giovedì 29 novembre 2012

IL PREZZO DELLA FACCIA


Ci sono quelli che se la rifanno, a pezzi o per intero.
E ci spendono un mucchio di soldi.
Ci sono poi quelli che danno un prezzo alla faccia che portano in giro.
Per qualcuno si tratta di cifre altissime.
Per qualcuno la dignità della propria persona, che si riflette anche sul volto, non ha prezzo.
Per qualcun'altro, invece, la somma è alquanto abbordabile.
Papabile oggetto di contrattazione.

La faccia si perde in tanti modi.
Anche semplicemente dandole un valore in termini economici.
Soprattutto quando il valore è basso, rispetto alla contropartita.

Sono solo soldi.
Una sporca manciata di denaro.
Non ci si compra la felicità.
Non riscatta in alcun modo averli o spenderli.

martedì 27 novembre 2012

UNO


Non ci credo all'Unico.
Sono stata, finora, per il molteplice.
Il che non ha coinciso con l'essere avvezza al promiscuo.
Sono una monogama seriale anche con i trombamici.
Una tragggedia.
Ed in tutto questo, non ho mai seguito un piano, mai stereotipi.
Ho sperimentato, e ho trovato tanti "uno", ma nessun "unico".

Ed ora, benchè sola da un bel po', non ci riesco a puntare nel mucchio e sparare.
Non mi frega.
Se sto ancora da sola è perchè non mi sono innamorata, nemmeno di un'idea.

"Sei così intelligente, e poi ti perdi in piccole cose", mi ha detto qualcuno.
E' perchè vedo le cose sotto il profilo edonistico e non sotto quello dell'utilità.
I miei motivi sfuggono ai più, sono noti solo alla sottoscritta.
E vabbè, ho questo assurdo problema, sono affetta da una stupida follia, dalla smania di vivere, di sperimentare, di dare corso alla mia curiosità, esponendomi a 360 gradi.
Il tutto sotto il faro del vigile raziocinio che ogni tanto cede il passo al puro istinto.

In proporzione alla stupidità che mi affligge, l'intelligenza che ho in dotazione sarà sufficiente?
Non me la sarò già abbondantemente bruciata, insieme ai neuroni buttati invano nello studio e nel lavoro?
E nelle storie buttate a mare?
E nella visione in lingua madre di "morti ammazzati resuscitati" alias "the walking dead"?

GIORNATE PROFICUE


La giornata di oggi non sarebbe proprio venuta alla luce se avessi incontrato la cortesia di qualcuno, nei giorni precedenti (e parlo dal pulpito di quella che le cortesie le concede continuamente, sul lavoro, e raramente le chiede).
Non avendola incontrata, mi sono messa in marcia all'alba.
Ho quindi condensato, dalle 9.00 di questa mattina alle 13.00, la bellezza di 5 attività, rendendo opportunità un'opportunità di vita negata da spendere altrove che a lavoro.
Hanno avuto tutte esito positivo, l'ultima in particolare.
E pensare che volevo anche disdire, non andare, rinviare, se possibile, altrimenti amen, prenderla come veniva.
Ci ho guadagnato, in sostanza, bellamente.
Piuttosto, la manica larga con la quale elargisco cortesia e cortesie, per quanto abbia cominciato a cucirla, è certamente ancora troppo ampia.


lunedì 26 novembre 2012

COME UN SACCO DELLA SPAZZATURA


Da buttar via.
Come quelli che ho riempito oggi pomeriggio e trascinato giù in cantina.
Domani potrei progredire e passare dal saccone nero della spazzatura al cestino che lo contiene.
Ma intanto ora sono a pezzi, un calcinaccio sbriciolato e volatile.
E sono bianca.
Di pittura.
Un servizio in b/n ci stava da dio, oggi.
Con tutte quelle macchie bianche, quella polvere, quella carta straccia, ed io vestita di stracci comodi.
Nella mia forma migliore, insomma.

