venerdì 5 febbraio 2016

ESTIRPARE



Eravamo nel mio giardino sul mare, immersi nel verde umido del sottobosco, al quale l'avevo introdotto, come si introduce una persona alla parte piú intima di sé.
Era quello che effettivamente gli avevo concesso, di accedere fino in fondo ai sentimenti che provavo, di leggerli per quello che erano, di affondare le mani nella consistenza soffice della loro immaterialitá.
Ad un certo punto si é abbassato per estirpare una pianta.
Per portarla via dal mio giardino, dove volevo rimanesse preservata e vivesse secondo le stagioni e le ragioni della natura.
Gli dissi che non volevo la prendesse, di rimettere quelle radici nella terra, perché era lí che quella pianta apparteneva.
E lí volevo, in qualche modo, continuasse ad appartenere a me.
Le mie richieste rimasero inascoltate e la pianta finí ad appassire in un vaso a casa di mia madre, cui graziosamente l'aveva regalata.


L'ho sempre detestato per questo gesto.
L'ho amato da morire, per il resto.
Dolorosamente.




Davanti ad un caffé, un'altra persona cui ho dato accesso ai miei sentimenti piú profondi, in passato, mi parlava, qualche giorno fa, di quanto si sentisse affranta dalle affermazioni di alcuni, rispetto al fatto che, durante delle immersioni, si limitava ad osservare il fondo marino, senza depredarlo di ogni creatura incrociasse la sua strada.
La frase specifica che ha usato per esprimere questo concetto mi ha molto colpita.
L'ho apprezzato, certamente.
Il suo modo di sentire coincide in buona parte con il mio.


L'ho amato, ma poi a un certo punto non piú.
E ho lasciato che si facesse un'altra vita, senza avanzare rivendicazioni di sorta.




Queste persone, radicalmente diverse l'una dall'altra, hanno fatto parte di fasi diverse della mia vita.


La loro evoluzione é stata così lineare.
Cosí prevedibile e scontata, sotto diversi punti di vista.
La mia pure, sulla carta, é stata estremamente lineare, all'apparenza.
In realtá non lo é stata affatto.


Mi domando se estirpare ricordi dal giardino della memoria possa liberarmi, in qualche modo, da certi pensieri nei quali rimango invischiata, o se averli presenti a me stessa e dandogli acqua, non sia in fondo anche bello vederli fiorire e sfiorire quando cambiano le stagioni.


In questo momento prego per la desertificazione del suolo della memoria, nulla di meno.


Voglio vedere formarsi delle crepe, dimenticare anche la remota possibilità che possano attecchirvi le radici di qualsivoglia arbusto.


Estirpare non mi sembra piú un gesto vigliacco, ma necessario.



Nessun commento: