domenica 30 luglio 2017

LE FRUSTRAZIONI BRUTTE DELLE DONNE



Esattamente, quale problema hanno certe donne che, scontando per una vita problemi di salute e relazionali per i quali hanno avuto la più ampia comprensione ed un debito conforto, improvvisamente trovano un uomo e prolificano, e si sentono in diritto di farsi uscire di bocca la schifosissima domanda (si, fa schifo): "E tu, quand'è che fai un figlio?".

Non è come chiedere "quando ti laurei?", domanda similare, che pure disturba molti.

La domanda in questione è scomoda perchè ci sono donne che hanno problemi di salute, e figli non ne possono avere.
Oppure non sanno se possono averne.
E ci soffrono.
Anche se non è una loro priorità avere figli.
Perchè non dipende dal fatto che studi di più o di meno, ma da un fattore biologico, dalla natura, da qualcosa che non si può contrastare se non spendendo tanti soldi, e senza alcuna garanzia di riuscita.

La cosa più odiosa e raccapricciante, è che, dopo una vita di sbattimenti, dopo esserci riuscite, proprio certe donne che hanno sofferto di questi problemi, si rivalgono nei confronti di altre che invece non possono, o non sanno se possono avere figli.

E dunque, così ho risposto all'amica d'infanzia che sorridendo mi ha posto il quesito.

"Io non so nemmeno se posso averne, di figli."

Si è scusata, ed io mi sono sentita mortificata per lei.
Io non vorrei scuse.
Vorrei solo delicatezza.




IL DA FARE



Non ho avuto un attimo per respirare.
Sono sola, e sono affollata.
Di gente, di cose da fare.

La folla, nella sua indeterminazione, con la sua carica in movimento, come un'onda, mi travolge.

Ho pianto molto e a lungo.

Sto lavorando a tanto, a tutto.

Non ho tregue di alcun genere, e mi sento sopraffatta.

Non è granchè, come stato d'animo, ne sono cosciente.

Non me lo voglio concedere.

Ho bisogno di ritrovare il mare, che è dietro l'angolo di questa casa dove devo terminare ancora dei lavori, dietro questo schermo su cui sono piegata a lavorare, dietro un rapporto in prova.

E che mi mette troppo alla prova.

Mi osservo piegata nell'atto di alzarmi, con una fatica gigantesca.








lunedì 24 luglio 2017

POCHE IDEE SEMPLICI E DISTANTI



Ed è nella solitudine che tendo la mano verso il mondo delle idee e mi sembra quasi di raggiungerlo.
Di farne parte io stessa in quanto idea.

È in quel punto esatto che le distanze si annientano, che riesco ad osservarmi da un punto di vista privilegiato, come quando ci si affaccia ad un panorama magnifico dal picco della montagna, sino a percepire ogni increspatura del mare, le scie d'argento lasciate al tramonto dalle navi, ogni nuvola che alterna ombra al sole,  sulle pianure verdeggianti.

Sono così vicina a questa manciata di idee semplici, che mi pare di averle raccolte tutte nel palmo delle mani.

Le osservo, tonde come le mele, rotolare l'una sull'altra, e urtarsi.

Le vedo mentre esplodono e svaniscono, come bolle di sapone.

Distanza e vicinanza non si contrappongono.

Semplicemente si alternano.

Ed io mi sento ogni giorno tanto più vicina, tanto più distante.

Mi estendo su nuove lunghezze, e mi ritiro come un elastico, pronto a tendersi in ogni momento sino alla massima estensione.

Io sono il mio punto fermo.

E, in questo scomodo fatto, sconto una solitudine senza pari.


giovedì 20 luglio 2017

RISVEGLIO CON L'ORZAIOLO


Sembro un mostro, quasi non riuscivo ad aprire l'occhio, stamattina.

Come fanno certe donne a svegliarsi fresche come le rose, al mattino?

A parte l'orzaiolo, le condizioni in cui mi risveglio sono atroci, sempre.

Sembra che di notte, invece di dormire, io conduca estenuanti battaglie.

Ho quattro cuscini che di notte camminano, e per trovarne uno ad occhi chiusi, ogni volta, stendo le braccia sino ai confini del letto.

È fine luglio, ormai, e come ogni anno, c'è così poco tempo e così tante cose da fare...

FERITE DI GUERRA


Qualcuno ha deciso di comprare le ostriche e portarle a casa dei miei.
Mia madre non riusciva ad aprirle, mi ha dato il coltellaccio, mi ha indicato il punto in cui dovevo fare leva per aprire, e se ne è lavata le mani.
Io, che sono ghiotta di ostriche (come di parecchia altra roba, cruda, cotta, esotica o nostrana), naturalmente mi sono fatta male.



Mi sono ferita una parte dell'indice, superficialmente.
Ne ho aperte due, però, e mangiate con estremo gusto.
Poi mi sono infilata la punta del coltello nel pollice, per fortuna senza danni permanenti.
Certo, è uscito parecchio sangue, e mi stava venendo un mancamento per l'orrore, e mi sono dovuta stendere un attimo sul divano, ponendo una tregua nella guerra per l'apertura delle ostriche.

Se vuoi l'ostrica, che è tanto buona, te la devi guadagnare, a costo di farti male.

La metafora della vita, in fin dei conti.

martedì 18 luglio 2017

COME UNA BENDA SUGLI OCCHI



Non ti consente di vedere, ma tu senti.

E quel sentire è come squarciare il fitto velo della benda.

C'è un'estetica che apprezzo, ma non mi appartiene.

Ci sono confini che ho varcato e ho trovato terre desolate.

E desolanti.

I capelli corti sono cresciuti.

Ho voglia di prendere un biglietto e sparire.

lunedì 17 luglio 2017

GENTE CHE BALLA GIANNA GIANNA, IL TRIANGOLO NO NON L'AVEVO CONSIDERATO E COME È BELLO FAR L'AMORE DA TRIESTE IN GIÙ, E SI DIVERTE



Ed io sono lì seduta che "no, non voglio ballare questa roba, non insistete", e nella testa mi parte lo stacchetto musicale della Rettore, che fa "dammi una lametta che mi taglio le vene".

Mentre sorseggio rapidamente il cocktail analcolico, osservo la ventenne mezza nuda, su cui si è appolipato un poco baldo quarantenne, molto sudato, e poco preoccupato degli sguardi altrui.
Le mette le mani sul culo, e lei lo lascia fare stringendoglisi più forte.
Lei continua a ballare come una tarantolata, con i seni che escono incontenibili dal micro top di due taglie in meno.
Cominciano ad amoreggiare focosamente, davanti a tutti, cercando di catturare anche l'attenzione di chi distoglie lo sguardo, o lo ha rivolto altrove.

C'è gente che si dimena su note che non distinguo ("sarà Baglioni o Venditti?"), gente che puzza di alcol come se bevesse ininterrottamente da sempre, altri che fanno finta di divertirsi per giustificare l'esserci, in un posto dove capito per sbaglio, per insistenza di altri.
Non ricordo dove è esattamente casa, sono obbligata a restare.

Mi annoio.

Non che ci sia mai stato un tempo in cui queste cose mi abbiano divertito: quando mi hanno trascinato in certi contesti, ero con tanti amici, ed ero molto più giovane.

La domanda che sorge spontanea è se esista ancora un'età per certe cose, o se chi persevera in certe dinamiche è immaturo, o segua semplicemente il proprio gusto.

Quando sento "gianna gianna" mi viene ormai quasi un mancamento per la nausea.

