venerdì 26 dicembre 2014

COME I VECCHI TEMPI



É cosí strano quanto certe vecchie abitudini consolidate riescano a mutare ed evolversi nel tempo.
Mi sembra di ritrovarle identiche, eppure attualizzate, conformate a nuovi modi di essere.
Crescere, mi dico.
Questo é quel che significa.
Ritrovarsi a ripercorrere vecchie abitudini con un passo nuovo e piú svelto.


La vita va veloce superati i diciotto.
E questa rapidità mi fagocita e mi inquieta, mentre cerco di capacitarmi del fatto che sia giusto cosí.


Il mio viaggio, che inizia su strada, prosegue per suola e terminerá in aria, é appena cominciato.

martedì 23 dicembre 2014

IL DIRITTO DI LASCIARMI SORPRENDERE E DI ANDARE



Ho deciso che, alla fine dei conti, dovevo decidere un sacco di cose importanti.
Ho il sacrosanto diritto di lasciarmi sorprendere dalla vita e dalle persone.
Ho il diritto di godermi le ferie a mio modo.
Brindando con le persone cui tengo, perchè è Natale.
Accettando il fatto che ci sono cose che non posso cambiare, ma che non posso comunque accettare, anche se è Natale.
E poi andando via, per un po', a spasso nel mondo, che è quel che mi piace fare.

Buon viaggio a chiunque altro sia di viaggio, allora.
E buon Natale.

PESCA



E per finire in bellezza, una delle mie piú care amiche ha organizzato una cenetta a casa sua stasera.
Non ci vedevamo da un po', e lei ha fatto un po' di giri altrove, ultimamente.
"Questo é per te!"
"Nuuuu!!! Ma io fino all'ultimo secondo della vigilia sto come una sprovveduta per i regali! Se ce li scambiamo il 24 non é meglio?"
"Non riesco a tenermelo, te lo devo dare adesso!"


E quindi ho scartocciato cioccolate aromatizzate a non so cosa, e uno smalto con lucidalabbra coordinati.
Il colore é pesca.
La parte rossa e matura della pesca, tra l'arancione e il rosa e... insomma, chi é donna capirá l'entusiasmo nello spaccottare cosmetici dal packaging gustoso e dal colore accattivante.
"L'ho preso per me e per te a Londra, il colore é magnifico!"


Che dire...
Domani smonto la French invertita grigio scuro-argento, e provo il pesca.


Non é delizioso il "pesca"?







lunedì 22 dicembre 2014

ANIMALI NOTTURNI NATALIZI



Quando si approssima il Natale o l'estate, esce fuori completamente l'animale notturno che è in me.
Anche quando il giorno dopo ho da lavorare.
Adoro il calore del sole, ma anche il nero della notte, e non saprei scegliere a quale dei due appartengo di più.

Girare fuori orario equivale, talvolta, a trovarsi in contesti estemporanei.
Tali sono i teatri diurni o serali costituiti da strade e locali, svuotati dalla massiccia presenza fisica delle persone, eppure ricolmi del loro passaggio, come se un respiro espresso all'unisono si trattenesse nell'aria, incombendo come una presenza reale.



Cosí, ieri sera ho abbandonato il tepore solitario domestico, il libro, la radio, il camino, tutti i dolciumi natalizi dei quali sto facendo incetta e indigestione, e ho raggiunto un amico affetto da singletudine acuta, scappato da una serata organizzata da innamoratissimi amici in coppia.


Ci siamo infilati nel solito locale di sempre, quello al coperto, a bere una cosa.
Dovevamo trattenerci il tempo di una birretta, e invece abbiamo intrapreso conversazioni varie ed eventuali con un tipo al bancone, intrattenendoci con gli ultimi, abituali avventori, incluso un cane che sembrava un gatto, sino alle 3.


Faceva freddo, nonostante le giacche pesanti, e se non avesse fatto cosí freddo, mi sarei intrattenuta volentieri ancora.


La mia disintossicazione da alcol e sigarette, ridotti entrambi drasticamente, continua in modo proficuo.


Sul far chiacchiere, sul vivere, sul conoscere persone, non riesco ancora a darmi una regola...










MI RICORDO DI TE



... Io no.
Peró stanotte ho conosciuto, tanto per cambiare, una persona in piú.


Mi sono quindi intrattenuta a chiacchierare piacevolmente come non mi capitava da un po'.


Ero uscita di casa di cattivo umore, e insperatamente mi sono sentita meglio.


E come al solito si é fatto l'orario di chiusura, al locale, con le sedie sopra i tavoli ché dovevano lavare a terra.


Ma che freddo fa?
E, soprattutto, che ora é?

domenica 21 dicembre 2014

REGALI DI NATALE



É stato un anno abbastanza particolare, sono successe tante cose, piú brutte che belle, ed io non mi sento piú la stessa che ero in un modo che fatico a spiegare.


Sono cambiate tante dinamiche, tante prospettive, alcuni rapporti sono progrediti, altri si sono spenti repentinamente.


Si dice che chi semini vento raccolga tempesta.
Di mio ho cercato di seminare raggi di sole, come ho sempre fatto, ma banchi di nuvole si sono ugualmente aggregati sulla mia testa, e hanno piovuto senza tregua né ritegno.


Ho ricevuto una chiamata ieri, di una persona che mi cercava.
Pensavo avesse bisogno di qualcosa, gli ho detto che ci saremmo potuti vedere l'indomani.
Stamattina mi bussa alla porta di casa, mentre io ero in bagno con lo spazzolino in bocca, in pigiama e scalza.
Trucco della sera prima modalitá panda.
Mi sono ricomposta nei limiti del possibile, nei due minuti prima di aprire la porta.
"Questo é per te!"
Sono rimasta sorpresa.
Gli ho chiesto perché, mi ha risposto perché si, e di smetterla di chiedere perché.
Ho accettato il regalo senza replicare oltre.




Poco fa, mentre sgranocchiavo pistacchi tostati e dolcini alla mandorla vicino al camino, mi é arrivata una telefonata da un numero sconosciuto.
Mi ha detto che ci tiene a farmi un regalo, ed in cosa consiste, e che non accetta rifiuti.
Ho ringraziato, dicendogli che non potevo accettare.
Mi ha detto una cosa, poi.
E sono scoppiata a piangere come una bambina per la commozione.
Mi ha quindi intimato di dargli conferma entro domani.




E quindi, per quanto il mio cielo porti spesso tempesta, ogni tanto c'é qualche schiarita.


E per quanto tanti rapporti, quest'anno, abbiano trovato termine per mia scelta, sono grata di quelli che ho mantenuto in vita con persone eccezionali.









NEL FRATTEMPO, NEL MONDO DEGLI ADULTI...



"Davvero bella la foto che ti ho fatto!"
"Vero, grazie!"
"Posso farla vedere ai miei amici per vantarmi?"
"... di che?"
"Come sei modesta... Mi piacciono le persone cosí..."
"???"






Perché tutti a me?

venerdì 19 dicembre 2014

CENERENTOLO, ANCHE DETTO IL SOLA





Telefonata n. 1:


"Ti passo a prendere alle 20.30, fatti trovare pronto. Metti una giacca, mi raccomando!"


"Eh, che giacca? Ho i vestiti..."


"Va bene anche uno spezzato, tieniti sull'informale elegante"


"Mi stai mandando in crisi..."


"???"


"Non ce l'ho uno spezzato e sono un po' ingrassato, non so se ci entro in un vestito!"


"Papá, mettiti quello che ti pare, basta che ti metti una giacca!"


"Ma anche la cravatta?"


"Se vuoi portatela"


"Eh no, non puoi chiedermi questo!"


"Papá, mettiti quello che ti pare. Alle 20.30 sono sotto da te!"


"Ma io domani lavoro, non mi far fare mezzanotte!"


