meno orrore.


Non riesco nemmeno a scrivere la parola vena senza che mi prenda il vuoto allo stomaco.


Ho sostato sul lettino almeno un quarto d'ora, in compagnia di un'infermiera con il nome di papà.


"Ognuno ha le sue fobie... Peró sei riuscita ad affrontarla"
Dovevo.
"Non mi fa paura nulla, ma l'ago... Se sconfiggo questa cosa divento invincibile!"


Fino a stasera avró un braccio fuori uso.
Il cerotto lo toglieró quando si scollerà da solo.


Ho riposato, dopo pranzo, prima di venire al lavoro, in macchina, che in bici il tempo non consente.


Ieri sera sono rientrata sotto la pioggia.
Una roba meravigliosa, a parte il giubbotto impermeabile che mi copriva solo a metà e i goccioloni violenti sul viso, mentre pedalavo.
Mi è venuto in mente quando ero ragazzina e pedalavo anche sotto la pioggia.
Per questa ragione, oggi, è arrugginita.
Quella bici ha corso sul bagnasciuga, sulla strada, sotto il sole e sotto la pioggia.
Non mi risparmio nulla, come non risparmio nulla alle cose che mi appartengono.
L'istinto di autoconservazione, che si estende al mondo materiale che mi appartiene e cui non presto cura ossessiva, non mi ha mai precluso di vivere.
Come avere una bicicletta e non portarla mai al mare.
Come avere una vita e non viverla, nell'illusione di conservarla, di preservarla.
Da se stessa?
Non ho mai capito il ragionamento di fondo di chi si risparmia.




I miei migliori propositi e il mio autocontrollo andranno a breve a farsi benedire.
Diventerò pasta frolla.
Con i se e con i ma non ci gioco.
Me la rischio.
Come faccio da una vita.
La stessa vita che porto a correre in riva al mare insieme alla bicicletta.
Che se si arrugginisce un po' pazienza.


Chi deve farcisi un giro, ancora, dopo di me?




































lunedì 27 aprile 2015

STUPIDINCONTRI E ASSENZE BLANDE



Mentre scendevo le scale di casa, l'altra sera, ha squillato il telefono.


"Hey, stai venendo? C'è qualcuno che vuole salutarti, qui!"
"Ciao!", una voce che non riconosco.
"Chi sei?"
Silenzio.
La mia amica ha ripreso in mano il telefono.
"Cara, chi era al cellulare che mi ha salutato?"
"Tizioooo!", alticcia e barcollante anche tramite telefono.
"Tizio chi?" ho chiesto.
Dopo avermi specificato chi fosse, le ho detto di salutarmelo, vaga e distaccata.
Lei non sa dei nostri trascorsi, e non posso renderla partecipe.


Il tipo ha passato buona parte della serata a cercare di stabilire una confidenza che non gli verrà piú concessa.
Possibile non capisca?
Debbo farlo schiantare con la sua convinzione contro il muro che ho alzato?




L'indomani ho incontrato, sempre per sbaglio, per strada, un altro tipo con cui ho chiuso i rapporti.
Lui continua a non farsi capace di questa cosa, si nota a vista e da come è indispettito nei miei confronti.
Non perché ci tenesse a me, chiariamoci.
Non gli va giù il fatto che, irresistibile com'è, io non gli stia sotto.
Si, qualcuno ha un ego incontenibile, che anche travasandone metà in un'altra persona gli uscirebbe dalle orecchie.


Se non me ne frega un accidenti cosa posso farci?


Se è stato uno svago momentaneo e solo a livello fisico - causa encefalogramma piatto, il suo - non posso fingere di guardarlo con occhi diversi per non assestare colpi alla sua autostima.
Non merita questa delicatezza.


Ciononostante, voleva aggregarsi alla mia uscita in compagnia di amici in comune.
Nessuno di loro lo tollera ben volentieri, soprattutto per certi comportamenti che ha assunto con me, che non gli ho fatto nulla di male.


"Vi raggiungo tra poco se vi trattenete... Vi trattenete?", ha detto.
Nessuno gli ha risposto esattamente, si sono tenuti tutti sul vago.
Io non gli ho proprio risposto.


La mia compagnia, il mio tempo, la mia gentilezza, la mia voce, i miei consigli, i miei incoraggiamenti, la mia disponibilità, che elargivo a piene mani, ora sono per una ridottissima cerchia di persone.






Il cambio dell'operatore e l'isolamento che ne è derivato hanno fatto venire le paturnie a un po' di gente.
Qualcuno si è scusato per non avermi risposto per tempo in settimana.
Qualcuno mi ha chiesto se fosse tutto ok, altri se fosse successo qualcosa, altri ancora se stessi bene, altri mi hanno scritto banalità per verificare se fossi viva.
Qualcuno si è prestato per una commissione fuori porta per la quale mi aveva detto originariamente che non poteva.
Altri mi hanno lasciato carta bianca per decidere dove trascorrere una mezza giornata.
Se il silenzio porta a questi risultati non è un caso.
L'assenza riesce a dare contezza di quanto pesi una presenza.
E un'idea di quanto pesi la mia me la sono fatta da tempo, considerate le reazioni che percepisco ogni volta.



VEDO ROSA



Il rosa della patente che mi si straccia davanti agli occhi.
É la fine, mi dico.


"Signora..."
"Buongiorno..."
"Si rende conto che bla bla bla bla bla... (paternale sulla mia guida sportiva)"
"Lei ha ragione... Anzi, ragionissima! Ed io sono in ritardo..."


Mi ha lasciato andare.


Santo uomo!


Santo subito!









venerdì 24 aprile 2015

ALLO SCOCCARE DELLA MEZZANOTTE



"Magari vi raggiungo piú tardi...", ho risposto al messaggio.
E invece di buttarmi in vasca, mi sono messa a cucinare
Ho messo a cuocere del sugo con la salsiccia - che con la polenta é la morte sua! - e tagliato la mozzarella e... infornato le lasagne.
Ho aperto un vino costoso che ho comprato un paio di settimane fa.
E bevendolo si capisce perché non sia propriamente economico, con quel retrogusto marcato di mora di rovo.


Ho repentinamente cambiato operatore, oggi.
Torno al vecchio, causa gustosa offerta di rientro.
Solo che se ne parla da martedì.
Ergo, avendo disattivato l'offerta che si rinnova stanotte, resterò senza messaggi e internet e chiamate illimitati sino ad allora.
Non devo chiamare nessuno questo week end.
Non voglio scrivere a nessuno.
Non voglio comunicare in generale con nessuno.


Mentre sorseggio il vino delizioso che ho deciso di dedicare alla mia compagnia, il profumo delle lasagne profana l'odore di pulito che si respirava a pieni polmoni entrando a casa, questi giorni.


A proposito, ho comprato un nuovo profumo.
E crema profumata che si vaporizza sul corpo ed è fichissima e mi fa venire in mente usi impropri che a breve non mi dispiacerebbe sperimentare.


Ho fatto un lavoro con i controcoglioni questi giorni.
Ho studiato da matti.
"Hai finito?", mi chiede la persona che deve integrare la mia parte, trattandosi di un lavoro a quattro mani.
"È solo una bozza da rifinire...", dico.
"Ho appena saputo che hanno spostato l'appuntamento... Non é piú lunedì..", dice.


Maledetto.
Che tu sia maledetto.
Ci ho perso la salute questi giorni a lavorarci sopra!
Potevi dirmelo prima, eccecazz!


Vabbé, l'ha appena saputo, non posso colpevolizzarlo.


Questa "occasione", alla quale fisicamente mancheró perchè ho preso un impegno quel giorno, altrove, mi consente di riflettere ancora sulla questione.
Il che mi avvantaggia, disponendo di tempo insperato per affinare quanto fatto di corsa e grossolanamente.


"Che fai?" mi scrive in questo istante.
"Aspetto che il forno mi renda le lasagne e bevo vino nell'attesa", rispondo.
"Non esci?", mi chiede.
"Non credo..."
"Passo a bermi un bicchiere di vino da te, casomai..."
"Ti conservò un pezzo di lasagna?"
"Non mangio carboidrati la sera, lo sai..."
"Io invece, che non sono figa come te nè aspiro ad esserlo, me la mangio intera!!! Che bello!"
"Che porto?"
"Un dolcino... Sigarette..."


Le lasagne sembrano pronte :D



LET IT GO



Raramente mi connetto dal computer, per il blog.
Una reazione al fatto che ci lavoro, incollata ad un pc.

Questo pezzo lo ascolto da giorni e giorni.

Quando mi interrogo su cosa mi abbia riservato la vita, mi rispondo, alla fine, che è quello che mi sono riservata da sola, per scelta.

Inutile girarci intorno.


Riuscirà la nostra eroina, oggi a pranzare?
E a precipitarsi al lavoro con la biciclettina piena di ruggine?
E tornare con un po' più di fiato a casa, stasera?
Pioverà?
Devo portare un giacchino impermeabile?
E' già tardi, anche oggi.
E' sempre tardi.


C'era un'opera d'arte al MOMA.

Non ricordo più se fosse un dipinto o una foto.

Ricordo la scritta.

Out of time.

On time.

Ero così puntuale un tempo, mentre adesso...



Always out of time, whenever I've been on time.