Mi annoio terribilmente.



sabato 15 luglio 2017

LA BORSA PER LE ISOLE



Nella borsa per le isole c'è:
- l'immancabile crema solare, che funge anche da idratante doposole, perché il sole picchia;
- la maschera, perché sebbene l'acqua sia limpida e ci si possa immergere a occhi aperti, comunque torna utile;
- la macchinetta fotografica subacquea, per catturare le meraviglie sommerse;
- il pareo grande e colorato, che funge da telo mare e varie altre cose;
- un foulard nero per la sera, da mettere su qualsiasi cosa, se dovesse fare fresco;
- il cappello a tesa larga, perché in spiaggia o in barca è essenziale;
- un vestito corto ed uno lungo;
- sandali bassi e versatili ai piedi, e un paio di infradito di gomma per il mare;
- una bottiglia d'acqua ed un buon libro per il viaggio in nave;
- il costume da bagno, naturalmente!

Indosso l'azzurro, il bianco e il cuio dei sandali bassi, colori con i quali, quando parto per il mare, mi sembra di essere sempre in ordine.
Sto per partire, e sento il cuore che comincia ad alleggerirsi, mentre perde il rosso di cui brilla e si colora di blu.

venerdì 14 luglio 2017

E IMPARARE A CEDERE



Insegnatemi.
Io non ne sono capace.
Spiegatemi che tecniche usate.
A quali forze fate appello, se quando cedete è perché vi viene promesso in cambio il paradiso o quanto altro.

Io non so cedere.
Ed il più delle volte significa che da niente si arriva alla catastrofe in un attimo.


IT'S A NEW DAY



Avevo proposto di farla sedere al piano.
Hanno accolto con entusiasmo l'idea e procacciato il locale con un bel pianoforte accanto ai tavoli.
Una parte degli amici stranieri facevano parte di una sorta di collettivo di artisti e amanti dell'arte.
Le ho chiesto di eseguire un pezzo di Nina.

E lei ha mosso le dita sui tasti del pianoforte, levando la voce sulla melodia incantevole.

Mi sono commossa.

È stato a dir poco toccante.

Nella sala accanto, mentre stavamo per andare via, un uomo anziano, sudamericano, in piedi al centro della sala, abbracciato alla moglie, ha intonato con la voce una canzone popolare, vibrando sapientemente la voce.
Nella sala è calato il silenzio.
Lo scroscio di applausi ha colmato lo spazio privo di parole.

E siamo usciti, verso la giornata assolata, per portare a termine il programma stabilito.

È stato un addio al nubilato splendido.

La futura sposa è splendida, e lui ha avuto una fortuna incredibile a trovare la propria metà, nel casino del mondo che infuria lì fuori, in una città dove è più facile perdersi che trovarsi.

sabato 8 luglio 2017

TRA STRANIERI



La giornata programmata è giunta al termine.
Sono in treno.
Nel mio vestito carino, con il foulard sulle spalle per ripararmi dall'aria condizionata.

Gli stranieri sono così friendly.
Così easy.
Sorridono quando ti parlano.
Se incrociano il tuo sguardo, anche se non ti conoscono, pure sorridono.
Ti danno a parlare.

Bevono.
Cacchio quanto bevono sempre.

Ti fanno domande per capire che persona sei, al di là del lavoro che fai.

Sono spontanei, poco artefatti.

Li incontrerò di nuovo tutti tra un paio di mesi.

Ho retto tutto il giorno, e adesso sono stanca.
Stanca da morire per essere stata di compagnia mentre volevo solo tornare a casa.
E adesso voglio solo tornare a casa.


venerdì 7 luglio 2017

LE PAROLE CATTIVE



Quelle che una volta estorte e una volta dette ti trafiggono come una lama.
Quelle che tutti dovremmo tenere per noi stessi, ma scappano di bocca e arrivano a destinazione e a detonazione in un attimo.

Di parole cattive sono piena.
Il peggio di me sta uscendo fuori.
Stimolato a dovere.

Non mi sono mai sentita così tesa.
Mai così nervosa.
Mai così con il mondo addosso.

Cerco di ritrovare il sorriso, ma non riesco a forzarlo nemmeno guardandomi allo specchio al mattino.
Quasi nemmeno mi guardo più.