Tutto quello che sto facendo, che sto elaborando, certi oggetti che mi seguiranno perchè così ho deciso, raccontano una storia che è la mia.
Per quanto faccia male, tengo premuto.
Non è il dolore a farmi paura.
Fa solo male, e non ho modo di sconfiggerlo, questo dolore, se non smaltendolo.



domenica 25 novembre 2012

L'APPUNTAMENTO DEL FINE SETTIMANA


Non sono ancora riuscita a togliermi il pigiama di dosso.
E non è solo perchè sono rientrata alle 3.00, stanotte.

Ho anche dormito in macchina, al rientro.
Per una volta che non guidavo mi sono concessa di bere quanto mi andava e dormire spudoratamente, senza sentirmi obbligata a fare conversazione ad ogni costo.

Ieri ho comprato una maglia hippie al mercato.
Ho pensato "la metto al prossimo festival di musica", se non fosse che per un annetto o poco meno me lo scordo di investire i frutti del mio lavoro in viaggi.
Ho altre spese da sostenere, altri progetti, che implicano doverose rinunce.


Ci sto provando a far tutto.
A portare avanti il lavoro, a gestire tutte le problematiche che sorgono, gli imprevisti, la famiglia, i rapporti sociali, i colleghi, casa nuova, le spese, i progetti, la smania di cambiare.
E non ci sto riuscendo alla perfezione, qualcosa ogni tanto mi sfugge, qualcosa la sbaglio.
Non tutte le opportunità che offro, comprese quelle a me stessa, vanno a buon fine.
E il tenermi in costante attività e movimento mi stanca fisicamente.

Quest'anno sono cambiate tante cose.
Me la sono anche cercata.
Non su tutto.
Certe cose sono capitate e basta.
E per quanto coscientemente sappia di non esserne stata la causa, me ne sento dolorosamente responsabile.

E forse tutto questo movimento non è altro che il blando tentativo di espiare colpe che non ho.

In ogni caso, come ogni week end, le mie mani hanno appuntamento con stucco, pittura & co.
Lo smalto "fango industriale" (in realtà è grigio scuro acquerellato), che ho messo ieri, ha i minuti contati.


giovedì 22 novembre 2012

I PERCHE'


Non c'è sempre bisogno di specificare i perchè di certe scelte ed azioni.
Ognuno serba in cuor suo le proprie ragioni.
Come io serbo le mie.

Qualche giorno fa ho risposto in modo un po' brusco qualcuno che insisteva nel chiedermi "perchè, per come, come mai, non me lo spiego, ma perchè".
Perchè è così.
Perchè non devo dare giustificazioni a nessuno.
Perchè la vita è la mia, nonostante il numero consistente di continue ingerenze esterne, e le vittorie e i fallimenti che festeggio e soffro nel mio intimo.
La vita è abbastanza molteplice e lunga da poter annoverare tra le sue maglie ogni genere di situazione, possibile o improbabile che sia.

E mi spiace anche di avere risposto così, ma quell'insistenza nel voler capire e classificare a tutti i costi una mia scelta, la mia vita, di discuterne, di doversi spiegare a tutti i costi le ragioni, mi urta.
Non lo ammetto, a meno che non sia io ad introdurre l'argomento e a cercare un confronto.

Certi limiti si sono alzati, li ha rinforzati il tempo e l'esperienza.
Lo avverto dal mio atteggiamento, che è completamente mutato rispetto a certe cose.
Non mi sento di sciorinare i miei problemi, quelli seri, non bagatellari, al primo che passa, e tante volte neanche ad un amico fidato o ad una zia particolarmente cara.

Ci sono cose che non si dovrebbero neanche pensare, figuriamoci dirle ad alta voce.
Non ho interesse a dar loro consistenza, occupano già abbastanza spazio così, anche se dall'esterno non si intravvede nulla.
E se delle mie azioni non conto di dare giustificazioni, men che meno ritengo di dover fare con pensieri e sentimenti.

lunedì 19 novembre 2012

DORMIRE, FORSE SOGNARE...



