Nelle oscillazioni di questo periodo, ho raggiunto impietosi livelli di spigolosità che non voglio facciano parte dei miei giorni.
Fa male, ancora, avere a che fare con un altro essere umano, distinguere ciò che é sano da ciò che non lo é, la verità dalla manipolazione, e il bene e il male, secondo i parametri cesellati nell'arco di una vita, di cui constato l'attualità soltanto in questo momento sfuggente che attraverso.
Fanno male questo timore e questa cautela esasperante, il respiro che mi manca, la tachicardia che sale, l'istinto di sfuggire e defilarmi, in silenzio.
"Non ce la faccio", mi dico.
E son cose che non mi sono mai detta.
Territori inesplorati che non fanno parte della mia cartina geografica.
E tutto questo non é necessario.
E non é reale.
Debbo contestualizzare.
Non sono più in apnea, con mani ostili che mi spingono la testa sottacqua, e il corpo e l'anima che, in opposizione sviluppano le branchie.
"Bisogna essere positivi sempre" mi dice la stupenda L, mentre, in pausa pranzo, mi invita a dare una forchettata ai suoi spaghetti dal profumo delizioso.
"... E anche un po' incoscienti. Nella vita, io lo sono stata", e lo struggente riferimento al marito e ai figli, a agli affetti luminosi e accoglienti in cui trova conforto e rifugio, mi commuove.
E la guardo, mentre mi parla con la solita voce calma e rilassante, il sorriso gioioso, la mente libera dagli affanni.
E vorrei guadagnare un briciolo di quella serenità appagante che non ho.
Mettere a tacere l'irrequietezza, chiudere il libro dell'inquietudine e aprirne uno di poesie d'amore in riva al mare.
Dir ciao a Pessoa, e accogliere le struggenti note di Neruda, per semplificare questo groviglio di sentimenti e farne brezza di mare.
E cedere, senza opposizione e senza lotta, al destino che raccoglie il mio viso tra le sue mani per baciarlo.
2 commenti:
Non so bene come sia per me. Da un lato, stare in Svezia, con lontananze varie e nessuna prospettiva "sentimentale", mi ha in un certo senso reso meno "ricettiva", meno "attenta agli altri", ma anche meno "interessata" a volere qualcuno vicino. Non so se sia un bene, ma almeno soffro meno a non avere nessuno "nel cuore".
Inoltre, vero, mi sto disabituando a vivere con qualcuno. Non so se un giorno (come sognavo e forse sogno ancora) troverò qualcuno con cui condividere il presente e il futuro sarò diventata "spigolosa" e "dura".
Per ora, in un certo senso mi godo lo stare sola senza soffrire pene d'amore, in questo stato anestetizzato. Ma sono anche madre, e mi pesa la lontananza dai miei figli, ed è una festa ogni volta che li vedo e mi trovo a condividere la quotidianità con loro, come questo fine settimana, e ieri. Quello, non si dimentica mai :) Per i figli e i genitori c'è sempre, sempre posto.
Spero che troverai persone che non sono "doppie" o "manipolative".
Un abbraccio,
Bulut
Bulut, son stata sola per un bel pezzo.
Pesano certe ferite, non ancora rimarginate, ma non mi astengo dai rapporti sociali a tutto tondo.
Qualcosa da bene, qualcosa no.
Qualcosa arriva inaspettato.
Non voglio che i miei spigoli siano una prigione.
Mi metto alla prova.
Cosa ci perdo?
Fa parte del gioco, giocare ;-*
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