INUTILINCONTRI



Sono quelli che fai una sera che esci.
Con i capelli diversi, che gli altri la prendono per novità, per te invece é solo un modo vecchio di pettinarti, di recuperare parti di te andate in frantumi nel tempo trascorso e che continua ciclicamente a riproporre i ricordi, a spostare la polvere che vi si accumula, giorno dopo giorno, da una vita.
Con l'attenzione di nuovi interlocutori che catturi sapientemente con la parola.
O con gli occhi.
E il gesticolare dei gomiti e dei polsi.
Con il vestito nuovo e da scorciare, in cui affondi le mani nelle tasche, che è il motivo per cui l'hai scelto, che a te la fantasia che hai scelto nemmeno fa impazzire, ma ti piace l'idea di cambiare.
Perché vestirsi consente di esprimersi, Ma anche di camuffarsi.
O trasformarsi, anche solo il tempo di una sera.


Ho visto il tipo osservarmi tutto il tempo.
Sono entrata che era già lì.
Ha cominciato a fissarmi.
Cercava il mio sguardo.
Mi ha offerto la sigaretta che cercavo, ma non ha avuto la prontezza di venirla a fumare con me.
In veritá mi andava di fumarla da sola.
E da sola di rientrare a casa.
Quanto è semplice incontrare qualcuno.
Quanto è difficile che quel qualcuno ti colpisca abbastanza da volerlo trattenere nella tua vita, anche solo il tempo di una notte.



giovedì 23 aprile 2015

IN BICI



Giorno 1: ce l'ho fatta!
Andata e tornata in bici.
Dovevo trattenermi oltre, al lavoro, ma non so se la lampadina a dinamo funziona, e comunque la borsa che ho portato con me oggi non ho potuto riporla nel cesto - non ce l'ho! - e ho dovuto allacciarla al manubrio alla meno peggio.
E c'era dentro pure un libro di diversi chili preso in prestito (che per domani devo finire di studiare, ahimé!)
É cascata solo una volta.
Di lato, non a terra.
Il mio sistema ha vinto.
Io un po' meno.
Ho finito il fiato.
Quando sono scesa dalla bici le gambe tremavano.
Tra qualche giorno andrà meglio.
Posso solo migliorare la risposta fisica allo sforzo cui non sono più abituata.
Fisicamente sono distrutta, ma una doccia mi rimetterá in sesto.
E anche dei nuovi prodotti che ho preso oggi in profumeria e non vedo l'ora di provare.
Anche perché ho appuntamento con degli amici tra un'oretta e devo ancora cenare.


Pensavo di avere fatto in tempo per il tramonto, e invece ho beccato una nuvola passeggera che ha coperto la luce degli ultimi raggi.
Dieci minuti circa di pioggerella leggera.
Per fortuna avevo il trench.
E poi la pioggia s'asciuga con il vento ed il calore del corpo in movimento, ho pensato.


La mia preparazione atletica é appena agli inizi.
Spero solo di non mettere troppi muscoli.
Non li adoro.
E appena mi muovo, li metto.
Ho un corpo che reagisce immediatamente agli stimoli.
Del resto l'ho abituato cosí fin da bambina.
L'ho detestato quando ero adolescente.
Che se mi chiedessero di rivivere quella fase della mia vita non avrei dubbi a rispondere: MANCO MORTA!


La preparazione atletica, in cuor mio, é per mettere a conto, prima degli anta, un'avventura che comprenda una partecipazione diversa a livello fisico in un viaggio ancora da pensare


È la preparazione ad un viaggio che non ho ancora deciso se farò, ma per il quale, nel caso, voglio essere pronta.


L'obiettivo finale della svolta ecologica pomeridiana - fermi i benefici per l'ambiente - doveva per forza avere a che fare con un viaggio.


Certo, anche la prova costume poteva essere un ottimo incentivo, ma se non mi é mai importato sino ad oggi, non vedo per quale ragione l'estate 2015 dovrebbe far la differenza.


In compenso, avrò più fiato e ne guadagnerò in forza.


E comunque la passeggiata in bici sul mare, in silenzio, al tramonto, è una cosa meravigliosa.















mercoledì 22 aprile 2015

LACRIME ACQUERELLATE



È scesa una lacrima di vino - tale é la forma nella quale si é rappreso il succo rosso e intenso - sull'etichetta della bottiglia.
Proprio a destra della luna, che un omino sulla scala tenta di raccogliere tra le stelle dove é appesa.
Sembra sgocciolata dalla punta di un pennello, premuto sulla bocca tondeggiante posta sul collo lungo della bottiglia.


L'etichetta scelta da questa cantina é magnifica, una piccola poesia dedicata alla notte e alle sue meraviglie.
Ed il vino, di medio-bassa qualità, é estremamente godibile e di compagnia, in queste sere in cui decido di non uscire e destinare la mia compagnia ai muri di casa.
La musica sale dalla radio che tra poco porteró in camera da letto.
Tra le coperte un libro mi aspetta per congedarmi dalle ultime ore di questa giornata senza infamia e senza lode, che ho giá rimosso dalla memoria a breve termine.

GABBIE



Sono insofferente alle gabbie.
Agli animali in gabbia.
Mi sento male.
Alle persone in gabbia: non riuscirei a stare al loro posto.
Alle persone che si comportano come fossero animali in gabbia: mi fanno tristezza.


E questa situazione la riconduco a tutti quelli che in coppia stanno come animali in gabbia.


É pieno di gente del genere.


Uomini e donne che volontariamente si chiudono nella gabbia di una coppia di comodo, per questioni economiche il piú delle volte.
Perché non riescono a star soli, anche.
Perché non reggono le pressioni sociali, pure.


Le volte che ho scelto di chiudermi in una coppia - sono una monogama e sono fedele come nessuno che conosca sulla faccia della terra - é successo perché ero innamorata.


E questo é l'unico criterio che riesco a concepire.


A me gli animali in gabbia fanno pena e tristezza.
E finché si tratta di animali che l'uomo ha chiuso in gabbia, c'é anche una componente legata alla comprensione.
Io li libererei tutti.
Quando si tratta di persone che si sono fatte volutamente ingabbiare, non riesco a sviluppare empatia né solidarietá.


Sono scelte.


Non la mia scelta.









OCCHI DI VETRO



I suoi occhi sono del colore dei frammenti di vetro azzurrino che si trovano in spiaggia, levigati dal lavorio incessante del mare, che si riducono, pian piano, a granelli di sabbia.


Sono magnifici e magnificamente alla portata, nonostante la differenza d'etá e i distinti ruoli che ci competono, se solo volessi.


Perché la scelta é rimessa a me, a quanto pare.


Cosí mi é parso di capire.


E non intendo compierla.


Sono diventata, mio malgrado, la donna per la follia di una notte.
L'opposto dell'angelo del focolare.
Il desiderio proibito degli uomini accasati e anche vagamente attempati.
Lo scheletro nell'armadio che vorrebbero murare vivo sino a completa consumazione.
E attizzo ancora di piú quando non smetto gli abiti di lavoro, di cui mi spoglio appena metto piede a casa.
Perché c'é qualcosa in me, una apparente dolcezza che attrae, e questa forza che trapela allo stesso tempo.
Il mio essere fottutamente indipendente.


Nient'altro?




Vorrei scrivere una cosa che mi preme da un po' e non riesco piú a trattenere a questi uomini che mi approcciano con la stessa bava alla bocca: sentitamente, ma annateveneaffanculo!





SOTTO LA POLVERE DEL TEMPO



Le avevo in garage a casa dei miei, inutilizzate da anni.
Oggi le ho caricate tutte e portate dal tipo che aggiusta le bici.
Domani passo a ritirarle, mi ha detto che me le prepara, cambia le gomme, sistema i freni e quanto altro occorre per renderle utilizzabili.
Devo recuperare un cestino per la bici da passeggio, quella che useró per il lavoro, per metterci la borsa e la spesa pure, se tornando a casa mi viene voglia di comprare qualcosa.


Da domani, quindi, almeno il pomeriggio al lavoro ci vado in bici, se non cambio idea nel frattempo.




Tra poche settimane dovrei avere ospiti a casa.
Il condizionale é d'obbligo, non ho certezza di questo.
La sola remota possibilitá mi fa scoppiare il cuore di gioia, perché sono persone cui sono molto legata, e non vedo l'ora di riabbracciarle.
Sono in alto mare nei preparativi.
Vorrei che la mia casina fosse splendida, e piena di piante e fiori.
Ho comprato delle calle bianche, con la punta del fiore rossa.
Bagno la pianta a giorni alterni, la sento che respira con me, nella stanza.
È piena di luce e di vita, di un candore che non ha paragoni.


Devo prendere un divano serio.
E mettere una lucina in piú in bagno.
E finire di sistemare la cucina.
E svuotare una stanza che é diventata un inutile ripostiglio pieno di cose che non mi servono.
Ho riempito due buste di maglioni invernali e vestiti che vorrei regalare, perché non li metto piú.
Nel week end impacchetto tutto e regalo alle amiche, così riciclo e nel contempo libero spazio utile.






Passando da casa dei miei, oggi, sono entrata nella mia vecchia stanza.
Ho visto degli anelli che non indossavo da una vita e li ho messi.




Ho lisciato i capelli e spostato la riga.
Li portavo cosí parecchi anni fa.
Ho bisogno di ristabilire un ordine anche esteriore, in questo esatto momento.
Di ripristinare un controllo che ho lasciato andare per dare spazio a persone ed esperienze che avevo confinato al di fuori del mio campo di interesse.
Ne ho fatto esperienza, come desideravo.
Ho sperimentato una parte di quello che mi mancava, ho dato occasione alle circostanze di accadere, di sorprendermi.
E invece no.
Non mi hanno sorpreso, se non in negativo.
E questa esperienza forse é servita, forse me la potevo risparmiare.
Dove l'istinto mi dice di lasciar perdere, devo lasciar perdere.
E cosí sará in modo ferreo, d'ora in poi.
Come quando avevo in me tutte le convinzioni del mondo, e la consapevolezza di essere nel giusto.
Anche se un certo tipo di sensibilità non viene colto.
Anche se può essere calpestato, come é già accaduto.
Pazienza.
Quante volte sono andata oltre e tutto e tutti, voltandomi indietro, sono sembrati minuscoli?


Quanta polvere si è accumulata nel tempo e quanta voglia ho di soffiarla via, ora.





lunedì 20 aprile 2015

SEI STATA BRAVA OGGI





L'osservazione proviene da un collega che mi ha osservato in silenzio mentre ero al lavoro.


Mi sono girata a un certo punto, e me lo sono trovato alle spalle con aria assorta.


É raro si complimenti con qualcuno.


Ancora piú raro che lo faccia con me.


In verità non ho fatto nulla di che.


Ci sono giorni che faccio molto di più, e il mio lavoro passa per lo più inosservato.


Se dovessi campare di riconoscimenti, sarei già perita.



AVANTI E INDIETRO



Alto, il viso pulito da ragazzo, un taglio particolare degli occhi, espressivi ed alteri, vestito casual.



Delle mani molto belle, percorse da un reticolo di poderose vene in rilievo, forme armoniose e proporzionate, le dita assorte in un movimento delicato e gentile.


Sembrava essersi buttato in ritardo giú dal letto, l'aria vagamente assonnata.


Per circa due ore mi é passato accanto, poi di nuovo, poi ha stazionato vicino a me, poi é andato e tornato, poi avanti e indietro per il corridoio, guardandomi ogni volta, come se mi cercasse.


Non ci ho dato molto peso.


Dal canto mio, non ho quasi piú voglia nemmeno di scambiare una parola, di un approccio, o di prestarmi ad una conoscenza.


Tengo al guinzaglio la socievolezza.


Non ho voglia che sia di nuovo deludente, come con chiunque abbia conosciuto negli ultimi tre anni.


Perché se la scelta deludente, ad un certo punto, é dipesa da me, o dipende da un certo atteggiamento, allora é bene che me ne stia un attimo ferma.


Se sono io ad essere inadeguata rispetto a certi standard diffusi, voglio riservare la mia compagnia esclusivamente a chi soffre del mio stesso disagio.
Quando ho voglia io.
Ed ora non ho voglia di alcun tipo di compagnia.


Ho anche un'ottima scusa, in questo periodo.
Una scusa, per l'appunto.
Una giustificazione che non può reggere che nell'istante in cui è formulata.


E tanto vale.
O qualcosa di più.
No, più probabile che valga qualcosa di meno.


Oggi cercavo un volo a/r in giornata per andare a fare un bagno su un'isola greca, questo sabato.
Da sola.


Chiunque legga potrebbe pensare che non sto bene.


E avrebbe ragione.


Non sto bene.


Ultimamente peggio.


Quindi a rigor di logica potrei solo star meglio, il che mi consola.


Il mare della Grecia mi é parso un'ottima cura.
Cosí come il fatto di sentire, di questi periodi, parlare una lingua che comprendo in parte solo per iscritto.


Comincio ad essere insofferente alla ricezione di parole altrui, ma continuo ad espellere parole su parole.


Parole inutili ed egocentriche, che cercano spazio senza concederne.




















NEL MENTRE





Sono tornata a casa e l'ho trovata allagata.
Bagno, una parte del corridoio, due stanze.


Bene.


Molto bene.


Mentre aspetto l'idraulico che dovrebbe venire tra poco a salvarmi dall'annegamento certo, finisco il mio primitivo&pecorino comodamente seduta in cucina.


Se tutto va male, per fortuna so nuotare.

ARRANGIAMENTI



"Mi hai emozionato", mi dice.


Considerato che mentre la arrangiavo piangevo, non stento a crederci.


E piangere mentre si canta, con la voce che rimane strozzata in gola, e le lacrime che cascano sulle corde e le arrugginiscono, mica é semplice.


Ti fa sentire un'idiota.


Di quell'idiozia votata all'autodistruzione che vorresti contrastare, e invece alimenti tuo malgrado.

COSE IMBARAZZANTI



Non è possibile che mi capitino certe cose.
Neanche nei film.
E non parlo di film d'amore, ma di quelli introspettivi, o nei quali la storia si compone di mille storie che si intrecciano, o si sviluppa attraverso circostanze fortuite e coincidenze strabilianti.


A volte mi domando chi abbia sceneggiato la mia vita.
Che se sono io l'artefice - e non credo del tutto di esserne l'unica - potrei sul serio cambiare mestiere e dedicarmi al cinema.


C'è quel qualcosa negli occhi che mi frega.
Sempre quel qualcosa che gli altri non si spiegano e per cui tutti pensano di avere una spiegazione, quanto mai distante dalla veritá.


Tra le cose imbarazzanti, quella di oggi vince certamente per originalitá.

domenica 19 aprile 2015

TRA UN VIOLINO E UNA CHITARRA



Girovagando istintivamente - ho un invidiabile senso dell'orientamento - ho tentato di raggiungere un posticino molto carino.
Ad un certo punto, ho chiesto ad un signore che passeggiava con il cane se il posto che stavo cercando fosse vicino.
"É proprio lí, dietro l'angolo", ha risposto.
Per girare l'angolo, sono passata sotto un arco, dove, complice l'eco, un musicista di strada stava suonando con un accenno di amplificazione la sua chitarra.
Ci siamo salutati, e ho subito proseguito oltre, raggiungendo la soglia dell'edificio sospinta dalla musica ormai alle spalle.


"Perché sono venuta qui?", mi sono chiesta senza avere una risposta ragionevole da darmi.
E realizzando di non avere nemmeno un buon motivo per pormi simili domande.
La veritá é che certi viaggi sono appuntamenti in cui se ne incastrano altri non preventivati.
Di quelli che decidono i piedi di portarmici, mentre cammino verso un altrove indefinito, che si specifica sempre nel tragitto, nella mente, nelle opportunità che puó offrirmi.
Perché accanto ad un certo tipo di vaga pianificazione, riservo sempre ampi margini all'improvvisazione, nei miei giri.


E quindi ho sperimentato una mostra di un artista che non fa parte dell'Olimpo dei miei prediletti, ma che nemmeno conoscevo granché.


Il solo fatto di non avere mai intrapreso questa conoscenza, di non essere mai stata colta da una certa curiosità nei suoi confronti, mi ha convinta a osservarlo un po' più da vicino.


Avevo il tempo contato, considerato l'appuntamento inderogabile fissato due ore dopo, e l'essere in balia dei mezzi pubblici sapevo mi avrebbe costretta ad un approccio rapido e sbrigativo.
Ciononostante, con l'audioguida nelle orecchie mi sono diretta verso la prrima sala e sono rimasta rapita da una citazione dell'artista.
La sua vita, raccontata per citazioni, disegni e fotografie, mi ha coinvolto emotivamente.
Mi ha travolto, a dir poco.
"Ma vie" sará il prossimo libro da comprare, questo é certo.
All'improvviso sono stata distolta dal fiume di pensieri da un profumo dolcissimo.
Non sono riuscita a ricondurlo a qualcosa di conosciuto, ma vi ho scorto una nota floreale poderosa.
Ho capito dopo che il profumo era parte della mostra, e di preparazione alla vista delle sue rose.
Ho letto con estrema curiositá il significato di certi termini ebraici che piú volte ho sentito ricorrere in letteratura e in certi film, senza mai approfondirne il significato.
Mi sono soffermata su un disegno, poi, affisso nella sua cornice insignificante ad un angolo di una spaziosa parete vuota.
Mentre guardavo assorta le linee espresse in figura su paesaggio urbano sottostante, uno spigolo del foglio si é illuminato.
E dopo di lui un altro.
E un altro ancora.
Il disegno ha cominciato a vibrare ed animarsi di luce.
Ho pensato di avere le allucinazioni.
Mi sono voltata per capire se non fossi precipitata in un sogno.
"Lo vedo solo io?", ho pensato guardandomi intorno.
La luce si é presto trasformata in un flusso di colori ed immagini che hanno invaso la parete vuota.
Un particolare effetto grafico studiato ad arte per rendere la mostra un'esperienza ai limiti del sensoriale.
Ho atteso che lo spettacolo si ripetesse ancora e ancora.
Sono rimasta nella sala dei disegni animati a godermi lo spettacolo almeno venti minuti.
Con gli occhi carichi di meraviglie mi sono diretta verso un'altra stanza.
Sotto una parete, delle cartoline bianche da timbrare con alcuni dei disegni dell'artista e la sua firma.
Ne ho colorate una decina per portarle agli amici, corredate di citazioni ad hoc sul retro.
Nell'ultima sala, una tela con gli amanti riprodotta su una parete, in un movimento che riproduceva il volo di lei, mentre la mano di lui la tratteneva sulla terra ferma.
Mi sono messa davanti alla riproduzione e... Magia!
Ero nel quadro con gli amanti.
Ho teso la mano per avvicinarla alle loro e ho scattato una foto.


