mercoledì 1 gennaio 2020

LA CITTÀ DEL CAPODANNO


Mi sono alzata dal letto discretamente tardi, e sono andata al mercato a far spesa per il cenone.
Esattamente come lo scorso anno, anche se tante cose, apparentemente identiche, sono mutate.

E ancora cambieranno, perché non siamo mai gli stessi di ieri.
Mai gli stessi di oggi, domani.

Le feste sono un periodo complicato, sempre, ma sembra che certi nodi vadano sciogliendosi, soprattutto dentro di me.

Son tornata dallo stesso pescivendolo dello scorso anno, stessa ora, stessa ressa davanti al bancone ricoperto di ghiaccio e pesce d'ogni tipo.

Ho steso un menu di piatti classici, poco elaborati e da cucinare sul momento, sorseggiando un rosè.

Ho immerso le vongole in acqua e sale.
Sul fuoco, solo le lenticchie per la mezzanotte.
E poi sono uscita, confondendomi tra i turisti e l'identità perduta di una città sempre più schiacciata dalle lucine uniformi della globalizzazione.

E infine la cena, serena, lontana dagli schiamazzi della strada, nell'intimità di una piccola casa, riscaldata dalla luce delle candele.

Stamattina la città si è risvegliata in un'atmosfera dorata dal gelo.
Nei vicoletti, le vetrate ampie dei bar a incorniciare i tavolini vuoti delle colazioni sbocconcellate per il piacere di sedersi in prima fila davanti al passeggio mattutino del mondo.

Mi sono messa in viaggio, facendo una breve sosta in autogrill, per uno spuntino ed il carburante.
In fila, davanti e dietro di me, dei ventenni gracchianti, sfatti dalla nottata, intenti a comprare caffè e gratta e vinci alla cassa.

Gracchiavo così anch'io, a vent'anni?
Emettevo versi e suoni privi di senso in mezzo alla gente, cercando disperatamente di distinguermi e far notare la mia esistenza, agli altri come a me stessa?

Sono rientrata a casa, finalmente, e tra poco ceno dai miei.
Il mio bicchiere è pieno di un buon rosso, che sorseggio mentre mia madre frigge dei deliziosi carciofini.

Domani, purtroppo, si rientra al lavoro, e tutto vorrei fuorché mettermi in viaggio di nuovo per allontanarmi da casa.

Sono stanca di queste lunghe percorrenze, ma devo lavorare.
Pure quest'anno.

Forse lo dovevo prendere pure io un "grattevvinci", in autogrill...









4 commenti:

.come.fossi.acqua. ha detto...


Ormai la stabilità e l'ordinario sono un miraggio.

Però sono arrivata sana e salva e ben salda su due piedi al VentiVenti.

Buon anno a te ;-)

Francesco ha detto...

le cose semplici restano le migliori. pure le consuetudini

.come.fossi.acqua. ha detto...


Francesco, probabilmente è così.
Non tutti lo apprezzano.
Talvolta forse nemmeno io.
Quello ceh apprezzerei molto, invece, è un po' di stabilità.
La serenità, sotto ogni punto di vista.
Un punto dove poter poggiare saldamente i piedi a terra, senza rischiare sempre di cadere.

sara-sky ha detto...

buon anno! ^_^