Sarei dovuta partire.
Da sola, a vedere un posto nuovo, imparare possibilmente una lingua diversa, e perdermi negli angoli meno turistici a lasciar vagare lo sguardo libero.
Ho deciso di restare e vivere ciò che il presente mi ha regalato, in questo mese di dicembre, con una ritrovata serenità, con chi é qui e ora, come me e con me.
Sono in treno, ed é quasi l'ultimo dell'anno, anche stavolta.
Sembra un po' di seguire una sequenza ritmica che evolve verso nuove armonie, fermo questo filo conduttore di fondo.
E di abbracciare tutte le melodie suonate finora.
E accoglierle.
Ho fatto colazione nel mio posticino preferito; collocato nella parte alta della stazione, ha queste ampie vetrate che affacciano direttamente sui binari e su questa linea infinita dell'orizzonte del viaggio su rotaie.
Preso un caffè, non c'erano i dolcini al cioccolato che prendo di solito.
Ne ho presi altri, e il ragazzo del bar me ne ha regalato qualcuno con un sorriso buono.
Son partita stamattina senza nemmeno truccarmi, scapigliata in ogni senso, con poche ore di sonno, e deve aver pensato, guardandomi, che ne avessi bisogno.
É una libertà conquistata, quella del treno, che non smetto di apprezzare.
Mi consente di scrivere, leggere, studiare, lavorare e vivere, anche nelle interazioni sorprendenti che intraprendo con altri viaggiatori della linea.
In questo ritrovarmi resto.
E mi sembra di persistere, trascendendo i confini stretti di questa piccola esistenza umana.