E' che io non ho più parole.
Gli uomini che dormono li becco tutti io.
Oggi uno ha cacciato di mezzo SANTA PROFESSIONALITA'!
Che ho strabuzzato tanto d'occhi tanto che non ci credevo.
E non ci credo neanche adesso.
Cioè, pure la professionalità ora mi si ritorce contro?
Forse era un onesto giovane padre di famiglia.
Forse era semplicemente disinteressato.
Forse voleva spararsi la posa e invece ha fatto un disastro.
Forse ha altre priorità.
Forse ha frainteso il mio sorriso per cortesia.
Forse ha visto mio padre poco più in là che spostava le montagne a mani nude e ha pensato che poteva spostare pure lui con un dito.

Mbah.


domenica 18 novembre 2012

ANCORA POLVERE


Non voglio credere che la polvere si accumuli ad oltranza.
Ad un certo punto comincerà pure a volare via, o a posarsi in strati più sottili che appesantiscano in modo irrisorio gli strati ormai fossili.

Eppure sono nel pieno della polvere ora.
Persa tra ciò che si è fossilizzato nello strato sottostante e quello che si sta accumulando in superficie, che per quanto leggero ha comunque un peso significativo.
E non vola via.
Mi seppellisce.
E mi lascio seppellire.
Sotto il peso della polvere dei calcinacci, e degli scatoli nei quali li rinchiudo per portarli via.
La polvere non si esaurisce mai, sembra riprodursi a oltranza.
Mica come i miei geni, che sono destinati all'estinzione.

Sono stanca, e ho voglia di una sigaretta che non ho.
Ammalata di una tosse che non passa.
E di una tristezza che non passerà.
La nostalgia ed ogni tipo di sentimento che richieda di trovare la propria ragion d'essere nella corrispondenza si sono esauriti da tempo.
La polvere no.
Continuerà a farmi compagnia per le prossime settimane.
Continuerà a riprodursi ed io a darle una mano a posarsi, senza scacciarla via.





BOOOMMMMMMMM


"La macchina parcheggiala pure sul marciapiede davanti al portone di casa... O nella traversa, c'è spazio"
"Ma no, dai..."
"Ma si, piove, è casa mia, non preoccuparti! Ce la puoi mettere tranquillamente!"
"Ma io pago l'abbonamento! La parcheggio sulle strisce blu!"

Dopo un'ora: "iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiboooooooooooooooooom"
Affacciandoci al balcone, abbiamo visto una macchina incidentata che fumava in mezzo alla strada.
"Si, ma non riesco a capire contro cosa si è scontrata"
"Fammi scendere per scrupolo a controllare la mia macchina"
"Ma si, non sarà successo nulla, dai, la tua macchina è parcheggiata tre metri più in là, sulle strisce blu, ancora!"

Ecco, quei tre metri più in là erano la conseguenza dell'urto dell'altra macchina.
Cioè, io non vorrei dire nulla, però l'avevo detto di parcheggiarla sul marciapiede...


giovedì 15 novembre 2012

C. HA STRETTO UNA RELAZIONE CON L'INFLUENZA



Fermati, mi sta dicendo il mio corpo.
E l'ho capito.
Mi sono fermata oggi.
L'adrenalina va bene, ma ha superato da un pezzo la soglia del sonno e della paura.
Sovrasta persino l'ansia, la fame, la sete, lo stimolo della pipì.
Mi sento prosciugata delle energie fisiche (ormai prossima agli anni di Cristo ci sta pure che non ho più il fisico che avevo a sedici anni) e strabordo in termini di attività psichica.
Sto lavorando a rotta di collo e non è ancora sufficiente.
Sono diventata un'insolita stacanovista.
E questa diamine di influenza non ci voleva.
Devo lavorare, cazzo!
Devo vivere, cazzo!
Le rogne non mi danno tregua, cazzo!
E non ho neanche ancora parlato di quello che è stato degnamente ribattezzato "giallucadaicazzo"!
Ovvero un collega che avrei voglia di conoscere, se solo me ne desse l'opportunità e non fosse così dannatamente schivo e impegnato.
L'unico inconveniente serio è che frequenta davvero brutta gente.
E' uno di quelli che sotto il profilo lavorativo si è venduto l'anima al diavolo.
Il che ha anche notevoli ripercussioni nella vita privata...
Io sto dall'altra parte della barricata, non propriamente con un paio d'ali bianche piantate nella schiena, ma più che in mezzo ai diavoli, in supporto ai cosiddetti "poveri diavoli".
Che è tutta un'altra storia.