"Non preoccuparti, per mezzanotte Cenerentolo sará a casa"
"Ok, a dopo"




Telefonata n. 2


"É proprio indispensabile che venga?"
"Papá, ma mi hai detto tu che volevi accompagnarmi!"
"Si peró boh, che vengo a fare, mi annoio, non conosco nessuno..."
"E me lo dici mezzora prima che hai cambiato idea?"




Cosí, considerato che il mondo é finito, e che non posso fare affidamento nemmeno su mio padre per certe cose, direi che per la cena non se ne parla, stasera, visto che dovrei sorbirmi un'ora di viaggio all'andata e una al ritorno, con tanto di nebbia annessa, da sola.
Meglio un po' di sana ed affidabile ebrezza alcolica con gli amici.


'Sti uomini, cazzo c'hanno tutti che non va...

LA CENA DI RAPPRESENTANZA: CHE FACCIO, VADO?



C'è una cena di rappresentanza alla quale dovrei - e vorrei, pure - partecipare.
Si tratta di un evento organizzato in ambito di lavoro, al quale parteciperanno diverse persone che conosco, e nondimeno, persone che potrei conoscere ed in ogni caso conoscerò in un futuro prossimo, visti i recentissimi cambiamenti di prospettiva cui personalmente, e come esponente della categoria, sono stata sottoposta.

Il luogo prescelto è quello dove sta virando il mio futuro lavorativo, ed è opportuno che muova passi più consistenti in quella direzione, anche instaurando ed intrattenendo nuovi rapporti sociali.

Immagino che questa cosa che sto scrivendo mi faccia apparire come una fredda calcolatrice, quando non lo sono affatto. In realtà è essenziale, per quanto mi riguarda, curare il lavoro anche sotto tale profilo, sarei una stupida se non ne fossi cosciente e non facessi nulla in tal senso.

A livello esplorativo, stamattina sono andata dagli organizzatori ad informarmi.

Mi conoscono di vista, anche se sono un'esterna a tutti gli effetti, e mi hanno detto che proprio per questa ragione non occorre che garantisca con prenotazione la mia presenza, potendomi presentare direttamente all'evento.

Ho esposto loro che ero in dubbio, perchè avrei un altro impegno e non so se riesco a liberarmi per tempo.

In verità, non ho altri impegni, a parte uno che ho disdetto a prescindere, perchè non avevo voglia di andare.

Ho sondato il terreno con altri colleghi che conosco, per sapere se e chi andava.
Nessuno mi ha confermato, altri, se andranno, lo faranno con i rispettivi compagni e compagne, altri senza, ma in gruppo.

Non ho voglia di organizzarmi con nessuno di loro, in ogni caso.
Sono un po' un "cane sciolto", mi rompono le aggregazioni, e situazioni similari, che trovo vagamente costrittive.
Allo stesso tempo, non ho un compagno, e non saprei scegliere un accompagnatore, tra le persone che conosco, che possa sostenere il tipo di serata.
L'unico che non mi farebbe sfigurare, che terrebbe banco con me e come me, con il quale essere complice all'occorrenza, è mio padre.
Desolante che non mi venga in mente un altro uomo, nella cerchia di amicizie e conoscenze che ho, che abbia le sue qualità. E vorrei essere di quelle donne che hanno un rapporto morboso con la figura paterna, per giustificare simili affermazioni, ma riconosco che non è così.
Il che è ancora più desolante.
Lui mi ha già detto che verrebbe volentieri, e per me sarebbe anche carino portarlo, non mi dispiace l'idea di trascorrerci insieme una serata del genere.

Però, c'è un però.
Non so se andare davvero con papà, oppure da sola.
E non ci sarebbe nulla di male nemmeno nell'ultima ipotesi, per carità, salvo passare per la solita donna che non ha paura di presentarsi sulle sue gambe senza stampelle di sorta.
E, davvero, questa cosa comincia a pesarmi.
L'ultima alternativa è non andare.
Non mi è nemmeno possibile una toccata e fuga, trattandosi di una cena.
Insomma, non so cosa decidere.
E tra poche ore dovrei indirizzarmi in un senso o nell'altro.


giovedì 18 dicembre 2014

OSPITI D'ECCEZIONE



Non mi capita ogni giorno.
Dovrebbe capitare piú spesso.
É anche colpa mia, ma non solo.
Che poi mi sento più leggera, ma al contempo piú pesante.
Mi sono beccata la solita sfilza di cose, dritte e dirette e storte.




Non é mai semplice.


Che poi una cosa davvero non l'ho capita, perché tutti pretendono di insegnarmi a gestire il camino, quando so farlo benissimo da me.
Forse appaio l'incapace che non sono.
O forse sono incapace e non me ne rendo conto.
Sarei dovuta ardere viva con la casa peró, oppure congelare.
Non é successa né l'una né l'altra cosa...
In compenso sto sempre a corto di legna.
E anche adesso, l'ultimo ciocco sta bruciando lentamente nel camino.
Sono innamorata di questo camino.
É davvero il cuore pulsante della casa, oltre quello che mi batte (ancora?) in petto.
Mi scalda dentro, sembra quasi un incantesimo il modo in cui mi assorbe e mi trattiene vicino a sé.




Stasera credo non mi manchi nulla, e qualcosa di cui forse credevo di sentire la mancanza non preme piú cosí forte dentro come prima.
Qualcuno, piú che qualcosa.
O meglio, il pensiero di qualcuno.




Stasera ho un paio di braccia forti, belle e calde ad abbracciarmi davanti al camino.


E sono le mie.
E ho un inverno davanti, ancora, per stringermi meglio a me stessa.
Finché non varrá la pena consentire ad altri di avvicinarsi e stringermi forte.

















I PROFESSIONISTI DI OGGI



Lui ha circa 10 anni piú di me.
Fa lo stesso mestiere, qui al paesello, da sempre, dandosi un certo tono.


Gli ho consegnato dei documenti per un lavoro che gli viene regolarmente e profumatamente pagato, nel mese di ottobre.
"Ti rendo tutto tra qualche giorno", mi dice.
Perfetto, anche perché il lavoro va terminato per Natale e non avevo intenzione di ridurmi all'ultimo secondo.
Si tratta di un lavoro in tandem: mi occorre il suo lavoro per terminare il mio.


Arriva dicembre, i documenti non mi sono ancora stati resi, incontro il tipo per caso e gli chiedo notizie.
"Eh, hai ragione, sono stato impegnato... Ci vediamo in settimana".
Sparito.


Avvio, dunque, una fitta corrispondenza via mail per fissare un incontro.
Mi accampa una serie di scuse poco dignitose sino a smettere addirittura di darmi riscontro.
Nell'ultima mail l'ho esortato con toni abbastanza seccati, scrivendo che non ho intenzione di passare ante vigilia, vigilia e giorno di Natale a lavorare a causa dei ritardi degli altri.


Stamattina, con un diavolo per capello, ho sentito mio padre e gli ho chiesto di intervenire.


Ebbene, sollecitato da mio padre, tra poco dovrei finalmente incontrarlo.


Occorre precisare per quale ragione l'ambiente nel quale vivo sia asfittico?
Perché ci sto stretta, perché certi giorni sono cosí stanca, e ne ho piene le palle dei cd. professionisti - che talvolta non sono tali nemmeno su carta - e vivono dei toni che si danno piú che per la validitá del lavoro che prestano?


Io non ho mai dovuto chiedere l'intervento dei miei genitori nemmeno ai tempi della scuola.
Trovo atroce chiederlo ora, che sono adulta e lavoro senza chiedere nulla a nessuno.
Gli devo mandare una pec - se ce l'ha - cosí magari formalmente lo convinco meglio che deve muovere il culo e portarmi questi documenti?
Ché forse non ha capito bene che non ho voglia di lavorare in un periodo dell'anno in cui ho l'obbligo morale di godermi le mie sacrosante ferie?
E lo capisco che chi cazzeggia tutto l'anno non lo apprezza il fatto di andare in ferie.
Peró basta.
Sono le 18.15 mentre scrivo, e ancora non ho sentito il citofono suonare e rispondere la voce giusta.









mercoledì 17 dicembre 2014

I PROBLEMI IRRISOLTI CON IL TEMPO



Il tempo che vivo é sempre troppo accelerato.


Lo brucio, come la legna piú secca e sottile che uso per accendere il fuoco, insieme alla carta, in una fiamma che si consuma immediatamente.


E talvolta non c'é molta altra legna da ardere, o quel fuoco, piú lento, che attecchisce, non offre la stessa gratificazione della fiamma vivace e intensa che mi scalda fino a scottarmi.




Ho rapporti conflittuali con tutti gli avverbi che riguardano il tempo.


"Mai" e "sempre" sono concetti estremamente relativi e soggetti a sovversioni intrinseche ingestibili.


Macinati nella centrifuga del caso, si spaiano, come i calzini, ricongiungendosi nei momenti meno opportuni.
"Tempestivamente" é invece correlato sempre ad un margine di sorpresa.
Perché é sorprendente come certe cose finiscano con l'incastrarsi a dovere, proprio nel momento in cui ogni ingranaggio sembra irrimediabilmente saltato o sta per saltare.


L'unica certezza cui posso aggrapparmi con forza é che la mia vita é qui e adesso.


E qui e adesso non li posso contrastare, camuffare, ingannare, perché significherebbe scardinare i punti cardinali della mia esistenza.
Tutto quello che richiede un'attesa a fronte di eventualitá inconsistenti, non merita che lo si attenda.
Tutto ció per cui, invece, si potrebbe seriamente attendere, non dovrebbe comunque impedire all'immediatezza delle cose di fare il proprio corso.
Ci sono attese e attese, quelle che vanno riempite, quelle che capita di occupare, quelle che lasciano sospesi in un limbo senza possibilità di progressione.
E per quanto ci si riprometta di non cascarci, ci si ritrova invischiati ancora e ancora.
Ed io, in questo momento non faccio eccezione.
Sono confinata in un ridicolo spazio vitale nel quale si intersecano le rette delle attese cui volontariamente mi piego, e di quelle che mi rendo conto che non sono esattamente frutto di scelte.
E quel senso di attesa latente che incombe nella quotidianitá, che é figlio di scelte piú o meno consapevoli, fino a che punto puó incidere sulle mie decisioni?
Troppo, a volte.
Come se la scusa dell'attesa mi giustificasse nel rinviare, ad un domani immaginifico, un qui e un'ora che si esauriscono del tutto nel momento stesso in cui esistono, senza possibilità alcuna di recupero in futuro.
E per fortuna sono un'impaziente, una che le attese inutili le scansa in malo modo, e che le attese in generale riesce a riempirle.
Se vivessi di sole attese, il mio tempo brucerebbe ancora piú rapidamente ed io vivrei conflitti maggiori, forse, con me stessa.
O forse no, chi lo sa...























martedì 16 dicembre 2014

LE PAROLE DI DOMANI



Le parole di domani sono tutte lí, appuntate con grafia geroglifica, mero ed insignificante inchiostro su un foglio di carta sgualcita.


Sottolineate, evidenziate, cerchiate, in modo da illustrare un percorso di lettura spedito e studiato ad arte.


Eccola, una certezza matematica racchiusa in lettere rigorosamente nere composte monocromaticamente su carta bianca.


La sintesi di un'intuizione divenuta realtá.


Ho affinato ogni parola, arrotolato le erre, aperto sorrisi sulle a, calcato la voce su qualche sillaba per rendere piú convincenti le parole.


Non c'è altro di cui possa convicermi né ulteriori dubbi da fugare.


Confido, voglio confidare, devo, in una riuscita soddisfacente.


Ho solo questa dannatissima adrenalina che mi percorre da capo a piedi, e un bicchiere di vino davanti che non ho voglia di finire, eppure ho sorseggiato sino a finirlo.























QUESTO É PER TE



"Non dovevi!"
Mi ha visto spupazzarmi come una stupida una stola bionda di pelliccia sintetica alla Benetton e ha deciso di regalarmela seduta stante.


"It's cold there..."


"There" é dove sto pensando di andare nei prossimi giorni, senza essermi ancora decisa.


E mi ha chiesto di mandare una foto con la stola da lí, per assicurarsi che faccia buon uso del regalo che mi ha fatto.


Mi domando quanti altri buoni pretesti mi occorrano per decidere di prendere i biglietti e partire, perché al momento ne ho una vagonata piena...













UNA BOCCATA DI ARIA PULITA



Il mondo é cosí piccolo e la vita cosí sorprendente che quello che sembra impossibile o irrealizzabile, talvolta, diventa possibilitá e scelta.


E certe scelte sono divenute una costante immutabile negli anni.
Punti fermi.


Certe abitudini e certi rapporti che ho costruito nell'arco della mia vita sin qui sono notevoli.
Ogni volta rifletto su quanto facciano parte di me, quanto siano essenziali, e quanto mi ritrovi ad essere cosí tanto me stessa a determinate e specifiche condizioni.


E cosí, sono due giorni che respiro aria pulita, ma é sempre troppo breve il tempo di un respiro, e sempre troppo forte la sensazione di volerne ancora.


Non riesco ancora a stabilire definitivamente se é questo il luogo in cui devo e voglio stare.
Pensavo di essermi determinata in un senso o nell'altro piú volte.
Invece mi bastano pochi e precisi argomenti per vacillare di nuovo.

NESSUNA MEGLIO DI TE



Brava.
Bravissima.
Nessuna meglio di te.
Con finta nonchalance, a fare domande che avresti dovuto tenere sigillate in fondo alla gola, spingendole dentro il petto, in prossimità del punto in cui é esploso il cuore piú volte.
A meravigliarti di non rimanere sorpresa dalle risposte che non avresti dovuto sapere, ma cerchi come una sventurata la propria mala sorte.


Eccola la risposta che cercavi.


Il suono del tuo nome ed il suo peso, espressi in un contesto cui non dovresti appartenere, ma appartieni per il gioco perverso della vita.


Domande inutili cui volevi risposte cui aggrapparti.


Era davvero necessario sapere?
Quanto era necessario chiedere.
Per nulla.
Non c'é nulla da chiedere, quando si sa giá tutto.
É ridondante.
Da stupidi.
Da illusi.
Da testa di cazzo recidiva e ostinata.
Tutte qualitá che riconosco mie, stasera piú che mai.





lunedì 15 dicembre 2014

I DELIRI DELL'ANZIANO COLLEGA


Mi chiama in orario aperitivo.
Se non fosse che a quell'ora sto ancora a lavoro sarebbe anche simpatico starlo ad ascoltare, ma le telefonate si svolgono piú o meno in questi termini:


"C., buonasera, come sta?"
"Bene, lei?", continuando a ticchettare assorta sul pc.
"Volevo aggiornarla sulle ultime vicende..."
"Che succede?"
"Posso parlare?"
Ecco, non ho mai cuore di dirgli di no, anche se ho da fare, quindi finisco per acconsentire ogni volta.
Da qui parte il delirio ed io stacco la spina.
"Il consiglio comunale bla bla bla, il sindaco bla bla bla, perché l'assessore ha detto bla bla bla, ed io credo che tutto questo bla bla bla sia un enorme bla bla bla. HO RAGIONE?"
"Certo..."
"E quindi, secondo te, quando la buonanima di Tizio diceva bla bla bla, nel 1860, quando giocavamo insieme con arco e frecce in campagna insieme ai bla bla bla, ha detto un bla bla bla giusto? Eh?"
"Giustissimo!", continuando imperterrita il mio tictictic sulla tastiera.
"Perché poi monsignor Pinco Pallo e il vescovo e Babbo Natale e chi piú ne ha piú ne metta, anche loro bla bla bla, in questa situazione che é bla bla bla. Una vergogna! Concordi?"
"Lei ha proprio ragione..." (tictictictic...).
"Dobbiamo fare qualcosa tutti insieme contro questa situazione, perché bla bla bla!"
"Conti pure su di me", risponde l'eversiva a prescindere che é in me.
"Allora domani passo e ti omaggio di persona del solito giornale locale sul quale scrivo!".
"Perfetto, mi trova qui. A domani!"


Domani avrò da lavorare uguale, ma sono convinta che l'altro collega non vede l'ora di essere aggiornato sulle questioni che mi sono sorbita oggi telefonicamente.

"CI STIAMO PROVANDO"



"Vabbé cara, mi rassegno al fatto che i nostri figli non cresceranno insieme..."


Insomma, qualcuno mi ha dichiarato oggi apertamente che é in progetto il fatto che diventi zia.


Era nell'aria da un po', me ne ero accorta.


E quindi, tra le buone nuove che porterá il 2015 c'é sicuramente questa.


Quanto a me, rientro nella categoria di quelle donne cui non preme particolarmente diventare madre.
Non in questo momento preciso della mia vita.
Non mi sento schiacciata da pressioni di sorta per l'etá che ho, per il fatto che sia single.


Altro conto sarebbe incontrare un uomo che ti faccia venir voglia di farci un figlio assieme.
E certe cose non si decidono.
Avvengono e basta.


E quindi eccola qui, una delle tante sorprese che riserva sempre il Natale...

BATTERIA SCARICA



Ho scritto tanto che ho deciso poi di non pubblicare niente.
Mi occorre un salto fuori dal mondo e dal tempo.


Intanto, tra poco ho finito e posso cominciare a pianificare una colazione\aperitivo...

sabato 13 dicembre 2014

COME SMONTARE UN'IDEA IN UNA TELEFONATA



"Buonasera, vorrei sapere della promozione dei minuti e aggiungerla a quelle che ho giá"
"Non puó aggiungerla, va in conflitto con una di quelle che ha giá"
"Oh, va bene, come non detto..."
"Signora, ha ancora n. X minuti, che se ne deve fare di 100 minuti in piú?"
"Andiamo incontro al Natale, devo chiamare un po' di persone, e poi la uso anche per lavoro questa scheda"
"Ma lasciamo che siano gli altri a chiamarci, per una volta!"


C'hai ragione pure tu.
Devo togliermi dalle palle queste cattive abitudini che mi trascino dall'infanzia.

LA CENETTA VEGANA E I FIUMI D'ALCOL



Riapro casa al mondo in modo ufficiale, stasera.
Riapro anche la cucina.
Ospiti selezionati, cena vegana (ché tale é un'invitata e quindi noialtri ci si adegua volentieri), quattro chiacchiere davanti al camino.


Stavo riflettendo, a questo punto, se non fosse il caso di organizzare una cena mezza araba, con cous cous alle verdure e hummus, sedute a terra, lanterne e candele.
Se avessi pure il tabacco alla mela per il mio narghilé sarebbe fantastico, non mi servirebbero nemmeno i carboncini, prenderei la brace direttamente dal camino.


Nel giro di un'ora dovrei decidermi e andare a fare la spesa.
E togliermi il pigiama, docciarmi, pettinarmi no, dare una pulita in casa e mettere un po' d'ordine... Si, per stasera ce la posso fare!

























NON TI AVEVO RICONOSCIUTA





"Non avevo capito che eri tu, da lontano... Hai fatto qualcosa ai capelli!"
"No, nulla"
"Sono diversi..."




"Hey, ma sei tu! Non ti avevo riconosciuta!"
"Si vabbé..."
"Hai qualcosa di diverso... I capelli... Hai cambiato la riga?"
"No. É sempre la stessa..."




"Tesoro, come stai bene stasera, hai piastrato i capelli?"
"No, li ho solo pettinati..."
"Ma sono cosí lisci!"
"Ed é la ragione per cui non li pettino mai!"




Ognuno c'ha il suo in fatto di capelli...















venerdì 12 dicembre 2014

NON HO FINITO LE PAROLE



Il flusso ininterrotto continua a scorrere, solo che non diventa piú tanto materia di blog, quanto di musica.


E poi ci sono cose che mi preme scrivere anche qui, ma c'é un impedimento di cui non posso scrivere.


E si tratta di un impedimento gradevole, ma dalla natura vaga, per cui nell'incertezza mi astengo dal precisarlo.


Stasera ho il solito appuntamento a tarda ora con amici, in strada.


Avendo terminato la sessione di antibiotici, posso finalmente cimentarmi in una sessione alcolica.
Limitatamente, peró, perché guido io.


Quindi, uscita notturna + sessione alcolica + un lasso di tempo congruo per lo smaltimento + colazione = rientro in prossimità dell'alba.


Domani, invece, se tutto va bene, avró ospiti a casa.


Devo fare un sacco di cose, ancora, prima che arrivi Natale, e sono terribilmente in ritardo.


Ho una voglia pazzesca di partire.





IN RITARDO SUL NATALE



Ho sognato un sogno, stanotte.
É di quelli che stabiliscono connessioni.


Me lo sarei risparmiato.


Il Natale che si approssima riserva sempre sorprese, e comincio a tremare per quelle che sono riservate a me, meditando una fuga gloriosa all'estero.


Qualcuno mi ha scritto cose cui non so dare un peso preciso.
Il tono non era scherzoso, ma sincero.
Ed io ho sorriso, ma sinceramente certi capitoli li ritengo chiusi in modo irrecuperabile.


E non so nemmeno dire se sono pronta a cominciarne altri.















giovedì 11 dicembre 2014

RIEPILOGO DI UNA GIORNATA SENZA INFAMIA E SENZA LODE



"Pronto"
"Sei sparita! Che fine hai fatto?"
"Sono stata male..."
"Ah, e perché non mi hai chiamato?"
"Che ti chiamavo a fare, dai... Comunque sto meglio. Sono tornata anche a lavoro".


Segue piccolo aggiornamento sullo stato delle cose che sto seguendo per lui.


"Vabbé, fatti vedere"
"Ok..."


Ho voglia di chiamarlo ora, come ho avuto voglia di chiamarlo quando ero a letto malata, ma é tardi, si preoccuperebbe, stará giá dormendo davanti la tv, sempre se non sta ancora lavorando.


Avrei davvero bisogno di due chiacchiere, ma finirei per dirgli cose che lo amareggiano, e non ho voglia.


Dei casini di questi giorni non immagina nulla e non é il caso che lo sappia.


Per quanto mi é possibile cerco di incassare qualche colpo al posto suo, ma sono piú brava ad attaccare.


Saró sempre il figlio maschio mancato, per lui.


E in questo momento non posso espormi alla sua vista perché scoppierei in lacrime.
Quelle che ho trattenuto sentendo la sua voce.
I rapporti familiari talvolta si fanno complicati.
I miei lo sono, da un po'.
Non posso che migliorare, ne sono cosciente.
Mi ci impegno ogni giorno.
E insisto, anche quando i risultati sono scarsi.
Retrocedo, tante volte.
Poi avanzo di nuovo.
Quando mi sembra di aver ragionato abbastanza sulla soluzione giusta, qualcosa o qualcuno scardina il progetto dall'ordine delle mie idee.
Talvolta sono preda di un feroce autosabotaggio.
Di nuovo il mal di testa.
Sará questo freddo insopportabile che é arrivato.
Ci sto bevendo su uno Chardonnay convincendomi del suo effetto terapeutico sul pulsare delle mie tempie.
E si sa che l'autosuggestione é un potere magnifico, se esercitato nei limiti della decenza, finalizzandolo al raggiungimento di scopi che non fanno torto a nessuno.
Ergo, posso confidare nel potere di convincermi che é un banale mal di testa che passerá nel giro di un istante?
Sono convinta che un altro sorso di vino possa dare degno supporto a questo argomento.