É stata una mostra ad alto impatto emotivo.
E per quanto non possa dirmi una appassionata di Chagall, l'amore che ha riversato nelle sue opere mi é parso cosí tangibile, quasi come averlo toccato con mano.
Chiunque abbia allestito la mostra e ideato il modo di coinvolgere il pubblico in tal modo, ha fatto davvero un gran bel lavoro.


Sono uscita dal Chiostro del Bramante imboccando la curva opposta a quella percorsa in precedenza.


Un ragazzo straniero con il violino stava riempendo la strada della sua musica.


Ci siamo salutati - si, certo, io i musici di strada li saluto quasi tutti, li adoro! - e sono andata via, correndo verso l'appuntamento che ha dato il pretesto a questo piccolo viaggio.















venerdì 17 aprile 2015

LA BORSA DEL VIAGGIO



É nera, di pelle, con un grosso fiore ornamentale della medesima tinta sul davanti, di dimensioni ridotte, con la tracollina e comodissimi manici per portarla a spalla, sul braccio e a mano.


Ha origini straniere ed é uno dei miei oggetti feticcio, di quelli divenuti tali perché acquistati in viaggio e legati a ricordi specifici.


É il mio bagaglio per uno, due, magari anche tre giorni.


Libertà è anche questo: decidere strada facendo se trattenersi o andare via, e con chi.


E quindi, tra pochissimo, inizia il viaggio.


Quello di questo week end, ovvero il primo di quelli in programma - e di quelli che dovessero pure capitare - della primavera che sotto questo cielo mi é stata concessa.

IL LOCALE SOTTO CASA



Dove non me ne frega niente di niente: sono a casa.
A un minuto esatto da casa, semaforo compreso.
"Ciao..."
"Ciao! Come stai?", gli ho chiesto con un gran sorriso mentre converso con un tipo che non conosco.
Mi ha risposto a disagio.
Immagino la cattiveria crei disagio.
Come la perdita di ogni remota possibilitá di essere ospite d'onore nel mio letto.
Belli i capelli rasati di fresco.
Anche la barba scorciata, decisamente piú consona.
I miei sandali estivi sotto il pantalone quasi arabo non sono stati da meno.
La mia gioia ha prevalso sul tuo viso contratto.
Non ti aspettavi di trovarmi lí?
Cazzi tuoi.
Non mi barrico in casa per evitare i pessimi incontri.
Sei tu quello che si incupisce, quando ci vediamo.
Io sto bene.
Sto nel mio.
Sempre.
Soprattutto nel locale sotto casa.



giovedì 16 aprile 2015

LORO ANCORA NON LO SANNO



A qualcuno sembra legittimo chiedere.
A qualcuno, invece, approfittare senza chiedere.
Ebbene, dopo avere tollerato e concesso, ho deciso che devo sistemare una cosa.
Una cosina da nulla per cui mi serve manodopera gratuita.


E loro ancora non lo sanno che sono la mia manodopera a titolo gratuito.


Non sia mai detto che le mie richieste non siano condite con bei sorrisi.


Per carità!


Mi sembra giusto, peró, mettere qualcuno in condizione di sdebitarsi.


Mi sembra il minimo, considerato che per certe gentilezze che faccio non mi aspetto l'inchino, ma almeno un "grazie".


Che immancabilmente non ricevo.



mercoledì 15 aprile 2015

LA CANZONE DI BATTISTI





L'ho sentita, recentemente, coverizzata da un artista di nuova generazione, e l'ho risentita, ancora e ancora, sino a decidere di provarla alla chitarra.


E il testo é una storia che conosco bene.


La mia.







RITORNO ALLA SESTA





Ho ripreso il mio macinino.
É pronto!
Pronto!!


Adesso dopo la quinta ingrano la sesta, non la quarta per sbaglio.


Mi era mancata da pazzi, la sesta, soprattutto sui miei circuiti personali.
Mi sentivo frustrata, limitata.
Arrabbiata.
Stretta.


Ho smadonnato ogni volta che, in pilota automatico mentale, andavo per inserire la marcia superiore e mi scontravo con la dura realtá, inevitabilmente decelerando, restando sospesa per qualche istante con la frizione pigiata e certi "porc...." in bocca.


E lo so che le signorine e le signore non dovrebbero cedere agli smadonnamenti, ma ingranare la quarta mentre si sta sovrappensiero, convinti di ingranare una sesta, indurrebbe chiunque a perdere la pazienza.


Ed io di pazienza, ultimamente, ne ho fin troppa.


Con tutti.
Tranne che con me stessa.
Non merito la mia pazienza.
Voglio un po' di isolamento.
Magari ritrovo lí la pazienza persa nei miei confronti.


E stasera mi sono tirata indietro per uscire, e conto solo di dedicarmi ad una lettura frivola, con i Depeche che passano in radio, e una cena che non ho ancora pensato, ma che a momenti metteró in tavola come viene.

















LA COMPONENTE DEL SOGNO





- Secondo te cos'é tutto questo?
- Un sogno.


Ed io in questo momento appartengo alla materia dei sogni.

DI NUOVO COINVOLTA





Mi hanno inserita in un gruppo apolitico, una sorta di comitato spontaneo sorto sulla base di esigenze avvertite dalla collettivitá come imprescindibili, cui l'amministrazione non si degna di far fronte.


Non é nemmeno la mia amministrazione, a dirla tutta, ma sono cosmopolita, cittadina della zona in cui vivo senza star lí a distinguere se vivo nel paesino x o y.


Sono attaccati, e simili, e chi fa ancora questioni in merito a certe differenze mi fa abbastanza ridere.


Ho dato il consenso ad un contributo minimo, piú tecnico-teorico che pratico.


All'atto dell'ingresso qualcuno doveva confermare di conoscermi oltre uno degli amministratori.


E un numero sconosciuto ha scritto di conoscermi.


Che sono una sua amica.


Il numero sconosciuto rientra tra quelli cancellati giorni fa.


Non mi sembrava il caso di specificare che per me un'avventura durata niente non coincide con un'amicizia.


Soprattutto per il modo poco elegante in cui questo "amico" ha scelto di congedarsi.


Dal gruppo usciró a breve e per altre ragioni.


Questo non mi impedisce di fiancheggiarlo, se voglio, dall'esterno, e dare qualche suggerimento a qualcuno che invece resta.


Per il resto, va bene cosí.


Non ho voglia di immischiarmi troppo in certe cose, in questo momento.











martedì 14 aprile 2015

AFFATICARSI



Non si parla la stessa lingua, qui.
Mondi distanti, linee parallele.
Mi affatica comunicare, certi giorni.
Mi affatica ricevere parole estranee ed ostili.
E queste ultime come mai, ultimamente.


E questo senso di affaticamento non riesco a sanarlo.





Mi sono trascinata fuori casa per forza di inerzia, alcune sere.


Ho cancellato diversi numeri, i giorni scorsi, dalla rubrica.
Cinque persone che non mi interessa contattare, ormai, nemmeno per sbaglio.


Mi sento affaticata dal contatto con gli altri per una serie infinita di ragioni.


E stasera decido di resuscitare questa bozza, pur avendo scritto a sufficienza di stupidaggini varie ed eventuali.


L'irrequietezza preme e spinge, e potessi sedarla, non sarei qui a scriverne.


NON TROVO IL BIANCO





E quindi la French che volevo farmi stasera lascia spazio ai colori:
- turchese (non sono ancora abbastanza abbronzata, e poi cazzomimetto domani che non confligga apertamente con questo colore?);
- rosa chiaro (l'invisibilitá fatta smalto, con l'inconveniente che si sbecca come gli altri colori);
- i grigi (quello metallizzato, quello con le pagliuzze argentate, quello scuro invernale);
- i rossi (sei tonalità diverse - si, sei - e tutte magnifiche!);
- i prugna/vinaccia (un colore che adoro e che non mi crea problemi con alcun tipo di abbigliamento per quanto é versatile).


Non so decidere.
É un po' che non coloro le unghie.
Con un rosso non sbaglio e vado in ordine anche al lavoro.
Sempre se domattina non cambio idea.
In quel caso, so giá che non sottrarrei tempo utile al sonno per rimuovere lo smalto e andare scontenta in giro.
Forse é meglio che lascio il trasparente per stasera.
Non ho voglia nemmeno di truccarmi questi giorni.
A malapena coloro con la matita la coda dell'occhio, da un po'.
"Ma tu il mascara non lo usi?", mi chiede un'amica.
Non sempre.
In realtá quasi mai.
Mi preferisco al naturale.
Mancanza di tempo, diciamocelo.
E di voglia pure.
Magari lo smalto lo metto domattina.
Si asciugherá sulle mani mentre vado al lavoro.
I bocchettoni dell'aria calda della macchina asciugano lo smalto che é una meraviglia.





PAPAVERI ORIENTALI



Non ho molto pollice verde.
Peró ho visto la bustina di semi di papavero orientale, corredata di fotina illustrativa, e non ho resistito: l'ho comprata!
Ho quindi provato a leggere le istruzioni sul retro per la semina e gli accorgimenti da usare.
Non ci capisco un accidenti.
L'arabo è quasi più comprensibile.
Ho capito solo che la primavera é una buona stagione per piantare i semi.
Spero solo non ci mettano un anno a fiorire...

INCONTRI E SPESE



Al lavoro, un tipo appena conosciuto mi dice che ha urgenza di allontanarsi un attimo.
Ha gli occhi belli, un'aria da uomo d'altri tempi, modi gentili.


"Posso lasciarti il mio numero, cosí da avvertirmi se occorre che venga?", mi chiede.
"Ok. Dimmi...", prendendo il cellulare per segnare il numero.
Mi detta il numero, lo segno, gli faccio uno squillo per lasciargli il mio.
"Pronto?", rispondendo al telefono.


