martedì 30 gennaio 2018

L'ESTENUANTE CONTO ALLA ROVESCIA ED I CALCOLI MATEMATICI


Il mio presente e futuro prossimo consistono in un conto alla rovescia, accompagnato da un monitoraggio costante e quotidiano, e... da altro studio.
Necessario, inevitabile e dovuto.

Smagrita e con questa nausea persistente ancora addosso, dopo due giorni di piena ripresa lavorativa, mangio bastoncini di pesce cotti al forno davanti allo schermo del pc.
Mi sono aperta una birretta, chè dopo tanto digiuno alcolico per ragioni di studio, non mi pare vero di poter afferrare il bicchiere biondo e affogarci dentro la sete.
Il rumore del cestello della lavatrice che gira, finalmente, non è accompagnato dall'ansia dei minuti che perderò per stendere il bucato.
Le mie esigenze fisiologiche si sono quasi normalizzate.
Ho fame e ho sete come una giovincella in perfetta salute.
Anche se non lo sono.

Oggi dovevo vedere un cliente, che ieri è stato al frantoio a macinare le olive.
Mi ha portato una bella bottiglia di olio verdissimo e profumato.
Il profumo della mia terra, delle cose buone del mio paese, del buon cibo che per me conta da morire.
Sto per provarlo su una fetta di pane casereccio appena appena abbrustolita.

Quante cose non sono cambiate di una virgola, da che mi conosco?
Quante cose sono invece cambiate in un attimo?
Da un incontro che è piovuto da un mondo che scorreva parallelo?
Da una scommessa che ho voluto lanciare a me stessa e raccogliere e portare a termine nonostante tutto?

L'attesa mi sta straziando, e così i calcoli matematici che delego ad altri, perchè io non so farli.
Perchè mi riguardano, e quando le notizie virano verso il polo positivo mi sento mancare la terra sotto i piedi e mi vengono i conati di vomito, perchè so che non posso permettermi di crederci finchè non poserò la penna sulla prima pagina del nuovo capitolo della mia vita, se mai arriverà in questi termini.

Ho paura.

Paura di affidarmi a una speranza che potrebbe essere tradita.



lunedì 29 gennaio 2018

SERATA RAW


Ho messo a scongelare due bistecche di salmone e ho aperto un Chianti.

Mi sto ubriacando di vino e libertà e solitudine, stasera.

CFA e io, l'una dentro l'altra e l'altra affacciata all'una.

Ho una fame di mesi da recuperare.

Ho quindi disteso le due belle fette di salmone crudo scongelato nel piatto e le ho assaltate.

Piatto, forchetta, coltello e salmone: l'essenziale per gli occhi e la bocca, e per il corpo che si riempie di soddisfazione.

Quando mangio il mio adorato RAW food da sola, senza occhi preoccupati che mi mettono ansia e voci che dicono "ma é crudo! Che schifo! É pericoloso" etc. mi pare quasi di godermelo di meno.

In verità, me lo mangerei a mozzichi, in questo momento, un salmone intero.



Il tailleur della laurea, che ho usato per l'occasione della vita, l'altro giorno, mi va largo.

Credo di essere tra i pochi esseri umani sulla faccia della terra a indossare ancora il maglione di lana grigio dei tredici anni degli anni '90, che allora era grunge ed oggi alquanto chic.

Una vita fa, i miei tredici anni.

La stessa innocenza e caparbietà di oggi, comunque.

L'immagine riflessa nello specchio si é evoluta, ma mi commuovo per le stesse cose.
Nello stesso modo.
Sono sempre io.
Sempre, sempre io.

Che dopo che ho finito di studiare, penso che ancora non so abbastanza, e dovrei studiare ancora.
E devo.
E voglio.
Che il mio bagaglio culturale rintraccia la radice fisica nei libri, ma si insinua in un sostrato immateriale - questa piccola valigia ricolma - che mi porto dietro nel viaggio della vita, che nessuno potrà mai strapparmi.
Perché devo ancora capire, di questa vita, tante cose, prima che sia tardi e finisca e non abbia più tempo.
Perché quando leggo la Costituzione, mi salgono le lacrime agli occhi, e mi ribolle il sangue nelle vene, come una scema.

Come una scema.

Sono anche questa, formato RAW, mentre a tu per tu con questo silenzio, perimetro il solco dei confini che debbo attraversare per evolvermi e sopravvivere.