Ma anche due patatine...

MA PARLIAMO D'ALTRO



Ma anche no.
Non ho voglia.
Non con te.
Come ti é saltato in mente!
In che modo ho potuto darti adito?


Perché a certe persone manca la percezione della realtá per quella che é?

mercoledì 10 dicembre 2014

VORREI CHIUDERE GLI OCCHI





In verità sono al lavoro, con gli occhi che mi si chiudono, produttivitá azzerata, e devo mettermi sotto a finire delle cosette da niente prima di andare via.
Qualcuno mi aveva detto qualcosa per stasera, ma non ricordo.
Ho un amico che non capisco esattamente se scherza o meno nel volere che gli gestisca gli affari.
Mi hanno regalato dei dolcini, all'uscita da lavoro, stamattina.
Allora mi sono decisa a comprarne qualche etto, ma mi hanno regalato anche quelli.
É carino ricevere una gentilezza quando vorresti solo incazzarti con il mondo e urlare.
Forze permettendo.
Mentre preparavo il pranzo, oggi, ho tagliato la legna con il seghetto elettrico che uso per il fai da te, cosí stasera trovo il camino giá pronto per essere acceso.
Devo passare a comprare un po' di vino, che é finito.
Mi sono appena ricordata cosa devo fare stasera.
Probabilmente, peró, non avró voglia di farla.
Anche perché mi sono ricordata che é lavoro a titolo gratuito.
Peró é un amico.
Ho sonno e sragiono, in questo momento.
Non mi resta che farmi un caffé e assaltare i dolcini che mi hanno regalato che sono rimasti in borsa...



martedì 9 dicembre 2014

VORREI FOSSE FINZIONE



A lavoro, é quasi ora di andare via.
"C'é da fare questa cosa domattina, la fai tu?", mi dice, mentre apre la posta con il tagliacarte professionale
"Si, ci penso io".
"Non ci posso credere" e comincia a leggere ad alta voce il contenuto della lettera anonima, a me rivolta, ma indirizzata ad una persona che lavora con me, contenente l'avvertimento di fare attenzione.
"Chepppalle, mi avrá bucato di nuovo le ruote della macchina ora che é venuto ad imbucare la lettera a te?".
"Non lo so, basta che non ha bucato le mie, che costano un occhio della testa!".




Io invidio chi ha una vita monotona, ecco.



DEL PERCHÉ POI MI INCAZZO



Ho chiesto di nuovo che mi venisse reso il libro, avendo incontrato per caso il tipo.
Mi ha risposto tutto seccato che me lo avrebbe reso e che mi avrebbe chiamata l'indomani per farlo.
L'indomani sera - cioé qualche ora fa - non avendo ricevuto alcun riscontro, gli mando un messaggio per dirgli di darlo ad un mio amico che incontra di frequente.
Mi risponde che me lo porta a casa quando esce da lavoro.
A domanda "quando esci da lavoro?" non é seguita risposta.
Sono le 22.00.
Sto cercando di tenere a freno l'embolo che mi ordina di scrivergli di andarsene affanculo dare cortesemente il libro al mio amico.


Io ci provo con tutta me stessa a mantenere il controllo della rabbia, ma avendo ricevuto sollecitazioni non da poco anche oggi, perché non sia mai detto che un successo sul lavoro non sia accompagnato da angherie di vario genere, non mi sento cosí lucida da non sfancularlo solo perché non mi rende il libro.
É l'atteggiamento che mi disturba.
La strafottenza.
La maleducazione.
Le stesse che utilizzeró la prossima volta che fará appello alle mie competenze lavorative per risolvere i disastri in cui si caccia perché é un pollo uno sprovveduto.







QUELLA CHE SEMBRA UNA BUONA NOTIZIA



Arrivo a lavoro, apro la mail che ho intravisto malata dal letto e non ho avuto cuore di aprire perché stavo troppo male per sopportare una pessima notizia.


C'era questa seria possibilità.


Leggo solo la data, perché il resto del messaggio non ne vuole sapere di aprirsi.
Una data che significa che, comunque sia andata, é andata alla grande.
Sento i muscoli distendersi a poco a poco.
Anche i reni fanno meno male.


Porca miseria, non riesco a crederci.


L'ho spuntata su una cosa gigantesca.


Ed eccole le gratificazioni, quelle vere.
Riuscire a spuntarla con le proprie forze, senza chiedere nulla a nessuno.













LA SETTIMANA CORTA



Oggi pomeriggio rientro a lavoro, ancora malaticcia, ma in via di guarigione.


Mi sono arrivati, questi giorni, altri pettegolezzi ridicoli alle orecchie.
Certe persone debbono inventarsi pretesti di ogni sorta per giustificare la propria maleducazione.
O per nascondere un'invidia ingiustificata e ingiustificabile.


Fregarmene, frequentare altre compagnie, dire sempre una parola buona di chi so che l'ha con me o mi parla dietro le spalle, qui al paesello ha portato a questi risultati:
- certi ex amici continuano a riunirsi e parlar male di me, ed inventare pretesti ridicoli per avercela con me;
- nel contempo, vorrebbero che mi lasciassi scivolare ogni cosa addosso e tornassi ad uscire con loro come nulla fosse. Bimbi, fate pace con il cervello!;
- le chiacchiere a vuoto di cui sopra mi vengono riferite da altri amici che sentono ed assistono a queste cose e prendono eventualmente le mie difese;
- qualcuno si é sentito in dovere di montare casi dove non sapevo nemmeno che fosse successo qualcosa;
- qualcuno dice in giro che ha litigato con me e sono una brutta persona, solo che non sono al corrente personalmente del litigio che avremmo avuto, salvo fatti travisati che terzi mi hanno riferito.


Presi ad uno ad uno mi hanno negato l'evidenza e hanno fatto finta di nulla.
Ciononostante, continuano ad inciuciare spudoratamente alle mie spalle, non premurandosi di non farmelo arrivare alle orecchie appena un secondo dopo.
Ho pensato che se nell'uno contro uno li mettevo troppo a disagio, fosse il caso di cimentarmi nell'uno contro tutti.
Nulla da fare.
Coda tra le gambe anche cosí.
Sará per questa ragione che l'unico luogo nel quale riescono ad avere un confronto con me é dietro le mie spalle.
Va bene che ho spalle forti e robuste, ma non mi sembra comunque... come dire... appropriato.
Che se scrivo da "senza palle" potrei passare per una cattiva persona, poi, e allora me lo tengo per me e per gli amici stretti che sono dalla mia.
A meno che non sia un orco tale da non consentire a chiunque tenti di parlare con me la possibilità di sopravvivere.
E giuro che mi sono chiesta se il mio atteggiamento, in qualche modo, fosse la causa di certe reazioni.
Ma non sono un orco.
E la portata di quello che sto sopportando é chiusa in questo piccolo dialogo che ho avuto ieri con un'amica:
"dovresti farti scivolare addosso certe cose, lo sai come sono fatti..."
"se avessero fatto questa cosa a te, quando stavi come stavi qualche mese fa, e avessero messo in mezzo il tipo con cui uscivi, tu cosa avresti fatto?"
"io gli avrei menato", mi risponde spontaneamente.
Poi mi guarda, "eh, no, capisco...".
Ecco, io non ho menato nessuno, ma me la sono presa.
E per quanto mi sia fatta scivolare addosso certe porcherie, hanno insistito per scatenare altre reazioni.
Continua a parlarmi, e mi dice del tipo che "ha litigato" con me.
"io nemmeno lo sapevo di averci litigato".
"dice che l'ultima cosa che gli hai fatto é stata non salutarlo con un bacino quando l'hai incontrato per strada"
"e ti sembra un motivo valido per avercela con una persona?"
"in effetti no, ma lo sai come é fatto, é molto permaloso"
"io invece, che sono ultra comprensiva, devo farmi scivolare addosso le cattiverie perpetrate ad oltranza, mentre gli altri con me si legano al dito pure che una sera che ero di pessimo umore ho fatto ciao con la manina e non li ho salutati con un bacio?"


