domenica 12 gennaio 2020

CENTOMETRISTA


Così mi immagino ora.
Come un centrometrista, dopo che è partito il segnale di inizio della gara.

Nel mio piccolo rifugio, che ha il sapore di un ritiro spirituale, immersa nel silenzio della struttura e nel calore che irradiano i vecchi termosifoni di ghisa, sto con la testa sui libri dall'altro ieri.

Con un occhio malandato, che non capisco se ho un orzaiolo, congiuntivite, o se me lo sono semplicemente strofinato troppo con le mani sporche di matite temperate.

Con i postumi dell'influenza della settimana scorsa, che non rendono giustizia alla forza che comincia a riemergere, nella sua integrità, in tutta la sua bellezza.

In pigiama, perché non ho niente altro di pulito per star comoda a studiare, questa domenica.

Sono sola, sulla mia seggiola di legno imbottita, le tendine della finestra  annodate a fiocco per guardare il cielo dalla piccola scrivania.

Sono sola, completamente, anche se qualcuno mi ricorda telefonicamente della famiglia, dei pelosi e degli affetti che moralmente mi assistono, ma sono altrove.

Troppo distanti da qui.

Sono in corsa, ancora una volta.

E fortissimamente studio, per aggiungere altre opportunità alla vita che mi aspetta.






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