venerdì 10 gennaio 2020

UN BLOGGER


Lui era un blogger.

Scriveva condendo le pagine virtuali di vita vissuta con la sua freschissima ironia.

Le ultime pagine del suo diario virtuale risalgono a qualche anno fa, e le sue ultime parole sembrano registrare un sogno premonitore, o un presentimento.

Di quelli brutti.

Non ho potuto fare a meno di tornare a leggerle, dopo aver visto, per caso, una notizia, nei giorni scorsi, che lo riguardava.

Una di quelle bruttissime.

Avevamo una conoscenza estremamente superficiale, l'uno dell'altra, e solamente virtuale, ma non nego che sono rimasta turbata.

Tanto possono le parole: avvicinare vite distanti, rendere compartecipi di gioe e dolori di sconosciuti, in cui irrimediabilmente a tratti ci riconosciamo.

Cosa ne sarà di questo diario, che ha smesso di scrivere, e in cui annotava le sue esperienze, le sue speranze, i suoi timori?

Chissà se la sua famiglia ne è al corrente, e se importa qualcosa, in fondo, delle parole che ci lasciamo dietro, che ci sopravvivono.

Anche se certe parole ricostruiscono con pretesa di esaustività frammenti delle nostre esistenze, alla fine non carezzano che blandamente la reale essenza di ciò che siamo.

Che poi, quelli di noi che continuano a scrivere sui blog non lo fanno mica per vendere o vendersi.

Ci sono modi infinitamente più redditizi per fare entrambe le cose.

Non è nemmeno un tramite ottimale per rimorchiare, il blog.

È un mezzo taccuino, uno sfogatoio dove ammazziamo il tempo ad annotare quel che ci passa per la testa, uno dei modi con cui registriamo la realtà in cui siamo immersi.

In cui talvolta galleggiamo e talvolta annaspiamo.

Con le parole ci costruiamo salvagenti, o alziamo una mano dal mare affinché qualcuno ce lo butti dall'alto.

Il blog è una piccola isola dove troviamo rifugio dal mare in tempesta.

O almeno, ancora oggi, questo per me resta.










7 commenti:

Nuvola ha detto...

Hai descritto benissimo cos'è il blog per me. Si avvicina molto alla tua descrizione...

Non conosco ovviamente il fatto cui fai riferimento... non so dire altro che spero, a riguardo, sia qualcosa di rimediabile...

Torno sempre a leggere qui perché, anche se è una conoscenza virtuale, leggere le tue parole mi lascia sempre qualcosa, mi fa riflettere, e attraverso le tue parole ti immagino in qualche modo affine...

Un abbraccio,

.come.fossi.acqua. ha detto...


Nuvola, no, non è rimediabile,la vita di questo blogger si è spezzata.

E per quanto fossimo estranei, di fondo, questa cosa mi ha toccato in qualche modo.

Mi fa piacere che passi a leggermi per affinità.
E grazie per le parole che mi hai scritto.







Anonimo ha detto...

<3

Nihil ha detto...

In dieci anni ho incontrato quattro volte la sparizione sicura di un blogger, la morte non lascia scampo!
Ho provato la tua stessa indefinibile sensazione ( indefinibile perché preferiamo non morirci appresso). Ma io dico che un blog abbandonato è quasi sempre un presagio di morte. Se scriviamo sinceramente, se ci sfoggiano, se cerchiamo un senso nella comunicazione, se vogliamo capire e capirci, se tutto questo infine ci si frantuma tra le mani, riflesso di ciò che avviene nel nostro reale,allora chiudendo il blog e la nostra scrittura tumuliamo anche una parte importante di noi. Scrivere in pubblico può essere una terapia ma può diventare anche il nostro epitaffio. Facciamo finta di non saperlo perché fa male. Il web è pieno di tombe abbandonate senza un motivo. O forse per troppi motivi.

.come.fossi.acqua. ha detto...


Nihil, certi blog abbandonati lasciano solo spazio ad altro, a volte.
Per me stessa, spero di non lasciarmi dietro epitaffi! ;-)

Nihil ha detto...

Acqua lo so ma basta mettere una moderazione e selezionare l'opzione " questo blog non è disponibile per altri blogger".
Io di epitaffi credo di essermene lasciati dietro abbastanza e sinceramente non me ne curo troppo; sono altre le cose che mi interessano però che qualcuno legga, anche per caso, le mei righe mi impone che esse siano decenti e mi rappresentino correttamente. Credo che la scrittura sia una sorta di eternità e ciò non mi dispiace.

.come.fossi.acqua. ha detto...


Tra le poche certezze che ho, nihil, è che le parole messe per iscritto ci sopravvivono.

Continuo a pensare che la carta sia sempre però un supporto più robusto del web.