Io mi vergogno anche di scriverne di queste cose.
In parte lo faccio per sfogarmi, in parte per riderne, perché mi sono stancata di rimanerci male.
Abbiamo tutti superato i trenta, ma qualcuno, evidentemente, é rimasto mentalmente bloccato all'etá dell'asilo.













domenica 7 dicembre 2014

PESSIMI AVVENTORI



C'é una zona dove esco in genere con gli amici, e dei locali dove passiamo sempre splendide serate.
Siamo "clienti abituali" e "carte conosciute".


Stanotte, dopo lunghi indugi, e ritardi e ripensamenti, ho infilato due maglie di lana e sono uscita.


Ci siamo incontrati, come al solito, con gli altri, davanti l'enoteca, intrattenendoci a far chiacchiere.
Inizia a piovere.
Pioggerellina.
Poi pioggia battente.
Ci rifugiamo in un altro locale, insieme ai bicchieri mezzi pieni di vino.
Ci sediamo al tavolo come nulla fosse, e continuiamo a chiacchierare.
Dopo un bel po' arriva il proprietario che cerca di mantenere un contegno mente sghignazza e ci rimprovera che siamo entrati con i bicchieri della concorrenza.
Ci invita a finire il vino per ordinare eventualmente qualcosa.
Giusto se ci va, ecco.
Notiamo a quel punto un prosciutto che campeggia sul bancone, in attesa di essere tagliato.


"Oste, ma ce lo fai assaggiare un po' di prosciutto?"


Abbiamo finito il vino e ordinato qualche birra.
Io, sotto antibiotici, ho ordinato una bottiglia d'acqua liscia.


A un certo punto, parte "Me so 'mbriacato" di Mannarino e il consequenziale intrattenimento che offriamo quando l'accompagnamento musicale é quello giusto.
Dall'esterno non dubito del fatto che possiamo apparire abbastanza singolari, ma non so perché, questa cosa sembra suscitare simpatia.


Alle 4.00 circa conveniamo un po' tutti che é il caso di lasciare il locale per consentirne la chiusura.
"Non so se vi siete accorti che hanno pulito i tavoli e ci hanno messo le sedie sopra per lavare a terra... Tra poco ci mettono con le sedie sopra il tavolo e ci chiudono qui!".


Usciamo fuori e, non si sa per quale ragione, volano venti minuti a chiacchierare del nulla.
Eppure fino alla macchina dovevano essere appena una manciata di minuti...


In tutto questo, hanno proposto il mio ingresso ufficiale in un gruppo di "mangiate ignoranti" gestito via uozzap.


Una serata proficua, insomma, che se fossi rimasta a casa ad abbracciarmi il letto, l'influenza e la noia, non sarebbe mai accaduta.

























sabato 6 dicembre 2014

45 MINUTI



Ho 45 minuti contati per sentirmi meglio, farmi passare tutti i malanni, alzarmi dal letto, cenare, prendere l'antibiotico e uscire.


Ho la testa che mi duole e ne vorrei una di ricambio.
Fresca e leggera, invece di questa che scotta e pesa.


Ho fatto una cazzata e sono uscita ieri sera.
E pure oggi pomeriggio.
Non posso smentirmi proprio stasera!


Se mi passasse questo dannatissimo mal di testa almeno...

CON TE MI SENTO A MIO AGIO



Questa frase vince sicuramente il premio de "il complimento piú bello della settimana".
Anche se la settimana non é ancora finita.


Le parole pulite e sincere sono quelle che mi rimangono piú impresse.
Non hanno sottintesi, secondi fini, non necessitano di interpretazioni.
Sono quello che significano, nella loro semplicitá.


E quindi ho ringraziato senza guardare - ché la timidezza cronica, per quanto vinta, mantiene sempre il suo presidio saldo - riempendo immediatamente di parole il vuoto conseguente, giusto per distrarre l'attenzione.


E poi sono tornata a casa.
Contenta e con il sorriso.
E ancora malaticcia, ma in fase di ripresa.





venerdì 5 dicembre 2014

RICORDATI DI NON PRESTARE MAI I LIBRI







Quand'è che ho smesso di confidare nel prossimo?
Mai.
Non ho mai smesso.
Continuo a mettermi in gioco e a sperare di incontrare le persone giuste per me, in mezzo a tante che lo sono meno.
Continuo ad essere gentile, cortese, disponibile, in cambio di astio, sgarbi, maleducazione da parte dei piú.
Anche se certi giorni mi pesa tanto, cerco di farmi scivolare addosso ogni cosa, nei limiti del possibile.
Sono pur sempre una testa calda, e non tutto scivola via come dovrebbe.


Non dismetto certi atteggiamenti perché dovrei smettere di essere quella che sono, e questo mi sembra atroce piú di ogni altra decisione che potrei prendere.
Questo non vuol dire che non mi incazzi, certe volte, senza preoccuparmi di nasconderlo.


Ho prestato un libro cui tenevo ad una persona.
Mi aveva detto che me l'avrebbe reso nel giro di qualche giorno.
Durante i giorni successivi e sino ad oggi sono successe diverse cose che mi hanno infastidito, perché fatte di proposito, e davvero fuori luogo.
Ho quindi chiesto, contrariamente alle mie abitudini, e perché mi serviva sul serio, la restituzione del libro.
É passata un'altra settimana.
Cosa dovrebbe costituire, questa cosa?
Il pretesto per cosa?
Per farsi vivo quando gli pare?
Una presa di posizione del tipo che decide lui quando restituirmelo?
Siccome non la spunta altrimenti, crede di aprirsi un varco cosí?


Ecco, io sono buona e cara, ma rivoglio semplicemente il mio libro senza dovermi incazzare e spargere il suo sangue.













CARA, HO UN PROBLEMA



Dopo avere esposto il problema alla mia amica - quando sto male ho bisogno della luciditá degli altri per risolvere i problemi - lei mi spiega come fare.


La adoro, é una problem solver come pochissimi, e le voglio un bene dell'anima.


Eseguo alla lettera il copione prescritto, con grande soddisfazione soprattutto mia.


A volte fare i burattini nelle mani degli altri é un gran sollievo.
Quando hai fiducia nel burattinaio, certo.


Qui lo scrivo e qui lo nego.


E solo perché sto male e il bugiardino degli antibiotici dice che tra gli effetti indesiderati ci potrebbero essere, in ordine sparso:
- infezioni e infestazioni (che non ho capito...)
- patologie di un sistema impronunciabile (che boh!);
- disturbi psichiatrici (pure...);
- patologia di ogni parte del corpo esistente, tra cui "eruzioni cutanee potenzialmente letali"...
Oh, ci casco sempre a leggere 'sti cazzo di bugiardini portatori di morte maledetti!


Vabbé, andando incontro a morte certa, posso permettermi di scrivere qualche baggianata, ormai...

giovedì 4 dicembre 2014

DI PRESENZIALISMO E DI DICHIARAZIONI AL MONDO



Mi domandavo - e da un bel po' - da quanto tempo non leggo un articolo di giornale degno di questo nome.




Errori di ortografia, refusi, costruzioni illogiche di frasi e concetti sono solo una parte di ció che mina la validitá dei giornali, compresi quelli a tiratura nazionale.


Le notizie sono spesso un susseguirsi di illazioni e smentite, completamente disancorate dalla realtá.


Senza contare il moralismo imperante di certi articoletti, che vorrebbero mettere ordine nelle teste altrui.


Non lo so, io leggo cose che mi lasciano tanto perplessa, che vengono poi puntualmente condivise religiosamente da "seguaci" - e come altro chiamarli! - sui social networks, come se fossero veritá insindacabili.