MEZZA GIORNATA DI TEMPO RUBATO PER ME


Sono andata presto a lavoro, stamattina, e sono arrivata tardi.
Finito di lavorare, ho comprato una cover per il cellulare nuovo che non ho ancora avuto il tempo di scoprire.
Ho fatto la spesa e comprato due riviste.
Sulla copertina di una di queste, campeggia il sorriso smagliante di una donna molto fine, priva di trucco, con giacca dal taglio maschile e dei semplicissimi pantaloni.
Sono passata al negozio di articoli per la casa a comprare un po' di detersivi, saponi, una padella, un cestino intrecciato in vimini per il pane, e altre cosette.

Avrei voluto mangiare con i miei, ma sono corsa a casa.

Ho disdetto gli appuntamenti di lavoro del pomeriggio, che ho passato a letto a leggere riviste, ascoltare musica, smangiucchiare junk food, coccolarmi il piccolo di casa, vagamente turbato perché gli manca un compagno di giochi.

Manca anche a me.

Nel novero dei sacrifici da sostenere c'era anche questa piccola distanza, lo sapevamo.

Passa in fretta.

Tra una manciata di giorni torneremo a stare gomito a gomito, incazzati e innamorati come al solito.

Quanta strada c'è ancora da fare...

Lo ricorderò teneramente, questo scalino?





sabato 27 gennaio 2018

E SOTTO LA FINESTRA, LA CITTA' CHE SI MUOVE



Mentre scrivo, mi arriva il rumore indistinto della gente, dalla trafficatissima strada dei locali.
Sento la città che si muove, qui sotto, e mi sottraggo al suo ineluttabile e furioso movimento.

Sono finalmente ferma.

Questa sera è ufficialmente l'alba di un nuovo giorno, anche se sono troppo stanca per rifletterci.

Per crederci.




sabato 20 gennaio 2018

LA RAGAZZA CASA, CHIESA E LAVORO CHE SI DA' DA FARE SUI SOCIAL



Mi chiama un amico per chiedermi se conosco una tale X, che gli ha fatto richiesta di amicizia su fb, e con cui risulto essere l'unica amica in comune.

Gli dico che è fidanzata da anni con un altro amico.

Mi dice un paio di cose, è interdetto, questa cosa non si evinceva dal profilo, anzi.

Non le accetta l'amicizia.


Chiudo la telefonata e lui entra nella stanza.
Interpellato sull'argomento (in verità, auto-interpellatosi, perchè ha origliato) mi ha detto che alla fine la tizia non ha fatto niente di male, avendo fatto solo una richiesta di amicizia su un social, come in tante fanno.
Anche se in effetti, non è la prima che sfrutta l'amicizia "virtuale" con me per contattare profili di uomini collegati, compreso il suo.

A me dispiace per il mio amico, che ci sta insieme.
Sul profilo di lui campeggia una foto in cui stanno vicini, mentre su quello di lei gravano tonnellate di autoritratti piallati male dalle moderne tecniche di fotoritocco.

"Se io mandassi richieste di amicizia sui social a uomini che non conosco, come ha fatto lei, a te non darebbe fastidio?", gli chiedo.

"Si", risponde, aggiungendo  pure che un'altra tra i miei contatti, di recente, gli ha fatto una richiesta, che non ha accettato, inviandogli i soliti messaggi di altissimo tenore (ti ho visto in giro", et similia).

"Praticamente ti usano per accedere ai profili degli uomini che conosci!", dice.

Praticamente si.









SENZA SPERANZE


Perchè lo faccio?
Perchè devo.

Sebbene sia tutto già scritto, all'apparenza.
Sebbene lo sia anche nella sostanza.

E dopo, che farò?
Se mi sarà negato, ancora una volta, ciò per cui tanto ho faticato?
Dopo non avrò remore nell'abbandonare l'ultima speranza di confidare in un paese migliore.
Portare altrove quel che resta di una giovinezza sprecata in un luogo che l'ha divorata avidamente senza rendere nulla in cambio, tutto qui.

Tutto (nella sua più ampia accezione, inclusa quella esistenziale) qui.



giovedì 18 gennaio 2018

LUCE E ACQUA


L'avversità degli elementi, si potrebbe dire.

Mi hanno staccato senza preavviso la luce (non ho ricevuto la bolletta via posta e nemmeno un avviso).

Ho studiato a lume di candela e con le lampade di emergenza, nelle oltre 24 ore occorse a capire cosa diamine fosse successo e ad attendere il ripristino dell'energia.

Oggi, mi ero concessa una pausa di 5 minuti per cucinare un piatto di pasta.

É esploso un tubo dell'acqua e mi ha allagato casa.

Due ore per raccogliere l'acqua da terra.

Non ho potuto cucinare, e ho mangiato qualcosa al volo.

L'idraulico verrà nel pomeriggio.
Spero.

Mi sono rimessa a studiare.

La ragione per cui io debba affrontare sempre un surplus tangibile di difficoltà mi é oscura.

Invidio chi può dedicarsi serenamente alle proprie attività e nemmeno lo apprezza.



mercoledì 17 gennaio 2018

CT


Alzo gli occhi, e mi rendo conto di quanto gli oggetti che ho intorno, che colorano graziosamente l'atmosfera grigia, composta di carta e d'ansia, siano ormai gli stessi da quasi vent'anni.

La prova tangibile di quanto sia stata influenzata positivamente da un sistema che non é il mio, ha la forma di una matita, e di una tazza, dalla quale bevo un the caldo alla mela e alla cannella.

Ho paura di non farcela.
Ce l'ho sempre.
Stavolta navigo nell'impossibile, e mi pare già un miracolo essere arrivata sin qui.

Qualunque alternativa dovrà attendere ancora un po' per essere pianificata.

Studio.

Devo.

Poi si vedrà, continuo a ripetermi.

Mi fa male la schiena, mi sto curvando sui libri.

Mi fa male la testa, ma devo tenerla dritta sul collo.

Gli occhi aperti.

La matita scorre rapida e traccia percorsi su strade conosciute.

Ho paura sia tutto vano.

Ho paura di essermi prodigata per nulla, per cosa, poi?





domenica 14 gennaio 2018

BOLLETTINO DI GUERRA, SI REGISTRANO CADUTI


Il veto sul centro commerciale non ho potuto metterlo per ovvie ragioni legate alla sopravvivenza.

É dunque andato, stamattina, per comprare le crocchette al pupo di casa, e del cibo e del vino per noi.

Ha fatto un salto, anche, nel negozio dove lo tampinarono, in principio, per cercare una felpa con i saldi.

Le commesse, notandolo da lontano, si sono tenute alla larga.

Il messaggio - il mio - é arrivato a destinazione.

Dubito si accosteranno anche in futuro al mio compagno.

Rilassato dall'atteggiamento finalmente consono delle commesse, ha dunque potuto girare nel negozio e cercare quello che gli serviva.

Giunto allo stand vicino ai camerini, ha però assistito ad una scena che mi ha riferito con il solito imbarazzo condito da incredulità.

Un ragazzo stava provando un pantalone un po' stretto, ed uscito dal camerino si é sentito chiedere come andasse dalla solerte commessa.

"Mi va un po' stretto", avrebbe detto, indicando il punto esatto.

La commessa avrebbe risposto che "proprio di cavallo, invece, le sembrava andasse benissimo", guardandolo ammiccante.

La ragazza del tipo, poco più in là, vista la scena, é corsa indispettita ai camerini.
Di lì a un attimo se lo é trascinato  via, aggiungendo ad alta voce "qui non ci torniamo più!".

Suppongo che con questo andazzo, tra poco, chiuderanno il negozio, perché nessuno ci andrà più.





venerdì 12 gennaio 2018

L'APNEA É IL MIO ASSETTO DA GUERRA


Trattengo il respiro vitale, le sacre branchie in movimento, immersa nell'acqua gelida di questa sospensione.

L'apnea é il mio pacifico assetto da guerra, e quest'acqua un elemento estraneo, il non luogo da cui prendo la rincorsa.

Devo terminare 15 pagine, prima di cominciare altro.

Macino pensieri che non dovrei, che mi sottraggono tempo, mentre le ore volano.

É finita un'altra giornata di studio e riflessione.

Ho però ancora tre ore davanti per continuare a studiare.

Servirà a qualcosa, tutto questo?






giovedì 11 gennaio 2018

LE SCOMMESSE DELLA VITA


Per me il 2017 è stato l'anno delle scommesse.
Ho scommesso su me stessa, prima di tutto.
Sulla possibilità di tornare ad amare, e intraprendere una relazione.