"Guarda, sono io... Ti stavo facendo uno squillo... ", gli dico.


Un paio di persone, presenti nella stanza, assistono alla scena e cominciano a sghignazzare.


Io ho sorriso in modo gentile, non volendolo imbarazzare ulteriormente.


É andato via imbarazzato.


Mi ha chiamato, piú tardi, per avere notizie, ed é tornato.


Abbiamo discusso di faccende di lavoro.
A un certo punto gli sono brillati gli occhi per una mia osservazione.
Stamattina ero particolarmente in forma.


Qualcuno doveva andare ad avvertire un impiegato di una cosa che riguardava tutti, e si é offerto di andare lui.


"Puoi accompagnarmi?", mi dice.
"Visto che l'impiegato pare sia sensibile al fascino femminile, abbiamo piú possibilitá di spuntarla se mi accompagni!", aggiunge.
Mi sono prestata, essendo l'unica rappresentante del gentil sesso.
E perché avevo urgenza di definire la questione e di andarmene.


L'esito della crociata é stato positivo.


Ci siamo salutati tutti e siamo andati via.




****


Avendo finito presto, sono riuscita a fare la spesa in tre posti diversi prima di rientrare a casa per pranzo.


Avevo quasi le lacrime agli occhi per la commozione.


Sono riuscita anche a fare acquisti stupidi per casa.
Tipo un barattolo per il caffé in ceramica laccata di bianco, con una scritta tanto carina, che fa pendant con la dispensa vintage.
Ho avuto tempo di cercare un barattolo analogo per il sale, senza peró trovarlo.
Ho comprato un contenitore bianco a forma d'aglio per avere un recipiente diverso dal bicchierone di plastica verde dove l'ho tenuto sino ad oggi.
Ho comprato lo schiaccianoci!
Le nocciole e le mandorle che riposano ingenuamente nel contenitore di legno in cucina hanno i giorni contati.


Una giornata ben spesa, insomma.


Cioé, soldi ben spesi.


Quando compro cose carine o utili per casa - non lo faccio spesso - mi sento gratificata.


Come riempire qualche spazio vuoto con beni materiali, insomma.


O "del come trarre gioia dall'acquisto di un barattolo per il caffé".


É delizioso, giuro!









IL DUBBIO SBAGLIATO





Il tipo di qualche post fa, quello che mi ha mandato il messaggio su fb con il disegnino, non ha ricevuto alcuna risposta, ad oggi.


Cosa si risponde, del resto, ad una emoticon priva di senso?


Ebbene, ha pensato bene di contattare una mia amica - sempre su fb - per chiederle se sono su fb.


Discorsi interessanti, nevvero?


Non vedendosi rispondere, avrá pensato di avere inoltrato il messaggio alla persona sbagliata.


Mica che si era parlato la sera prima di quanto mi fossi scocciata di ricevere messaggi insulsi cui - avevo specificato - non avrei piú risposto.


Giustamente, pretendo la luna.


Occorre un disegnino per spiegarmi meglio?


Ed io che credevo di essere stata chiara...
E invece, a quanto pare, non lo sono mai abbastanza.
A tutti sfugge la mia chiarezza.


A tutti.



LA FUNZIONE RIEDUCATIVA DI CERTI RIMPROVERI



Al lavoro, prendo una cosa per leggerla.
"Ehm, scusa, mi serve...".
La rendo con il sorriso.
La riprendo quando ha finito e "Scusami, devo un attimo controllare una cosa...".
"Tieni, é tutto tuo", dico.
Questo gioco é andato avanti per una decina di volte.


Alla fine, si é scollato dalla sedia e mi ha offerto gentilmente di sedermi.


La regola non scritta, quotidianamente infranta dai cafoni, dovrebbe essere nel senso che il posto ad una donna si cede subito, non dopo avere riposato per primi le chiappe!


Detto ció, ho detto che mi sarei seduta volentieri, e ho preso posto.


Riprendo il foglio e "certo che ti sei proprio innamorata di questo foglio se vuoi leggerlo tante volte!".
"L'avrei letto se non me l'avessi tolto da sotto tutte le volte. Capisco che gentilezza e cavalleria non esistono piú, ma ogni tanto non guasterebbero", con il sorriso.


Puoi tentare quanto vuoi di distrarre la mia attenzione da un particolare cruciale, mi ti inculo lo stesso, alla fine, e con piú gusto.


"Eh, vabbè, adesso... Non é questione di cavalleria! Non serve fare questi rimproveri!" dice, incontrando un sorriso e il mio silenzio.


Dopo averci riflettuto per una discreta manciata di minuti, ha visto che cercavo invano una penna e mi ha offerto la sua con estrema solerzia.


"Hai visto l'effetto rieducativo del rimprovero? Ti sei corretto immediatamente alla prima occasione utile", sorridendogli, e trovando la penna nella borsa, nel frattempo.


Da donna, sul serio, non ho bisogno di alcun aiuto, ma la gentilezza prescinde dall'utilitá e dal bisogno.


Ed é sempre gradita.











domenica 12 aprile 2015

APPROCCI AL LIMITE DELL'INVEROSIMILE



Fuori il solito locale, ieri sera, ho incontrato uno che mi hanno presentato una sera.
Ci ho scambiato due chiacchiere con altri amici.


É single.
Ci ha tenuto a ribadirlo.
Dice che rimorchia le donne su fb, scrivendo ciao e iniziando conversazioni vaghe.
Gli dico che personalmente preferisco chi mi approccia di persona.
Un'amica concorda con me e aggiunge che é un po' da sfigati rimorchiare la gente su fb.
Lui concorda con la mia amica: é single e sfigato!
Se lo dici tu va bene.
Non so descrivere l'amarezza con cui l'ha detto.
Visto il tono che stava assumendo la conversazione, gli ho detto che si stava buttando troppo giú, di guardare alle cose positive, che ci sono sfigati peggiori, suvvia, é che é anche un bel ragazzo...


Mi ha guardata e mi ha detto che trova molto interessanti donne come me.
Anche se é difficile averci a che fare, ma stimolante.
E bla bla bla a seguire.


La volta prima aveva detto le stesse cose.
Forse é un copione che reputa collaudato, che ricorda a memoria, senza sforzarsi di adeguarlo ad ogni donna che incontra, ma abbastanza generico da poter essere usato indistintamente in ogni occasione con chiunque.


A quel punto mi sono sganciata dalla conversazione, raggiungendo altri amici.


Poco fa mi arriva un messaggio su fb.


É lui.


Non mi ha scritto ciao, si é limitato a mandare una emoticon priva di senso.


Io non ce la posso fare...





BARBE LUNGHE E BARBE BRIZZOLATE



Questo post non poteva aspettare l'alba di domani.




La prima barba - lunga e brizzolata - della serata, appartiene all'amico di un amico.
A mezzanotte chiede ad un'amica uno strappo a casa, perché non puó far tardi.
Non ha avvertito la mamma.
Vana ogni insistenza: mica puó far preoccupare mamma!
"Non é carino dire queste cose ad alta voce...", gli dico con un sorriso.
Saró stronza, ma qualcuno deve pur dirgli qualcosa ai maschi mammoni.
E no, non stava scherzando.
Era serio.




La seconda barba - lunga e basta - appartiene a un ragazzo (piú giovane di me e molto carino), amico di un mio amico.
É passato piú volte davanti la mia allegra compagnia, e piú volte ha cercato di prendere parte alla conversazione, approfittando della presenza di amici in comune.
Da fermo é molto carino.
In movimento é un po' impostato.
Quasi rigido.
Di una rigiditá che contrasta con la vitalitá del sorriso e della presenza.
Sará il fisico da nuotatore, in effetti le spalle saltano decisamente all'occhio.
Forse era un po' ubriaco.
Mi sono alzata e seduta diverse volte dove capitava, ritrovandomelo sempre con gli occhi rivolti dalla mia parte, ma mai puntati addosso.
Non é la prima volta che lo vedo.
Non sará l'ultima.
É un ottimo incentivo per uscire di casa, la sera, e frequentare di piú un posto che frequento già volentieri.
Peró la barba così lunga, sul serio, basta.
É bellissima la barba, va benissimo, Ma non così lunga.
Non é piacevole da guardare e si impregna di mille odori.
Basta mangiare, bere, fumare che l'effetto di una lavata di faccia, di una crema o di un profumo venga ampiamente vanificato.
E poi non se ne puó piú di vedere tutte queste barbe lunghe, tutte identiche.
Che barba!




La terza barba é di un amico che ha pensato bene di rasarsi i capelli compensando con una barba lunga.
L'ho salutato e gli ho detto che secondo me dovrebbe scorciare un po' la barba.
Lo so che non sono cazzi miei, però basta seguire certe mode come pecoroni.
Per quanto sia amante della barba, mi sta venendo lo sdegno a vederle ovunque.
Mi sembrano tutti uguali.
Comincio ormai a distinguere certi tipi solo dal colore della barba, che il viso sotto mica si distingue bene, soprattutto la sera.