Insomma, è la seconda volta che cado malata nel giro di un attimo.
Con una notte insonne sulle spalle, il petto bombardato costantemente dall'interno dalla tosse (mi ci sto facendo anche gli addominali), i conati di vomito, sono rotolata a lavoro per finire una cosetta che avevo lasciato in sospeso.
E poi niente.
Ho chiuso e sono tornata a tossire a casa prima di schiantarmi a terra.

Quindi, visto che mi sono fermata, oggi, concedendo un po' di sana nullafacenza al mio corpo malaticcio, e ho anche diligentemente preso nell'ordine:

  • cucchiaio di sciroppo omeopatico non scaduto;
  • the caldo con miele;
  • e non so quante gocce per la tosse sciolte in acqua

domattina sarò fresca e tosca per precipitarmi a lavoro nella speranza di incontrare "giallucadaicazzo" e scambiarci un sorriso.
Chè di più, disgraziatamente, con l'unico collega decente capitato finora, non posso scambiare.

mercoledì 14 novembre 2012

IO ADORO...


... stare in canottiera a prendere il sole sul terrazzo a metà novembre, come fosse ancora estate.
Sembra un desiderio esaudito.
Di quelli espressi ad alta voce cui non si dà peso, con la convinzione che una tale banalità non possa trovare accoglimento presso alcuna divinità celeste.

Io adoro raccogliere sorrisi quando vado a lavoro, e la cortesia senza prezzo e la gentilezza e la disponibilità, anche fuori orario, di quelli che prendono uno stipendio dallo stato senza rubarlo.
E' questa l'Italia che funziona, quella che mi fa sentire fiera di far parte di questa nazione, che è bella da farmi venire le lacrime, e ha potenzialità espresse e non espresse da far invidia al resto del mondo.
Non si può essere sempre disfattisti e pessimisti, non si possono sempre scagliare pietre per il gusto di occupare in qualche attività la mano.
Siamo tutti fallibili nello stesso identico modo.
Qui come altrove.

Io adoro passare le serate in compagnia, mangiare e bere bene, chiacchierare e ridere e far battute senza che nessuno se la prenda a male, senza doppi sensi mal celati, e ritrovarmi alla fine della serata vicino al sacco della spazzatura, in procinto di chiedere alla padrona di casa se vuole darla a me "che sto andando via, così la butto", con qualcuno che mi anticipa e chiede la stessa identica cosa.
Star qui è un castigo, una galera, ma ci si può organizzare per godere di qualche comfort.
Le persone sgradevoli, abitudinarie al secondo ed al millimetro rispetto ai tempi, ai luoghi e alle compagnie, quelle che ad un certo punto della serata inevitabilmente ci provano, o esauriscono gli scarsi argomenti, quelle che si perdono in ridicoli pettegolezzi sul prossimo, o che non hanno mai una parola buona per nessuno, tutta questa gente qui la voglio completamente fuori dalla mia vita.
Non voglio più sprecarci neanche il tempo di un caffè preso per sbaglio o per noia.
E neanche per educazione, o perchè mi lascio scappare un si.
D'ora in poi la risposta intima che darò a me stessa si tradurrà in un "non posso, ho da fare" (d'altro e di meglio).

Io adoro svegliarmi la mattina con dolori atroci perchè ho messo in movimento muscoli che non adoperavo da un po'.
Nel caso specifico le spalle e l'addome.
Ieri, mentre aspettavo che mi venissero a spiombare l'ultimo contatore, ho riempito altre buste e scatoli di detriti e li ho portati in cantina, e ho dato una stuccata all'ultima traccia riempita di cemento, ed alle fessurine che flagellavano i muri del balcone.
Se entro sabato riesco a dare un altra sistemata come si deve a casa, potrei quasi quasi organizzare un altro pranzo al sacco.
E la cosa buffa è che, per quanto stia disastrata, per quanto non abbia ancora neanche le sedie nè una cucina e un materasso per me (ne ho, in compenso due per gli ospiti), le persone che vedo e con cui mi intrattengo ultimamente mi dicono tutte che vengono volentieri a darmi una mano, e  reagiscono con entusiasmo all'idea del pranzo al sacco.
Di tutto questo sorrido, sono contenta e mi sento grata.

