mercoledì 2 ottobre 2019

LA FLEBO DELLA SPERANZA


È un po' come stare attaccata a una flebo, nell'attesa che questa acquosa speranza si concretizzi e mi resusciti.

Non è proprio così.

Continuo ad andare avanti nei giorni e farmi trapassare dal tempo che sono obbligata a consumare e che mi consuma.

Tento disperatamente di mantenere in vita la mia umanità, in un contesto che è, per contro, disumanizzante.
In rapporti in cui pesa e viene fatto pesare l'apparire e l'avere, in luogo dell'essere e del sentire.

Essere l'unica voce fuori dal coro, sotto diversi punti di vista rilevanti, non fa che rendermi più ostinata nel non cedere.

Non fa che rendermi, però, anche più distante.

Distanze che, beninteso, non mi interessa percorrere, perché significherebbe andare a ritroso, regredire verso stadi di sottosviluppo attraverso i quali non sono mai nemmeno passata.


Come ogni giorno della settimana, non desidero anche oggi altro che rientrare a casa mia questo week end.

La vita qui è disinteressante come il nulla.




2 commenti:

Nihil ha detto...

Credo che le persone che si trovano in queste situazioni siano più numerose di quanto si pensi; non è altro che una constatazione, nessuna autocommiserazione. Io vivo così da almeno 5 o 6 anni e la permanenza in rete ha acuito tale sensazione di lontananza ed estraneità. Per forza! Anche la rete canta in un coro unico, se non ti adegui ostracismo!
Però la scrittura in tutti questi anni è stata anche fonte di grande consolazione e, forse, il vero motivo x continuare a stare qui.

.come.fossi.acqua. ha detto...


Nihil, credo anche io che ci siano molte creature distanti dal rumore, che non si percepisce bene quante siano per via del silenzio in cui un po' si chiudono.

L'ostracismo di molti nei confronti di pochi - o, in certi contesti, addirittura uno - non sempre ha però la forza di abbattere.

Bisogna opporre una resistenza maggiore al degrado.


Ed io, dal silenzio, sono passata ad alzare la voce.