E detto da una che ha imposto la barba a tutti gli ex sin dagli anni '90, é tutto dire.











venerdì 10 aprile 2015

DONNICCIUOLE



Sento un amico per un aperitivo all'uscita da lavoro.
Mi dice che mi fa sapere di lí a poco, il tempo di andare a prendere la fidanzata.
Il caso ha voluto che gli si sia rotto un elettrodomestico, proprio quando ha raggiunto la ragazza.
E quindi, a causa di questa cosa, mi ha detto a malincuore che non sarebbe potuto uscire.
La volta prima, invece, aveva urgenza di vedermi per una questione di lavoro, ma di mattina, la sera assolutamente no.
E quindi, la stampante senza inchiostro alle 21.00, alle 8.00 della mattina successiva avrebbe stampato il necessario da consegnarmi.
La volta prima ancora c'erano incombenti domestici da svolgere, per cui, guarda un po', non ha potuto raggiungere me ed altri amici che lo aspettavamo in un locale.
A Pasqua mi ha risposto che non riuscivamo a farci gli auguri di persona perché doveva finire di fare gli auguri agli amici (della fidanzata).
Nel mezzo di questi inconvenienti serali, siamo riusciti a prendere - di nascosto e di sfuggita - dei caffé.
Lui perennemente con la testa altrove e corrucciato.
Lui che prima sorrideva ed era una persona solare.
Battute un po' pungenti in luogo degli incoraggiamenti e dell'ottimismo che elargiva a tutti.


Dubito lo chiameró di nuovo anche solo per un caffè.




****




Un amico di sempre si é fidanzato, per ripiego, con una tipa di quelle in cerca del buon partito per accasarsi.
Al primo compleanno di lei, e da quello in poi, tutti gli amici di lui sono stati invitati.
Tutti ad eccezione della sottoscritta.
Una sera che abbiamo cenato insieme, dopo una vita che non ci vedevamo, lei gli ha dato addosso per circa mezzora al telefono, perché pretendeva che lui, appena rientrato da una giornata di lavoro in giro per l'Italia, l'andasse a prendere a casa qualche paese piú in lá, salvo riaccompagnarla a tarda ora, per stare un paio d'ore insieme.
Io l'ho raggiunto con la mia auto perché mi aveva detto che era esausto e non ce la faceva a guidare, ma che gli faceva piacere cenare insieme.
E cosí é stato, salvo l'umore che gli si é guastato per la telefonata, ed il mio stato d'animo che si é inevitabilmente alterato.
Alla domanda se fosse meglio andarmene, a quel punto, mi ha risposto che non esisteva, di rimanere.
Cene insieme, neanche a dirlo, non sono piú accadute.




****




Una tipa viene invitata come ospite a casa di un'amica e del ragazzo con cui convive.
Si prende una sbandata per lui e si convince che la simpatia sia corrisposta.
Cerca di intrattenerci rapporti con le scuse piú varie, incazzandosi perché lui non arriva mai al dunque.
Il tutto agendo nell'ombra.
Lui e la ragazza si lasciano e lei crede che sia il suo momento.
La ex si avvede di certe manovre e si incazza, chiedendo spiegazioni.
Lei nega spudoratamente, ma nel frattempo confida di essere la prescelta.
Finché lui non comincia a trombarsi il mondo.
Tutto il mondo tranne lei.
A un certo punto ha dovuto rassegnarsi all'evidenza delle cose.
L'amicizia con la ex di lui - che si é fidanzata, nel giro di un attimo, con un tipo davvero figo - é arrivata al capolinea.
In compenso, essendo diventata confidente di lui, si é sorbita tutti i piagnistei su quanto la ex fosse fantastica e di quanto si fosse pentito amaramente di averla persa.




****




"Senti c., ma una certa xyz é tua amica?"
"Si, perché?"
"Mi ha chiesto l'amicizia su fb"
"... E?"
"Mi sta palesemente rimorchiando. Io non la conosco di persona. Le ho risposto per educazione e solo perché é una tua amica, altrimenti avrei cestinato lei e tutta la conversazione.."


Poteva essere un caso, certo.
Lo stesso caso si é ripetuto con altri amici.
E troppi casi non fanno una coincidenza, ma un dato di fatto, del quale ho dovuto prendere atto.
E pensare che le avevo anche detto che mi era capitato un fatto spiacevole simile con un'altra amica.


Che finché hai amici carini da poter presentare, tutte rispondono in modo estremamente solerte al telefono o ai messaggi.
Salvo poi dileguarsi quando viene meno l'interesse o l'opportunità della tua intermediazione.


Sono pochissime le donne che apprezzano la compagnia di uomini e donne senza doppi fini.
E di queste cerco di circondarmi, salvo inciampare, ogni tanto, in donnicciole sfigate.




****




Stasera ho deciso che non esco.
Poche alternative, le solite.
Poca voglia di comunicare.
E che qualcuno comunichi con me.
Gradirei un po' di comunicazione non verbale, ma diciamo che mi manca la materia prima.
E che la materia seconda non la voglio.




Oggi papá mi ha detto che il figlio di un suo amico dei tempi del collegio, poco piú grande di me, lamenta la mia stessa difficoltá a trovare una compagna.
"Vive a Sondrio..."
Dietro l'angolo, insomma.
"Fa il tuo stesso lavoro"
Che culo, non lo invidio.
"Il fatto che vivi qui mica ti impedisce di andare altrove!"
Magari me lo impedisse!
Magari me l'avesse impedito!
Non esiste distanza che non abbia coperto!
Ci potrei scrivere un libro!
Ma da qui ad andarmi a fare una passeggiata un attimo a Sondrio a conoscere il figlio di un amico di papá che non si sa nemmeno se é un caso umano (perché per divertimento e per conoscere nuove persone mi presto pure, sono curiosa, ma se devo accollarmi gente strana no!) ce ne vuole.


Oggi mi ha presentato un ragazzo per questioni di lavoro, invece.
Ha abbassato lo sguardo, quando mi ha stretto la mano, e ho cercato di metterlo a suo agio, e di chiacchierarci, finché non é venuto a parlarmi da solo e mi ha sorriso e si é prestato volentieri a quel che c'era da fare.
Decisamente non il mio tipo.
"É molto timido quel ragazzo..."
Eh, me ne sono accorta.
"... Peró é un bravo ragazzo..."
Cosa stai cercando di dirmi papá?
No perché la mattina al lavoro sono abbastanza agguerrita.
Soprattutto quando non riesco a fare colazione che a mezzogiorno, a bocce ferme e lavoro terminato o quasi.
"É tanto timido..."
Ho capito.
Capisco tutto.
E tutti.
Peró no.
Non é una questione di timidezza, Ma di chimica.
La timidezza si supera, la chimica se non c'é non te la inventi.


Anche mio nonno ultimamente, approfittando del pranzo pasquale, é tornato alla carica sulla questione.
Si sono svegliati tutti insieme, i miei familiari, che prima di adesso mai mi avevano parlato di uomini e figli.
Anzi.
"Non puoi fare questi discorsi ai tuoi nipoti maschi invece che a me?"
Mi ha risposto che non gli interessa degli altri, ma di me.
Dovrei sentirmi commossa di tanta preoccupazione.
Stavo quasi per cacciare un fazzoletto per asciugarmi la lacrimuccia quando ho deciso di ribadirgli i motivi per cui non ho urgenza di sposarmi.
O di mettermi uno qualsiasi accanto solo per non stare sola.
Non sono di quella pasta lí.
Non sono mai stata una donnicciola.
E se questo modo di essere mi pregiudica, in qualche modo, mi pregiudicherebbe di piú fare una scelta che non sento.
A me stessa ci tengo.
E sulla libertà cedo solo a fronte di una passione travolgente.
Nulla di meno.


E quindi, nella solitudine volontaria di questo venerdí sera, mi ascolto radio2 che raramente delude le aspettative.


Ogni tanto peró si.


Tipo ieri.


Adesso no, ci sono i Verdena.


Metterei un cuoricino se sapessi come si fa.


Credo di avere scritto tanto stasera.
Il numero delle bozze é pari alla metá circa dei post pubblicati.
E questo post vedrá la luce ora.
Le bozze non lo avranno!



















GIORNATE FATICOSE E GENTE PURE





Ora gradirei un po' di silenzio.


Sul divano, le gambe stese al sole che entra caldo dal vetro delle imposte del balcone, ho voglia di chiudere gli occhi e dormire.
Stanotte mi sono addormentata tardissimo e ho dormito malissimo.
Ho preparato un lavoro mastodontico incastrando mille cose, nella speranza di portare a casa un minimo risultato.
Buona parte di questo lavoro é stata vanificata dai soliti imprevisti, ma almeno ho raggiunto uno degli obiettivi programmati.
E questo mi ripaga di tutto il lavoro fatto.




Al solito, ho dovuto reagire con estrema cortesia alla maleducazione degenerativa di chi si sente padrone del mondo perché aggrappato ad una posizione di potere.


Ho sorriso.


Avrei infilato la sua testa nel muro.


Anche uno schiaffone ben assestato in pieno viso.


Ho continuato a sorridere e a far finta di nulla.


Sono rimasta, cercando di farmi scivolare tutta quella sfacciata cafoneria addosso.


E non é semplice.


L'energia sperperata per mantenere la calma la sto accusando ora, assieme alle poche ore di sonno.


Il gioco non vale la candela.



giovedì 9 aprile 2015

PAROLE CESTINATE



É da stamane che scarabocchio parole nella mente e le cestino.


Suonano stonate nella solitudine rumorosa di questa serata senza senso.


La luna piena di un limone tagliato a metá mi guarda inerte dal tavolo.


Ogni oggetto é drammaticamente fermo, ad eccezione della lancetta dell'orologio alla parete.


Io sono ferma, anche se le dita scrivono sulla tastiera.