Io adoro quando dei colleghi con cui sono umanamente in sintonia mi coinvolgono a far qualcosa con loro.
Sento di non essere l'unica mosca bianca, e che si può tentare di far gruppo, cominciando dalle piccole cose, con chi vuol mantenersi pulito andando controtendenza, controcorrente.
Contromano, come me.

Io adoro quando mi sveglio positiva, quando sono consapevole della mia forza, che non attinge ad altro o altri che a me.

                                                        

lunedì 12 novembre 2012

INTRATTENERSI



Vivo in un paesello di "pochimila" abitanti.
Tutto quello che succede, che viene detto, anche sul mio conto, impicci e intrallazzi altrui, pettegolezzi o verità, mi arriva tale e quale alle orecchie.
Ho "millemila" canali diretti, e occhi e orecchie che mi tengono aggiornata.
Anche se la discrezione mi impone di mantenere il massimo riserbo su ogni cosa e su ogni persona.

Sono sempre stata una che si è fatta i cazzi suoi, e continuo a mantenere dignitosamente la stessa linea anche oggi.

Mi è arrivata la cosa alle orecchie, insomma.
E non me ne frega nulla, perchè fortunatamente vivo d'altro che di questo.

Mi si dà decisamente un'importanza che probabilmente non merito.
Ma intendo bene che "per chi ha paura, tutto scricchiola", come diceva Sofocle.

E quindi niente.
Ho riso di questa cafoneria con gli amici.
La gloria meritata per certe figure miserelle resta di esclusiva pertinenza di chi si atteggia a gran signore senza esserlo.
Per fortuna ho la facoltà di scegliere con chi intrattenermi a pranzo, a cena, o per un caffè e con chi eventualmente organizzarmi una giornata fuori o un viaggio.
Chè sono pochi, ma buoni e soprattutto disinteressati.





giovedì 8 novembre 2012

AL DI QUA DELLA FINESTRA


"Ho mancamenti quanto bastano ma non sono, spererei mancamenti dell'intelletto. Quanto al mio carattere, non lo garantisco. Credo che sia troppo poco arrendevole, certo troppo poco per il comodo del mondo. Non so dimenticare presto, come dovrei, le sciocchezze e i mancamenti degli altri nè le offese fatte a me. I miei sentimenti non si esaltano al minimo sforzo che si faccia per metterli in moto. Il mio carattere potrebbe esser detto un carattere risentito. Persa una volta, la mia stima è persa per sempre"

Rileggendo Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio, con la stessa intensità di allora.
Nella traduzione di Giulio Caprin.
La stessa ristampa del 1992 degli Oscar Mondadori, malconcia e ruvida al tatto, che lessi da ragazzina.



BACIATA DAL SOLE E DALLA FORTUNA


Se hanno piazzato qualche nuovo autovelox a mia insaputa, sulla strada percorsa stamattina, sono letteralmente fottuta.
Se mi hanno ripresa da vicino o da lontano, oppure di sbieco, sono ugualmente fottuta.
Se mi hanno multata perchè ho abbandonato la macchina sul ciglio della strada per carenza di strisce bianche, blu, gialle, a pois, e per l'urgenza di precipitarmi a lavoro, neanche a dirlo.
Sono fottuta.