Ho scommesso tutto su una storia d'amore problematica, che si dondolava freneticamente su un'altalena sgangherata, sospesa nella tensione tra due opposte estremità.
Ho scommesso sui miei sentimenti, perchè sapevo che ne valeva la pena, comunque andasse.
E in fondo mi auguravo che tutto andasse bene, e ci confido ancora, per tutto quello che ancora attende definizione ed indirizzo.
Sono cosciente di dover dare tempo al tempo, ma nel contempo voglio condurre le ore, tenendo ben strette le redini della mia esistenza, ed evitando il più possibile di farmi disarcionare.

Ho scommesso sullo studio, di nuovo.
Affinchè potesse concedermi nuove prospettive lavorative.
E di vita.

Ho scommesso sulle persone che ritenevo più importanti, dedicando il mio tempo esclusivamente a chi se lo è meritato.

Ho superato una piccola resistenza emotiva e ho spalancato le porte di casa a un piccolo esserino peloso, che dorme di notte ai piedi del letto, e mi sveglia al mattino districandomi i capelli e facendo versetti graziosi, cercando di richiamare la mia attenzione su di lui e sul nuovo giorno.


L'esito delle scommesse non è mai certo.
Non lo è per me, come per altri.
Nemmeno quando l'impegno è tale da sembrare di meritare comunque un compenso, per ragioni di equità e di giustizia cui la mente automaticamente rinvia.

Ho tanto da perdere, ma molto di più da guadagnare.
Ed il guadagno investe, più che il lato economico, quello esistenziale.
Ecco perchè ne vale la pena.





domenica 7 gennaio 2018

APPUNTAMENTO A FEBBRAIO



Le ore scorrono rapide, quasi quanto le vacanze di Natale che a stento ho vissuto.

La mia casetta di provincia è invasa da libri di ogni sorta, e in ogni lingua, che debbo terminare di leggere entro fine mese.

E anche da carte di lavoro di cui debbo immediatamente liberarmi.

E, ancora, di libri che desidero leggere, ma che sono obbligata ad accantonare.

Ho rinviato amici, colleghi, lavoro, attività di ogni genere, a febbraio, quando forse avrò un paio di giorni da dedicare interamente a me stessa.

Tutto è marginale e superfluo, o almeno tutto ciò che non riguarda quel che debbo portare comunque a termine.

Ho fame, ma permango in questo ascetico digiuno nel quale solo posso rifugiarmi per raccogliere le forze prima del salto.

Ho fame, e qualcuno ha mangiato anche la mia seconda porzione di gateau di patate (e di carciofini).

Ho fame, e qualcuno potrebbe farsi perdonare andando a prendere della pizza, e una birretta, per cena, stasera.






giovedì 4 gennaio 2018

AL MIO COMPAGNO REGALANO COSE


Oggi è andato al centro commerciale a fare la spesa da solo, chè io avevo da fare (in genere andiamo insieme).

Bello e profumato, con la giacca preferita e gli occhi limpidi.

Ha pensato di fermarsi in un negozio e farsi un regalino.

Un regalo sciocco, dal valore irrisorio.

La solerte commessa si è liberata in modo brusco del cliente che stava seguendo, per dedicarsi interamente a lui, che non aveva bisogno di alcun aiuto.

Dapprima ha commentato l'indubbio gusto di lui nello scegliere tra prodotti più o meno dozzinali.

"Te lo regalo io!", pare poi gli abbia detto lei, con aria ammiccante, a scelta effettuata, aggiungendo che in cambio voleva che lui tornasse a trovarla al negozio.

Mi ha detto di avere insistito per pagare, ma che alla fine ha ringraziato, perplesso e scocciato, e se ne è andato.

Mi sono offerta, visto che lui nell'imbarazzo non ha saputo cosa rispondere, di rendere io ("adesso vado lì, e faccio un casino!") il regalo alla tipa.

Non ha voluto, non so perchè.

Ho raccontato l'episodio a mia madre, che è scoppiata a ridere.

A me, a pensarci, ancora non fa ridere.



Domani vado al centro commerciale.

Da sola.



DANZARE SOSPESI


Nell'aria non ci sono radici.

In aria non ci sono resistenze, non ci sono ostacoli, non ci sono limiti.

I limiti sono qui, ancorati alla terra ferma.
Dove la radice affonda e brucia, perchè le viene negata l'acqua per vivere.
Non importa quanto profonda si estenda, quanto sia ramificata.

Verrà recisa?

Quanto meno non è destinata alla marcescenza arrecata ad altre radici, poco distanti e meno profonde, dalla troppa acqua.

Un'acqua che annega senza speranza, iniquamente distribuita e sottratta alla sopravvivenza di altri.