Quand'è che si é completamente perso il senso critico, in questa nazione?


Come puó essere giustificabile un certo tipo di ignoranza, quando con tutte le informazioni disponibili e accessibili é possibile crearsi una propria opinione, invece di plasmarla sui deliri mal scritti di personaggi dello spettacolo o sedicenti scrittori e giornalisti?


E poi, fermo quanto detto, é davvero necessario esprimersi per dichiarazioni al mondo?
Come se si fosse, che so, capi di Stato, obbligati a dire con solennitá la propria su ogni fatto a rilevanza nazionale o internazionale, o semplicemente su quanto zucchero si decide di mettere al caffé?


Ho letto ieri di un professore di giurisprudenza che biasimava i propri studenti - in modo ironico, ma estremamente pertinente - per avere copia-incollato nei propri status una sorta di diffida a fb sull'utilizzo di tutto quanto pubblicato.
Non occorre essere giuristi per rendersi conto di quanto sia inutile e ridicolo un certo tipo di comportamento.


Personalmente ne ho lette diverse anche io.


Dovrebbero negare l'uso del copia-incolla, per quanto mi riguarda, a parecchia gente.


Un po' di originalitá, e un po' piú di sana informazione, sarebbero sicuramente piú apprezzate.











L'AMICA DI SE STESSA





Conosco di vista un tipo da tempo, che solo da poco ho conosciuto di persona, perché presentatomi da un'amica.
Simpatico, un bel ragazzo.
La stessa amica l'ha presentato ad un'altra amica in comune, che da subito mi ha confidato dell'interesse di lui per lei, di quanto la cercasse e bla bla bla.
Neanche il tempo di conoscerlo, insomma, e giá era suo.
Nonostante la cosa sia finita prima ancora di cominciare, il tipo resta ancora marchiato a fuoco, un po' come le mucche d'allevamento.
In compenso mi ha mandato a dire, dall'amica che ci ha presentato, di fare attenzione alla tipa e alle cose che dice sul mio conto.




Stessa "amica", altro tipo, che ho conosciuto tramite amici in comune.
Uno di quelli che si é portato a letto il mondo, inclusa l'amica di cui sopra, con l'eccezione della sottoscritta, che se ne guarda bene di entrare a far parte del suo parco giochi.
Questa circostanza non mi impedisce di averci a che fare, essendo un tipo di compagnia, divertente e di cultura.
Ebbene, lo incontro una sera e mi ci intrattengo a chiacchierare amabilmente, senza equivoci di sorta.
Le dico dopo qualche giorno "sai, ho incontrato il tipo", e si lascia sfuggire un "ahhhh" alquanto significativo.




Nuovo giro, sempre la stessa persona.
Mi chiede un contatto un suo ex, con il quale ho rapporti civili e cordiali.
Sapendo che i rapporti con lei si sono interrotti in malo modo, volendo evitare di essere messa in mezzo a cose che non mi riguardano, le ho detto dell'accaduto e le ho chiesto di decidere per me se fosse opportuno o meno acconsentire a questa cosa.
Vengo a sapere nel giro di un attimo che questa cosa l'ha infastidita non poco, e in ogni caso, l'esito della vicenda e la risposta che mi ha dato sono alquanto prevedibili.




Un tipo, con il quale é successo qualcosa un paio di volte - e da allora mai piú, inteso anche come proposito - ha organizzato una cena alla quale ero invitata anche io.
Di questa liason insignificante nessuno sa nulla, a parte pochi amici, esclusa la tipa in questione.
Ebbene, per ragioni mie ho preferito non andare a quella cena.
In compenso ci si é autoinvitata lei.
Della serata non mi ha mai raccontato nulla, che ci fosse anche lei lo sono venuto a sapere da altri per caso.
Che l'abbia puntato me ne sono accorta da alcune domande e da alcuni movimenti strani.
Per quanto mi riguarda, puó fare che accidenti vuole.




Altro giro, altra amica?
No, sempre lei.
Mi capita di intraprendere un progetto con un tipo con il quale condivido delle cose.
Il tipo, a dire di lei, le sta dietro come un cagnolino, e per quanto non le interessi completamente, al momento, c'é la possibilità seria che potrebbe interessarla di piú in futuro.
Non mi é passato nemmeno per l'anticamera del cervello di rimorchiarmi il tipo, che non mi interessa minimamente.
L'avvertimento che ho letto tra le righe poteva risparmiarselo, insieme alla figura che ne é seguita.




La mia "frequentazione" con un uomo libero é stata oggetto di critiche feroci e fuori luogo, al punto da indurmi a smettere di parlarne.
Le critiche, neanche a dirlo, non serve specificare da chi provenissero.
In compenso, ho raccolto confidenze innumerevoli su quanto un ex fidanzato si fosse pentito e la amasse ancora - salvo dirle che in veritá era finita e stava giá frequentando un'altra da tempo - e su un amante, fidanzato con una, che sono anni che vorrebbe stare con lei, ma intanto rimane con la compagna che non ha la minima intenzione di mollare, sfruttando beatamente la situazione di comodo che si é creata.
Neanche a dirlo, quando lo incrocio, ormai, giro al largo, perché non ho voglia di essere bombardata da domande stupide e illazioni varie da parte della tipa.






La gente si rende inutilmente ridicola per motivi altrettanto ridicoli.
In ogni caso, ad oggi ne ho viste e sentite troppe per voler mantenere anche a livello di frequentazione sporadica questa conoscenza.
Tutti facciamo due pesi e due misure, quando si tratta dei fatti nostri e di quelli degli altri, ma c'é un limite anche in questo pesare, che in questo caso é fortissimamente sbilanciato.
E poi, é mai possibile che certe donne abbiano la pretesa di essere le uniche a poter interagire con ogni uomo che conoscono?
Del tipo "é maschio, respira, é mio"?
La competizione femminile é una cosa che mi ha sempre fatto tanta tristezza, ma riconosco che nel genere cui appartengo é la drammatica normalitá.















































LA LUCE DEL POMERIGGIO DAL LETTO



Piove, ma ho alzato le persiane per fare entrare un po' di luce, almeno, ché l'aria é bandita al momento.


La luce del pomeriggio dal letto dove a stento mi muovo, sembra quasi un'allucinazione.


La vita fuori dalla finestra, un mondo parallelo in movimento, contrapposto all'immobilitá del mondo che mi é riservato oggi, grande quanto questa stanza.


Detesto star male.
Detesto.
Tanto tanto.


Ho bisogno di un'altra coperta.

É FEBBRE



E ora cosa faccio un giorno intero a casa, a parte bivaccare nel letto con la radio accesa?


:'-(

mercoledì 3 dicembre 2014

FAZZOLETTI E ROBE CALDE





Mi sono beccata l'influenza, maledizione.
Da che sono rientrata da lavoro mi sono appisolata come una stupida sulla poltrona vicino al camino, senza muovermi di un centimetro.
La luce della lampada é troppo forte e mi disturba gli occhi, ma non ho forza di alzarmi per spegnerla.
Devo trovarla, peró, anche per trascinarmi a letto.




Devo mettere un letto vicino al camino.
Oppure trasformare la sala da pranzo nella camera da letto.
Mi piace questa idea.
É una figata.
Domani ci rifletto meglio.
Peró poi non potrei piú arrostire cose da mangiare sul fuoco.
É un grave contro, questo.
Un insuperabile limite.
Niente da fare.
La camera da letto rimarrá dov'é.
Intanto devo trovare il coraggio di alzarmi e affrontare il gelo fino all'altra stanza.
Ho i brividi al solo pensiero.


Ho in mente di fare una cosa ridicola e sto cercando di farmi smontare l'idea da un'amica che, in questo momento, é piú lucida di me.
Riesce a smantellare ogni affermazione che faccio in modo estremamente ragionevole.
Mi ha quasi convinta.
L'influenza mi convincerá per la restante parte.