E sono sola perché mi affatica la compagnia.


Anche se poi la cerco.


E finché non riusciró a sanare questa contraddizione, finché non vorró superarla, non posso far altro che rimanere sola.







RIMANIAMO A DORMIRE LÍ



Mi ha proposto una gita fuori porta, e fin qui ho accettato.
Certo, il posto é bello da mozzare il fiato, come avrei potuto dire di no?
Poi ha inserito nella conversazione, distrattamente, un "che poi rimaniamo a dormire lí, torniamo il giorno dopo".
Non é stato tanto quel che ha detto, ma il modo e il tempo che ha usato.
Il luogo scelto.


No.
Sul serio, no.
Ho da fare.
Non posso.
Ho giá impegni.
Con degli amici.
Amici dei quali fai parte anche tu.
Amici, non amanti all'occorrenza.
Amici, non gente da inserire nel gruppo "ogni lasciata é persa", o "facciamoci compagnia giá che ci siamo".


Queste cose mi stufano ancor di piú considerato che non gli ho mai dato adito, anzi.


Il limite al fatto che un'amicizia - questa, nella fattispecie - possa trasformarsi in qualcosa di piú, é dato da una pluralità di componenti:
- a me non interessa che come amico;
- non provo alcun tipo di attrazione;
- per lui sono una delle tante;
- essere considerata una delle tante significa non sentirsi nemmeno lusingata da un certo tipo di attenzioni, elargite indifferentemente a chiunque;
- ed io alla casualitá preferisco la scelta;
- la mia scelta.


***


Dello "splendido" che ha intrattenuto relazioni mordi e fuggi con buona parte delle donne che abitano il paesino in cui vivo e quelli limitrofi, ivi incluse delle (ex) amiche, ho giá scritto in precedenza.


Di quanto sia interessante, come del fatto che si butti via e si intrattenga volentieri con gente da poco, pure.


L'ho incontrato di nuovo, per caso, e ha spianato armi di rimorchio che maneggia con cura sofisticata.
Ho parato i colpi e ho lasciato che cadessero a terra.
Probabilmente con le altre funzionano, visto che non ha dovuto faticare molto per farle cedere.
Mi domando se sia così pieno di sé da non comprendere che non mi interessa rimpinguare il gruppo di quelle che ci sono state.
Che per quanto sia interessante, questa circostanza é ostativa all'instaurazione di qualunque contatto che contempli qualcosa di piú che una mera conversazione.
Del pari ostativo é il fatto di averlo visto a mare con un costume ridicolo (lo slip!).
Che per qualcuno sará pure figo, a me non piace.





***


"Come sto bionda?"
"Stavo per dirtelo"
"Beh?"
"Stai bene. Stai sempre bene"


Fino a qualche tempo fa i suoi apprezzamenti erano sul bavoso andante.
Sono riuscita a correggerlo, e ormai si regola.
Ho visto crearsi la fila di donnine alla sua porta quando ha acquisito una piccola posizione di potere a livello locale.
Ne abbiamo riso insieme.
Lí ha cominciato definitivamente a ridimensionarsi.
A capire che se fino all'altro giorno non se lo filava nessuno e all'improvviso é divenuto merce rara, non é perché é diventato fascinoso, ma semplicemente utile.
E l'utilitá é una caratteristica che si riserva agli oggetti non alle persone.


Di cacciatrici di soldi e patrimoni, e di un buon partito, di aspiranti scalatrici sociali, pure, é pieno il mondo.
Anche di cacciatori di dote.
Di quelli che ti chiedono se la casa in cui abiti é la tua, della tua famiglia, o l'hai comprata e quanto paghi di mutuo, e perché non sistemi la cucina, e la sala da pranzo, e perché non ristrutturi, cosa vuoi che siano cinquantamila euro (nulla, quando campi sulle spalle di mamma e papá, o quando quei soldi non te li guadagni e non sai quanto ci vuole per guadagnarli!), ma la macchina che guidi é troppo grande per te, quanto guadagni etcetera...
É pieno anche di gente che ti suggerisce di approfondire la conoscenza con certi sfigati senza arte né parte, o di starci, perché sono ricchi di famiglia.
Buon per loro, io uno sfigato di cui non mi frega un accidenti, anche se benestante, non me lo accollo.


***


Il piccolo post che volevo scrivere é, al solito, degenerato.
Volevo solo dire di quanto sia esausta di certe situazioni e di certi uomini che incontro, ma anche di certe donne.
Di quanto quel senso di malessere ed estraneitá persista.
Di quanto non mi impedisca di vivere, ma me lo guasti, in qualche modo, questo vivere.
Perché non posso astrarmi dalla socialità, ma affrontarla come posso.


Come faccio ogni giorno.






































mercoledì 8 aprile 2015

REGISTRAZIONI A TRADIMENTO



'Sta matta ha registrato conversazioni e musica di una cena che ho organizzato qualche sera fa, e mi ha inviato il tutto sotto forma di nota vocale.


E quindi si sentono i discorsi di poco senso compiuto, i canti, i cori, le risate,"apriamo un'altra bottiglia di vino", "mi suoni qualcosa della vecchia Alanis", il suono del bonghetto che di lí a poco sarebbe cascato a terra, la mia broken halleluja sussurrata e a squarciagola and "i used to live alone before i knew ya".


Mi domando se riusciró a salvare questa nota vocale prima di perderla.


É magnifica!

UNA TESTA NUOVA



E bionda.


Che dico, biondissima.


Mi sa che il parrucchiere ha esagerato con i colpi di sole.


E anche con le forbici, che davanti m'ha fatto il long bob.


La lacca, poi, non ne parliamo.


Una messa in piega cosí i miei capelli non la vedevano da mesi.


Mi sa che quando torno a casa li lavo.


Non sopporto la piega del parrucchiere, mi cuce quell'aria bon ton addosso che detesto.


Si, decisamente li lavo stasera prima di uscire.


Non posso uscire in queste condizioni atroci.


Mio Dio, mi ha mandato a lavoro con questi capelli!


Come ha potuto!


Maledetto!


Sono oltre 30 anni che gli dico che non torno piú e poi ci torno.


Certo mi fa un prezzo concorrenziale.


Anche se é bisbetico.


Con l'etá si é addolcito peró.


Non si incazza piú con le vecchie pettegole che gli riempiono il negozio di chiacchiere inutili.


Secondo me é diventato sordo.







martedì 7 aprile 2015

STASERA NON LO SO COSA



Mi sono fatta uno sfilatino ai cereali con crudo, rucola e stracchino e ho messo a scottare due melanzane in padella che diventeranno una parte del pranzo di domani.
Mentre le cucinavo mi é passata la voglia di mangiarle.
Ho due bacinelle in bagno con il bucato a mano da assaltare.
Vorrei che i panni si sciacquassero da soli!
E tra un quarto d'ora dovrei uscire.
E non ho voglia.
Fa freddo che sembra essere appena passato il Natale, altro che Pasqua.
Devo vedere un amico che ho voglia di vedere.
Peró non ho voglia di parlare.
E neanche di bere una birra o un bicchiere di vino.
Neanche l'acqua mi va.
Ho freddo e la legna per il camino é finita.


Stasera non ho voglia di far nulla.





SEMPRE PIÚ STRETTA



La sensazione é amplificata dalla maleducazione e dall'approfittamento di tutti i giorni.
Dal mio essere cortese ed accomodante con tutti.
Dalla mia disponibilità congenita.
Mi riprometto di sganciarmi da certe dinamiche, ma l'alternativa é chiudermi in un eremo.
E non ce la faccio.
Avere a che fare con gli altri significa anche scontrarsi, non trovarsi, vederla in modo diverso senza alcun punto di incontro.


Ho visto un amico di quelli che hanno girato il mondo, recentemente.
Di quelli dai quali mi aspetto un certo livello di comprensione.


Manco per il cavolo.


É desolante prenderne atto.




Certi giorni ho bisogno di una persona in cui rifugiarmi, e non la trovo che in me stessa.







LA PROF



L'ho vista alla fermata del bus e le ho dato un passaggio, mentre andavo al lavoro.
La stessa donnina piccina e grintosa di sempre, una delle professoresse migliori che abbia avuto.
Insegnava apertura mentale, tolleranza, senso civico, ragionamento logico, critica costruttiva.
Filosofia, in una parola, ma applicata, dai presocratici ad oggi, alla vita quotidiana.


Il traffico ha conciliato una conversazione come non ne facevo da un po'.


"A me la scuola non ha mai insegnato nulla", mi dice.
"Professoressa, a me lei qualcosa ha insegnato. Gli altri no, ma lei si", ho replicato.


Ad oggi credo non ricordi nemmeno il mio nome.
Ero riservata, introversa ed invisibile come pochi, a scuola.
Tutto quello che ho imparato é stato per passione e interesse personale, da autodidatta.


A volte dimentico tutto il percorso fatto sin qui.
Altre volte lo ricordo e bene.


L'esito, mi dico, non poteva essere differente da quello cui sono giunta.











CHE ARRIVI QUEL GIORNO





Che poi lo so che, in questo momento, non mi frega un accidenti di niente, se non che arrivi quel giorno.


Ogni cosa scivola addosso leggera e il tempo anche.


Perché é un tempo che accorcia le distanze.