E della macchina che si è fermata, per l'ennesima volta stamattina, proprio all'imbocco della galleria più lunga,  ma che per fortuna si è rimessa in moto subito, ne vogliamo parlare?
E del cielo e del mare, immutabili eppure in costante movimento, che oggi sono di un blu intenso, e della terraferma e dei golfi e delle isole e delle penisole che si possono scrutare al dettaglio perchè l'aria è così tersa che gli occhi si aprono su un orizzonte limpido come non mai?
E di me, che con il vestito a giromanica mi godevo i raggi del sole quasi estivo filtrati dai vetri dei finestrini mezzi aperti, nel meritato rientro a casa, guidando lungo le curve della strada adagiata sul mare?

mercoledì 7 novembre 2012

MALEDETTI BRIVIDI


Ho circa 10 minuti di pseudo-autonomia prima di andare a lavoro, e questi brividi non passano.
I minuti si sono appena ridotti a 5, mentre cazzeggiavo su fb, e sono prossima allo stato comatoso.
A - 1, ora.
Sono tre giorni che ho iniziato la cura di integratori, ma immagino che prima di una settimana non sortiranno alcun effetto.
Ho voglia di vivere e invece devo farmi venire voglia di lavorare a rotta di collo.
Vorrei sentire i brividi, ma non di febbre, non per l'adrenalina, non per la rabbia.
Vorrei non voler cercare rifugio sotto una coperta al caldo, ma immergermi nella pioggia e nel sole ed in tutto quello che viene.
Adesso.
Mentre invece ho i brividi, e devo precipitarmi al lavoro.

In questo momento non riesco a sincronizzarmi nemmeno sui miei tempi.




lunedì 5 novembre 2012

SANGUE DEL MIO SANGUE


"Corri a casa, nonno si è tagliato, sta morendo dissanguato in cucina!"
Ma un'ambulanza no, eh?
Mi domando che le paghiamo a fare le tasse...

"Nonno, ma ccche hai fatto?"
"Stavo sbucciando una mela, mi sono tagliato, il sangue usciva a fontanella... mi sono infasciato la mano! Ci potevo andare anche da solo al pronto soccorso!"
Ambè, se lo sapevo me la prendevo comoda allora...
Facevo pure uno spuntino.

"Nonno, ma non ti vuoi sedere?"
"No, sta bene"
"No', per piacere, siediti, che se svieni mentre stai in piedi fai il botto"
"Ah, vabbene, sta là 'na seggia..."
Ho dovuto recuperarlo mentre andava a fregarsi l'unica sedia libera, quella del tipo dell'accettazione che si era allontanato un attimo nell'altra stanza.


"Stiamo facendo una corsa al pronto soccorso anche noi, ci vediamo lì"
"Ma che venite a fare? Sta bene, sragiona come al solito, non si è fatto toccare, non mi fa vedere il taglio..."
Mio padre sviene alla vista del sangue, e anche a sentirne parlare.
Perchè aspettare come una disperata fuori la porta per uno quando puoi aspettare per due?
Two is megl' che one.
E' quello che deve aver pensato mia madre, che è passata all'ospedale solo per sbolognarmi mio padre che stava troppo preoccupato per tornare a casa e aspettare lì il nostro rientro.


"Come sta? Dove sta? Che gli hanno fatto?"
"Gli hanno fasciato la mano, che grondava sangue, era diventata blu e si era gonfiata come un palloncino.  Gli ho chiesto se voleva le cioccolate al distributore, mi ha mandata affanculo... Sta bene, forse gli mettono due punti"
Si è rasserenato, e ha cominciato ad intessere, tutto sorridente ed euforico, relazioni sociali con la gente malandata nella sala d'attesa del pronto soccorso.

Nel frattempo un ragazzo, reduce da un sinistro stradale, in attesa di passare ai raggi X, seduto dolorante con la gamba stesa sulla sedia a rotelle, proprio sul percorso obbligato tra la sala d'attesa e l'ingresso del pronto soccorso, ha continuato ad essere calciato da tutti quelli che passavano e a dire "Ahi! Aglia! Ahiii!". 
Il padre, con i calzini bianchi e le ciabatte da mare ai piedi, lo guardava appoggiato con le spalle al muro, in piedi, sghignazzando.
Mica l'ha spostato!
Gli avremmo detto in dieci: "Ma perchè non lo porta dentro?"
"No, sta bene qui, a momenti lo chiamano..."
Lui lo spuntino, secondo me, lo aveva fatto eccome, prima di precipitarsi al pronto soccorso.
E lo aveva anche adeguatamente annaffiato.