Domattina ho un treno e una giornata di allegria al femminile che mi aspettano.
Devo indossare un gran bel vestito, un ottimo sorriso, essere di compagnia e gioiosa.
Data la compagnia, non dovrebbe essere particolarmente difficile.
Non voglio, in ogni caso, che i miei malumori cagionino fastidio ad altri.
Mi sembra che l'ombra mi si sia cucita addosso, e che assorba ogni luce.
Rifletto negatività.
E non è da me.

Ho galleggiato per un po' in acqua, ieri.
Non riuscivo a distinguere i colori e il profilo della natura circostante, non ho sentito il sale sulle labbra.
Sono uscita bagnata dall'acqua, correndo verso il telo steso sulla sabbia.
Ho sentito il sole bruciare sulla pelle, il vento rinfrescarla, la sabbia nella bocca, tra i capelli, e sotto i piedi.
Ho provato fastidio.
Insofferenza.
Come non mi capita mai, al mare.

Sono esausta.
Desidero il silenzio e la solitudine.
E invece sono immersa nella follia collettiva fino al collo.







giovedì 6 luglio 2017

SEMPRE, SOLO E IMMANCABILMENTE PROBLEMI


Certi giorni mi sembra di precipitare in un incubo.
Vorrei vendere casa, scappare lontano da qui.
Da questa gente immonda che vive parassitariamente e ignobilmente la vita.
Da questa omertà schifosa.

Mi sento così in bilico, che non sapendo a cosa afferrarmi, faccio una fatica incredibile a reggermi in piedi.

I problemi, quelli seri, non mancano mai.

E vorrei tanto che qualcuno mi alleggerisse l'esistenza.
Qualcuno che usasse i toni giusti.

E invece no.

Si è soli.
Immancabilmente.
Sempre.

Ci sono problemi.
Immancabilmente.
Sempre.

Ci sono io, le mie energie e la mia forza.
Nonostante il mal di testa.
Immancabilmente e sempre.

"Sei dimagrita tantissimo", continuano a dirmi.
Con un'aria preoccupata, talvolta.
Come se non stessi bene.
E che non stia bene è più evidente di quanto apparentemente sembri dimagrita.

Accuso l'inutilità di tutto il lavoro e l'impegno e le spese fatte.
L'inutilità dei rapporti inutili.
L'inutilità di certe scelte.
Resistere per resistere non ha senso.
Sento di non avere ancora trovato uno scopo preciso nella vita.
Me ne sono distolta tutto il tempo per sopravvivere.
Per farmi carico di ciò di cui non sono responsabile.


lunedì 3 luglio 2017

LA CREMA CHE NON T'ASPETTI



Ho sempre avuto riserve grosse come le case nei confronti delle creme per il viso di una nota marca.
Ho sempre acquistato volentieri i bagnoschiuma, per le fragranze dolci e persistenti, e perchè fondamentalmente poco aggressivi sulla pelle.
L'anno scorso ho provato per caso il campioncino di un olio per capelli e solo quest'anno ho deciso di acquistarlo.
Ha un profumo magnifico e mi lascia le punte dei capelli morbissime (sebbene li abbia ulteriormente tagliati e non abbiano bisogno di particolari cure).
Mi hanno fatto fare la scheda, da lì ho preso dei solari, e ho preso una bella borsa termica con i punti maturati.
Con la scheda mi hanno regalato questo cofanetto di benvenuto con dentro una crema per il viso prodigiosa.
Non sentivo la pelle del viso così idratata da quando hanno tolto di mezzo l'acido ialuronico di una marca che usavo (e che compravo in un tubicino per un prezzo irrisorio).
Sono tornata in negozio per comprare la crema.

Non faccio marchette, non mi va di scrivere il nome della marca, ma da che la uso, questa crema, mi sembra di avere un viso davvero "rimpolpato", per usare un termine di quelli di cui si abusa in certe pubblicità.

E nulla, volevo condividere questa scoperta, che non mi capita di frequente di trovare prodotti davvero validi.
E questo lo è!