Come vorrei teletrasportarmi dal camino al letto senza dover muovere un muscolo...









SENZA DIFETTI



Non ho mai creduto di essere senza difetti, ed in questa affermazione, che ho ripetuto tante volte verbalmente e per iscritto, sono piú onesta che mai.
Del resto, se anche me ne fossi dimenticata o non ne fossi stata cosciente, tra familiari e "amici" non hanno mai mancato di farmeli notare reiteratamente.


Ci ho sempre riflettuto sulle critiche, anche sulle piú infondate, esplorandone i motivi a monte, talvolta originati da certi miei comportamenti, talvolta da ragioni ben diverse.
C'é chi ravvisa l'unico modo di darsi un tono nella critica selvaggia al prossimo, e chi lo fa per passatempo.
Chi lo fa perché ti vuole bene e vuole farti capire che puoi solo migliorare.
Chi per motivi che lui solo sa.


In questi ultimi giorni ho sentito diversi "tu hai fatto", "tu hai detto", "tu volevi intendere cose brutte e cattive", "tu dovresti cambiare", e un "se continui cosí rimani senza amici".


Il tutto, detto da una persona che solo da un attimo é nella mia vita e pretende di impicciarsi di cose che non la riguardano montando "casi" che non esistono, appare alquanto ridicolo.


Quello che ho fatto e che ho detto suona abbastanza diverso da quello che avrei detto e fatto.
Quanto alla cattiveria, davvero, non c'é nulla da commentare, mi ha dato il disgusto anche solo l'associazione mentale con la mia persona.
Sul fatto di cambiare, perché il cambiamento e l'evoluzione sono nella mia natura, nulla quaestio, salvo che per il fatto che non si tratta di una decisione etero imposta, quanto di una scelta strettamente personale.
Il motivo per il quale dovrei cambiare é poi vagamente risibile, come la persona che ha espresso certi concetti.
Veniamo alla nota dolente, gli amici.
Frequento ancora e assiduamente, nonostante distanze importanti e impegni reciproci, amici divenuti tali nella prima infanzia.
Ho amici e amiche sparsi in giro per l'Italia e per il mondo con i quali mi sento regolarmente, e che all'occorrenza ospito e mi ospitano, salvo unirsi ai miei viaggi o a segmenti di questi.
Ho amici, pochi, tra i miei colleghi.
Ci sono gli amici che vivono nei dintorni e con i quali ho rapporti quasi quotidianamente.
E gli amici persi per strada, che saltuariamente ricompaiono o mi cercano, ricordandomi che una amica come me non l'hanno piú trovata.
E ci sono gli amici con cui ho litigato e dai quali mi sono allontanata che a piú riprese, negli ultimi mesi, hanno cercato di riavermi con loro.
Non so bene se ho finito l'elenco degli amici o ho dimenticato qualcuno.
In ogni caso la preoccupazione di rimanerne senza non mi affligge granché.


Detto ció, le considerazioni amare sono sempre le stesse:
- la mentalitá del paesello mi andrá sempre stretta;
- devo estendere maggiori distanze tra me e la gentucola che mi viene intorno.





SCALE DI ROSSO



C'é il rosso sangue del vino che galleggia fermo nel bicchiere quasi vuoto.
C'é il rosso del fuoco nel camino, che ondeggia tra la brace e la legna prossima a consumarsi del tutto.
C'é il rosso accennato della cassa di una chitarra che ha appena smesso di suonare.
C'é il rosso delle mie unghie, di quelle che dipingeró domattina prima di andare a lavoro.
C'é il rosso confuso del miscuglio di sensazioni che mi avvolge, denso, tra le sue braccia comode.
C'é il rosso che vedo quando penso a certe situazioni che mi mandano fuori di me.


Dov'é finito il mio rasserenante blu?





martedì 2 dicembre 2014

TARALLI AL PEPE



Esco un attimo da lavoro per fare una commissione urgente.
Vedo da lontano la bottega del pane, penso bene di fare un po' di shopping al volo.
Mi sono intrattenuta a chiacchierare con la fornaia sui tipi di pane, le lavorazioni, i dolcini esposti.
Ho comprato pane per una famiglia intera.
Se ne vedrá bene il congelatore, le ho detto, visto che sono una ed il pane é decisamente tanto.
Alla fine le chiedo un tarallo al pepe, cosí, per fare uno spuntino mentre rientro al lavoro.
Chiedo il conto, e mi dice che il tarallo al pepe me lo regala lei.
E aggiunge: "meglio sola che male accompagnata!".
Certamente.
Peró una compagnia buona, di quelle che ci stai bene insieme, non mi farebbe schifo, ecco...

"GRAZIE PER ESSERE VENUTA...



... Nonostante tutte le stronzate che sono successe", leggo stamattina sul cellulare.


Credo si aspettassero un po' tutti che avrei trovato una scusa per non andare all'ultimo minuto.
Che avrei fatto una toccata e fuga.
Che si sarebbero create delle tensioni.
Colpire, colpire di piú e affondare era il progetto, orchestrato da qualcuno che sta fuori di testa, sulla mia pellaccia.


Sono andata con un gran sorriso, un gran vestito, e ho fatto finta di nulla, dedicandomi a intrattenere rapporti sociali un po' con tutti, e calcando la mano con chi mi andava.


Li ho presi un po' in contropiede immagino.
Certo, c'é da dire che il supporto degli amici veri, che erano lí con me, e mi hanno abbracciata con il loro affetto sincero, ha giocato un peso determinante.
Ogni provocazione, ogni cattiveria, ogni bugia, commento dietro le spalle che avrebbero dovuto minare la mia autostima e il mio stato d'animo, si sono d'improvviso alleggeriti.
Ho pensato "machemmefrega in fondo, sono loro che stanno messi male se si divertono a fare certe cose".
So per certo che potrei affrontare un branco di lupi, per quale ragione dovrebbe preoccuparmi un ammasso di pecorelle?
E se qualcuno, per avere a che fare con me, deve aggregarsi ad altri o sostenersi con altri e spararmi vigliaccamente critiche sterili e cattiverie addosso, é libero di farlo.
Replicheró sempre da sola, a testa alta, senza farmi scudo dietro nessuno, senza vittimismi, perché ne ho la forza.
Una forza che chi agisce in un certo modo se la sogna.







MASCHI ORGOGLIOSI



La serata era partita in tuta, senza trucco, spettinata.
Con nessuna voglia di uscire, mi sono convinta che dovevo perché avevo giá dato la mia parola.


Qualcuno, in ogni caso, aveva deciso che stasera, per punizione, mi doveva rodere il culo.
A me!
Come se me ne potesse fregare qualcosa di certe persone e situazioni.


Dopo una sana abbuffata di chiacchiere e iodio in amicizia, sono tornata a casa, ho infilato un vestitino di tutto rispetto, bistrato gli occhi, buttato i capelli da un lato, messo un gioellino sbrilluccicoso al polso.


Dieci minuti circa di preparazione, in totale, e ho raggiunto gli altri.


Per la strada deserta, al volante, la radio quasi al massimo, ho dato fondo a quel po' di fiato in gola intonando qualche pezzo rock.
E "I put a spell on you" di Nina Simone.


Senza voce sono arrivata a destinazione.
Sono scesa dalla macchina con una grinta da belva feroce.
A volte mi capita, stasera in modo particolare.
Con la falcata decisa sono entrata e, toh, per puro caso, becco uno tanto carino che conosco.
"Bene", penso tra me e me, "ho trovato come intrattenermi piacevolmente in chiacchiere".


Qualcuno ha quindi pensato bene di raggiungermi e di intromettersi nel dialogo a due, per recuperare un po' di attenzione.
"Si si", gli ho risposto a qualcosa che ora non ricordo, rivolgendo un'occhiata complice al tipo di fronte.


Chi la fa, l'aspetti, si dice.


Mi doveva rodere il culo, a me, stasera...