Ed é sublime quanto l'attesa.







lunedì 6 aprile 2015

CHE CI FACCIO QUI





Nonostante la cernita costante, la potatura, la selezione, a volte me lo domando.
Che cosa ci faccio in mezzo a queste serate di delirio che é solo confusione.
Gente che é sempre la stessa gente.
Che con qualcuno ci si é bruciati la possibilità di un rapporto che poteva anche essere valido.
E lo sarebbe stato se effettivamente fosse stato tale, ma l'esito testimonia la fallacia dei presupposti iniziali.


Domani sono l'addetta alla musica.
"Non voglio andare a fare la spesa, decidere che mangiare, cucinare, apparecchiare, arrostire. Voglio solo fare musica. Me lo consentite?", ho chiesto in fase organizzativa.
"Porta la chitarra", mi hanno risposto.


E questo vorrei fare domani.


Musica.


Un goccio di vino.


Non molto di più.













venerdì 3 aprile 2015

É COMINCIATA LA PASQUA



"Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin"
"Ti stavo per chiamare!"
"Dove sei? Ti passo a prendere con lo spiderino!"
"Stavo per sfanculare il lavoro un'ora prima. Ci vediamo tra 10 minuti sotto casa"


E quindi su un tramonto dorato ormai andato, e sotto una pioggia leggerissima, abbiamo fatto un giretto sul mare prima di arenarci in uno dei miei locali preferiti a fare l'aperitivo.
Che poi é diventata cena.


In tenuta seriosa da lavoro ho cazzeggiato un po', e adesso sono rientrata a casa per fare una doccia e cambiarmi, e coordinarmi con altri amici che sono rientrati o stanno rientrando, per questa manciata di giorni, in zona.


Si può ben dire che le vacanze di Pasqua sono cominciate! :D

QUANDO L'UNICA ALTERNATIVA É IL LAVORO



"Perché tu ed io stiamo qui, oggi, a lavorare, che é venerdì santo?"


"Vabbé, tanto che avresti fatto invece di stare qui?"


"Beh, qualcosa da fare c'é sempre..."


"Non c'é nulla in giro! Hai da fare con qualcuno?"


"Io da fare me lo trovo, scusa... E poi sei tu quello fidanzato... Non era meglio passare la giornata con la tua fidanzata?"


"Si vabbé, ma tanto dove dovevo andare? Ho risparmiato a venire al lavoro"


"Ti sembra risparmiare rinunciare a vivere per il lavoro o per due spicci in piú?"




Ebbene si.
Per qualcuno é risparmio.
Per me é l'equivalente dello spreco.


La vita che risparmio oggi, nessuno me la restituirá domani.
E non confido in paradisi e reincarnazioni.
La mia vita é ora e qui.
Vado a porre termine allo spreco odierno.
Voglio andare via da lavoro, adesso!

NON AVEVO FAME



Pensare, poi, di andare digiuna al lavoro e rimanerci fino a stasera mi ha fatto cambiare idea.


In realtà é finito l'effetto gelato con cui ho fatto aperitivo al mare mentre rientravo a casa, poco fa, e la fame mi é venuta.


E quindi mi sono preparata un piatto a dir poco delizioso con prodotti locali.


A poco a poco sto ricominciando a cucinare con amore.


Per me stessa, intendo.


Un atto che non é poi così scontato se considero che non ho fatto altro che nutrirmi e sfamarmi alla meno peggio per un bel po'.

















giovedì 2 aprile 2015

INTRAVVEDERSI DI SFUGGITA



In tenuta vagamente androgina - pantaloni e camicia - sono arrivata tardissimo, stamattina, per una svariata serie di motivi che non conta segnare qui.
Ho avvertito del ritardo, ho evitato di scapicollarmi per strada.
Sono stanca pure di correre, di sorpassare in doppia fila i tardoni al volante, o di smadonnargli dietro alzando le braccia quando fanno manovre strane e si piantano al centro della strada impedendomi, di fatto, il sorpasso.
É pasqua pure per me che lavoro fino all'ultimo secondo della settimana, fanculo la puntualitá.
Chi dovevo trovare ad attendermi é arrivato più tardi di me.
C'era traffico, mi ha detto.
La verità é che ne abbiamo tutti le palle piene del lavoro, soprattutto a ridosso delle feste comandate.
In ragione di tanto, sincronizziamo i ritardi.


Terminate le cose da fare, ho cercato una persona cui dovevo chiedere una cosa.


E quindi ho intravisto il solito tipo con la fede al dito, affacciandomi in una stanza piena di gente, in fondo, di spalle alla finestra piena di luce.
La solita figura composta che emerge nel mucchio brulicante di gente assorta in uno sgraziato e rumoroso movimento.
Mi ha vista subito.
Ho distolto immediatamente lo sguardo sbrigativa, non ho nemmeno salutato da lontano.
Sono tornata dopo poco e di nuovo ho sentito gli occhi giganteschi puntati addosso dal fondo della stanza.


Sarebbe stato bello se la persona che cercavo fosse stata lui


Sarebbe fantastico avere la scusa giusta per cercarsi in mezzo alla folla.


Per ragioni di lavoro, ovvio.


Per non sentirmi in difetto se si instaura una minima interazione.


Potevo comunque raggiungerlo e chiedergli se avesse visto quello che cercavo.
Faccia tosta e dialettica non mi mancano, e negli approcci non sono proprio scarsa.
E con l'occasione avrei potuto fargli gli auguri di Pasqua.
E...
E poi avrei ammaccato una figura da niente perché sarei arrossita come una femminuccia nonostante il look androgino.


E quindi ho preferito allontanarmi come nulla fosse.


Sono una brava ragazza, se mi ci impegno.



















PARLA CON ME





Me lo dice con voce minacciosa.


"Sei la moglie?"
"Chi sei?", arrabbiata.


"Guarda, sono c..., chiamo per lavoro, puoi passarmi tuo marito? É urgente...", dico comprensiva.


"Ah, scusa, non ti avevo riconosciuta...", risponde.


Ho dovuto richiamare dopo 20 minuti circa.
Non ha risposto.
La moglie mi richiama dopo 5 minuti...
"Chi sei?", mi chiede con tono minaccioso.
"Sono sempre c... Sempre per lavoro...", di nuovo comprensiva.
"Ah si, scusa...", dice.




Direi che non ci possa essere ombra di dubbio che 'sto tipo lo chiamo solo per lavoro e sia tenuto a rispondermi.
Sapevo dei problemi con la moglie, ma non immaginavo a tal punto.
É davvero necessario fare queste figure?
Quanto é annebbiata certa gente?









mercoledì 1 aprile 2015

GENTE FANTASTICA E OCCHI BELLI



Chiacchieravamo con una amica dei complimenti piú ricorrenti degli uomini che incrociamo.
Io sono fantastica.
Lei ha gli occhi belli.
Entrambe abbiamo il disgusto, ormai, dei vari "sei fantastica" e "che begli occhi che hai".


C'é un manuale dell'anti-corteggiatore, in circolazione, che ha deciso di disintegrare la pazienza delle donne?


E poi ci stavamo aggiornando, in attesa di rivederci dal vivo per Pasqua, degli ultimi eventi di rilievo.


"C'é un tipo che... Beh... Non credo che lo conosci... Lo incontro spesso a lavoro... Dovrei fartelo vedere...", le dico.
"Ti accompagno un giorno a lavoro la prossima settimana, prima che riparto!" dice entusiasta.
"Eh, perché no...", mi farebbe piacere, come ai vecchi tempi.
"Chi é il tipo?", mi chiede.
"Uno che mi potrebbe essere padre ed é pure sposato..." (ebbene si, sempre lui, che continuo ad incontrare e dal quale invano tento di distogliere lo sguardo).
"E...?"
"Approfondirei volentieri la conoscenza...", dico.


L'ultima frase é tronca.
Perché le ho specificato in che termini e contro quale muro del luogo che frequento per lavoro approfondirei questa conoscenza.
Sono pessimissima, lo so...
Tanto non posso approfondire nulla.
Il primo motivo é che mi chiamerebbe "maniaca sessuale" davanti a tutti e non va bene, ho un'immagine da tutelare.
Il secondo motivo é che mi querelerebbe.
Mi processano per direttissima e sono cazzi.
Il terzo motivo, last but not least, é che c'ha sempre una sbrilluccicante fede al dito.
L'equivalente della luce del giorno per i vampiri.
E il vampiro sarei io, nella fattispecie.
Solo che mi sono persa quando m'avrebbe morso il pipistrello infetto.
Sará morto un neurone - l'ennesimo - quella notte...





DI AFFARI SERI



"Sono qui, oggi, perché quando ho cominciato ho fatto delle scelte e mi sono messa contro tutti, famiglia compresa", e alla fine ha avuto ragione.
"Sono qui per lo stesso motivo", dico.
E ne ho avuto ragione anche io.


E quindi, ho preso la mia decisione dopo essermi a lungo soffermata sui pro e i contro, sulla economicitá ed antieconomicitá dell'operazione sul breve come sul lungo periodo.


Su quello che voglio nella vita, su quello che mi vincola, sugli strumenti e le possibilità di cui dispongo oggi.


Sará una piccola rivoluzione che va gestita a dovere, che nessuno puó gestire per me e che devo adeguatamente predisporre.


Nella vita ci vuole un occhio all'autoconservazione, e un altro puntato sull'azzardo.


Un azzardo ponderato, certo.


É uno strabismo divergente necessario.


Mi sono lanciata dal ramo così tante volte che sento le spalle che si cominciano a sgranchire per spiegare le ali.


Voglio solo che il volo duri fino ad un altro ramo.


Che non tocchi suolo.


Voglio solo volare.