GENTE CHE SE SPOSA



Siamo passati da un'amicizia ad una piccola e insignificante avventura nel giro di oltre un anno.
Un'avventura di quelle tardive, a fine estate inoltrata, di quelle che ci si vede senza impegno la prossima volta, che non è mai arrivata.
Per scelta mia.
Da allora ad oggi, nel mezzo, io ho conosciuto lui.
Nel mezzo, una foto profilo di coppia, di quelle in cui lei abbraccia stretto e trionfante l'uomo al proprio fianco (occorre precisare che io non ho mai avuto una foto profilo di coppia?).
Nel mezzo, un incontro fugace e fortuito durante le vacanze natalizie, il tempo di farmi chiedere perché avessi mancato l'appuntamento e di rispondere facendo spallucce.

Nel mezzo, qualcuno si è sposato con la donnina dall'aria di quella che ha vinto.

Io non ho vinto nulla.
Quello che è accaduto mentre lui era impegnato ed io libera, è successo perché lui ha disperatamente creato occasioni per evadere dalla sua asfissiante vita di coppia.
Ho ceduto dopo un annetto di tentativi e corteggiamento, perché mi piaceva, e credevo stesse chiudendo con l'altra.
Così mi aveva dato a credere.
Quando ha tergiversato, quando ho capito, mi sono defilata.
Già prima di conoscere qualcun'altro.

Non c'è bravissimo ragazzo che conosco che non abbia tradito, prima o durante il matrimonio, la propria compagna.
È solo una statistica personale, non posso estenderla al resto del mondo.
Tirando le somme (sempre su statistica personale, salvo eccezioni più uniche che rare), le donne che si sposano sono nella maggior parte quelle che, pur di sposarsi, si tengono le corna.
Che lo sappiano per esteso o facciano finta di non saperlo, riguarda solo il metodo con il quale gestiscono la rabbia per raggiungere l'obiettivo primo di indossare, almeno una volta nella vita, l'abito bianco.

Io non so quanto mi preme, nella vita, di sposarmi.
So perfettamente di star bene da sola, anzi, meravigliosamente, ma so pure quanto siano irrinunciabili i sentimenti per una persona, quanto il benessere a due gareggi a pieno titolo con quello che si raggiunge da soli.
Non credo che l'uno presupponga l'altro, o che l'uno escluda l'altro: ci può essere benessere in due mentre uno dei due non è in pace con se stesso, o vicecersa.
Quali regole vogliamo applicare al variopinto e fondamentale mondo dei sentimenti?
È il campo delle libertà più ampie che ci si possa concedere, e non ci sono contraddizioni che tengano.

"Ti voglio nella mia vita, voglio risolvere", mi scrive.
Sono seguiti mille litigi, acuiti dalla distanza.
Fraintendimenti, silenzi, parole feroci.

Ed io, posso risolvere?
Voglio risolvere?
È la paura della solitudine, a spingere l'acceleratore su certe scelte?
No.
Posso escluderlo con fermezza.
Io da sola sto da Dio.
Quanto più mi avvio da sola nel mondo, tanto più ritaglio il mio posto.
Da sola non sono mai davvero sola.
Instauro legami con facilità.
Faccio sempre quello che mi pare, come mi pare.

Quello che provo per lui, però, esiste e ha una sorta di autonomia: non vi esercito molto controllo.
Quel benessere che provo con lui, anche quando sto male, mi pare irrinunciabile.
La familiarità, intesa quale opposto di estraneità, è il tratto caratterizzante i nostri rapporti.
Più che affini, siamo emotivamente consanguinei, nei nostri sentimenti scorre lo stesso sangue color rubino.

E allora penso che vale la pena risolvere, amche se debbo cedere su alcune cose (ma non su tutto, diamine, la reciprocità è fondamentale), ma che non vale mai la pena perdere di vista se stessi.
Ammalarsi di dolore.
Affogare in mari di lacrime.
Meglio fare il morto a galla a mare, sempre, e guardare quanto immenso è il cielo sotto il quale tutti, ma proprio tutti, allo stesso modo, navighiamo a vista.