Dopo una ventina di minuti dimettono nonno, li infilo in macchina tutti e due e imbocco la strada di casa.
"Ma lo sai che mentre guidavo per venire al pronto soccorso vedevo dei lampi nell'occhio destro? Anche adesso..."
"Scusa, ma perchè non l'hai detto mentre stavamo al pronto soccorso, che ti facevi vedere pure tu?"
"No vabbè, ma non è niente, è passato"
"Ma mi hai appena detto che ce li hai anche adesso! Ci vedi? Torno indietro, che sto ancora sulla rotonda?"
"No, sto bene adesso..."
In silenzio, continuo a guidare verso casa.

"Ecco, perchè ci vedo eh, però vedo anche questi lampi nell'occhio..."
Perchè disturbarsi ad ora di cena a rimanere al pronto soccorso quando si può correre nel cuore della notte, scaraventando la gente (IO) in pigiama fuori dal letto per farsi accompagnare?

Tornata a casa, trovo mia madre con gli occhi fuori dalle orbite e i guanti in lattice trasparenti imbrattati di sangue tipo serial killer.
"Ho dovuto lavare la cucina! C'era sangue ovunque, a terra, sul tavolo, sulle sedie, nel lavandino, sulle pentole, sullo strofinaccio, sulle posate!!!"
"E vabbè, è sangue del nostro sangue, sta meglio di tutti noi messi insieme, perchè ti scandalizzi tanto?  E poi mica s'è tagliato apposta! L'aveva detto che il sangue gli usciva a fontanella..."

"Ma a me fa schifo!"
Dovesse venire la fine del mondo, qualche possibilità di non estinguermi ce l'ho o sarei la prima a soccombere nel marasma generale?






Walking home in the rain


In cielo, frammenti di azzurro vengono cancellati dall'addensarsi delle nuvole cariche di pioggia.
Per strada ho guadagnato un ritardo sul lavoro di circa mezzora perchè un manipolo di gente manifestava in strada contro la crisi economica che polverizza gli ultimi posti di lavoro, nella splendida zona in cui vivo.
A lavoro, una confusione e una folla inauditi ovunque, ho dovuto parcheggiare la macchina ben oltre la distanza consentitami dai tacchi vertiginosi che proprio stamattina ho deciso di indossare.
Novembre è un mese rognoso e fino a dicembre sarà una vana corsa contro il tempo e le avversità e le scadenze.
Il trasferimento è agli sgoccioli, ma i lavori che debbo fare ancora no.
Sostanzialmente, mi ridurrò a vivere in un cantiere aperto.
Un cantiere dove ho già bivaccato con le amiche con pranzo al sacco e musica.
E dove conto di bivaccare con tutti gli amici cui farà piacere venirmi a trovare.

Il piccolo passo che sto facendo è ad un soffio, e tremo, ma non mi ritraggo.
Più che un granchietto con la casupola dietro le spalle, mi sento una stella marina con una punta spezzata: anche volendo ritrarmi non saprei dove farlo.
La scelta obbligata e che pur mi impongo, le difficoltà che soffro, voglio convincermene, sono solo uno stato mentale.
Al contrario di una impossibilità fisica irreversibile, con un po' di dedizione e cura conto di superarlo.
Magari se mi va bene, riesco a pescare abbastanza a fondo, dentro me stessa, da recuperare anche il cadavere fossile dell'ottimismo che non ho mai avuto se non per brevissimi attimi di follia.

sabato 3 novembre 2012

BAGNO DI SOLE



Mi sono concessa una lunga giornata di nullafacenza.
Terminerà non si sa esattamente quando, ancora, dove e con chi.

Il mio corpo non riesce ad assorbire questa tristezza nè ad espellerla.
Le radici sono sottili, profonde, intricate; avvolgono organi vitali.

Stasera indosserò il vestito migliore e stenderò come un velo un sorriso sulla bocca, che accartoccerò su qualche sigaretta tra una chiacchiera e l'altra.

Al momento non ho cure cui ricorrere, solo palliativi.